Lettera
all'arcivescovo di Braga
«Ecc. e
Rev. Signor Arcivescovo Primate. Mi sento obbligato a scrivere questa
lettera a V. Ecc.a Rev. per parlare ancora una volta della eccezionale
ammalata di Balasar. Vostra Ecc. Rev. ordinò, l'anno scorso, che nessuno
assistesse ai fenomeni, che io e molti consideriamo straordinari, e
questo ordine è stato e sarà sempre rigorosamente rispettato. Questo
ebbe ed ha l'efficacia di essere religiosamente eseguito; non ebbe però
il potere di ottenere che tutto ciò che vi è di sublime nell'ammalata
scomparisse agli occhi di coloro che ancora non hanno perduto la visione
delle cose tali quali sono e Dio vuole che siano. L'astinenza assoluta
dagli alimenti continua, arrivando la sua durata, nel mese corrente,
all'interessante e notevole periodo di tre anni, bevendo solo, per
obbedienza, qualche giorno, alcuni cucchiaini di acqua pura. Ma non
bevve né mangiò durante i 40 giorni in cui stette alla «Foce", e altri
giorni in più sarebbe stata lì, in quella astinenza assoluta, se i
medici l'avessero voluto. Che una donna viva 40 giorni senza mangiare e
senza bere conservando la sua vita mentale normale e intensa, e la sua
vita mestruale in efficienza e senza irregolarità, conservando anche il
suo sangue pure normale e il suo peso, è un fenomeno che solamente
coloro che vanno attorno con le enciclopedie possono spiegare... agli
ignoranti. Nell'anoressia mentale vi sono sempre tre sintomi che
potremmo chiamare fondamentali: anoressia, amenorrea e dimagramento. In
questa celebre ammalata non vi è anoressia, perché ella desiderava
mangiare. Non vi è amenorrea ma le sue mestruazioni sono state persino
mensilmente e da anni notevoli per la sua grande perdita di sangue. Non
vi è dimagramento poiché il suo peso è stazionario. Diceva bene il
signor dott. Gomes de Maùjo nella sua Relazione quando scriveva: Il Caso
di questa ammalata è più complesso, perché non si tratta di anoressia.
E' vero che questo Medico Specialista, al quale ancora non caddero dagli
occhi quelle specie di squame tenne sospeso il suo giudizio, per
preconcetti (non volendo proprio riferirsi alle estasi perché non poteva
chiamarle fenomeni patologici e anche non voleva chiamarle cose nelle
quali non crede), ma tuttavia riconobbe e confessò per prudenza che
dovevamo attendere che una spiegazione chiara facesse la necessaria
luce. Fanno così coloro che temono la giustizia di Dio e quella degli
uomini. Per vedere se questa luce sorgeva risplendente i signori Teologi
tentarono, alla fine del loro lavoro, una controprova, pretendendo che
Dio manifestasse loro la verità e non pensando che questo sarebbe un
tentare il Signore. Folle di amore per noi, sempre Dio lo fu; ma volere
assoggettarlo a controprove sarebbe esigere troppo. Io non so se V. Ecc.
Rev. si convinse dopo tale controprova, che direi ridicola, se non si
trattasse di cose serie. Per amore di Dio, Signor Arcivescovo Primate,
mi perdoni questa franchezza, subordinata sempre al massimo rispetto che
devo avere e che ho per V. Ecc. Rev. Dopo questa difesa che alcuni
diranno fastidiosa e impertinente, sarà V. Ecc. Rev. in parte il
responsabile. Mi insegnò quando fu il mio maestro in Filosofia dei
principii che non ho potuto dimenticare e, in virtù di questi principii,
io mi vedo obbligato a riaffermare che i fatti che avvengono
nell'ammalata di Balasar non sono spiegabili di fronte alla Scienza. Ciò
che sta avvenendo in Balasar è degno di attenzione e di studio. E una
parte di questo studio potrà essere fatto bene solo mentre l'ammalata
vive. Molti dicono che io ho ragione e allora domando io - non a V. Ecc.
