Preparazione
Nel giugno 1940 Alexandrina comincia ad avere il
timore che le vogliano togliere il direttore. Sono presentimenti che Gesù le
suscita per prepararla a poco a poco al grande colpo.
Sfogliamo alcune lettere a p Pinho.
Sento come se mi togliessero per sempre
il mio padre spirituale. Sarà vero?
Per carità, appena può mi dica da lì
qualcosa e se io La faccio soffrire. (...)
Gesù vuole il mio dolore ( in quanto si è offerta
vittima), ma certamente non vuole che mi tolgano il mio padre spirituale, il
mio unico conforto sulla Terra.
Povera me, che tremenda
tribolazione! Quanto triste è la mia vita, quanto triste il mio vivere! L (8-6-40)
(...) Soffriamo noi! Frattanto ci
abbracceremo senza indugio a Gesù e alla Mammina, chiedendo loro col cuore e con
l’anima che trasformino i
cuori degli oppositori, che si compia la sua divina parola, che non lasci tutta
sola la povera cieca senza guida e senza aiuto.(...) L (12-6-40)
Sento che il mio padre spirituale
soffre. Sento lo strumento con cui è ferito. Sento molto al vivo che questo
dolore lo farà soffrire sino alla fine. L (29-11-40)
Gesù interviene ad aiutare, con estasi
ad Alexandrina, p.Pinho che soffre moltissimo.
“Digli se non vuole che io tragga dal
suo dolore perdono per i peccatori e salvezza per il mondo.(...) L (14-3-41)
“Digli che Gesù è con lui, che Gesù
vince in lui, che Gesù lo guida, che Gesù lo difende, che Gesù lo ama.(...) L
(21-3-41)
“Digli che confidi che sta facendo in
tutto la mia divina volontà, che è l’amore che ho per lui che mi obbliga ad
immolarlo in unione con te (...) L (7-6-41)
“Digli che sono folle d’amore per lui e
voglio che egli sia sulla Terra un martire del dolore e dell’amore.(...) L
(14-11-41)
Arrivati agli inizi del 1942, Gesù parla
chiaramente ad Alexandrina.
“Preparati per la lotta, figlia mia:
avrai da lottare apparentemente sola. Ma dopo la battaglia viene la gloria.(...)
Tu non avrai luce: apparentemente
camminerai tutta sola, ma non è la realtà.
Io non abbandono mai la mia folle
d’amore: ti accompagno sempre con il tuo padre spirituale e la tua Mammina,
senza che tu ci senta”.L (2-1-42)
Il congedo
e la reazione di Alexandrina
Il 7 gennaio 1942 si scolpirà nell’anima di
Alexandrina come il giorno del congedo dal suo padre spirituale. Non si vedranno
più!
Ma Alexandrina non sa ancora della
proibizione a dirigerla ricevuta da p.Pinho, il quale gliela comunicherà con una
lettera che le perverrà solo il 20 febbraio. Non sa; tuttavia “sente” qualcosa
di molto grave, “sente” un distacco forte, provocato dai Superiori del suo
direttore.
Due giorni dopo quella visita gli scrive:
Padre mio, è finita nel mondo la luce.
(...) La morte si è impossessata di tutto il mio essere.(...) Invano tenterei di chiedere
aiuto al Cielo: tutto è morto, tutto è morto.
E io, sempre a braccia aperte inchiodata
sulla croce. (...) La mia anima pare stracciarsi a pezzi per il dolore. (...) L
(9-1-42)
(...) Ho paura di vivere senza sostegno
alcuno: ho perso tutto, sulla Terra e in Cielo (...) L (15-1-42)
Io soffro per il dolore di essere
schiacciata, ma è ciò che meno mi importa l’essere buttata come uno straccio
immondo all’abbandono e al disprezzo di tutti.
C’è solo da meravigliarsi che tra i
signori Padri (i superiori di p.Pinho) vi sia tanta “cosa”, dico tanta “cosa”
per non sapere quale parola usare.
