“BEATI  I  PURI  DI CUORE PERCHE’ VEDRANNO DIO”

 Don Umberto Maria Pasquale
e la direzione spirituale di Alexandrina M. da Costa
alla luce della sesta beatitudine evangelica
.

 (Maria Rita Scrimieri)

  

“La direzione delle anime è una missione tra le più delicate. Ma essa è tanto più impegnativa e di grande responsabilità quando l’anima che si dirige è una di quelle fiamme che Iddio accende per collocarla sul candelabro affinché serva di luce agli altri. (…)

Trovatomi nel 1944 a sostituire il reverendo P. Mariano Pinho S.J. nell’ufficio di direttore di quell’anima, (Alexandrina) a contatto della sua rara virtù, ebbi la felice ispirazione di raccogliere la documentazione più ampia possibile per uno studio personale. A poco a poco però quell’ispirazione la ritenni come un dovere di coscienza verso Dio autore di ogni virtù  e verso il mondo delle anime bisognoso di stimoli di bene.

Fu così che in undici anni si assommarono nei nostri cassetti, quasi 5000 pagine, battute a macchina con gioiosa fatica dai salesiani che copiarono ad “litteram” le cose che Alexandrina dettava alla sorella Deolinda, al sottoscritto e alla maestra di Balasar.

Quel cumulo di scritti io lo ritengo un prezioso monumento della ubbidienza di Alexandrina e della sorella Deolinda verso i direttori spirituali.” [1]  

1. Cenni storici

Alexandrina M.da Costa era stata diretta spiritualmente dal gesuita P.Mariano Pinho dal 16 agosto 1933 al 6 gennaio 1942, data in cui il sacerdote dovette interrompere il suo ufficio di guida, in obbedienza ai Superiori che, per la bufera scoppiata contro Alexandrina, temevano di compromettere la Congregazione. 

Durante i 10 anni della sua direzione, egli l’aveva sapientemente accompagnata lungo il difficile cammino di anima vittima chiamata a condividere, attraverso vie straordinarie, la Passione redentiva di Gesù Cristo a beneficio dell’umanità. La direzione spirituale di P. Pinho veniva interrotta nel momento in cui stava per realizzarsi nella Chiesa un importante desiderio espresso da Gesù ad Alexandrina: la Consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria effettuata da Papa Pio XII nell’ottobre 1942, e per la quale P.Pinho si era fatto portavoce ripetutamente presso la Santa Sede fin dal 1937. Per questa missione Alexandrina e Padre Pinho soffrirono il martirio del cuore, subendo una violenta persecuzione morale che entrambi vissero con carità eroica, perdonando i propri persecutori e rinunciando a difendersi per non accusare coloro che mentendo avevano costruito accuse diffamatorie su di loro; essi affidarono solo a Dio la difesa della loro causa che era umana e divina, ed attesero con santa pazienza “l’ora di Dio”, l’ora della “risurrezione” che  inequivocabilmente e definitivamente dice la verità sui figli di Dio rivelandone la loro santità.[2] Tra le voci contrarie e discordanti di quel periodo vi fu anche quella di un medico ateo che sosteneva che tutta l’esperienza di Alexandrina era da attribuirsi ad una nevrosi isterica. 

Privata del direttore spirituale, Alexandrina  rimase per due anni sola, senza ricevere luce e sostegno nel suo doloroso calvario. Contemporaneamente nel 1942, era iniziato per lei il digiuno totale che aveva scatenato ulteriori polemiche nonostante le verifiche positive dei medici. Alexandrina per 13 anni visse ricevendo solo la Comunione, astenendosi dall’ingerire cibi e bevande, un nuovo martirio questo, per dimostrare al mondo il valore dell’Eucaristia. 

Fu in questo periodo particolarmente difficile e drammatico, che per la prima volta Don Umberto ricevette la richiesta di occuparsi della direzione spirituale di Alexandrina. Mentre si trovava a Fatima, la signorina Marianna Ines de Mello, glielo chiese a nome di un padre gesuita di Maceira de Cambra. Don Umberto che aveva conosciuto la storia di Alexandrina attraverso un articolo di P.Terças non si mosse. Due anni dopo la stessa signorina, diventata carmelitana, rinnovava a don Umberto la richiesta di recarsi a Balasar per dirigere Alexandrina, ma anche questa volta il sacerdote addusse diversi motivi per declinare l’invito: la distanza tra Mogofores e Balasar, i suoi numerosi impegni come maestro dei novizi, il timore di compromettere la Congregazione ed infine la sua inesperienza nel campo della mistica. Ma nel mese di giugno del 1944 mentre si trovava a San Miguel das Aves in predicazione, durante l’intervallo sentì dei sacerdoti esprimere delle critiche piuttosto dure contro Alexandrina. 