Rev. che non ho il diritto di interrogare, ma alla storia del passato la
cui critica reale e rispettosa è libera -, lo studio dell'ammalata di
Balasar fatto dalla Commissione nominata da V. Ecc. Rev. sarebbe stato
fatto nel suo complesso? Fu letta la sua autobiografia, fil letto il suo
diario, furono letti i suoi «Sentimentos da alma", tutto questo dettato
con la massima ripugnanza da parte della ammalata, ma per obbedienza e
solo per obbedienza ai suoi confessori; fu letto tutto questo, che
costituisce una meraviglia, dai teologi affinché essi potessero
giudicare bene sul Caso, dandosi forse la circostanza che essi non
ebbero mai tra le mani Casi simili? Fu udito il suo vero Direttore che
possiede documenti importantissimi, fu udita e interrogata l'ammalata,
riguardo alle sue visioni straordinarie, e fu studiata la sua vita
eroica in modo singolare? Furono osservate e sono osservate le sue
estasi, fenomeni veramente straordinarii e non patologici; o può darsi
il caso che l'ammalata non sia conosciuta da uno o da qualcuno dei
teologi? A quante estasi assi-stettero i teologi? Io e il distintissimo
Prof. Signor Dott. Carlo Lima avremmo ecceduto nella classificazione di
questi fenomeni, meritando proprio per questo una critica implacabile,
che giudicheremmo benvenuta per vedere rischiarato questo Caso, oppure i
teologi starebbero a scherzare con noi? Che diranno i posteri di tutto
questo che sta avvenendo? Di chi la responsabilità tremenda davanti agli
uomini e davanti a Dio? Come è possibile che i teologi, tre uomini tanto
intelligenti, con tanti servizi prestati alla Chiesa, uomini tanto
rispettabili, abbiano fatto uno studio tanto superficiale e basato su
dati soggettivi e su altri che, alle volte sono tanto menzogneri, e
abbiano messo da parte la obbiettività dei fatti e della persona in
causa? V. Ecc. Rev. mi perdonerà, chiedo di nuovo, questa franchezza. So
bene che sto parlando con un Successore degli Apostoli, con un degno
Rappresentante di Gesù., con il mio caro Prelato, ma io posso continuare
ad avere per V. Ecc. Rev. la massima stima, senza essere muto. È vero
che io non so parlare bene delle meraviglie del Signore, ma parlerò di
esse a mio modo, poiché sono stimolato davanti a queste ad imitare la
Samaritana andando, giacché non può essere verso la città, allora almeno
verso il mio Prelato ad annunciare ciò che udii e vidi. Non otterrò
nulla con queste parole, ma mi resta la coscienza di aver compiuto il
dovere di dire ciò che penso, su questo importantissimo argomento, al
mio Superiore, il Signor Arcivescovo Primate, per il Quale desidero le
maggiori benedizioni di Dio. Bacia con il massimo rispetto le mani sacre
di V. Ecc. Rev. il servo rispettoso e devoto. Manuele Augusto Dias de
Azevedo
Lettera al
canonico Molho de Faria
Ecc.
Signor Canonico Dott. Molho de Faria. Giorni fa scrissi una lunga
lettera al Signor Arcivescovo Primate per dirgli che il caso di Balasar
dovrebbe essere studiato di nuovo, poiché lo studio fatto dall'Autorità
ecclesiastica era stato incompleto. Le parole non saranno state proprio
queste, ma fu questo il senso di quella mia lettera. E' naturale che il
Signor Arcivescovo Primate mi giudicasse perfino un ardito, ma la mia
coscienza è rimasta un po' più tranquilla con quella lettera; e, siccome
è secondo i dettami della mia coscienza, della quale devo rendere i
conti a Dio, non mi preoccupa molto l'impressione causata dalla
sopraddetta lettera. Mi sento anche obbligato a scrivere a V. Ecc. e per
questo lo farò chiedendo scusa per il tempo che le faccio perdere. Il
caso di Alexandrina, sotto il punto di vista medico, è inspiegabile di
fronte alla Scienza; è lungi dal potere essere considerato un caso di
anoressia mentale. Un'ammalata di anoressia mentale non ha appetito,
invece Alexandrina desidera, ha nostalgie del cibo. Un'ammalata di
anoressia mentale comincia subito a perdere il suo peso, e il peso di
Alexandrina è stazionario. Le facoltà mentali e l'aspetto di un'ammalata
di anoressia mentale impressionano chiunque nel senso di farla
classificare subito come una minorata mentale o una anormale; invece le
facoltà di Alexandrina sono ammirevoli per lucidità, per equilibrio e
assennatezza, sotto tutti i punti di vista. Un'ammalata di anoressia
mentale perde, dall'inizio, le sue mestruazioni; e Alexandrina, da
quando vive in astinenza assoluta di alimenti (e questo avviene già
da 4 annni)
è normale nelle sue mestruazioni, predominando l'abbondanza di perdita
di sangue. Le pressioni (del sangue) sono normali, il suo sangue,
già analizzato, era normale; ed ella ha nostalgie di alimentazione, il
che non accade mai con le varie ammalate di anoressia mentale. Pertanto
questo Caso, sotto il punto di vista medico, è veramente straordinario,
denunciando una eccezione alle leggi della Biochimica: questo è un
autentico miracolo. Sotto il punto di vista mistico, questo Caso
dovrebbe essere studiato in loco. Il Signor Canonico Molho de Faria non
perderebbe il suo tempo se riprendesse da capo il suo studio. Resterebbe
meravigliato se facesse questo studio completo, e il futuro sarebbe di
onore a V. Ecc. per questo lavoro; così come le porterà molti rimorsi e
molta tristezza se abbandonerà il Caso con il giudizio che ha già
pronunciato su di esso, e non lo studierà di nuovo. E' ora di fare dei
passi più accertati, in ciò che si riferisce ad Alexandrina, Ecc.
