1946

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1946

« Mi hai dato tutto e tutto ho utilizzato per le anime »
(Momenti della Passione)

... Il Calvario di oggi è stato ancora più intenso e penoso per il dispiacere di avere forse ferito Gesù; Gli ho chiesto perdono molte volte. Ho detto a Mammina di chiedergli perdono per me. Gli ho offerto il tormento di averlo offeso per coloro che non provano dispiacere, dopo di avere peccato gravemente. Ma che grande agonia! Era la morte che invocava la vita, l'oscurità che invocava la luce. Avevo in me occhi che vedevano il mondo' e non potevano sopportare la sua iniquità così grande; ciononostante, avevo labbra che non potevano muovere contro di lui parola alcuna di lamento; avevo un cuore che lo amava e sentiva per lui la maggior compassione. Morivo schiacciata, morivo tremante di paura, senza luce. Improvvisamente ho sentito volare via da me non so che cosa, mi pareva un soffio luminoso; volò verso l'alto, verso il gaudio. Io sono rimasta nella oscurità e nella morte. Alcuni minuti dopo mi ha parlato Gesù: - Figlia mia,... tu sei come una notte senza stelle, un giardino senza fiori, un paradiso senza amore. Ma no, è solamente impressione della tua anima. Per Me in questa notte brillano, scintillano le stelle: sono stelle che dànno luce al mondo... Vedo nel tuo giardino fiori belli, fiori candidi; li colgo per Me, spargendone per il mondo il profumo salutare alle anime. Nel paradiso senza amore lo trovo tutto l'amore... È con questo amore che ti do il potere di incendiare i cuori. Diffondilo a chi vuoi, dallo attraverso le tue parole.

Hai fiducia in Me, figlia mia? Hai fiducia nel mio amore e nella mia parola? -

- Soltanto Tu sai fino a che punto giunge la mia fiducia. Io ho fiducia, ma forse non come dovrei; e poi, Gesù, non soffro come dovrei. Perdonami, non ho forze per fare di più. Ti ho offeso molto... Non Ti ho offeso? - Tranquillizzati. Tutto permetto per tua umiliazione... Fatti coraggio. Quattro anni or sono ti preavvisai della lotta che avresti dovuto sostenere, apparentemente sola. Apparentemente, perché non ti ho mai abbandonata. Oggi non ti annuncio lotte maggiori, perché le maggiori sono passate; ma ti preavviso di essere forte per sopportare la tua oscurità e la sensazione che lo sia separato da te... Confida che la mia assenza sarà solo apparente... Un anno fa ti annunciai amarezze. Sono venute e continuano, perché le gioie stesse saranno per te amarezze. Ti senti vuota, spogliata di tutto, perfino delle sofferenze stesse? Non meravigliarti: chi ha dato tutto, non possiede più nulla; mi hai dato tutto e tutto ho utilizzato per le anime... - ... (diario, 4-1-1946).

... Ebbi di notte un doloroso combattimento con il demonio... Oggi, nel ricevere la Comunione, sentivo tanto tormento per ciò che avevo passato: mi sentivo umiliata!

Gesù, nella sua bontà infinita, non si è rifiutato di entrare nel mio cuore e, rasserenando subito tutto, così mi ha parlato: - Figlia mia... rugiada che feconda e penetra nel più intimo di tutte le anime... Figliolina amata, eccomi in questo primo sabato dell'anno con la mia Madre benedetta a rinnovarti la consegna di tutta l'umanità... - ... Mammina mi ha detto: - Figlia mia, sposa del mio Gesù, soffri tutto, soffri contenta per salvare tutte le anime di questo mondo che è tuo: Gesù ed lo te lo affidiamo. - Gesù e Mammina mi hanno abbracciata e riempita di amore. Poi Gesù ha continuato: - Rinnoviamo in questo giorno l'offerta del nostro amore: è per te, perché tu lo dia alle anime... - (diario, 5-1-1946).

«Traggo da tutto il tuo dolore balsamo di salvezza»
(Momenti della Passione)

... Durante la notte dal 5 al 6 gennaio pensavo: - O Gesù, avessi anch'io, come i Magi, oro, incenso e mirra da offrirti! Ma non ho nulla. Non posso venire al tuo presepio con la mia miseria. - La mia tristezza era profonda... In quel momento vidi Gesù davanti a me: con una gran croce sulle spalle, un ginocchio a terra, il Volto divino inclinato verso di me, mi guardava con tristezza. Dietro vi erano molte persone con sguardi di rancore verso di Lui, come volessero scaricargli addosso ogni specie di sofferenza. Questa scena mi richiamava la moltitudine dei Giudei che lo insultavano lungo la strada del Calvario. Io non seppi se non ripetere a Gesù: - Sono la tua vittima. - ... Son già trascorsi 5 giorni e sento ancora in me quel Volto divino dagli sguardi tanto tristi, ma tanto pieni di dolcezza. Quanto doveva soffrire Gesù, per apparirmi in quello stato! ...Oggi, giunta al Calvario, avevo dentro di me Chi può fissare e scrutare tutte le strade di quel percorso irrigato di sangue. Questo contribuì ad aumentare il mio dolore: tanto sangue sparso corrisposto con tanta ingratitudine! Vedevo il mondo rifuggire da quel sangue e io volevo salvarlo: non c'è altro mezzo. Se potesse essere visto questo dolore! Se fosse compresa questa agonia, quante anime si salverebbero! Il cuore si struggeva in amore e Qualcuno prendeva quell'amore e lo diffondeva nel mondo: un soffio, come di vento, lo portava ovunque; anche dai miei occhi, dalle mie labbra, da tutto il mio corpo prendeva non so che cosa e lo spargeva. Io, in croce, disfatta dal dolore, agonizzavo nell'abbandono, nell'oscurità e nella morte. È venuto Gesù: - Figlia mia, vedo nella tua morte la vita delle anime. Prendo dal tuo cuore amore per tutte... Quanto vale il Calvario! Il dolore è sigillo che non si cancella; la croce è segno di redenzione. Abbi coraggio! II dolore è salvezza del mondo. Traggo dal tuo cuore, dai tuoi occhi, dalle tue labbra, da tutto il dolore del tuo corpo un balsamo salutare di salvezza. Mi rallegro nel vederti sopportare tutto con animo contento le cuore forte... Non mancano le anime disposte ad accompagnarmi sul Tabor, ma quando giunge il dolore, il Calvario, rifiutano la sofferenza: fuggono e mi lasciano solo. In te trovo tutta la generosità; mi sei fedele... - ... (diario, 11-1-1946).

... Prego e soffro senza che nulla di questo mi appartenga: non posseggo nulla da dare a Gesù. Le mie tenebre sono come leoni che tutto inghiottono...

Ero tanto prostrata per il mio Orto ed il mio Calvario!... Rare volte ho sentito come oggi il capo tanto ferito dalle spine: che dolori acuti e profondi! Tutto il capo era una piaga viva... E’ venuto Gesù: - Mia figlia, voglio la tua oscurità, il tuo abbandono, la tua crocifissione somigliante alla mia. Non dico che, nella mia Passione, il divin Padre abbia cessato di assistermi, che non abbiamo continuato ad amarci con lo stesso amore e che lo abbia perduto la mia unione con Lui e con lo Spirito Santo, no! Lo stesso avviene in te, mia cara crocifissa: hai sempre la mia divina assistenza: ti accompagno nella crocifissione indicibile... - ... (diario, 18-1-1946).

Non ho nessuno cui ricorrere: sulla terra non trovo sollievo. Chi vuole soccorrermi, non può; chi può, non vuole. Mio Dio, mi pare che queste righe siano scritte con il mio sangue, tanto grande è il mio dolore; è impossibile descriverlo; neppure il più grande sapiente saprebbe descriverlo tale quale è. Non sono già più il cencio stracciato, non sono neppure cencio, non sono nulla: il dolore ha disfatto tutto, le tenebre hanno sommerso tutto. Vincerà il nome di Gesù. - Vinci, Gesù, vinci, mio Amore! Fa' che la mia fiducia giunga dalla terra al cielo, arrivi da me a Te. - Ecco le parole che le mie labbra balbettano sovente. - Mio Gesù, dammi forza per poter dettare tutto, se questa è la tua divina Volontà; accetta il mio sacrificio! - ... Oggi, nella salita al Calvario, il cuore galoppante sembrava scoppiare per le ansie di vedere nuovi mondi di purezza e di amore da consegnare a Gesù. Mi pareva che denti di ferro scarnificassero il mio corpo. Mi sentivo ferita da molti cuori pietrificati. Su di me scorrevano il Sangue di Gesù e le lacrime di Mammina; cadevano poi su quei cuori che non si rammollivano.

È venuto Gesù: - Figlia mia, il Signore è con te, è con te la mia pace. Sei piena di grazia perché da Me l'hai ricevuta ed in te abita e vince Gesù... - ... (diario, 25-1-1946).

« Che grande esempio dài, per il tuo amore alla croce!»

... Resto sempre sgomenta in tanta oscurità... Tutto in me vedo perduto: Signore, Signore, la mia sofferenza è inutile!... O mio Calvario, ogni volta più triste e doloroso! Oh, quanto fui flagellata! Mi pare impossibile che il mio corpo non abbia i segni delle ferite e non sia rimasto disfatto... Venne Gesù: - Figlia mia... sai bene che lo sono sempre con te a raccogliere le tue sofferenze ed utilizzarle per le anime... Quali grandezze e bellezze nella tua anima!... - Mio Gesù, se io nulla vedo e trovo in me, che puoi raccogliere Tu da utilizzare per le anime? - - Ascoltami: come potresti tu vedere degli oggetti che le fiamme divoratrici di un fuoco vivo consumarono? Come potresti vedere una cosa che offristi e fu portata in un luogo ove non puoi andare? Tutto ciò che soffri, tutto ciò che fai, tutto il tuo amore è nascosto, è consumato nel mio.

Se tu potessi vedere il valore della tua sofferenza, ciò che hai fatto per Me e per le anime, l'amore con cui Mi ami, perderesti la vita, se fosse vita tua e non vita di Cristo; solamente alla luce dell'eternità tu potrai vedere e l'umanità pure vedrà quanto hai fatto e sofferto per salvarla. (diario, 15-2-1946).

Si continua a parlare della partenza del mio padre spirituale [p. Pinho]. Attorno a me sento incessantemente un mare furioso, il fischio del vento, la più spaventosa tempesta che mi si schianta contro, come fossi una banchina [del porto] cui è legato il padre... Soffro anche per la sofferenza dei miei, specialmente di mia sorella. Giorni fa ho sofferto ciò che egli soffriva a Fatima nel congedarsi dalle persone care. Nello stesso istante vedevo una mano posarsi sul mio capo: mi dava forza per proseguire fra tutti quei dolori. In ispirito mi abbracciavo alla croce e dicevo a Gesù: - Il dolore sia dolore per me e amore per Te. Sia questo un abbraccio eterno! - Così dicendo, mi sentivo scoppiare per la sofferenza. A fianco del dolore cammina la fiducia. Il dolore pare persino superare la fiducia; ma invece no. Essa lo sorpassa come il bue che va avanti all'altro più lento. Il dolore cammina cieco ma con la certezza di giungere al porto di salvezza; non qui sulla terra ove è certo di non trovare nulla. ... Sento sgomento per ciò che il Signore mi chiederà ancora, ma resta la volontà di dargli tutto: mi pare che mi porterà via la mamma e forse la sorella (diario, 17-2-1946).