Questo episodio lo amareggiò molto: “Ne rimasi triste- scrisse don Umberto- e pensai: non è giusto parlare in quei termini contro il prossimo. La prudenza sacerdotale vorrebbe altra tattica; che si avesse cioè il coraggio di avvicinare l’ammalata e studiarla da vicino. Se si trattasse di un caso doloso, inganno volontario, come essi dicono, bisognerebbe far prendere coscienza all’interessata della sua responsabilità davanti a Dio. Se si trattasse di un caso patologico e psichiatrico si dovrebbe usare carità, mantenerlo segreto e consigliare l’interessata a farsi curare; diversamente se ci si trovasse di fronte ad un caso serio e straordinario è necessario prendere le difese della poverina a costo di qualsiasi sacrificio”.

Questi pensieri intimi di Don Umberto, per noi molto preziosi, ci rivelano la purezza del suo cuore. Alla luce della carità che animava il suo essere e che illuminava correttamente il suo pensiero aveva visto e sofferto l’ombra dell’anticarità e del parlare non corretto. Scattò in lui la molla di colmare il vuoto d’amore verso una sconosciuta, Alexandrina, e di  conoscerla personalmente per amore della verità.

2.  Al servizio della carità e della verità, nell’umiltà del cuore.

Partì quindi alla volta di Balasar: “Entrai in quella casa benedetta il 21 giugno 1944, era mercoledì”.[3]

Per alcuni giorni visse lì come ospite, parlò a lungo con Alexandrina, osservò l’ambiente che la circondava, il venerdì assistette all’estasi, e poi fece ciò che gli sembrava più urgente: confortare chi soffriva. Scrisse Don Umberto: “Gesù ha suggerito ai suoi (discepoli) che, nell’entrare in una casa, dicessero prima di tutto a quanti l’abitavano: ”La pace sia con voi!”. La casa della famiglia Costa viveva allora l’angoscia desolante causata da coloro che si tormentavano a trovare le spiegazioni più strane al digiuno e alle estasi di Alexandrina”.[4]

Al termine della sua permanenza, Don Umberto poté dire la sua parola di pace. Era andato a Balasar per cercare la verità su Alexandrina ed aveva incontrato la verità di Dio che si manifestava nascondendosi in quella povera creatura paralizzata da oltre 20 anni, sommersa da un mare di sofferenze per amore delle anime. Da quel momento con coraggio e determinazione, si mise al servizio della carità e della verità, un binomio che lo accompagnò e lo contraddistinse sempre  nella sua vita sacerdotale.

Ritornato a Mogofores, stese subito una relazione particolareggiata per i Gesuiti di Maceira de Cambra, che gliela avevano chiesta,  su quanto aveva osservato durante la sua permanenza a Balasar. “Mi ha impressionato –scrisse tra le altre cose- la sua rara semplicità, il suo equilibrio, la sua unione con Dio, la sua serenità nella sofferenza. Non so spiegare, ma parte da lei una irradiazione grandissima di bontà che mi ha comunicato due cose: un concetto più chiaro e sicuro della misericordia e dell’amore di Gesù ed una volontà più viva di corrispondenza al Signore. (..) Presso il suo letto non vi è il clima di una infermeria, ma si respira la gioia più soave e santa come si fosse in una chiesa. Vive di amor di Dio; vive di amore per il prossimo, dimentica di sé vuole soltanto il bene e la salvezza delle anime. Lo straordinario che avviene in lei è come una cosa sola con la semplicità e la prudenza limpida che, secondo me, sono le qualità più preziose in un’anima del genere.(…)” 12.7.1944

Non vi era in don Umberto la minima intenzione di assumere la direzione spirituale poiché come egli scrisse, l’aver conosciuto i doni e la grandezza di Alexandrina lo spaventava di fronte all’idea di dirigerla spiritualmente. Inoltre Alexandrina considerava P. Pinho il suo Padre spirituale e a Don Umberto non venne mai in mente di sostituirlo. Fin qui egli, resosi conto della autenticità e del valore dell’esperienza mistica di Alexandrina e delle sue virtù, si preoccupò solo di insistere presso di lei affinché continuasse a dettare i “sentimenti  della sua anima”, lavoro interrotto per due anni dopo l’allontanamento di P. Pinho.

