Umberto ed la morte di Alessandrina

Alexandrina
de Balasar

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Come d. Umberto, temporaneamente in Sicilia,
viene a sapere della morte della Beata Alexandrina

 

Nell'ottobre del 1955 d. Umberto si trovava da oltre un mese in Sicilia, nella diocesi di Monreale per una campagna catechistica nelle parrocchie principali. La sera del 16 ottobre arriva a Terrasini per iniziare il giorno dopo la sua serie di conferenze. Alla mattina del giorno 17, appena celebrata la S. Messa, ha l'annuncio della morte di Alexandrina. Sentiamo quanto racconta lui stesso nella Prefazione del suo libro «Anima di vittima e di apostolo»:

Celebrai la Messa molto presto. Giunto in sacrestia, men­tre piegavo i paramenti, entrò una donna che mi salutò col «Sia lodato Gesù Cristo» a cui risposi un po' contrariato, perché pensavo che volesse confessarsi e il mio tempo era misurato. Le dissi tra i denti: - Vada al confessionale e io vengo subito! – Ma la donnetta soggiunse :

– Non voglio confessarmi! Posso parlarle qui stesso.

Respirai sollevato. Non sapevo chi fosse, e neppure lei mi conosceva, perché ero giunto in paese la notte precedente. In un atteggiamento molto umile, parlando sottovoce, mi disse:

– Mentre lei stava celebrando è venuta la Madonna e mi ha incaricata di trasmetterle questo: che Alexandrina è morta ed è già in Cielo.

Io non so chi sia questa Alexandrina; lei lo saprà. Ma la Madonna ha parlato còsì. Anzi, ha aggiunto:

«Dì al padre di non rimanere triste perché Alexandrina gli è vicina.»

A queste parole della Madonna ho visto sulle spalle di vostra reverenza una colomba bianchissima. Infine, mentre lei era chino sull'altare per dare la benedizione al popolo, la Madonna ha posato sul suo capo la sua mano con qualcosa che non distinsi bene, e ha aggiunto:

«Dormi, dormi, figlio, figlio mio, che un grande lavoro ti attende»; poi scomparve tutto.

Detto questo, la donna sconosciuta salutò e se ne andò.

Non so che faccia io abbia fatto... Ma so che la notizia fù come una mazzata sulla testa e che salutai la donna con un grazie amaro assai. Per tre giorni quell'annuncio martellò nella mia mente e mi tormentò lo spinto. Mi sorprendeva il fatto che né il medico (Azevedo), né Deolinda o qualche amico del Portogallo si fossero presi l'incarico di comunicarmi la dolorosa notizia. Mi pareva di meritarmelo, per tutto l'interesse e l'affetto che avevo dedicato alla Causa di Balasar.

La posta del giovedì, giorno 20, mi portò una lettera del salesiano d. Ismael de Matos, spedita per via aerea a Torino e di là inviatami a Terrasini. Mi comunicava:

– Ritorno ora dal funerale di Alexandrina che fu un vero trionfo. Ho pensato molto a lei e le unisco una immagine che feci toccare alle mani della defunta, che lei conserverà come ricordo...

Mi rivolsi allora al parroco che pranzava con me e gli chie­si se per caso il lunedì precedente aveva veduto quella donna che aveva parlato con me in sacrestia: piccola di statura... capelli grigi... aspetto dimesso e umile... con uno scialle nero. Erano dati insufficienti per individuarla. Egli allora mi suggerì: – Domani, nel distribuire la Comunione, veda se riesce a riconoscerla. E l'unico modo per venire a capo di qualcosa.

Naturalmente non esposi al parroco il motivo della mia curiosità. Gli dissi solo che avevo bisogno di parlarle per una spiegazione che mi riguardava. Il giorno seguente, venerdì, posi tutta l'attenzione per individuarla ed ebbi l'impressione di averla riconosciuta. La seguii con la coda dell'occhio mentre andò ad inginocchiarsi in un cantuccio presso la statua di un santo di cui non ricordo il nome. Giunto in sacrestia, ricordai al parroco la conversazione del giorno precedente e gli indicai la donna:

– Mi pare che sia quella; è inginocchiata in quell'angolo.

Mi rispose:

– Quella è Antonia Aiello... un'anima bella!

A me poco importa se e un'anima bella o brutta – dissi io.

– Ho bisogno di parlarle. Abbia la bontà di chia­marmela!

Assim fece ed egli rimase in chiesa per lasciarci liberi di conversare. Non mi ero ingannato: era proprio lei; assim mi affermò quando glielo domandai. La pregai di ripetermi ciò che mi aveva comunicato; mi narrò tutto usando le stesse parole, e aggiunse:

– Ma chi è questa Alexandrina?

– Purtroppo per ora non ho tempo perché tra una venti­na di minuti ho una conferenza ai maestri della scuola. Se non abita lontano, domani, sabato, dalle ore 15 alle 17, posso venire a casa sua a spiegarle tutto.

E così feci...»

Alexandrina Maria da Costa, Figlia del Dolore Madre di Amore, pp. 481-484

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