Il 20 febbraio non si cancellerà più dalla mia memoria: giorno della partenza del mio padre per il Brasile. Cosa mi ha chiesto mai Gesù! Non mi aspettavo tanto! Nella mattinata di tale giorno, subito dopo la Comunione, domandai a Gesù parecchie volte se il mio padre sarebbe partito o no; ma non mi rispose. Però, anche così, continuai a rimanere nella mia fiducia, contro ogni speranza. Il Signore mi mandò qualcuno [d. Umberto] per animarmi, confortarmi e prepararmi a quello che ci attendeva. L'anima era forte. Mi sono mantenuta calma e serena, ma ciò che soffrivo non si può né immaginare né dire... Mettendomi a pregare non sapevo come orientare le mie orazioni: chiedere a Gesù il miracolo di non lasciar partire il padre spirituale, o ringraziarlo per così grande grazia, o implorare per lui un buon viaggio? Indecisa sul da farsi, presentai soltanto queste mie intenzioni a Gesù. Con la forza della mia fiducia, che non so donde venisse, dicevo: non è partito, non parte. Come mi ingannavo! Il dolore era lacerante. Ho detto: sono arrostita come San Lorenzo; ma è fuoco peggiore: mi brucia lo spirito, mi stanca l'anima... Fiduciosa soltanto nel Signore e nella sua provvidenza, mi venne in mente Abramo con il suo Isacco... Non sapevo che a quell'ora il bastimento navigava già in alto mare portando lontano il padre. Quanto devo ringraziare il Signore di avermi aiutata a vincere tutto con serenità e rassegnazione!... E ora che fare? Continuare a confidare e a sperare nel Signore, raddoppiare le mie preghiere e, con gli occhi al cielo e il cuore in alto, attendere serena e soffrire tutto per amore. Ieri mattina, dopo la Comunione, dissi a Gesù: - Mi affido a Te per tutto e Ti prometto di fare tutto il possibile per non preoccuparmi più se questo o quello compromette la tua divina causa: se è tua, io non devo preoccuparmene, ma Tu solo. Io voglio, mio Gesù, e prometto di fare ogni sforzo per compiere tutto nella maggior perfezione possibile ed amarti con tutto l'amore di cui è capace il mio cuore... - Nel pomeriggio ho saputo dell'ora e di tutti i particolari del congedo e della partenza del padre. Ho voluto essere forte, nascondere le mie lacrime, ma vi sono riuscita per poco tempo: ho potuto soltanto soffocare i singulti... Mi pareva un dolore senza fine: l'ho offerto a Gesù, benedicendolo e lodandolo per tutto.

Come avevo promesso a Gesù di non pronunciare una parola di gioia né di soddisfazione se il padre non fosse partito, così Gli ho promesso, con il suo aiuto, di non dire una parola in sfavore di coloro che lo hanno fatto partire e che mi hanno fatto soffrire tanto...

Dopo la Comunione ho fatto un breve ringraziamento perché le forze non mi consentivano di più. Ho recitato il « Te Deum » leggendolo su un libretto che mi ero fatta prestare per recitarlo come ringraziamento nel caso il padre non fosse partito; l'ho recitato ugualmente, convinta di dare così più consolazione a Gesù: benedirlo tanto nel dolore quanto nella gioia... ... Venne il mio Gesù: - Figlia mia, cuore d'oro, cuore di fuoco, anima pura, candida, vieni a Me, vieni al mio Cuore per ristorarti in così amaro dolore: vieni a prendere coraggio, conforto e fiducia. - - Mio Gesù, sai bene che solo in Te confido, non in me, e sai come hai permesso che io mi ingannassi o che il demonio mi ingannasse... - Tranquillizzati e ascoltami. Non ti ho ingannata, tu non ti sei ingannata ed il demonio non ti ha ingannata, perché Io non l'ho acconsentito. Tutto ciò che ho fatto non è stato né per umiliare te né coloro che Io amo e che si prendono cura della mia divina causa, ma per renderli più fermi e più disponibili...

Figlia mia, mi è costato assai non dirti tutto ciò che stava succedendo: ti ho dato coraggio e fiducia, in tutto questo tempo, perché tu potessi resistere ed avessi la forza per ricevere questo colpo tanto duro... Ti ho promesso di liberarlo [p. Pinho]: è stato questo il mezzo migliore per la sua liberazione. Non è partito spiritualmente, è rimasto con te. Ciò che Io ho unito, gli uomini non possono separare.

Coraggio... Che grande luce dài al mondo; che grande esempio per la tua disponibilità e per il tuo amore alla croce! - (diario, 22-2-1946).

Sono nelle mani di Dio per tutto quanto vuole: Egli sia la mia forza.

... Il dolore, la nostalgia del mio padre partito per il Brasile hanno raggiunto l'apice, non possono crescere di più... Ma lo [p. Pinho] sento nella mia anima con una unione tanto forte come non mai... Partì il corpo, ma rimase nel mio calvario la vita della sua anima: è ciò che sento... I miei occhi non possono frenare le lacrime, ma sono lacrime di disponibilità, di pace, di amore. Mentre gli occhi piangono, l'anima si eleva, si prostra davanti a Gesù e gli sorride e, come avesse braccia, le distende per lasciarsi crocifiggere e nella maggiore tranquillità, con la migliore volontà, dice a Gesù: - Voglio, accetto l'immolazione, il sacrificio per tuo amore... - ... (diario, 26-2-1946).

Nulla più del dolore ci insegna ad amare Gesù
(Momenti della Passione)

... Potessi e sapessi parlare, quanto avrei da dire sul dolore! Il dolore è ciò che vi è di più sapiente, è la scuola più sublime; nulla più del dolore ci insegna ad amare Gesù; esso ci incammina e ci guida verso di Lui. Il dolore getta radici in profondità, radici che legano l'anima a Gesù. Quali segreti esso nasconde! Il dolore unisce l'anima a Gesù e fa che essa viva soltanto di Lui e per Lui. È il fondamento più sicuro per il grande edificio dell'amore e dell'unione a Gesù... (diario, 1-3-1946).

Vorrei consolare e confortare tutti; vorrei dare gioia a tutti i cuori. Vorrei sfamare tutti gli affamati, vorrei vestire tutti gli ignudi. Quanta pena sento per i poveri! Ma specialmente per Gesù: sento che è Lui il povero più bisognoso; necessita che Lo rallegri e Lo conforti. Potessi consolarlo ed amarlo!... Soffro tanto, ma le mie sofferenze non riescono a dargli consolazione e gioia... Durante la notte il dolore consumava il mio corpo e l'anima: ero in un vero martirio. Gesù e Mammina mi stavano sempre sulle labbra e nel pensiero... Dopo la Comunione, Gesù non tardò a confortarmi: - Ho sete, figlia mia, sete che consuma il mio divin Cuore. Tu sai, o sposa amata, che sete è questa: è sete di anime. Sono così poche quelle che mi amano, è così ristretto il numero di coloro che mi dànno consolazione vera, anche fra quelle che dicono di amarmi e di essere mie spose! Non fanno le cose come devono, con fine retto e puro. Quante fra le scelte vengono meno al mio amore! Mi vogliono solamente quando vedono rose e consolazioni; quando le spine le feriscono e la croce pesa, quando il cammino diventa sassoso, buttano tutto a terra, fuggono, disprezzano le mie grazie... -

- Mio Gesù, se qualcosa in più posso fare o soffrire, sono pronta a tutto. Non Ti ho mai dimenticato; sono sempre la tua vittima... - ...Di' al tuo padre [Pinho] che ho raccolto le vostre sofferenze, digli che ho scelto lui per luce e guida della tua anima e non vi rinuncio. Ho unito le vostre anime, non le disgiungo, né le lascio disgiungere. Grande consolazione ho ricevuto dalla sua obbedienza ed umiltà. Egli sarà sempre il maestro di grandi anime... - (diario, 2-3-1946).

... Il giorno 13 ho ricevuto un regalo dal cielo. Da tanto tempo non ne ricevevo! Avrebbe dovuto essere per me una grande gioia, ma non lo fu: rimasi indifferente, come non fosse per me. L'apprezzai molto, ma l'apprezzamento non era mio. Ne ringraziai Gesù e Mammina, ma anche i ringraziamenti non erano miei... Io rimasi sempre senza nulla... Il maligno mi presenta alla immaginazione tutti i dubbi. Sorride nel vedere che mi sento senza nulla e continua a mostrarmi la mia vita come perduta.

Io, alzando gli occhi al cielo e su Gesù crocifisso, Gli dico: - Sono la tua vittima, non voglio stare nel mondo se non per soffrire e fare la tua santissima Volontà. -

E, voltandomi poi verso il Sacro Cuore, Gli dico: - Dammi, Gesù, il fuoco del tuo Cuore, sii la mia forza; dammi la tua pace. - E rimango serena e rassegnata. L'anima è contenta, sorride al dolore e alla croce. Vedo le sofferenze; vedo la morte corrermi incontro e la temo; ma questo timore non mi impedisce di volerla, di desiderarla.

Con questa visione del dolore e della morte, camminai, o camminò Gesù in me, affrettatamente verso l'Orto. Che grande silenzio! Che grande insegnamento! Quanto posso imparare da Gesù a soffrire serena, in silenzio; a soffrire amando!

Bevvi con Lui il calice dell'amarezza fino all'ultima goccia; il mio cuore fu spremuto con il Suo nello stesso calice e così unito fu offerto all'eterno Padre; nella stessa unione fui angosciata e sentii sgomento. Talvolta, come esempio per me, sentii la Sua disponibilità, la pace e il sorriso della Sua anima, e il Suo sguardo dolce e sereno verso l'eterno Padre. Potessi accettare e soffrir tutto a somiglianza di Gesù! Questa mattina ho sentito sul mio corpo tanti flagelli: mi pareva che le spalle, le costole ed il petto ne restassero scarnificati... Lungo la strada del Calvario era tale la furia con cui ero trascinata che cadevo battendo il viso ora su una pietra ora sull'altra... Dall'alto della croce, prossima a spirare, sentivo che il mio cuore stava abbarbicato con radici d'amore a tutti i cuori umani. E lo sguardo più tenero usciva dai miei occhi moribondi, dirigendosi a tutto il mondo; ho potuto sussurrargli: - Può la tua ingratitudine esigere di più da me? - ... Non ero io, era Gesù; ma sentivo tutto questo tanto al vivo come se fossi io. E’ venuto Gesù: - Figlia mia, colomba bianca e pura, ti ho collocato in questo calvario, in questa continua immolazione, in giorni quanto mai tragici per l'umanità... Abbi coraggio. Io sono con te; gli uomini non possono separarci, non possono impedirti di salvare le anime. Mi causa dispiacere che la maggior parte dei miei discepoli non comprenda la mia vita nelle anime! Quanti la distruggono, tagliandone le radici e, peggio ancora, bruciandole perché non attecchiscano più. Coraggio, figliolina: questo in te non succede... (diario, 15-3-1946).

Lacrime di nostalgia, di rassegnazione, di pace

« Mio buon padre [Pinho] ... Non mi pare realtà, ma sogno, il ricevere una sua lettera e potere rispondere! Potrò farlo? Aspetto ordini. Non voglio affatto disobbedire. Scrivo ancora con paura. Il mondo è tanto cattivo. È vero che non ho commesso nessun crimine per essere trattata così, ma meglio soffrire una vita intera da innocente che un solo momento da colpevole: è tanto bella l'obbedienza e piace tanto a Gesù!

La sua lettera mi giunse il giorno 13. Fu un regalo di Gesù e di Mammina. L'apprezzai molto, ma l'apprezzamento non mi apparteneva, non era mio. Mi caddero le lacrime involontariamente: lacrime di nostalgia, di pace e di rassegnazione.