Nel frattempo, a fine luglio,( 27.7.1944) l’Autorità Ecclesiastica sulla base della relazione presentata dalla commissione teologica incaricata di studiare il caso “Balasar” emetteva una disposizione in cui si proibiva di assistere alle estasi di Alexandrina ed in cui si affermava che “nel suo caso non vi era nulla di soprannaturale”. Inoltre la relazione, sulla base delle dichiarazioni false di tre donne del paese, conteneva delle insinuazioni molto offensive e diffamatorie su Alexandrina e P. Pinho. La disposizione venne letta dai parroci delle diverse parrocchie durante la S. Messa domenicale con grande dolore di Alexandrina, che amante del silenzio e del nascondimento si sentì lesa nel suo desiderio di riservatezza.

3.  Don Umberto direttore spirituale.  8 settembre 1944

Fu alla fine del mese di luglio che Alexandrina chiese a Don Umberto la sua direzione spirituale. Scrisse P. Pinho: “Fin dalla prima visita, in quel figlio di Don Bosco, Alexandrina sentì come un angelo di conforto che veniva ad infonderle coraggio per salire il suo doloroso calvario”[5].

Don Umberto non rispose subito alla richiesta di Alexandrina, ma volle parlare con il primo direttore spirituale P. Pinho. Si incontrò con lui a Maceira de Cambra e in quell’unico incontro gli espose quanto lo preoccupava, e gli manifestò il suo timore per la mancanza di preparazione a questo compito. P. Pinho rassicurò don Umberto su Alexandrina e concluse dicendogli: ”E’ sua. Gliela affido. Non tema di assumersi questa responsabilità perché il Signore le darà luci sufficienti”.

L’umiltà del cuore aveva portato Don Umberto all’incontro con il sacerdote gesuita che lo aveva preceduto nel difficile compito della direzione spirituale. Non si fidò solo di se stesso, ma volle affidarsi anche al parere di chi lo aveva preceduto; così facendo egli iniziava la sua nuova missione continuando sui passi dell’altro, in una comunione di spirito che, senza nulla togliere alla propria specificità, dava forza e serenità ad entrambi. Il loro rapporto personale, pur risentendo della distanza che li separava (P.Pinho  fu mandato in Brasile, Don Umberto ritornò in Italia) non si alterò mai sul piano spirituale dove rimasero sempre uniti lavorando per la causa di Dio e di Alexandrina. Anche in questo, entrambi, con il loro esempio essi hanno scritto un’altra bella pagina nella storia della Chiesa e delle loro rispettive Congregazioni. 

Così avvenne che dall’8 settembre 1944, nella festa di Maria, Alexandrina fu diretta da Don Pasquale. Il giorno dopo, ella sentì Gesù che le diceva: ”(…) Unione pura, unione santa, unione divina sulla terra e in cielo. Da’, figlia mia, a chi ben lo merita (Don Umberto), il mio ringraziamento e quello di Maria, il mio amore e quello di Maria”.

Don Umberto accanto a queste parole aggiunse questo commento: ”Tra il direttore spirituale e l’anima da lui diretta, Dio stabilisce una parentela assai più stretta e salda di quella basata sui vincoli del sangue”. (diario Alexandrina 15.9.1944).[6]   

Assunta la direzione spirituale, Don Pasquale difese l’autenticità dell’esperienza mistica e delle virtù di Alexandrina, con una relazione nella quale, punto per punto controbatteva il parere negativo emesso dalla commissione dei teologi contestandone anche il modo superficiale con il quale essi avevano condotto la loro ricerca che si basava più sulle affermazioni calunniose di tre donne del paese e molto poco sulla conoscenza diretta e sullo studio degli scritti di Alexandrina. (ottobre 1944)

Dopo questa relazione anche per Don Umberto giunse dall’Arcivescovo di Braga e dal Suo Superiore, Don Ermenegildo Carrà l’invito di non occuparsi più del caso di Balasar. Per tre mesi il sacerdote non si recò da Alexandrina, ma la Comunità salesiana di Mogofores insorse e Don Carrà, recatosi con Don Umberto a Balasar ritirò il  provvedimento permettendo così al sacerdote di proseguire il suo compito di guida spirituale.  