Tuttavia, desidero solo che Gesù
li perdoni, poiché da me sono perdonati. L (17-1-42)
E’ inutile, padre mio, che Lei mi dica
che non soffre. Io non ho bisogno di altre testimonianze: basta ciò che la mia
anima sente.
Io sento che il mio padre è umiliato, è
calpestato e che gli buttano in faccia cose che non sono vere.
E, per maggior confusione mia, sento che
sono io la causa di tutto questo soffrire, di tutta questa croce.
Preghi per me, quando questa lettera Le
arriverà tra le mani.
O, forse, non permetteranno neppure che
io Le scriva e neppure che Lei scriva a me?!
O mio Dio, mio Dio, date la pace alle
nostre anime tribolate! L (21-1-42)
All’inizio di un’estasi della Passione,
Gesù la conforta:
“Coraggio! Il tuo Gesù ti accompagna,
sebbene occulto, nascosto, senza che tu lo oda , né lo senta.
Il tuo padre spirituale ti sostiene:
sarà sempre la luce e la guida della tua anima. Poiché te l’ho scelto Io, sarà
sempre il tuo padre spirituale sulla Terra e in Cielo. (...) L (30-1-42)
Sento che Gesù non vuole né consente che
io prenda un altro direttore, una nuova guida della mia anima.
Non è un affetto naturale che mi lega al
mio padre spirituale, oh, no! Dio sia lodato: sento che non lo è. Grazie
infinite siano date al Cielo: nessun affetto naturale mi lega a persona alcuna
sulla Terra. Se oggi Gesù venisse a prendermi per Sé, partirei con gioia.
Sento che il mio padre è legato al mio
cuore, ma sono i lacci di Gesù, sono lacci del suo amore divino. Non vi è nulla
di mondano. Ringrazio senza sosta Gesù, senza sosta! L (4-2-42)
(...) Ieri era già buio e non potevo
respirare per le tristezze e le paure: chiesi che mi trascinassero dal letto
fino alla finestra. ( da questa si vede il campanile). Il cielo scintillava per
le stelle brillanti. Per me non vi era un sorriso.
"Che bel luogo è questo!" dicevo io: da
qui getto uno sguardo verso il mio Padre del Cielo che sta nel tabernacolo e
verso il mio padre spirituale che
è in Braga. ( Alexandrina non sa
ancora che è stato trasferito a Maceira de Cambra).
Le lacrime cominciarono a
scivolarmi lungo le guance con abbondanza. Piansi, piansi amaramente.
Gesù, Gesù, o amore dell’Eucaristia,
consolatevi con la mia amarezza (perché, come anima-vittima, salva anime)
e portate consolazione al mio padre spirituale, che sta a soffrire tanto per
causa mia, e senza che io lo voglia!
Lavate, o mio Gesù, le anime dei
peccatori con le mie lacrime: sono lacrime d’amore strappate dal dolore (...)
Padre mio, mi perdoni per il molto che
La faccio soffrire e mi benedica! L (6-2-42)
Satana approfitta di questa situazione per
tormentarla ancora di più e le istilla il timore di rimanere privata della
Comunione. Ha uno sfogo nel Diario.
Gli uomini tentano di allontanare da me
colui che mi serviva di sollievo, che poteva darmi conforto, forse me lo
strapperanno per sempre!(...) Apro a Voi, Gesù, il mio povero cuore: solo Voi
sapete leggere ciò che sta scritto con dolore e sangue, solo Voi comprendete e
potete valutare il mio soffrire. Il mondo non lo conosce, gli uomini non ne
comprendono nulla. Lasciatemi dire a Voi ciò che diceste al vostro Eterno Padre:
<Perdonate loro perché non sanno ciò che fanno!>. Mio Gesù, sono ciechi, manca
loro la vostra luce divina. Illuminateli tutti e a tutti date il vostro amore.
O Gesù, tutti i miei presentimenti mi
sono risultati veri. Potranno gli uomini proibirmi inoltre di ricevervi
sacramentalmente? Povera me! Sarebbe questo il colpo che mi toglierebbe la vita,
se Voi non me la conservaste con il vostro divino potere.
Dicano ciò che vorranno, facciano ciò
che vorranno.