Oggi è un mese che la mia anima l'ha veduta partire e l'ha accompagnata con grande dolore in alto mare, in quel lungo e doloroso viaggio. La visione era chiara; l'ha accompagnata giorno e notte; giorno per giorno lei diventava sempre più minuscolo finché, tra l'uno ed il due di marzo, scomparve. L'anima cessò di vederla, ma non di sentirla. Sapesse come è questo sentimento! E io sapessi spiegarmi!...

La distanza che ci separa ha unito fortemente, come mai,. le nostre anime... Come sono unita a Gesù e non cesso di pensare a Lui, così sono unita all'anima del mio padre e lo ricordo sempre con profonda nostalgia: nostalgia che di tanto in tanto mi spreme lacrime dagli occhi; con grande sforzo le obbligo a nascondersi.

A volte esamino la mia coscienza: sarà attaccamento e affetto esagerato? Non è. Rimango in pace; Gesù vede e sa. Non scambierei l'amore per Gesù con quello per il padre e per tutte le creature del mondo: Egli è il principio e il fine del mio vivere; ed è Lui senza dubbio che ha unito così le nostre anime. A quattro anni dalla nostra dura e dolorosa separazione, quando mi pareva di non resistere ai desideri e alle ansie che lei venisse ad incoraggiarmi e a guidare la mia anima verso, Gesù, venne il colpo ancor più puro, inflissero nel mio cuore il più doloroso pugnale: pugnale che non uscirà mai più, ferita che non si chiuderà se non quando lei sarà davvero qui. Ho sperato fino all'ultimo momento, convinta che lei non partisse. Ma sia benedetto Gesù! Non basta tutta la mia vita, non basta tutta una eternità per ringraziarlo di così grande grazia: non è venuto meno nel darmi forza e grande rassegnazione. Ho pianto molte lacrime, ma silenziose, calme e serene. Il maligno mi ha tormentata con grandi dubbi e col mostrarmi la mia vita tutta inutile, ma, con la grazia di Dio, ho vinto tutto e mi pare senza offesa per Gesù. Egli sa che, mancandomi lei, mi manca tutto; Egli conosce l'abbandono in cui mi trovo...

D. Umberto mi è molto amico e comprende molto bene la mia anima, ma ben presto anch'egli ricevette la proibizione. Tuttavia, nonostante che mi comprenda e mi abbia sostenuta in ore tanto tragiche, sentii sempre che il mio padre era la prima e l'ultima luce della mia anima. Non tralasciò mai di occupare nel mio cuore lo stesso posto; Gesù non lo ha tolto di là. Era ed è il primo per cui pregavo e prego. E D. Umberto, poverino, mi diceva: - Io non voglio per nulla intromettermi. Voglio soltanto sostenere la sua anima. Il suo vero direttore è il padre (Pinho). -

Povera me, e povera Deolinda, se in questi tristi e lunghi anni il Signore non mi avesse lasciato un medico tanto buono e santo! Nessuno vorrebbe trovarsi nelle sue condizioni. Ci è molto amico; amico saldo della causa di Dio; è anche amico, amico sincero, di lei, padre... P. Alberto pure mi vuol bene, e sa perdonare i peccati benissimo. Molte lodi siano date al Signore!... A quando la felice notizia del suo ritorno, con libertà di prendersi cura della mia anima fino alla fine?... » (lettera a - p. Pinho, 20-3-1946).

Piccolo grappolo d'uva spremuto al massimo
(Momenti della Passione)

Il Signore sia con me: mi sento tanto estenuata che solo da Gesù posso ricevere forza...

Il mio letto è come una graticola attraverso la quale sale verso di me il fuoco più vivo e bruciante: mi sento tutta circondata da fiamme che consumano e distruggono il corpo e anche l'anima... Quanto soffro, ma quanta sete ho ancora di maggior sofferenza! Sono stanca del mondo, mi vergogno di lui, sono obbligata a lasciarlo: quale varietà di sofferenze! ... Ieri sentii che catene di fuoco mi tiravano verso l'Orto: era l'amore, soltanto l'amore. Prostrata a terra, sentivo strappi e tali scossoni nel corpo da darmi l'impressione che perfino le ossa si rompessero: era lo spavento, era la previsione delle sofferenze... Ed oggi, sul Calvario, mentre mi sentivo conficcare i chiodi nei piedi e nelle mani, sentivo come se nel cuore me ne conficcassero uno più duro e doloroso...

È venuto Gesù nonostante la grande paura che avevo di Lui: - Non temermi, figlia mia: sono tuo sposo e tu sposa mia... sono tuo Padre e tu la mia figlia amata... Sai, figlia mia, ciò che è questo timore del tuo Gesù? È stato il timore che lo ho sentito del mio eterno Padre. Mi sono coperto, mi sono rivestito delle immondezze della umanità, ho assunto tutto su di Me e mi sono vergognato davanti al Padre mio.

Non sei tu la vittima del mondo, non vittima di giorni e di ore ma di tanti anni? Non ti ho consegnato l'umanità? Ecco la ragione del tuo timore. Salvamela. Soffro tanto! Vorrei anime che, come te, continuamente si lasciassero immolare con uguale generosità e amore... - (diario, 22-3-1946).

Hanno prolungato sulla terra il mio martirio. È vero che io voglio soffrire, ma voglio saper soffrire come Gesù lo desidera, con la perfezione che Egli vuole.

Questi ultimi tempi sono stati per me un doloroso calvario. Quanto ho sofferto! Mi sarebbe stato del tutto impossibile fuggire il dolore anche se lo avessi tentato: tutta la terra, tutto il mare, tutta l'aria erano dolore. Ahi, quanto costa il dolore! E tanto più costa, quanto più si vuol dare e meno si trova da dare. Non avevo nulla da offrire a Gesù: mi sentivo incapace di tutto; solamente di tanto in tanto potevo offrirmi come vittima. Mi pareva perfino di essermi dimenticata completamente di Lui; sentivo di perdere la Sua unione divina. Perfino nell'agonia dell'Orto mi sentivo indifferente ed estranea a tutto. Oggi solo la violenza del dolore mi ha forzato a camminare lungo il Calvario, o, meglio, è stata la violenza del dolore che mi ha portata fino alla cima, sbattendomi contro le lastre di pietra, mentre venivo trascinata rabbiosamente.

Qualsiasi parola o atto d'amore usciva da me come da un mare ghiacciato e morto... Tanto dolore senza valore, tante tenebre senza luce! Mi pareva che non vi fossero più sofferenze che potessero avere valore, che potessero dare la vita all'umanità morta e perduta. È venuto il mio Gesù: - Figlia mia, sai chi ti chiama? È quel Gesù, amore del tuo cuore, quel Gesù dal quale ti senti abbandonata, quel Gesù che in questi ultimi tempi ha spremuto al massimo il suo piccolo grappolo d'uva... Coraggio, sono sempre con te!... - - Mio Gesù, ho sofferto tanto e non ho saputo soffrire; invece di essermi unita di più a Te mi sono sentita del tutto separata; ho sofferto tanto e non ho visto nulla da offrirti; solo tardi e a stento mi sono ricordata di chiederti più anime: tutto questo mi fa soffrire. -

- Ascolta, non sai tu il valore della elemosina? Non sai come lo voglio che essa sia fatta? Ciò che tu vorresti vedere, non fa in tempo ad apparire che lo me ne sono già impossessato. - Tu vuoi, o Signore, che una mano non sappia quello che fa l'altra? Sta bene, Gesù, ma io vorrei saperti dare le mie sofferenze per poter salvare le anime. - E se ne sono salvate. Figlia mia, stai rifornendo un così grande granaio che neppure in molti anni di carestia le anime morirebbero [alla grazia] per mancanza di aiuto. Tu sei alimento delle anime ed lo ho predisposto tutto perché non muoiano di fame. (diario, 5-4-1946).

Solo l'anima può sorridere ed abbracciare così grande sofferenza
(Momenti della Passione)

... Quanto mi costa parlare per dettare! Se sapessi offrirea Gesù questo sacrificio!

Mi sento sempre più sola... Persino Gesù pare che non esista e non sia più la vita della mia anima: sento di aver perduto completamente la mia unione con Lui.

Non sentivo che Egli era unito a me, ma sentivo il mio sforzo a volermi unire a Lui, a non perdere neppure un momento la Sua dolce compagnia. Ora invece, mio Dio, è morto tutto, non sento più il mio sforzo e tutta la nostra unione. Quando mi ricordo di Gesù e sento questa dura separazione, la sofferenza della mia anima è molto dolorosa, indicibile... La vita è lunga: non so come posso stare qui. Perfino i gorgheggi degli uccelletti mi feriscono; i fiorellini degli alberi che vedo dalla finestra della mia camera, perfino essi, mi fanno sanguinare il cuore. Il demonio si ostina a volermi persuadere che la mia vita è di inganni. O mio Dio, che vita dolorosa! Soltanto l'anima può sorridere ed abbracciare così grande sofferenza: il sorriso delle labbra è ingannatore...

Nell'Orto mi sono spaventata prevedendo la salita al Calvario... Tutte le sofferenze sono state anticipate; ho incominciato a tremare...

Col mio corpo disfatto ho camminato verso il Calvario... E’ venuto Gesù...: - Figlia mia,... unisco il tuo al mio divino Cuore, è un solo cuore, una sola vita. Ti do una goccia del mio Sangue, per continuare il miracolo che tu possa vivere e resistere al dolore, al tuo martirio... perché tu dia la vita alle anime e le faccia trionfare nella guerra contro il male... ...Coraggio, mia colomba, non mi hai perduto, non mi hai fuggito... Nella oscurità del tuo spirito, che quasi non potrebbe aumentare di più, non senti l'unione con Me e non vedi come corri verso di Me. Oh, se ti fosse dato di vedere come tu sei in Me ed Io in te; nulla ci può separare!... - (diario, 12-4-1946). ... Nella notte dal 14 al 15 il demonio, dopo molte scene laide, insulti e parole maliziose, mi disse: - Guarda, 21 anni perduti! Che ti valsero tante sofferenze? Tanti anni perduti, anni di falsità!...

... Sento ciò che ho provato quattro anni or sono: le bestie e gli uccelli di rapina. Le prime bevono il mio sangue che bagna la terra, gli altri con i grossi becchi mi mangiano le carni; altri ancora rodono e mangiano le mie ossa. Quanto si soffre in questo silenzio!

In tale stato ho sofferto l'Orto, spremuta al massimo... Sono stata in un luogo più appartato a pregare sola, poi ho cercato la compagnia di coloro che amavo...

Oggi, lungo il cammino del Calvario, sentivo strumenti di ferro tagliarmi le poche carni che mi restavano: trapassando i nervi, giungevano alle ossa. Ad ogni passo stavo per morire. Una vita dall'alto sosteneva il mio corpo ormai sfinito; quando cadevo, già quasi morta, ero trascinata dalle corde. Sentivo che soltanto quella vita là dall'alto era il sostegno del mio corpo già moribondo: non era vita né forza umana. E' sulla cima, già in croce, quella stessa vita continuava ad essere la forza per sopportare tanto dolore. Quando ne sentii la separazione, già il cuore aveva dato tutto il suo sangue, già il mio grido sembrava avere echeggiato più volte nel mondo intero; allora quella vita è salita in alto,... il corpo è rimasto morto... È venuto Gesù: - Figlia mia,... sono il tuo Gesù, resto sempre in te; in te si riproduce tutta la mia Passione: sei la copia più fedele di Cristo Redentore. Io seguo con te passo per passo il cammino del tuo calvario... Come è bella la tua missione!... - Mio Gesù, io non faccio nulla, io non so soffrire... In me è tristezza, la massima tristezza; eccetto l'anima, soltanto l'anima sorride sempre al dolore, alla croce, al Tuo amore. - E non è necessario di più, mia cara: questo sorriso dell'anima è tutto... - ... (diario, 19-4-1946).