In quel momento molto difficile per Don Umberto, non mancò anche per lui l’aiuto straordinario di Gesù, che attraverso Alexandrina nell’estasi del 2 dicembre gli rivolge queste parole di incoraggiamento: ”(…) dì al mio caro Don Umberto che l’ho condotto qui per difendere la mia Causa divina: non fu lui a scegliere di venire. Con coraggio e tutta la fermezza, lotti insieme ai miei amici, che già lottano per me (…)”.

Don Umberto dopo alcuni mesi di osservazione scrupolosa, constatato che Alexandrina era sul retto cammino, con un lavorio interiore di non comune perfezione secondo una meta ben determinata e ben delineata, lasciò che essa continuasse il suo cammino accontentandosi di vigilare, di stimolare, di rassicurare.[7]

Di lei Don Umberto disse: “Alexandrina, anima molto aperta, era anche di una obbedienza unica, docile come un bambino, umile oltre ogni misura”.[8]

4.  Don Umberto condivide i dolori morali e spirituali di Alexandrina, anima vittima.

”Vivevo unito ad un’anima vittima: un vero “fascio di sofferenza“ per usare l’espressione plastica di Gesù ad Alexandrina. E’ logico che ogni suo dolore si sia riflettuto pesantemente su di me, suo padre spirituale. Le umiliazioni pubbliche a cui l’hanno sottoposta, le tenebre del suo spirito, le pene dell’inferno, sofferenza a cui ho assistito impotente di darle qualche sollievo, la partenza del suo primo direttore spirituale per il Brasile, tutto questo mi ha fatto spargere molte lacrime, sparse di nascosto per non aggravare col mio i suoi dolori.”[9]

“Con anime come la sua, ci si convince subito e profondamente che il vero Direttore è lo Spirito di Dio lo Spirito santo, e che le tenebre portate dalla vita contemplativa non si diradano con parole umane.

“Sia pace a questa casa!”. E il messaggio di pace, cui si accennò, assumeva in questi casi un significato del tutto speciale pieno di mistero.

La pace che supera ogni senso, Alexandina non la perdette mai.

Era una pace mantenuta a costo di tremende lotte, di dolori del corpo e dell’anima, ma era permanente. Se il suo spirito provava l’angoscia era perché assisteva all’annientamento della sua parte umana inferiore, era perché l’infinito l’assorbiva e la schiacciava.

Lo stesso strazio si comunica al Direttore spirituale che non trova parole per addolcire la piaga e che intanto constata quanto il suo balbettare sia, momentaneamente, luce, balsamo per trasformarsi forse subito in tenebre e fiele.[10]

Nella lettera del 26.2.1946 a Don Umberto Alexandrina scrive: “Soltanto alcune parole e anzitutto per ringraziarla per tante attenzioni, premure, parole amiche e così colme di conforto; poi per dirle di stare tranquillo, di non soffrire tanto a causa mia. Chiedo preghiere, ma non voglio farla soffrire perché io, nonostante il mio dolore indicibile ho l’anima in pace: non so come resistere al dolore, ma è dolore nella tranquillità dello spirito. Mentre gli occhi del corpo piangono le lacrime più tristi ed amare, l’anima sale verso Dio, gli rinnova l’offerta di vittima e gli dice “Sia fatta la tua volontà”. (…) In mezzo a tanto dolore Lo voglio benedire. Voglio benedirlo sempre nel tempo e nell’eternità. Voglio confidare in Lui fino all’ultimo momento della mia vita”.[11]

Ed ancora scrive Alexandrina: ”Sono stata un po’ di tempo col sacerdote che venne per dare luce alla mia anima e togliermi dai dubbi. Mi pareva non fosse vero che l’avevo vicino; lo sentivo così lontano e non c’era mezzo per arrivare a lui.” Lettera 22.2.45

Gesù nella notte le spiegava: ”Coraggio, mia amata. (…) Non ti lasciai sentire consolazione dalla visita del mio caro don Umberto, né a lui di vederti consolata: fu per trarne tutto il profitto per le anime. Fu perché gli uomini vedano ciò che è l’anima abbracciata alla croce e salda nell’amore per Gesù, e perché non interpretino le cose dal lato dell’entusiasmo. Da’ al mio caro don Umberto i miei ringraziamenti per essere venuto a dar vita all’anima della mia sposa, della mia vittima amata. Dagli le mie grazie, benedizioni e amore: a lui e a tutta la Congregazione(…) E’ il premio che gli do con mia Madre benedetta, che egli ama, ed Ella lo ama tanto” (26.2.1945).