Ciò che giammai riusciranno a fare
è togliermi da questa unione intima con Voi. Mi ruberanno Gesù sacramentato? Sì,
non dubito che lo facciano.
Ma strapparmi dal mio cuore il tesoro
ricchissimo che io adoro, che io amo al di sopra di tutte le cose, il Padre, il
Figlio, lo Spirito Santo, giammai, giammai gli uomini lo potranno: dovrebbero
per questo farmi vivere senza cuore e senza anima. Impossibile!
Venga la forza del mondo intero, sia
esso tutto contro di me. Separarmi da questa Grandezza infinita, da questo Amore
infinito, giammai! (...) S (19-2-42)
Il venerdì 20 febbraio 42, finita
l’estasi della Passione, consegnano ad Alexandrina la lettera di p.Pinho che le
parla chiaramente della proibizione a dirigerla, come abbiamo detto. Ma durante
l’estasi sente già l’abbandono.
Camminavo quasi con il viso a terra (
via crucis); cadevo qua e là, mi ferivo dolorosamente, restavo insanguinata.
Che timore, che terrore persino, al
ricordarmi che entro poco sarei stata crocifissa senza nessun aiuto dalla Terra!
Mi fu di grande aiuto il vostro divino
amore; veniste incontro a me.
“Figlia mia, ti vengono meno gli aiuti
umani; abbi coraggio: giammai ti verranno meno gli aiuti divini.(...) Animo, mia
innamorata! Il tuo Gesù, la tua Mammina e il tuo Padre ti accompagnano, ti
aiutano in una unione intima”.(...)
Una prova in più del vostro infinito
amore, mio Gesù! Faceste sì che il signor dottore (Azevedo) non solo avesse cura di lenire i
dolori del mio corpo, ma che lenisse pure il dolore doloroso e profondo della
mia anima. Voi, che tutto conoscete, vi serviste di lui per preparare il mio
cuore a ricevere l’ultimo colpo.
Grazie, mio Gesù! Altra cosa non so
dire. Lasciatemi ripetere con Voi:
"La mia anima è triste fino a morirne".
Ho perduto la luce, ho perduto tutto.
La tua benedizione e il tuo perdono, mio
Amore!” ( si noti il passaggio al “Tu”, che avviene nei momenti di slancio
appassionato). S (20-2-42)
Il giorno seguente, Alexandrina scrive al dott.
Azevedo :
(...) Ieri, quando lei signor
dottore si ritirò, mi lasciò un poco più confortata: ero con più coraggio per la
lotta. Il Signore si servì di Lei, signor dottore, per prepararmi a ricevere
l’ultimo colpo di lancia .(...) Il mio cuore cominciò a venirmi meno
(leggendo la lettera di p.Pinho).In alcuni momenti mi pareva venisse meno una
volta per sempre. Io anelo ad andare in Cielo, ma non vorrrei morire così.
Vorrei la morte datami da Gesù e non dagli uomini: non vorrei lasciarli col rimorso di avermi tolto la
vita.
Le mie lacrime erano di
rassegnazione e nell’intimo del mio cuore dicevo a Gesù che perdonasse loro.(...)
( L d )
Alexandrina scriverà poi una lettera a p.Pinho
descrivendo il tragico momento della lettura della sua lettera.
(...) Erano le 6 e mezza del
pomeriggio; mi consegnarono la corrispondenza venuta dalla posta. Tra di essa vidi che
vi era una lettera di Lei, padre mio.
La presi nelle mani. Le braccia mi
parevano spezzarsi, tutto il sangue pareva gelarmi nelle vene; non avevo forza
per aprirla.
Pensai tra me: sia quel che è, venga
quel che viene! O mio Gesù, tutto accetto per amore a Voi e per amore alle
anime.
Cominciai a leggerla. Le lacrime non me
lo permettevano; ma erano lacrime di completa rassegnazione.