Non so dove mi trovo. Mi pare di non aver neppure un soffio di vita.

Nella festa di Pasqua io venni in questo luogo non so da dove; non comprendo la vita che ho ricevuto`; mi trovai in un carcere, in una nera prigione per dare la libertà a tutti coloro che colà si trovavano: le porte si spalancarono e tutti quelli che vi stavano volarono verso l'alto... Gli animali continuano a distruggere e a divorare il mio corpo. Una parte di esso è scomparso. E l'amore di Gesù mi pare che non esista in me: non ho nulla per Lui; non ho nulla per le anime. Soffro orribilmente per la sua perdita. Mi spaventa l'abbandono in cui mi trovo: la separazione totale di coloro che mi sono cari... I miei occhi non tralasciano di fissare Gesù e Mammina per chiedere aiuto, per chiedere coraggio e amore. - Mio Gesù, si è salvata l'anima di quell'uomo che è caduto nel fiume? - - Sì, figlia mia, fu alle undici e mezza di notte che comparve alla mia presenza divina. Come è stato bello e incantevole il momento in cui mi vide dinanzi a sé, prima ancora di chiedergli i conti!... Mi ha detto: « Perdonami, perdonami, mio Gesù! Sei tu il mio Signore ». Gli ho perdonato e fu salvo! - (diario, 26-4-1946). Non ho cuore per potere ammirare la grandezza del Signore; già non posso soffermarmi a contemplare i fiori che mi piacevano tanto e vedere in essi la potenza di Dio: il cuore non resiste e mi fugge non so dove. Gli orecchi non possono udire le cose di questo mondo. Mi pare che tutto mi inviti a lasciarlo, a fuggirgli. Le fiere e gli uccelli di rapina hanno già ultimato il loro compito; non hanno più nulla da mangiare -. Sento come se tutto il corpo stesse scomparendo e mi lasciasse il dolore per tormentare i sensi, comunicanti l'uno con l'altro per un filo. In questi giorni ho sofferto nei sensi come durante la prima crocifissione. Non avevo mai più sofferto odori tanto orribili. ... Ho sofferto l'agonia dell'Orto: tutto il suolo si avvolgeva attorno al mio corpo come fosse un lenzuolo, ma un lenzuolo di dolore, di sangue... Oggi mi sono sentita davanti ad Erode: occhi bassi, labbra mute, coperta con un vecchio manto a udire gli scherni e lo schiamazzo del popolo.

Presa la croce, ho proseguito verso il Calvario, irrigando la terra con il sangue delle ferite del corpo e del capo. Sentivo le gocce colare sulle guance ed altre sulle spalle; sentivo il cuore maltrattato e schiacciato da tutta l'umanità... Dietro, molto affrettata ma ancora lontana, veniva Mammina a cercare Gesù che camminava in me... Mai ho sperimentato tanto grande sfinimento dall'ultima crocifissione fisica... È venuto Gesù: - Figlia mia, vengo a te per confortarti e dar vita al tuo cuore... Come premio di ciò che soffri per le anime, quando verranno presso di te i peccatori in pericolo di perdersi e tu mi dirai: « Gesù, desidero che questa anima sia scritta nel tuo divin Cuore perché si salvi » allora le tue parole saranno subito ascoltate... Ti prometto ancora che dopo la tua morte, presso il tuo sepolcro, molti cuori si incendieranno di amore per me, molti saranno fortemente scossi e si convertiranno... - (diario, 10-5-1946).

In unione con i pellegrini a Fatima

« Mio buon padre [Umberto] ... Sono sempre la stessa, la povera Alexandrina.

Deolinda è giunta da poco a casa [da Oporto] e, siccome per andare a feste nessuno è zoppo, si è già combinato tutto ed è quanto le voglio esporre. Viaggeranno venerdì notte con il treno per Entroncamento ze, perché più comodo. Ora le chiedo il favore di comprare sei biglietti per le quattro "Maddalene", per il padrino, che ne soffrirebbe se non andasse, e per quella nostra zia di cui le ha parlato Deolinda; la zia, appena sarà costi, le darà il danaro del suo biglietto; ella può pagare. Proprio ieri ho ricevuto una lettera della signorina Maria za nella quale mi spiega tutto e manifesta il desiderio che vadano alla vigilia. Mi dice di combinare con lei l'orario e di comunicarglielo; usi questa grande carità di trasmetterglielo e di dirle che va anche questa mia zia. Mi prega di non portare i viveri, ma non sarà troppo? Non è abusare della loro bontà, tanto più che gli ospiti sono aumentati? Faccia il favore di informarla bene di tutto. Non è necessario che si incomodi per i letti: basta una camera per il reggimento e un'altra per il comandante.

Se non accade nulla di nuovo, venerdì pomeriggio saranno da lei [ad Oporto]. Io, poverella, non sono nata per godere queste belle cose, ma approfitto di queste grazie immeritate come fossero per me. Gioisco nel vedere i miei contenti e soddisfatti per la bella sorpresa che la signorina e la sua buona mamma' hanno fatto loro impegnandosi di portarli con la macchina alla Cova di Iria [Santuario di Fatima]... » (lettera a d.Umberto, 7-5-1946).

... Gesù ha permesso che i miei potessero andare a Fatima il 13 maggio. Mi sono fatta forte, mi sono sforzata il più possibile di mostrarmi contenta perché. stentavano a staccarsi da me. Si avvicinava il giorno della partenza... Soffrivo immensamente: chiedevo a Gesù che mi desse forza per nascondere la mia sofferenza e vederli quindi partire contenti. Gesù mi ha ascoltata... Appena partiti, si impossessò di me un tormento indicibile...: mi pareva di vederli tornare dalla Cova da Iria in automobile, tutti gravemente feriti ed inzuppati di sangue; vedevo che ero io la causa di tanto grande disastro perché io li avevo spinti ad andare; non fu sofferenza di minuti, ma di ore... Persone che mi vogliono bene mi hanno portato una radio affinché potessi seguire le funzioni di Fatima: ero stata io ad esternare questo desiderio. Ne ho gioito tanto quando l'ho avuta: sembravo una bambina attorniata da bei giocattoli. Ne ero meravigliata ed ho pensato: nessuna cosa del mondo mi rallegra; sento gioia soltanto nel dolore e nel fare la volontà di Dio; perché mai provo questa allegria? Mi hanno spiegato che non c'era da meravigliarsi, perché la mia gioia era per motivi di cielo e non della terra.

Di notte, dal giorno 12 al 13, nell'ora in cui si doveva sentire ciò che avveniva a Fatima, dalla radio siamo riusciti a ricevere solo da altre nazioni e non dal Portogallo! Sono ritornate le sofferenze... Sia fatta la volontà del Signore: io non merito nulla.

Improvvisamente la radio ha incominciato a trasmettere da Fatima: ho potuto pregare a voce alta con quelli che erano vicini a me; uniti ai pellegrini di Fatima abbiamo fatta l'adorazione. Il giorno 13, di mattina, non si è riusciti ad udire dalla radio se non qualche nota dell'organo e nulla più. Che desiderio avevo di udire ciò che avveniva a Fatima!... Ho finto allegria per nascondere il dispiacere e con una forza nuova, venuta dall'alto, ho pregato insieme ai presenti e cantato lodi alla Madonna. Quando tutti si sono ritirati dalla mia camera mi sono sentita oppressa dal dolore... (diario, 17-5-1946).

grande l'umiliazione che proviamo perché non ci sentiamo degni di riceverla qui. Ma che sarebbe di noi se il Signore facesse distinzioni fra ricchi e poveri? Ci sentiamo più umiliate perché indegne di accoglierla qui... Sia lodato il Signore per tante sofferenze che permette ed esige da noi... » (lettera a d. Umberto, 20-5-1946).

« Cara signorina Maria... Sentiamo proprio vergogna: se avessimo saputo chi è lei, non avremmo osato tanto! Ma l'espressione "oh, se avessi saputo" arriva sempre tardi... Che lei non si sia sentita umiliata nel ricevere i miei in casa sua è veramente degno di ammirazione. Gesù le paghi quanto ha fatto per la mia famiglia. Potrà averne ricompensa solo dal cielo. Le chiedo perdono per qualsiasi mancanza che possono avere commesso. Ci conosce tutti, quindi abbia pazienza... » (lettera a Maria Sommer, maggio 1946).

« Cara signorina Maria... Ho sofferto nel sapere che la mia lettera l'ha rattristata. Creda che non volevo farle dispiacere. Sono state la sua bontà e delicatezza e soprattutto la sua grande umiltà a spingermi a parlare come ho fatto. Continueremo a trattarla come prima.

Per accontentarla, dal momento che ho incominciato male, voglio in questo fare male fino alla fine. So molto bene che le ricchezze sono un dono di Dio, ma era mio dovere trattarla per chi è. Però io non sapevo. Mi perdona? Quando potrà ritornare qui la riceveremo con tanto piacere, sempre con lo stesso trattamento, con disinvoltura.

Il passaggio dalla Cardiga non ha mortificato i miei, anzi ne sono ripartiti contenti e ammiratissimi; non soffra per questo... E ora che dirle? Che non la dimentico mai e, nonostante la mia grande miseria e indegnità, la tengo in posto molto distinto nel mio cuore perché così, molto unite, ameremo tanto Gesù e la cara Mammina... » (lettera a Maria Sommer, 19-61946) 33.

«Dopo la tua morte avrò molte anime eucaristiche»
(Momenti della Passione)

... Nella notte dal 17 al 18 fui tormentata con grande violenza dal demonio; venne tre volte con piccoli intervalli: prima sotto forma di uomo malizioso, poi di cane... da ultimo accompagnato da una moltitudine di demoni per tormentarmi di più. Appena potevo invocavo Mammina e Gesù, rinnovavo a Gesù l'offerta di vittima: - È per Te e per le anime. Io non voglio peccare, Tu lo sai: aiutami!... - I miei dolori nell'Orto furono di tutte le specie. Grande fu l'amarezza. Nell'agonia mortale mi rotolai sul suolo parecchie volte. Il peso schiacciante dei peccati di tutti gli uomini sembrava spremermi tutte le vene fino a farne sprizzare il sangue che inzuppava i vestiti tanto che li sentivo come incollati al corpo; ne vidi inzuppata anche la terra. Gesù, parlo di Te, non di me perché soltanto Tu hai sofferto in me e non io; però ho quasi agonizzato con Te.

Nella stessa unione con Gesù oggi sono caduta con la croce che pesava su di me; un braccio di essa mi ha colpita sul petto ferendomi il cuore; per qualche istante sono rimasta svenuta, come se non avessi vita. I carnefici mi hanno fissato incuriositi pensando che fossi morto. Con rinnovato furore mi hanno trascinato bruscamente facendomi battere sulle lastre di pietra. Dalle spine del mio capo si sono aperte altre fonti di sangue. Nonostante tutto, dal mio cuore uscivano per i carnefici soltanto amore e compassione. La marcia si è fatta ancor più accelerata: la rabbia dei carnefici bramava di vedermi sulla cima del Calvario per condurre a termine i loro malvagi intenti.

- Perché mi ferite così, se vado a morire per voi? - sussurrava Gesù nel mio cuore...