“Ci si chiederà - scriveva Don Umberto - in che consista allora l’azione del direttore a beneficio delle anime in questi stati mistici. Cogliamo la risposta da una frase di Gesù ad Alexandrina: “Senza un Direttore rimarresti peggio dei ciechi che mai conobbero la luce: essi non vedono, ma credono che la luce esiste. Tu resteresti come se non credessi nulla. Hai bisogno di appoggio continuo e di chi ti affermi che la luce esiste, che i tuoi cammini sono i miei, i più spinosi: il calvario più difficile da salire.” (1945)

Un’anima sulle stesse vie di Alexandrina, ci spiegava il suo bisogno di un Direttore con un paragone molto significativo: ”L’opera del Direttore- diceva- la paragono a quella di un albero dietro cui ci si difende davanti ad un pericolo. Esposta ad attentati continui, ai dubbi, alle tenebre, io mi sento sicura soltanto quando mi trovo all’ombra di chi dirige l’anima mia”.

Sembra una missione da poco ed è tutto. Come è da compiangere l’anima che è privata di questo poco che è tutto e che costa tanto poco! [12]

5. Il dolore della separazione e della solitudine.

Nella direzione spirituale di Alexandrina, “ vi fu un dispiacere che ha superato tutti gli altri, e ciò non soltanto per me – che per i miei peccati debbo riparare tanto il Signore – ma anche per Alexandrina. Mi riferisco alle due volte in cui fui costretto ad allontanarmi da lei.”[13]

L’allontanamento definitivo da Alexandrina avvenne nel 1948 quando Don Umberto ritornò in Italia richiamato dai Superiori.

“Non dimenticherò mai più le lacrime che ella versò ed il dolore che provai nel lasciarla sola nella sua tremenda lotta. Le lettere che mi scriveva ed i sentimenti dell’anima che lei dettava, che si riferiscono a quel periodo dicono in modo chiaro come affrontò quell’ultima tappa del suo doloroso calvario. Ogni lettera, ogni suo diario, furono per me una dolorosa spina perché impossibilitato di aiutarla da vicino a portare la sua croce che negli ultimi tempi diventò dolorosamente pesante. Questo abbandono in cui il Signore la volle negli ultimi anni le era stato predetto nel 1945. Predizione che io stesso non compresi. Gesù le aveva detto: ”Fui io che chiamai Don Umberto per darti luce e conforto perché ne ho veduta la necessità. Ma sarà per poco tempo”.

Alla vigilia della partenza per l’Italia Alexandrina scrive a Don Umberto: “Se Gesù mi vorrà sola, proprio sola, senza avere unito a me, o meglio presso di me, un sacerdote che mi comprenda, il mio cuore si copre di tutta l’oscurità e rimango come senza speranza; con fatica copro le lacrime e a volte non sono capace di nasconderle. Ma questo non vuol dire che non accetto con la gioia dell’anima anche questo colpo, il secondo colpo spirituale, se Gesù con esso mi vuole ferire.

Può credere, mio buon Padre, e sia questa mia lettera come un testamento, che lei è, dopo il mio primo padre, il secondo padre spirituale ad occupare posto nel mio cuore. Sono i due padri per i quali prego di più, che hanno più unione nella mia anima e che mi comprendono meglio. (…)

Addio! Non dimenticherò mai il grande bene, il grande sostegno che ha dato all’anima mia. Lo ricordo sulla terra e lo ricorderò in cielo. Molto grata. Chiede di benedirla e di perdonarla la povera Alexandrina.” Lettera 30 agosto 1948

6. Considerazioni di Don Umberto sulla direzione spirituale

“Nella direzione di anime particolari è tanto facile e purtroppo molto comune, l’errore di imporre freni e regole, che possono essere utili a un principiante. Ma quanto rispetto è necessario per non frenare anime che avanzano rapide, portate dal vento dello Spirito santo e distruggere in tal modo la vigna.

E’ tanto facile l’errore di voler plasmare una santità a modo nostro, anche modellata in una forma già approvata dalla Chiesa e vissuta in una data Congregazione religiosa. Ci si può dimenticare che ogni membro del Corpo mistico deve avere la propria struttura e fisionomia per compiere la sua missione nel mondo.