Mi parve di sentire un colpo di lancia
nel cuore, che me lo aprì da cima a fondo. Sono già passati alcuni giorni e
ancora lo sento nello stesso stato. Esso cominciò a venirmi meno e mi pareva
proprio di perdere la vita. Nel mio intimo dicevo: perdono a tutti coloro che mi
hanno causato questa morte. (...) Le mie lacrime e la mia preghiera a Gesù di
perdonare a tutti: ecco la mia vendetta. (...)
Sono d’accordo. Obbedienza, santa
obbedienza, oh, quanto io la amo!
Lei, padre mio, non vuole disobbedire e
anch’io voglio che obbedisca. Tutte le sofferenze, piuttosto che il più piccolo
dispiacere a Gesù. Chi obbedisce fa la sua volontà; ma infelici coloro che non comandano
secondo i suoi divini desideri! E’ quanto
avviene ora in questo Caso. Gli uomini si oppongono alla volontà di Gesù: è
questo che la mia anima sente.
E’ folle di dolore. Il mio cuore vola
come un uccello che non sa dove posarsi: mi trovo nel martirio più
doloroso.(...)
Continuerò a chiamare Lei “mio
padre spirituale” sulla Terra e in Cielo.
(...) A me non importa che il mondo mi
odi e abbia per me tutto il disprezzo. Ma ho una sola pena: deploro che coloro i
quali dovrebbero conoscere di più il Signore e le sue opere siano ciechi, non
comprendano nulla, siano i primi a buttare a terra la Causa del Signore.
Aspettiamo e confidiamo: Gesù non
lascerà morire la sua povera figliolina senza condurre presso di lei il suo
padre spirituale.L
(23-2-42)
E invece non lo vedrà proprio più, su
questa Terra! Ma tale speranza le darà un po’ di aiuto fino all’ultimo momento.
Le lettere
di p.Pinho ad Alexandrina
In seguito a maligne insinuazioni contro
p.Pinho, in parte suscitate da invidiose compaesane, i Superiori chiedono ad
Alexandrina di consegnare le lettere da lui inviatele.
Stralciamo da due Diari:
“Gesù, datemi le vostre forze divine:
voglio nascondere il mio dolore; senza di esse, mai vi riuscirei. (Gesù la esorta sempre a vivere con
gioia il suo dolore; e quasi sempre ci riesce con sforzi eroici.) .
Pianga il cuore notte e giorno, se
volete così, ma siano lieti i miei occhi e sorridano le mie labbra.
Il vostro santo amore e le anime siano tutto il fondamento del
mio soffrire.
(...) Gesù, non sapevo di avere ancora tanto da darvi! Quanto è
grande la mia ignoranza! Pensavo di avervi dato già tutto. Mi ingannavo.
Siete venuto ancora di recente a fare l’ultimo raccolto.
Cogliete tutto, cogliete in fretta e poi cogliete me stessa per Voi.
Il giorno 20 febbraio Vi ho dato
definitivamente il mio padre spirituale (ha cessato ogni comunicazione con lui),
fino a quando me lo vorranno ridare.
Il giorno 24 febbraio vi ho dato tutte le sue lettere che mi
hanno servito di luce e mi hanno incamminata verso di Voi. Avete visto bene
quanto mi fu grande il sacrificio, non per l’attaccamento che avevo alle lettere,
ma per essermi state richieste in giorni di tanto dolore.
Quando le presi nelle mie mani e le legai con una fettuccia
bianca per riunirle tutte, udiste, mio Amore, ciò che andavo dicendo?
" Gesù me le ha date, Gesù me le ha tolte" (vd. Giobbe, 1,21)
Al consegnarle per non rivederle mai più (così crede, ma le
verranno restituite 15 giorni dopo), mi pare che tutto il corpo tremasse.
Ma, volendo farmi forte, sussurrai sempre : “Non è forse, il mio Gesù, degno di
molto di più?”
Tutto è poco per Lui che tanto mi ama e tutto diede per me;
tutto è poco per salvargli le anime”.
Dopo di questo, ordinai che togliessero dalla parete la mia
fotografia (era stata scattata da p Pinho). Di questo, poco o nulla potete tener
conto, mio Gesù: io non avevo per essa la più piccola stima. (...)