È venuto Lui, ma non con premura: ha tardato assai: - Mia sposa, sposa angelica, sposa dell'Eucarestia, vengo a te con - fame, sete e freddo. La mia fame e sete sono di anime e di cuori. Dammeli! Sazia il mio divin Cuore. Vengo con freddo e voglio riscaldarmi al calore del tuo amore, al fuoco del tuo cuore. Vengo perché espulso da cuori gelati o tiepidi: sono ghiacciato nella loro freddezza. Non li ho mai abbandonati, ma sono stato obbligato a lasciarli: mi hanno espulso per far posto al demonio. Prima però mi hanno preso, ferito, coperto di spine. Alla porta dei loro cuori ho bussato, ho chiamato tante volte con dolcezza e tenerezza di padre. Ho chiesto loro di accendere il fuoco del Mio amore nei loro cuori; non mi hanno ascoltato, non hanno voluto udire e hanno accolto il demonio. E furono tanti questa notte ed anche oggi. E sai chi? Erano sacerdoti, qualche religioso, qualche religiosa e « anime pie ». Come Mi hanno offeso e ferito! Non ti parlo poi del numero incalcolabile di altri peccatori che Mi hanno offeso orribilmente e di tanti cui fra poco chiederò i conti. ... La tua vita è un insieme della vita di Cristo e della Madre mia benedetta... Confida; Io non vengo meno. Sei la colomba dell'Eucarestia; continui a volare al mio tabernacolo per deliziare il mio Cuore; è per questo che ti chiamo sposa eucaristica. Grazie al tuo fuoco eucaristico, avrò, dopo la tua morte, molte anime e spose eucaristiche... - (diario, 24-5-1946).

«Desidero che vengano alla scuola della tua cameretta»
(Momenti della Passione)

Il mondo dorme. Che mortalità generale! Dorme nel fango, nelle tenebre, nel peccato. Sento che è così, e mi sento io pure in un grande cimitero dove si incontra solo il silenzio della morte: vi sono sepolta, già senza carne, senza ossa e senza cenere. Il mio sforzo per rialzarmi, per uscirne e riunire nuovamente tutto il mio essere, è inutile.

L'oppressione delle umiliazioni non cessa. Essa non trova più in me né corpo, né spirito, né anima da schiacciare, ma mi pesa ed opprime nel dolore stesso: lo rialza, lo ravviva, non lo lascia in pace... Ed io rimango sulla croce, sempre sulla croce.

La vita che ha lasciato il corpo ed è fuggita verso l'alto, soffre: sta là, vive là, lontano, molto lontano. Ma, oh, quanto soffre quella vita! In quanto a me, sento di non avere più né spirito né anima; è fuggito tutto; tutto si è allontanato dal corpo, dal corpo che non ha neppure ceneri, ma sente tutti gli effetti del dolore. Che triste e dura separazione!

Sì, questa vita che si è allontanata da me vive in alto, ma continua a liberare anime: è in un lavoro continuo, come se stesse ad aprire porte. Da queste porte escono stormi di anime che salgono, attraversando nuvole, per entrare nel Paradiso.

Per me c'è soltanto dolore. Cercheranno invano di darmi gioia: le gioie di questo mondo sono per me come rose appassite, già fradice, senza colore: rose appassite ma sempre con molte e acute spine. Tutto mi ferisce e mi lascia sotto il peso delle umiliazioni..., sola, senza nessuno. Per me non vi sono buoni consigli, né amici: tutto muore subito nel mondo delle mie tenebre. Mio Dio, come sono sola! Il mio sforzo per consolare Gesù, per amarlo e salvargli anime è grande. Non ci riesco. Mi aggrappo alla croce. Il sorriso delle mie labbra è falso, anche se senza intenzione di falsità; ma il costante sorriso dell'anima al dolore e alla croce è vero. Mi consola la volontà del Signore; voglio soltanto quella, ma in nulla provo consolazione sensibile. Vedo tutto perduto. Levo il mio grido a Gesù e alla cara Mammina; invoco tutto il cielo e vado soffrendo e camminando. Ieri, 30 maggio, verso sera, mi è giunta da Bahia [Brasile] una lettera del mio direttore spirituale. Fu come un raggio di sole che illuminò tutta la camera ed entrò nella mia anima. Ma durò soltanto il tempo che impiegai a leggerla. Istantaneamente tutto si spense e rimasi di nuovo nell'oscurità e ancor più sola di prima; le spine mi ferirono in maggior profondità. Ringraziai Gesù e Mammina per il regalo fattomi alla chiusura del suo mese benedetto; dono che fiduciosa attendevo e speravo fosse duraturo; invece lo accompagnarono spine. Sia benedetto il Signore: la Sua volontà è anche la mia... (diario, 31-5-1946).

... I giorni della mia vita sono come una eternità: che desiderio del cielo! Quando potrò vedere Gesù e Mammina e goderli eternamente? Ma oh! Che grande indifferenza sento per tutto questo. ... O mio Dio, sarà un mio difetto il non preoccuparmene? Soffro, soffro per sentimenti tanto strani!... È terminato il mese di Mammina: che nostalgia! Ho fatto cosette tanto piccole per Suo amore: non so amare né Lei né Gesù...

Questa mattina, subito dopo la Comunione, Gesù si è affrettato a parlarmi: - Figlia mia, Io, il Padre mio e lo Spirito Santo abbiamo stabilito dimora per sempre nel tuo cuore.

Lo Spirito Santo ti colma dei suoi beni, del suo amore, della sua luce. E sai perché, mia sposa amata? Perché tutto comunichi e distribuisca alle anime. Riempi i loro cuori di ciò di cui è colmo il tuo: di amore, di grazie e di ricchezze divine... - Mio Gesù, oh, se inventassi Tu nuovi regali da offrirti, nuovi mezzi con cui Ti possa amare e dispensassi me dal cercarli! lo non so nulla e non ho nulla... Dimmi ciò che devo fare e dammene la forza; accetta intanto la mia vergogna ed umiliazione che sento davanti a Te nell'udirti parlare così... - - ... lo voglio, lo desidero che tu continui a darmi il grande sacrificio di lasciar venire alla scuola della tua cameretta tutti coloro che lo vogliono: è scuola delle scuole, la scuola più sublime, la scuola delle meraviglie del Signore... Qui come nel Cenacolo, le anime ricevono la luce dello Spirito Santo; quante ne escono già illuminate! Ricevono luce dai tuoi sguardi, dalle tue parole, dal tuo soffrire: tutto in te irradia amore, tutto diffonde ciò che è del cielo... Madre mia benedetta, vieni dalla nostra figlia che necessita molto di aiuto - È venuta Mammina, mi ha presa con Sé e mi ha coperta di carezze: - Figlia mia e figlia del mio Gesù, amata dai nostri Cuori, le tue piccole cose fatte per Me durante il mese di maggio furono per Me grandi, molto grandi; fa' lo stesso per il tuo Gesù in questo mese di giugno dedicato a Lui. Soffri contenta perché Egli non sia ferito: allieta così il mio Cuore di Madre... - (diario, 1-6-1946).

So, sento di soffrire orribilmente nell'anima e nel corpo, ma quasi non so spiegare il mio dolore nei suoi vari aspetti. Il mio spirito è diventato come un sole coperto da oscure nubi; così nascosto non illumina più la terra e manda luce ad altri astri che stanno al di sopra di lui`. Non so spiegarmi meglio... Sono sola, sola per soffrire e combattere... Non avere nessuno! Ho solo belve attorno a me, ho solo immondezze che dissolvono il mio corpo: mi pare che denti di ferro lo scarnifichino e giungano a ferire anche l'anima. Mi pare che essa sia in una agonia e in un grido continuo per chiedere soccorso, che può venire soltanto dal cielo. Non so pregare né amare...

Nel pomeriggio di ieri la mia anima ha veduto le spaventose sofferenze dell'Orto. Mascherando il dolore, il cuore pareva volare come una colomba verso di esse: voleva con un solo volo raggiungere contemporaneamente Orto e Calvario. Era Orto e Calvario di vite. Il dolore e lo spavento schiacciavano il cuore, lo distruggevano; l'amore lo rifaceva... Lacrime di sangue uscivano dai miei occhi e mi colavano sul volto; per essere più chiara, uscivano da quelli di Gesù e colavano sul Suo volto: la mia anima sentiva. così. Oggi, all'arrivo sul Calvario, non ero io a portare la croce, ma sono caduta ugualmente sfinita: sudori freddi coprivano il mio corpo...

Ho sentito i miei occhi chiudersi e avvicinarsi il momento di spirare.

È venuto Gesù: - Figlia mia,... dimmi, non sei contenta del tuo dolore e del tuo cuore sempre sanguinante?... - Sì, mio Gesù... - Solo con il dolore si possono salvare tante anime... Non dico che si salveranno tutte come desidererei, ma dico che si perderanno solo quelle che vorranno perdersi e che resisteranno totalmente alle mie grazie divine. Ti prometto: « Tutti coloro che ti faranno visita... saranno salvi, anche coloro che verranno a te per curiosità e male intenzionati: il tuo dolore sarà forza invincibile che li salverà tutti ». Questo fa parte della missione che ti ho affidata la più nobile e sublime missione. (diario, 7-6-1946).

« Un'anima che si è lasciata plasmare » (Momenti della Passione)

... Il giorno 8, vigilia di Pentecoste, sentivo svolazzarmi attorno, e a volte posarsi sul mio capo, una colomba bianca; nei miei orecchi udivo un fruscio come di molte ali; ho detto « bianca » perché la videro più volte gli occhi della mia anima, non quelli del corpo.

Domenica, giorno di Pentecoste, quella colomba si posò su di me, mi girò attorno, sbatté le ali finché entrò nel mio cuore; mi richiamava la rondine veloce, infaticabile, che compone il suo nido: aggiustava, abbelliva, ritoccava senza tregua.

Io non sentivo vita; mi sentivo completamente morta. Di tanto in tanto quella colomba introduceva il suo beccuccio ora fra le mie labbra ora nel cuore, come per darmi alimento. Infatti, quando faceva questo, io sentivo che era la vita della mia morte.