Quante volte nelle estasi, Gesù si lamenta con Alexandrina di questi errori fatti da chi dirige le anime. Noi pensiamo che tra le altre cose belle e utili che Alexandrina porta al mondo, vi sia questo messaggio ai direttori di anime. Ne riportiamo qualche stralcio. Gesù lamenta qualche volta l’ignoranza  di certi sacerdoti riguardo a ciò che è la sua vita nelle anime e quasi vorrebbe che costoro non si mettessero a coltivarle: ”Che incanti, che lezioni dai al mondo, studino i saggi, studino quelli che comprendono la mia vita nelle anime. Lontano, lontano coloro che nulla comprendono, che non vogliono comprendere quello che è mio”. 7.11.44

Questa mancanza di conoscenza del divino nelle anime è offesa di Dio: ”In te impareranno a conoscere come io mi comunico alle anime, non sanno, non studiano e con ciò fanno soffrire tanto il mio Divin Cuore”. 15.12.44

Se lo studio - prosegue Don Umberto- è una condizione base per comprendere la vita di Cristo nelle anime, la luce dello Spirito santo deve però accompagnarlo. Il 3 agosto 1945 Gesù dice ad Alexandrina che l’opera sua nelle anime è compresa quando allo studio si aggiunge la luce dello Spirito santo che si riceve se si è ben disposti. Oltre che dell’ignoranza e della mancanza dell’amor di Dio in coloro che dirigono anime, il Signore si lamenta un giorno, con Alexandrina, del numero troppo esiguo dei direttori che siano all’altezza della loro missione. Agli inetti Gesù attribuisce grandi responsabilità fra cui la mancanza di santità nel mondo, e il pericolo di perdizione dell’umanità intera.

“Sono lontani, molto lontani, gli uomini dal comprendere la mia vita divina nelle anime. Che grande dolore per il mio Cuore! Di qui il motivo per cui è così piccolo il numero delle anime riparatrici, di quelle che arrivano alla santità, alle altezze della perfezione. E’così grande il numero delle chiamate e così piccolo il numero di quelle che perseverano e sono fedeli alla mia chiamata. E sai perché? Sono così pochi i miei discepoli che comprendono questa vita divina e che sanno guidare le anime e sostenerle fino a che arrivino a me!. Ad alcune tagliano le radici, le gettano a terra, e quante volte esse arrivano a grandi cadute! Altre vengono condannate dal Direttore, dicendo loro che è falso ciò che è reale, che è umano ciò che è divino. Vedi mia sposa, vedi amata del mio divin Cuore, vedi la ferita che tutto questo mi causa. Come potranno essere salvi i peccatori, come potrà salvarsi l’umanità ?

“Sono tante le anime che ritornano indietro, le dice Gesù il giorno 15-10-44. Molte subito fin dal principio, molte non arrivano a metà del loro cammino. Vogliono tutto e non mi danno nulla. Vogliono riparare senza immolazione e sacrificio.

Se tutti i maestri e saggi della santa Chiesa comprendessero seriamente, profondamente, la mia vita divina nelle anime, sarei amato molto di più, molto di più sarei riparato”.

Il richiamo insistente di Gesù di sforzarsi (15.10.44) per comprendere sempre più e sempre meglio “la sua vita nelle anime”, mira a che ci si ispiri al Modello, onde plasmare su di esso gli altri, mira a non impedire che le anime si ispirino a Lui, e a non dare loro del nostro, rendendo artificiale la vita, a non appesantirle con luci personali che paiono buone, ma che partono dalla terra e non dal Cristo.

Queste esigenze, per svolgere nelle anime la missione di guide, prima di essere argomento di profonda riflessione per tutti i sacerdoti, lo furono per coloro che vissero a contatto con Alexandrina.”[14]

7.  Alexandrina intercede per i direttori spirituali

“A conforto e lezione per i sacerdoti che devono dirigere le anime, non vogliamo tacere questo particolare che li interessa, vale a dire che essi furono presenti, tanto presenti, nelle sofferenze più dolorose e preziose di Alexandrina. Ecco la magnifica rivelazione avuta nell’estasi del 23 marzo 1940: “Dimmi figlia mia, per chi mi offri queste ultime sofferenze della tua vita?”

“Per quello che è nella vostra volontà, mio Gesù, è solo questo che io voglio”, rispose Alexandrina.

“Mia amata, voglio che tu mi offra una parte di quelle sofferenze per i Sacerdoti, affinché quelli che posseggono la luce divina e comprendono la mia vita nelle anime, la posseggano sempre di più e non abbiano altra vita che la mia; per coloro che non la comprendono, affinché la studino, perché non studiandola e non comprendendola, non tentino di spegnere ed estinguere quella stessa vita; e per tutti quelli che mi offendono gravemente. L’altra parte è per il mondo intero, perché tutto ti appartiene, te l’ho affidato! Puoi chiedermi tutto ciò che vuoi e per tutti.