Gesù, mi costa tanto servire di strumento di sofferenza per gli
altri! (...) S (27-2-42)
“Gesù, mi vendicherò di quelli che tanto
mi hanno fatto soffrire, e lo farò con tutta la forza. Sapete come, mio Amore?
Con orazioni più fervorose, con tutti i miei sacrifici, affinchè
essi Vi conoscano e Vi amino. Se Vi amassero come Voi volete, non si
comporterebbero così.
Perdonate loro, mio Gesù. Io, senza di Voi, senza la vostra
grazia, mi giudico capace di molto più di quanto dicono di me. Se Voi mi
lasciaste sola un momento, sarebbe sufficiente perché praticassi i maggiori
crimini.
Io ho solo da ringraziare quelli che mi umiliano e mi feriscono:
mi hanno aperto un nuovo cammino per seguirvi più da vicino, con maggior
perfezione ed amore.. (...)
A Voi, mio Gesù, mi sono data come schiava e mi do
continuamente.
Continua la mia vita di illusioni. Mi ridaranno il mio padre
spirituale? Verrà oggi, verrà domani?
Mio Gesù, io non commisi nessun crimine. Soffro innocente,
soffro per vostro amore, soffro per darvi anime.
Soffrire innocente per una vita intera, piuttosto che soffrire
colpevole per un solo momento.(...) S (13-3-42)
P.Pinho esiliato in Brasile
Non solo non le ridaranno il suo padre, ma
addirittura lo manderanno in esilio in Brasile! Partirà il 20 febbraio 46. Ma
già nel 45 ci sono le prime avvisaglie.
(...) Una persona amica mi diede la
triste notizia che il mio padre spirituale sarebbe andato all’estero, ma senza
sapere con certezza se la notizia avesse fondamento o no.
Nell’udire questo, rimasi come se
un pugnale acuto mi attraversasse il cuore e mi togliesse la vita. S (14-12-45)
(...) Un nuovo pugnale venne a
conficcarsi nella medesima ferita che il cuore già aveva: una lettera venuta da
una persona che non conosco, nella quale mi si chiedevano preghiere in favore
del mio padre spirituale, e mi veniva annunciata la sua andata in Brasile!
C’era da tremare e far gelare il
sangue nelle vene! E’ impossibile dire il dolore del cuore. Ma in quell’ora non
piansi: agonizzavo, ma una forza venuta non so da dove mi obbligava a sorridere.
Fissai i miei occhi in Gesù , nella
Mammina, e dissi Loro:
“Accetto, accetto, ma sostenetemi,
vigilate per me!”
Col trascorrere delle ore la tempesta si
levò fortissima.
L’anima si mantenne in grande serenità e
pace, ma le lacrime mi rotolavano lungo le guance: le andavo offrendo a Gesù
come atti d’amore. Gli dicevo che accettavo, che avevo fiducia; che Egli fosse
benedetto sulla Terra e in Cielo.
Pregai di nuovo il “Magnificat” e mi
lasciai inchiodare più fortemente sulla croce. S (21-12-45)
Arriviamo al gennaio del 1946.
E’ proprio quando aspetto con ansie
insopportabili la venuta del mio padre spirituale per darmi luce e guidarmi in
questi cammini, dopo 4 anni di separazione, che da una parte e dall’altra mi
annunciano la sua partenza per il Brasile! (...) Che grande lotta! (...) S
(25-1-46)
Alexandrina “sente” ormai prossima la partenza del
padre.
Si continua a parlare della andata del
mio padre spirituale.
Attorno a me sento incessantemente un
mare furioso, il fischio del vento, la più spaventosa tempesta che batte contro
di me.(...)
Soffrii ciò che il mio padre spirituale
soffriva nel congedarsi dalle persone care: questo congedo fu a Fatima. E
soffrii per la sofferenza dei miei, specialmente di mia sorella. (P.Pinho era
direttore anche suo).
Nello stesso momento una mano si posava
sul mio capo: mi dava forza per passare attraverso tutti quei dolori.-
Spiritualmente mi abbracciavo alla croce
e dicevo a Gesù:
“Il dolore sia dolore per me e amore per
Voi! Che questo abbraccio sia un abbraccio eterno!”