Da domenica ad oggi è rimasta qui nel suo nido, ma ora non svolazza, non lo abbandona: sta come in riposo con la testa sotto l'ala. Di tanto in tanto dà segno della sua presenza muovendo le zampette o stendendo le bianche ali fino a coprire tutto il nido del mio cuore; lo fa con tanta delicatezza e amore... Sento la sua vita ma non provo gioia per questo... Al calar della notte di ieri la mia anima si incamminò verso l'Orto. Tutto il tragitto fu pieno di spine: intrecci di rami spinosi ferivano il mio corpo. Ansie e sete di amore si estendevano a tutto il mondo e la risposta a tale amore furono spine tanto vive e penetranti da giungere al cuore. Le fiamme d'amore che da esso uscivano superavano le spine e salivano in alto... Oggi, salendo al Calvario, mediante corde sono stata trascinata con il volto a terra per vari metri... La montagna era tanto alta: giungeva dalla terra al cielo; ero senza forze per giungere lassù. Sulla cima la mia croce pareva risplendere e illuminare il Paradiso... E il mondo, nelle tenebre, non approfittava della luce della croce: era luce soltanto per il Paradiso... ... Venne Gesù: - Figlia mia, dove si potrebbe trovare nel mondo un padre tanto affettuoso, tanto sensibile ai mali altrui, amabile, misericordioso e pieno di amore come Me? E dove si potrebbero trovare figli tanto ingrati, tanto crudeli e colpevoli come i miei?... Nonostante questo, procuro tutti i mezzi di salvezza... Ho percorso il mondo, ho bussato a tutti i cuori perché ricevessero le mie grazie, accettassero la mia croce per salvare un grande numero di anime traviate e schiave di satana. Ho trovato qualche anima, ma, in verità, assai poche: molte mi hanno negato l'entrata, hanno ricusato la croce e con essa le mie grazie. Ho sempre camminato, ho cercato e, in questi giorni di tanta lotta, in tempi di tanti delitti, ho incontrato in questo Calvario, Calvario delle mie ricchezze e meraviglie, un'anima tutta Mia, una vittima senza pari che ha accettato la mia croce, ha corrisposto alle mie grazie, si è lasciata plasmare da Me, diventando così la copia più reale di Cristo crocifisso. Figlia mia, l'aumento del tuo dolore è aumento delle mie grazie e meraviglie in te... Soffro in te nel modo più reale e così, nonostante le ingratitudini umane, si salvano le anime. - Si salvano, Gesù, perché la Tua misericordia è infinita e il Tuo amore non ha limiti. Le anime sono salvate da Te e non da me: chi è la forza del mio dolore? Chi muove la mia volontà al dolore, se non Tu, mio Gesù? - In questo momento Gesù si presentava come pittore che dipingeva se stesso nel mio corpo: ogni mio membro aveva Gesù; sentivo la bellezza del Suo viso, la dolcezza e l'amore del Suo Cuore, Lo sentivo perfettamente. Gesù continuò: - Ti ho assegnata la missione delle anime, ti ho arricchita per loro perché grande è la tua corrispondenza alla grazia... L'odio, la vendetta, la superbia, l'ambizione aumentano ancora nei cuori degli uomini: progettano e si preparano per nuove lotte. Io vorrei prostrarmi davanti ad ogni uomo per chiedergli di non ferirmi; vorrei inginocchiarmi davanti a colui che ha il compito di padre della umanità [il Papa] e che ha su di essa tutto il potere e chiedergli che si facciano orazioni, penitenze e riparazioni al mio Cuore e a quello della Madre mia perché il mondo si salvi.

Chiedilo tu, figlia mia, in nome di Gesù...4° (diario, 14-6-1946).

Lettere ai due direttori

« Mio buon padre [Pinho] ... Tutti i giorni e più volte al giorno proponevo di scriverle, ma le mie povere forze non mi aiutavano. Non voglio tuttavia lasciar passare il mese di Gesù [giugno] senza farlo. Mio buon padre, che distanza ci separa! Non è di certo distanza spirituale perché l'unione delle nostre anime continua ad essere salda come roccia. Se Gesù ci ha uniti, chi mai potrà separarci? ... Quando arriverà il giorno in cui potrò vederla qui a svolgere la missione affidatale da Gesù di guidare ed incamminare a Lui la mia anima? Povera me, se non avessi fiducia in Dio! Padre mio, quanto mi sento abbandonata! Ho molto bisogno di chi mi guidi. La mia vita fugge, come il sole al cader della notte; intendo dire la vita del corpo, perché quella dell'anima, da molto tempo sento di non averla. Mi pare di non progredire nel cammino della perfezione e di non possedere l'amore di Gesù. Vedo tutto perduto. Ho iniziato il ventiduesimo anno di letto e non vedo i frutti delle mie sofferenze. Sto rivivendo ciò che tre anni fa soffersi a "Foce". Il ricordo di quei dolori mi porta ancora tante amarezze nell'anima. Tre cose mi portarono là: l'amore di Gesù, la salvezza delle anime, il buon nome del mio padre, del medico e di alcune persone care. Mi pare che la mia permanenza a "Foce" non abbia giovato; ma non voglio pensarci: sono nelle braccia di Gesù per tutto ciò che vorrà.

Il demonio mi tormenta molto. Ho tanto timore di peccare... Mio buon padre, in questo mondo provo gioia soltanto nella volontà di Gesù e nella sofferenza; null'altro mi rallegra. Per me tutto è morte e dolore. Il mio cuore ha una ferita tanto profonda che in questa vita non potrà mai cicatrizzarsiMa anche Gesù soffre sempre, sempre...

Io sono assetata di maggiori sofferenze per fare contento Gesù e salvare il mondo. Petrò io allietarlo, tanto triste come è? Sorrido a tutti, ma il mio sorriso è ingannatore: è per nascondere le grandi angustie dell'anima. Ma ho e sento costantemente un sorriso molto diverso da quello delle mie labbra: è un sorriso verso l'interno di me stessa, sorriso interiore, sorriso dolce, soave, che bacia e abbraccia la volontà del Signore; sorriso che mi lega per sempre alla croce con tutti i dolori. È Gesù che me la offre. Questo sorriso è reale, non è ingannatore: è il sorriso alla croce e alla volontà di Colui che me l'ha data. Mio padre, l'anima mia vorrebbe dirle molte cose, ma non so dire nulla! Resta per quando verrà da me. E in quel felice giorno saprò dirle qualcosa?

... Ci siamo rallegrate per la buona accoglienza da lei avuta da parte dei sacerdoti brasiliani... Non mi dimentico di raccomandare a Gesù e a Mammina le sue intenzioni perché sorgano costi molte vocazioni... » (lettera a p. Pinho, 18-6-1946).

« Mio buon padre [Umberto] ... Mi pare proprio di essere morta, ma non lo sono. Le mie molte sofferenze, la mancanza di forze mi hanno fatto rimandare di scriverle. Mi perdona? Sembra dimenticanza e anche ingratitudine da parte mia, ma non è così. Non voglio pagare il bene con il male. Questa oscurità, questo abbandono, questa solitudine e morte totale di me stessa non mi aiutano in nulla. Sono tanto sola e tanto timida che mi pare di dubitare di tutti, di aver perduto la fiducia e la stima verso tutti. Ma non l'ho perduta; sono la stessa verso tutti e spero di esserla sempre, anche se tutti mi disprezzassero e mi abbandonassero. Se lo facessero, lo farebbe anche Gesù? Oh, no! Gesù non mi abbandona. Sono certa che la mia grande miseria attirerà la compassione del suo Cuore divino. È tanto buono e pieno di amore per i peccatori! Come non confidare in Lui? Molte volte mi manca il coraggio di confidarmi con Lui. Mi sento presa da vergogna nel vedermi tanto piena di difetti; nella mia grande afflizione ripeto sovente: "Gesù! Gesù! Gesù!". Grazie per le lettere scritte con tanta bontà. Non sa ancora quando verrà? O non ritorna più qui? Il 30 maggio, con la sua, ho ricevuto una lettera di p. Pinho. Manda saluti anche a lei e chiede al medico e a lei notizie particolareggiate... » (lettera a d. Umberto, 18-6-1946).

«Vengo al venerdì per ricordare la mia Passione »
(Momenti della Passione)

... Mi è stato dato l'ordine di dire a Gesù di andare via da me e di non tornare a parlarmi. Non ho inteso bene se solo al venerdì o per sempre. Questo ordine ha dato luogo a dubbi e a maggiori sofferenze. Ho ubbidito subito, poiché, se io avessi volere e dipendesse da me, già da molto tempo non avrei i colloqui di Gesù; meglio, non li avrei mai avuti.

Subito, martedì e anche ieri, giorno del Corpus Domini, più di una volta Gli ho detto: - Mio Gesù, mi hanno ordinato di dirti di andare via da me, di non tornare a parlarmi; non so se al venerdì soltanto o per sempre. Ma Tu che tutto sai, accetta di fare ciò che mi hanno comandato. Obbedisci, o mio Gesù, obbedisci: io sono sempre la Tua vittima. -

Per quanto io mi sforzassi di soffocare e dimenticare ciò che sentivo per l'agonia dell'Orto, non ne fui capace'. Parevo un ramo di salice che si torceva or da una parte ora dall'altra per le sofferenze dell'agonia dell'anima. In altri momenti mi veniva pugnalato il cuore con tale frequenza che il pugnale, appena ritirato, mi era subito nuovamente conficcato: l'anima piangeva molto, come se avesse occhi. Sentivo un cuore che era come il mondo, ma più duro della roccia. L'anima piangeva e gridava sempre invocando l'eterno Padre. Questo grido e queste lacrime sono continuate oggi, nel viaggio al Calvario. Ma quale tormento! Volevo espellere tutti i sentimenti dell'anima; non volevo pensare né alla croce né al Calvario; era tale lo sforzo che facevo che mi pareva camminare verso terre lontane. - Gesù, non voglio questi sentimenti; ricordati di ciò che mi hanno ordinato di dirti. - Ma quanto più cercavo di non dare retta e dimenticare, quei sentimenti diventavano più vivi. Nell'intimo del cuore una voce molto addolorata mi diceva - Non v'è dolore uguale al mio dolore. - Più volte mi sono sentita trascinata per lunghi tratti da rudi corde e battevo il volto sulle pietre; ma più doloroso ancora era il grido della mia anima. Se da una parte sentivo sollievo al pensiero che Gesù non sarebbe venuto a parlarmi, dall'altra mi tormentava il timore che ritornasse. Mio Dio, se potessi fuggire a Gesù e nascondermi a Lui! Che triste agonia! Nuovi sentimenti dell'anima: il Capo sacrosanto di Gesù si reclinava sul mio petto come se fosse la croce. Da tutti i suoi capelli scorrevano copiose gocce di sangue: era un bagno di sangue per la terra. Ho udito Gesù chiamarmi, L'ho sentito venirmi attorno; mi sono sforzata di fuggire e di farmi sorda alla sua Voce divina. Egli ha bussato, ha bussato al mio cuore e ha chiamato: - Figlia mia, figlia mia, vieni, vieni qui, sono il tuo Gesù. - - Gesù, Gesù, non vengo; va' via; lasciami in pace, ricordati di quanto Ti ho detto: voglio obbedire. Vedi quanto soffro, vedi la dolorosa agonia del mio cuore! - Ma subito si è impossessato di me un forte rimorso per aver detto a Gesù di lasciarmi in pace. La colomba, che di tanto in tanto si faceva sentire nel mio cuore, ha disteso molto molto le sue ali, fino ad avvolgermi tutto il cuore, mi ha legata con lacci dorati, trascinandomi verso Gesù, mentre gli fuggivo. - Mia figlia, vieni e ascoltami. Il tuo dolore è per salvare le anime. Chi ti lega a Me con i suoi raggi d'amore è lo Spirito Santo e con lo stesso amore Mi attira a te. Riempiti di Lui, del suo fuoco e amore divino per portare Me alle anime. Ascolta, figlia mia; tu hai obbedito; la tua obbedienza ti ha fatto crescere molto nella virtù ed ha aumentato assai la mia gloria. Io ubbidirò, ma non ora. Nella mia sapienza infinita vedo che non devo ubbidire ora; ubbidirò, tralascerò di parlarti come già ti ho detto, ma allora ti preavviserò. Fin d'ora però diminuirò sempre più il tempo ed il numero dei miei colloqui. - Il cuore mi bruciava come avesse vive fiamme di fuoco, ma non ero tranquilla per avere osato tanto verso Gesù. - Perdonami, Gesù; sei triste perché Ti ho detto di lasciarmi in pace? Non ho pensato a quanto dicevo: perdonami, perdonami! - Gesù sorrideva amorosamente e, stringendomi a Sé, ha continuato:

- Al contrario, la tua semplicità mi ha rallegrato e consolato, figlia mia, angelo di purezza, angelo di luce... Non pensare che, quando non ti parlerò più, diminuiranno le tue sofferenze; no: la tua crocifissione continuerà fino all'ultimo istante della tua vita. Non saprai neppure esprimere i sentimenti della tua anima, né il dolore che ti consuma. - Sì, Gesù mio, tutto ciò che vuoi, a patto che Tu sia con me. Dimmi, devo scrivere queste cose che mi hai detto? Disobbedisco con ciò agli ordini avuti? Gesù mio, povera me! Potessi fuggirti! Solo così ubbidirei. - Gesù ha sorriso di nuovo e poi: - Non puoi fuggirmi; solo il peccato può separarmi da te e scacciarmi dal tuo cuore. Detta tutto; se nulla voglio che rimanga occulto, tanto meno questo: è di grande vantaggio per le anime e di gloria per la mia divina causa. Io vedo tutto. Sai perché vengo a parlarti al venerdì e a quest'ora, l'ora in cui ho reso lo Spirito al Padre mio? È per rinnovare in te e ricordare la mia divina Passione. E come lo ho aperto il cielo alle anime, così tu le conduci al paradiso per lo stesso cammino: il Calvario, l'agonia, non di tre ore, non di alcuni giorni, ma di lunghi anni. Soffri contenta, va' in pace; sta' tranquilla: tu non hai disobbedito; sono stato Io a chiamarti e lo Spirito Santo a legarti. - Grazie, Gesù; non lasciarmi; fa' che io Ti sia fedele sino alla morte. - (diario, 21-6-1946).