Continuerai in cielo, con tutto il potere, ad elargire tante grazie e continuerai la tua missione. Vai, mia piccola,  a scrivere tutto per tutto hai la luce dello Spirito santo”.[15]

7 ottobre 2006
Beata Vergine del S.Rosario

* * * * * 

Dalle Lettere di Alexandrina a Don Umberto M.Pasquale

Lettera 30.7.44  (il 12.7.1944 Don Umberto ha scritto una relazione su Alexandrina per il Superiore dei Gesuiti su sua richiesta)

Gesù: “Digli che gli mando la mia grazia divina e tutto il mio amore. Sono contento dei suoi desideri perché sono i miei. Gli do l’efficacia della parola, la grazia di attirare a me le anime e tutto ciò che desidera”.

Lo ringrazio con tutto il cuore e l’anima per tutto quello che ha fatto per me. Gesù lo ripaghi e lo colmi di benefici e di tutto il suo amore, perché solo lui conosce e sa il conforto che lei mi ha dato. Sento che l’ho dalla mia parte e questo mi dà molto coraggio nel mio soffrire. Dio sia benedetto! Non sono ancora odiata da tutti”.

3.11.44     “Grazie della lettera che ha avuto la carità di scrivermi. In essa mi diceva parole di conforto, ed è ciò che vale per la mia povera anima. Gesù le paghi tanta bontà col darle l’amore e le grazie che desidera”.

27.11.44 “Non voglio essere ingrata né verso Gesù, né verso nessuna creatura. Mio buon Padre, Gesù le paghi tutto quello che ha fatto per me e tutta la cura che si è presa per la mia povera anima. Sapesse quanto ha bisogno di luce!... sapesse in che mare immenso di dolore è stata immersa! Oh, se gli uomini comprendessero la mancanza di un direttore santo e saggio alla guida di un’anima! Poveretti, ignorano questa verità e necessità e, poiché ignorano, si comportano così, rubandomi tutto. Gesù li perdoni, da me sono perdonati”.

13.3.45 Nel combattimento col demonio venne Gesù a confortarmi e, fra le altre cose mi ha detto le parole che scrivo e che riguardano lei: ”Dà al mio caro P.Umberto l’abbondanza del mio amore. Digli che sono con lui quando prega, quando lavora, quando guida e incammina a me la tua anima. Dagli in mio nome i miei ringraziamenti”.

20.3.47

VIVA  GESU’! Non posso non confessare che la sua lettera fu un appoggio, fu una guida, fu un puntello nel quale mi assicurai. Ho visto che lei comprende chiaramente la mia anima, e poiché la comprende bene, ha preso lo schiaffo somigliante a quello del mio santo padre spirituale. Mi hanno allontanato da quelli che mi comprendono; (…)ciò che sento nella mia povera anima è proprio quello che lei ha capito. Io vorrei scomparire e tutti i giorni nella comunione, dico a Gesù: “Voglio essere un’ostia pura, un’ostia viva, un’ostia di sangue, in ogni ostia consacrata, in ogni pisside, in ogni tabernacolo dove abiti sacramentato. Voglio scomparire in te; voglio apparire tanto quanto appari tu in ogni ostia, poiché in essa si vedono solo le specie del frumento, soltanto esse appaiono. Nascondimi, nascondimi o Gesù; riempimi, riempimi soltanto tu!”.

30 agosto 1948 . VIVA GESU’ (..) Dopo aver chiesto luce e forza al cielo, voglio dire al mio buon padre che questa mia lettera ha lo scopo di felicitarmi (il giorno dopo è il compleanno di don Umberto) e salutare colui che tanto ha fatto per me nelle ore più tragiche della mia vita, il che non lo dimenticherò mai. Dopo averlo felicitato con l’anima e il cuore prometto che il giorno 1° settembre, suo compleanno, di fare la comunione, soffrire e pregare perché Gesù con la sua Mamma benedetta le diano le grazie più belle e le migliori benedizioni e lo facciano sempre più santo e più pieno di amore per le anime. (…) Se Gesù mi vorrà sola, proprio sola, senza avere unito a me, o meglio presso di me, un sacerdote che mi comprenda, il mio cuore si copre di tutta l’oscurità e rimango come senza speranza; con fatica copro le lacrime e a volte non sono capace di nasconderle. Ma questo non vuol dire che non accetto con la gioia dell’anima anche questo colpo, il secondo colpo spirituale, se Gesù con esso mi vuole ferire.