Signore; e l’attività apostolica e l'intelligenza di V. Ecc.lo stanno
ben reclamando, e così il bene della Chiesa e il nome del Signor
Canonico Dott. Molho de Faria. V. Ecc.si è assunta una responsabilità
tremenda in questo Caso, che porta con sé una missione specialissima
nella Chiesa e questa missione sta per essere perseguitata e rinviata
per confusione di chi la perseguita e la rinvia. Se questo Caso è
straordinario, come molti pensano, e se sono autentiche le rivelazioni
di Nostro Signore, la Commissione che lo studiò in modo affrettato può
star certa che, se non cambierà strada, verrà ad avere castighi e
dispiaceri, che non le passeranno mai più, in questo mondo,
completamente. La Causa è di Dio e vi è in essa una missione
specialissima e per questo intendo che prudentissimo deve essere l'atteggiamento
dell'Autorità ecclesiastica, non potendo essere dispensata da uno studio
completo e fatto con cura. Il nome di V. Ecc. - e con queste parole
termino questa lettera - resterà legato a questo Caso, o con molta
gloria o con molta ombra. Il nome di V. Ecc.era, per il passato, ben
degno di essere lodato e non di essere castigato dalla giustizia
implacabile della opinione pubblica futura. Sia V. Ecc. il giudice del
suo futuro nome, poiché continua ad essere la parola, che può salvare o
perdere. Faccio voti calorosi affinché questa ultima parola del Signor
Canonico Dott Molho de Faria sia gloriosa per il suo nome e solo di
giustizia dovuta alla martire del Calvario di Balasar; che verrà ad
essere riconosciuta e proclamata come una delle più belle anime che il
Signore creò, per gloria di Dio e salvezza dei peccatori. Sono di V. Ecc.
il rispettoso e obbligatissimo Manuele Augusto Dias de Azevedo.
Poiché il
canonico Molho de Faria si è convertito (vedi capitolo 23° della Parte
I), abbiamo ragione di ritenere che questa lettera vi abbia contribuito.
12
DUE NOTE SULL’AFFLUSSO DEI VISITATORI
Nota che
si trova in Sentimentos da alma prima del Diario del 15 maggio 1953.
«NOTA. Il
giorno 9 maggio ha ricevuto circa 2 mila persone, parlando in mattinata
4 ore e mezza; ebbe un intervallo di 45 minuti e nel pomeriggio parlò 5
ore di séguito: sono state 9 ore e mezza quelle in cui si è intrattenuta
coi visitatori. Era venuto un gruppo di 21 persone da Oporto, a piedi;
un altro gruppo di 40 era venuto in bicicletta; le altre persone erano
venute con pullman, automobili, col treno ecc. Qualcuno le chiese: -
Deve essere ben stanca. -Al che rispose: - Io sarei capace di ricevere
ancora altrettante persone: io devo logorarmi, devo dare tutto il mio
sangue al Signore; devo dire che Lo amo, ma dall'intimo verso gli altri:
devo gridare che amo Gesù, devo dargli anime, molte anime.
«Nota che
si trova in Sentimentos da alma prima del Diario del 12, giugno 1953.
«NOTA. Il
giorno 5 di giugno del 1953, giorno della Ascensione di Nostro Signore,
Alexandrina ebbe molte visite da persone che vennero con pullman, col
treno, con automobili ecc. Furono contati 80 pullman, più di 100
automobili, molte biciclette e persone a piedi. Il numero dei visitatori
fu calcolato attorno ai 5 mila. Alexandrina parlò, durante la giornata,
9 ore e mezza. Le persone furono ricevute con il sistema di va e vieni,
con soste di alcuni minuti presso di lei per chiedere orazioni, consigli
e per ringraziare per le grazie ricevute; le offrirono fiori, candele,
fotografie, lettere ecc. Alla fine della giornata Alexandrina diceva che
ancora sarebbe stata capace di ricevere altrettante persone. Il giorno
10 giugno 1953, festa nazionale, l'affluenza fu maggiore: vennero
contati 102 pullman, 180 automobili, molte biciclette e molti pedoni.
Furono valutate circa 6 mila le persone che passarono per la camera
dell'ammalata col sistema di va e vieni, durante 12 ore, con un
intervallo di 45 minuti. A tutti rivolgeva parole e raccomandava sempre
che fossero buoni cristiani, che compissero il loro dovere, che
pregassero, che facessero la Comunione, che compissero tutti i doveri
nella famiglia e nella società. Chiedeva penitenza, orazione, emenda di
vita. Durante gli altri giorni continuò a ricevere sempre tutto il
giorno, a gruppi di 50, di 60, di 70 persone. A tutti faceva le
medesime racccmandazioni.
Alla fine
di questa NOTA si legge La seguente aggiunta di d. Umberto Pasquale:
«Questa
NOTA è nel testo, aggiunta da chi ha scritto il Diario sotto dettatura.
La polizia intervenne per mantenere un certo ordine tra la folla. Fu una
misura puramente precauzionale da parte dell'autorità civile,
sollecitata dai giornali. La fama ha travolto ogni ostacolo, anche
quello posto dai teologi (delta Commissione), che in pratica,
contro la loro volontà, divennero i diffusori del Caso di Balasar... a
loro umiliazione.
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