« Mio buon padre [Umberto] ... Grazie di gran cuore per i crocifissi e per la lettera che con carità mi ha mandato. Gesù e Mammina la ripaghino perché io non posso.

Avrei voluto scriverle, ma la malattia ed il caldo mi portarono talvolta alle soglie della morte. Mi perdoni se non mi sono comportata meglio. Avevo già fatto scrivere in un quaderno come meglio sapevo quello che avvenne con il Signore, circa l'ordine che lei mi aveva dato. Aspetto il medico per consegnarglielo [da recapitare a lei]. Verranno agli esercizi spirituali mia madre, Massimina e una nostra amica. Dio voglia che ne approfittino bene! Chiedo la carità di illuminare Massimina e incoraggiarla: tormenta se stessa e gli altri. Sono al punto di non poter vivere in questo mondo. La sofferenza del corpo e dell'anima è orribile. Non mi dimentica, nevvero? Ricorda che le ho detto che lei è il mio secondo padre? Mi aiuti ad amare Gesù e Mammina, mi aiuti nel mio triste Calvario... » (lettera a d. Umberto, 16-7-1946).

«Il fuoco che ti consuma è il fuoco d'amore dello Spirito Santo»
(Momenti della Passione)

... II demonio lavora tanto! E io ho molta paura di offendere Gesù...

Ho paura di rivivere le sofferenze dell'Orto e del Calvario, ma non posso farne a meno...

Sentii nell'anima il bacio di Giuda e a questo seguì subito un sorriso interíore di Gesù: quale dolcezza aveva quel sorriso!... Oggi, nel percorrere il doloroso cammino del Calvario, andavo come se il mondo fosse su di me e mi schiacciasse insudiciandomi con tutte le sue immondezze; il cielo poneva su di me questo mondo di iniquità e mi opprimeva con il peso della sua giustizia: il mondo e il cielo erano contro di me. Che oscurità, che silenzio amaro nella mia anima!... È venuto Gesù: - Mia figlia, mia figlia, mia figlia, per addolcire il dolore del tuo cuore, gusta per un poco la dolcezza e la tenerezza del Mio. Tu mi hai trovato, tu Mi possiedi. L'anima che mi vuole possedere veramente deve avere la sensazione di non trovarmi mai. Tu mi possiedi; Io sono tuo, tu sei mia e per sempre. Sono la tua vita; vivi di Me. Dillo, scrivilo: te lo ordina Gesù. Dillo perché sappiano: sei sposa Mia ed lo Sposo tuo. Che desideri di più, se hai Me? Che vita migliore puoi avere, se vivi di Gesù? Dillo perché comprendano. A te faccio di più di quanto [agli Ebrei] nel deserto: ti do la mia carne, ti do il mio sangue; non è questa la migliore vita, la migliore manna, più dolce di quella del deserto? Col darmi interamente a te, non ti lascio senza conforto. - - Mio Gesù, perché mai, giacché Ti possiedo come Tu dici, sento tanta nostalgia di alimentarmi e sovente nei miei leggeri sonni sento questo bisogno e mi sveglio come se stessi inghiottendo ed alimentandomi? - Figlia mia, stella del mondo, arcobaleno di tutta l'umanità,... volendo fare di te la copia più fedele della mia divina Passione, non potevo non associarti alla mia sete e fame di anime. Non sai che lo soffro questa sete e questa fame notte e giorno?... Coraggio! Quella nostalgia e quell'ansia non cesseranno se non nei tuoi ultimi momenti. Vieni! Oggi, festa del mio Divin Cuore, voglio consegnartelo ed unirlo al tuo. Prendine tutta la dolcezza, tutto l'amore, tutti i tesori divini: sono inesauribili. Dalli alle anime, senza sosta... - Mio Gesù, io non sono degna di possedere così grande tesoro. Da sola non posso né distribuire né fare nulla in favore delle anime: lavora Tu in me. - ... Ricevi questa dolcezza perché per mezzo tuo sia comunicata alle anime.

Lascia che con unzione divina lo unga i tuoi sguardi, il tatto e l'udito, affinché tu, per mezzo dei tuoi sensi, dia tutto alle anime. In te vi sia una unzione divina completa, affinché il mondo che ti ho dato e che oggi riconfermo essere tua proprietà, riceva tutto, tutto ciò che è Mio... - » (diario, 28-6-1946). ... Di notte, nell'Orto, sentivo Gesù, madido di sudore e pieno di sgomento: dalle sue labbra uscivano fiotti di sangue e dai suoi occhi lacrime di sangue. Poco dopo, con gli occhi dell'anima, vidi il Suo Volto splendente, molto sereno, con gli sguardi fissi al cielo; quella bellezza e serenità erano soltanto di Gesù; non pareva che avesse sofferto tanto. Ciò avvenne nel momento della accettazione, quando chiedeva al Padre di allontanargli le sofferenze, ma, contemporaneamente, che si facesse la Sua Volontà. La visione fu chiara e nitida: meraviglia proprio divina. Talvolta sento quello sguardo dolce rivolto al Padre. Oh, se anch'io sapessi volere ciò che Gesù vuole e, con la stessa rassegnazione d'amore, accettassi le sofferenze! Stamane, senza pensare al Calvario, ho sentito su di me una enorme croce; il suo peso era tale che pareva sprofondarmi nel suolo. Inchiodata sulla croce, sentivo che Gesù, con lo sguardo della sua anima, avvolgeva tutta la croce e fissava il mondo intero che gli strappava dal Cuore profondi sospiri e dagli occhi copiose lacrime. Sentivo quel Cuore divino palpitare e sospirare nel mio e i suoi occhi versare lacrime nei miei. Nel suo Cuore e nel suo Corpo divino, tanto feriti, veniva a infrangersi tutta l'ingratitudine umana. Indicibili tormenti per causa dei nostri peccati! Che amore così mal corrisposto! Potessi esprimere per il bene delle anime i dolorosi sentimenti della mia anima... ... Gesù mi ha parlato: - ... Detta tutto: è Gesù che parla attraverso le tue labbra, è Gesù che muove la mano con la penna di tua sorella tanto cara al Suo divin Cuore. Di' che il fuoco che senti e ti consuma, dillo perché non l'hai ancora detto, è fuoco divino: è fuoco di amore dello Spirito Santo, è fuoco d'amore ricevuto affinché tu lo dia alle anime; fuoco che si diffonderà e comunicherà come alimento salutare... - È vero. Non ho parlato del fuoco che da tempo sento in me; talvolta mi pare che si sprigionino da me forti vampate di fuoco che mi brucino e mi consumino... Quando mi sento ardere così chiedo talora qualche goccia d'acqua e quest'acqua pare togliermi la vita senza dare alcun sollievo a questa sete bruciante che mi divora. Non so esprimermi meglio (diario, 5-7-1946).

« Ho trovato in te un cuore forte e generoso »
(Momenti della Passione)

Le lacrime del mio dolore bagnano la terra; la mia anima piange e grida: ha paura delle tenebre e della spaventosa oscurità; si rammarica per tutto ciò che vede nella umanità. Se sapessi parlare e spiegare la dolorosa agonia che provo, vi sarebbe certamente chi avrebbe compassione del mio dolore. Siccome non so, lotto da sola e tanto abbandonata, mio Dio! Sento il mio petto aperto e il cuore che ne esce: viene verso il mondo, gli mostra l'amore di cui è colmo e lo invita ad entrare. Questo cuore non è mio: è grande come il cielo e la terra; è grande come Dio. Io non ne posso più per la fame e la sete che lo divorano: è una fame, è una sete insaziabile... Ieri, durante la preghiera della sera, ben lungi dal pensare alla Cena di Gesù con gli apostoli, mi sentii a tavola con loro. Vidi Giovanni, con il capo appoggiato al petto di Gesù, gustare una dolcezza e una pace indicibili: era quanto l'apostolo amato riceveva da Gesù. A tavola, ma un po' discosto, vidi Giuda: mento sporgente, occhi fuori dalle orbite, capelli irti; non pareva già più un uomo; si vedeva in lui soltanto una disperazione infernale. Vidi Gesù lavare i piedi ai suoi apostoli e al mio collo era appeso l'asciugamano con cui li asciugava. Quanta dolcezza e tenerezza in Gesù! Ma nel suo divin Cuore, quale tristezza, quale dolore profondo! Udii queste parole: « Prima che il gallo canti, Mi rinnegherai tre volte »... O Gesù, quanto ci ami e quanto hai sofferto per noi! Oggi sono salita lungo il Calvario come chi non conosce se non il cammino del dolore. Era tutto spine ed io dovevo calpestarle; la oscurità non mi consentiva di evitarle. Di tanto in tanto uscivano dal mio cuore sospiri occulti, soffocati. ... Provavo un'ansia continua di darmi al mondo e di incendiarlo di amore... È venuto Gesù: - ...Con il balsamo del tuo amore, con il tuo dolore di riparazione, vieni a curare questo Cuore ferito, questo Cuore che tanto ha amato ed ama e per nulla, o quasi, è corrisposto dalla maggior parte degli uomini. Vieni e dimmi che Mi ami, che sei Mia vittima; questo Mi basta. - Sì, Gesù, Ti amo, Ti amo, Ti amo, sono tutta Tua, sono la Tua vittima. Di ben poco Ti accontenti. A chi vieni a chiedere di essere consolato! A questa miseria? O povera me! - Sì, figlia mia, vengo a te, perché in te ho trovato tutto e ho dato tutto per soccorrere l'umanità. Ho trovato in te un cuore forte e generoso; è con questo cuore che lo salvo il mondo. Ormai non sei tu che vivi, ma vivo lo, vive _Cristo. Continuo a invitare il mondo ad entrare nel tuo cuore, ma egli si rifiuta; è ingrato; non ascolta la mia chiamata. Cammino dentro il tuo cuore ad accendere il Mio divino amore nelle anime. Mi rifiutano tutto, non vogliono lasciarsi infiammare da Me. Ma lo non ho sosta né giorno né notte: è senza limiti la sete e la fame che ho di loro. È la tua fame, è la tua sete, è Cristo crocifisso in te. Ti ha amata tanto da farti simile a Me fino a questo punto. Quando ho cominciato a farti vivere senza alimento, già vedevo il tuo doloroso martirio per soccorrere le anime. (diario, 19-7-1946).