Può credere, mio buon Padre, e sia questa mia lettera come un testamento, che lei è, dopo il mio primo padre, il secondo padre spirituale ad occupare posto nel mio cuore. Sono i due padri per i quali prego di più, che hanno più unione nella mia anima e che mi comprendono meglio. (…)

Addio! Non dimenticherò mai il grande bene, il grande sostegno che ha dato all’anima mia. Lo ricordo sulla terra e lo ricorderò in cielo. Molto grata. Chiede di benedirla e di perdonarla la povera Alexandrina.

22.12.1948 (…)  Che altro le devo dire? Che auguriamo a lei e alla sua famiglia, a cui mandiamo rispettosi saluti, le più sante e felici feste di natale e Buon Anno. Così pure al suo Parroco. (Don Mario Catto che aveva visitato con don Umberto Alexandrina nel 1947 e ritornerà ancora nel 1953 con Alida Pasquale sorella di Don Umberto)

Le ho domandato se i suoi Confratelli le sono amici perché sono abituata che chi mi è  vicino soffre per causa mia, e potrebbe avvenire ancora la stessa cosa. (In una lettera precedente Alexandrina aveva chiesto come stava don Umberto di salute ed  aggiungeva: “ i Confratelli le sono amici? E’ compreso quel santo temperamento? Che il Signore le dia la forza per tutto: sono i miei voti al Cielo”)

A quanto pare non la rivedrò se non in Cielo, nevvero? O volontà del mio Dio! Ma per coloro che amano Dio non vi sono distanze.

6.5.49     Abbiamo molta nostalgia di lei. Deolinda e io non possiamo dimenticare le ore che ha passato presso di noi: ore tanto amare e che lei si è sforzato tanto di addolcire. Tutti gli amici si raccomandano a lei: sono gli amici di sempre.

11.6.51    gli amici sono sempre amici, sia nostri che suoi. Tutti lo ricordano con nostalgia.

(…) Gesù è contento di quanto lei fa perché tutto è da lui e per lui.

18.6.52     Grazie per le lettere, cartoline ed immaginette che ha avuto la carità di mandarci. Le sono davvero debitrice. Gesù e mammina le paghino l’interessamento.

Quando verrà a farci visita? Sarà possibile che Gesù e mammina ci facciano questa grazia?  L’aspettiamo ansiose.

Quando scriverà a casa chiedo il favore di raccomandarci alla sua buona famiglia senza dimenticare il suo parroco. Mando saluti dal medico, sposa e figli dal sig. Sampaio, figli e dagli amici.

13.1. 53  (Ultima lettera di Alexandrina) Le dico che mai la dimentico né sulla terra né in cielo; le dico che il mio cuore è pieno di gratitudine per quanto ha fatto per me; le dico che nonostante il tremendo e doloroso stato della mia anima, voglio soltanto soffrire sempre di più per amare sempre più il mio Gesù e dargli anime. Per oggi, addio. Mi perdoni e mi benedica. Sono la povera Alexandrina. 


[1] Don Umberto M. Pasquale Alexandrina  LDC 1957

[2] A distanza di tanti anni, nei mesi scorsi ci è giunta la bellissima e consolante notizia che i Gesuiti di Braga, stanno preparando la documentazione necessaria per chiedere che venga aperta la causa di beatificazione anche di P. Pinho, peraltro preannunciata dal Signore ad Alexandrina,  come si legge nel suo Diario.     

[3] Il monello di Dio Don Umberto M.Pasquale  LDC 2006

[4] Don U.M. Pasquale Alexandrina

[5] P .M. Pinho No Calvario de Balasar Ed San Paolo 1963

[6] E. C. Signorile Figlia del dolore, madre dell’amore Ed.Mimep-Docete

[7] Don U. M. Pasquale Alexandrina  LDC 1957

[8] Don U.M. Pasquale Cristo Gesù in Alexandrina Ediz.Extracommerciale

[9]  “              “                     “

[10] Don U.M. Pasquale Alexandrina LDC 1957

[11] Dalle Lettere inedite di Alexandrina a Don Umberto M. Pasquale

[12]Don U.M. Pasquale Alexandrina LDC

[13] Don U.M. Pasquale Cristo Gesù in Alexandrina Ed.Extracomm.

[14] Don U. M. Pasquale Alexandrina  LDC

[15] Don U.M. Pasquale Alexandrina LDC 1957