In mezzo a tutto questo, per la
sofferenza mi sentivo come una bomba che esplode.
Il dolore va cieco, con la certezza che
va al porto di salvezza; ma non qui sulla Terra, dove è certo di non trovare
nulla. S (17-2-46)
La partenza avviene il 20 febbraio 1946.
Solo due giorni dopo riesce a dettare
qualcosa.
Il giorno 20 (febbraio) non potrà mai
cancellarsi nella mia memoria: la partenza del mio padre spirituale per il
Brasile.
Cosa mai mi chiese Gesù! Non mi
aspettavo tanto!
Nella mattinata di quel giorno, subito
dopo la S.Comunione, domandai ripetute volte a Gesù se egli sarebbe partito sì o
no. E non mi diede risposta! Ma anche così, permasi nella mia fiducia, contro
ogni speranza.
Il Signore mi inviò uno (don Umberto
Pasquale, che la dirigeva dal 44; vd.Cap. 13) per rianimarmi, confortarmi e
dispormi a quello che si aspettava sarebbe avvenuto.(...)
Quando mi accingevo a pregare, non
sapevo come orientare l’offerta delle mie preghiere: erano necessarie perché
Gesù facesse il miracolo che egli non partisse? O per ringraziarlo di tanto
grande grazia? O perché egli facesse un buon viaggio? (...)
Avevo pregato tanto, avevo chiesto tante
preghiere, sacrifici e altre cose ancora. E alla fine, dovette partire!
O santa obbedienza! Che farò ora?
Continuare a confidare e a sperare nel
Signore, moltiplicare le mie preghiere
e, con gli occhi al Cielo e il cuore in alto,
aspettare con letizia (esperar com
alegria)
e tutto soffrire per amore.
Nella mattinata di ieri (giorno 21)
subito dopo la S.Comunione dissi a Gesù:
“Mi consegno a Voi per tutto.(...) Mio
Gesù, ciò che voglio –e prometto di sforzarmi in ogni modo- è il fare tutto con
la più grande perfezione possibile, amandovi con tutto l’amore di cui è capace
il mio cuore.
Siete Voi l’unico in cui posso sperare.
Nel pomeriggio seppi l’ora e tutti i
particolari del congedo del mio padre spirituale durante il suo imbarco sulla
nave.
Volli ancora esser forte occultando le
mie lacrime, ma lo feci per poco tempo. Riuscii a soffocare i sospiri, sì,
nessuno li udiva. Ma le lacrime mi rotolarono lungo le guance per alcune ore,
però con tutta la serenità e la pace.(...) Offrivo le lacrime a Gesù e per tutto
Lo benedicevo e lodavo.
E aggiunsi che, come avevo promesso che
le mie labbra non avrebbero pronunciato una parola di gioia e di soddisfazione
se il mio padre spirituale non fosse partito per il Brasile, così
gli promisi pure, se Egli mi aiutasse con la sua grazia, di non dire una parola contro
quelli che lo avevano fatto partire e che tanto mi hanno fatto soffrire.
“Su questo punto, mio Gesù, voglio che
le mie labbra siano mute per non poter dire nulla”.
Fu questo il mio Orto (nel rivivere la
Passione, in forma intima, vd C.11).E non fu poco doloroso (...)
Senza pensarvi, ebbi una visione
dell’anima. Davanti a me una mano molto bianca mi benediceva ripetute volte.
Sentii nell’anima una unione che la lasciò più forte.
Dopo la Comunione feci un ringraziamento
breve perché le forze non mi consentivano di più.
Avevo presso di me un libro con il segno
nella pagina del “Te Deum”, libro che giorni prima avevo richiesto per pregare
il “Te Deum” in ringraziamento, appena avessi saputo che il mio padre non era
partito.
Non volli farlo riporre senza leggere il
“Te Deum” in ringraziamento al Signore per aver permesso che fosse eseguito
l’ordine.
Mi pareva così di dare più
consolazione a Gesù: benedirlo nel
dolore come nella gioia.
S (22-2-46)
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