...Ieri, già a notte, all'improvviso, la mia anima vide la Cena di Gesù con i suoi apostoli; vide il dolce Gesù benedire il pane; in quel momento di amore e meraviglia senza pari sentii che il mondo non era più lo stesso: Gesù gli si dava in alimento; andava in cielo e rimaneva col mondo. Quell'amore si estendeva a tutta l'umanità.

Nell'Orto la sofferenza tu tanta che [mi] sentii come una bilancia sospesa in aria, con il piatto più basso tanto carico da non poterne più e l'altro in alto, vuoto.

Gesù offerse al Padre il calice della Sua amarezza: prima si chinò su di esso, lo unì al Cuore, poi con le Sue divine mani lo sollevò: traboccava e versava sulla terra tanto Sangue da irrigarla... (diario, 2-8-1946).

...Oggi, dopo la Comunione, Gesù, per un po' di tempo, non mi ha parlato né ha dato segno della Sua vita divina in me. Io pregavo e Gli parlavo: avevo tanto da chiedergli! Egli ha interrotto la mia preghiera e mi ha detto: - Sono qui, figlia mia, a deliziarmi come il giardiniere tra i fiori che ha piantato e coltivato. Io, il Giardiniere divino, sono nel giardino del tuo cuore a contemplare i fiori delle tue virtù e a deliziarmi del loro profumo... Mia figlia, vengo a chiederti per questa notte una grande sofferenza e grande riparazione per tanti peccati che si commettono nei balli, nei cinema, nei casinò e per altri, molti altri... Non manchi la Mia Madre benedetta di confortare la nostra figliolina; non resisterebbe al suo dolore. - È venuta Mammina, che, come al solito, mi ha presa tra le braccia e mi ha accarezzata; ma non ne ho avuto il solito conforto: erano carezze di grande dolore e tristezza. Molto triste mi ha detto: - Guarda, figlia mia... soffro con il mio divino Figlio: gli uomini sono tanto ingrati!... Consolaci almeno tu, che ci ami tanto; soffri per consolarci... - Sono pronta a far tutto, Mammina. Conto sul Vostro aiuto... Fate che la mia vita sia tutta di cielo. - Gesù ha aggiunto: - Va', figlia amata, va' in pace a soffrire per il mondo, a salvare le anime. Tutto il cielo ti assiste, tutto il cielo,tí protegge... - (diario, 3-8-1946).

Ho forti tentazioni contro la fede... Credo, credo!
(Momenti della Passione)

Se alzo gli occhi al cielo, non vedo; se li abbasso verso terra ove sono immersa, non vedo nulla. Provo uno sgomento di morte e tanta oscurità. Il mio spirito si è oscurato e sento che si sono oscurati gli spiriti di tutti :mi fa orrore il sentire che tutte le anime sono nelle tenebre. Non comprendo né vi è chi comprenda il mio dolore, in cui si strugge tutta l'anima. Mi sento come un vecchio straccio che si è seccato, consunto fino a sparire per non esistere più. L'abbandono in cui mi trovo non si spiega. Né amici né nemici mi servono di sollievo: temo tutti e soprattutto gli amici. Se potessi ricevere l'assoluzione per i miei peccati senza avere davanti un sacerdote, sarebbe per me un grande sollievo. Ho paura di loro. Quante volte mi sento come disperata, senza potere udire una parola di conforto che addolcisca il mio dolore! Chiedo a Gesù l'amore del Suo divin Cuore; Lo contemplo crocifisso; per la Sua Passione e Morte Gli chiedo assistenza, conforto e grazia per non vacillare. Né Gesù, né Mammina dànno vita alla mia morte; né il Cielo mi soccorre. Ho forti tentazioni contro la fede: mi pare tutto falso. Credo in Dio Padre Onnipotente; Gesù, io credo in Te, confido in Te.

Sono in un mare tanto furioso; le onde nere in cui combatto giungono al cielo; nulla calma questa tempesta così furiosa. Sento come un'eco nell'anima che porta ai miei orecchi i gemiti, gli orrori, le urla dei disperati dell'inferno; le anime si sfasciano nel fuoco, come fossero corpi. Il demonio si ostina a volermi portare al peccato: non cessa il suo tormento; ebbi un attacco molto violento e molto prolungato... Nel pomeriggio di ieri mi si stringeva il cuore dal dolore: era cinto di spine sempre più penetranti. Camminavo verso l'Orto come se non potessi toccare il suolo: quelle spine mi ferivano i piedi; il suolo ne era coperto ed il dolore invadeva tutto il mio essere. Mi pareva che il corpo avesse occhi per vedere dappertutto: questi sguardi mi venivano dal di dentro. lo camminavo ma il cuore, quasi avesse grosse radici, restava legato alla città che era là in basso: città ingrata che mi strappava dal petto il cuore e lo calpestava... tuttavia il cuore mi ardeva di amore per essa... Oggi, sovraccarica del peso schiacciante della croce, camminavo curva, con la ferita della spalla che si aggravava sempre più; siccome andavo molto curva, sentivo e vedevo che dai miei occhi cadevano al suolo molte lacrime di sangue; uscivano dagli occhi, ma erano spremute dalla sofferenza interiore causata da spine molto acute e penetranti... Ho veduta la spugna e l'ho sentita passare sulle mie labbra mentre una voce interiore diceva: - Non è questa la mia sete. - Ho veduto la lancia che doveva squarciare il mio cuore; ma era già aperto dall'amore, pareva una porta spalancata per ricevere tutti. Tale visione mi ha causato dolori d'agonia. E in quel momento gli occhi di Gesù, dentro i miei, si sono alzati al Cielo: un grido rivolto al Padre è uscito dalle mie labbra, ma era di Gesù. Quel grido però si è fermato nelle nubi, avvolto nelle tenebre; sono rimasta in agonia. È venuto Gesù: - lo ti conosco, ti comprendo, vedo tutto... La mia luce non è per te, è per il mondo, esce dalle tue tenebre... -. ... (diario, 9-8-1946).

... Mi pare di fuggire dai miei amici, da coloro che mi sono più cari: fuggo di qui, mi nascondo di là per evitare ogni incontro. Che taglio tanto grande! Voglio loro molto bene, ma li temo sempre più, molto di più. Tutta l'altra vita [vita celeste] si è spenta, è morta: perfino il nome di Gesù e di Mammina; il Cielo, Patria benedetta, è scomparso... Gesù, Mammina, il Cielo e la Trinità divina che amavo tanto, non esistono più per me. Nonostante questo sentimento, non tralascio di esclamare di cuore: - Gesù, Mammina, sono Vostra! O Cielo, vieni in mio aiuto! - È la mia invocazione al colmo del mio dolore. Senza sentire né ricevere conforto o gioia, mi curvo per ricevere la croce, ripetendo sempre: «Gesù, sono la Tua vittima». Talvolta provo ancora sentimenti di disperazione e forti tentazioni contro la fede. In quei momenti la mia preghiera. è questa: - Cuore di Gesù, confido in Te! Credo in Dio Padre onnipotente! Mio Dio, Tu sai che Ti amo; o, meglio, credo in Te e solo Tu sai quanto desidero amarti. Lasciami impazzire per tuo amore e fa' che in tutto muoia la mia volontà, il mio io, affinché solo Tu viva, o Gesù. - ... (diario, 16-8-1946).

Quel Sangue placa la Giustizia e illumina la terra
(Momenti della Passione)

... Sento il mondo nella oscurità, come vi sono io. Il sole non nasce; non spunta il giorno. Il sole si abbatte sulla terra e pare si frantumi contro di essa in schegge di terrore. E la terra rimane nera, in silenzio, disfatta nelle ceneri della morte. Il Cielo contro la terra! Che confusione, che rivolta! E il mondo gioca, gioca insensato dinanzi alle minacce divine che lo aspettano. Mio Gesù, che orrore! Il mondo non teme Dio! Il Cielo sprigiona fulmini; si disfa in fuoco! Che rumore spaventoso, oh, assai più che di forti tuoni!

- Mio Gesù, io Ti amo, mio Gesù, sono la Tua vittima! - Sento di non avere corpo per soffrire: il dolore è in me ciò che è il fumo nell'aria: fa soffrire, mi consuma, ma sparisce tutto. Questo fumo che non è fumo va pazzo ad avvolgere tutto il mondo, ad avvolgerlo: lo vuol salvare a qualsiasi costo, vuole una rigenerazione; chiede nuovo sangue, chiede un mondo di purezza e di amore. Povera me! Voglio tutto e non riesco a nulla; voglio amare Gesù e nel cuore non ho amore; voglio dargli anime e sento di non dargli neppure la mia. Ho perso tutto e tutti: che sarà di me, mio Dio!?...

Gesù non mancò di venire a prendere quella riparazione che mi aveva chiesto: che notti tremende! mio Dio, che lotte tanto prolungate!... Gesù mi parlò: - Figlia mia, mia amata, cuore di dolore, cuore di amore, scrigno ricchissimo ove è racchiusa la maggior ricchezza, la moneta più valida per comprare le anime! Il dolore è amore: col tuo amore, col tuo dolore, con la moneta della tua sofferenza, Io sono andato alla ricerca e alla conquista delle anime. Eccole! Vengo a te, come buon Pastore, a chiuderle nel tuo cuore che è grande... Il tuo dolore, il tuo amore, sono come calamite che attraggono... Dimmi molte volte che le vuoi salvare tutte. È stato con il tuo amore e con la tua sofferenza che sono andato a comprare le più lontane dall'ovile e in pericolo di perdersi... - (diario, 23-8-1946).

Cerco di emendarmi, di fare un grande sforzo su me stessa per vedere se riesco a nascondere il mio dolore. Mi pare di usare frasi crude con coloro che mi sono cari quando manifesto loro il mio dolore; poi vorrei inginocchiarmi ai loro piedi e chiedere perdono; agisco in questo modo soltanto con chi ha potere e diritti su di me, sulla mia anima. E questo aumenta il mio martirio. O Gesù, perdonami e dammi forza per migliorare e per correggere i miei difetti. E se a Te piace, fa' che io sappia nascondere le lotte e le tristezze dell'anima. Mi sento in un angolo del mondo; coloro che mi sono più cari sono nell'angolo opposto. Quale distanza ci separa! Sento che essi, come me, hanno la stessa oscurità, subiscono lo stesso disprezzo e abbandono e la stessa morte. Da loro non posso ricevere conforto né vita. ... Ieri sentivo avvicinarsi l'agonia dell'Orto: uno sgomento che non saprei spiegare. Questa sofferenza aumentò nel sentire nell'anima lo schianto di forti tuoni, accompagnati da fulmini accecanti che incendiavano il mondo; il cielo scendeva sulla terra morta per il peccato, morta per causa di tutti i vizi. Pareva che tutto il firmamento si dissolvesse in fuoco. Mio Dio, che ribellione! Sentivo che le anime non temevano Dio. Nell'Orto pareva che gli ulivi si prestassero a nascondermi tra i loro rami, ad occultarmi tutta la luce per terrorizzarmi di più nella mia oscurità: i rami e i tronchi tremavano con me, con tutto il suolo. L'Eterno Padre si era ritirato: pareva non esistere. Ma la Sua giustizia scendeva come nere nubi a schiacciarmi. Sentii tutto il corpo bagnato di sangue. E gli sguardi miti di Gesù erano nella mia anima: quale serenità, la Sua, ma in quanta sofferenza! Dal calice amaro scorrevano fiumi di sangue: era quel sangue ad allontanare dalla terra il peso della giustizia divina e a dar luce alla terra stessa... Oggi, lungo il Calvario, dopo di essere caduta con la croce e prima di essere trascinata per terra, ho sentito nel petto calci tanto forti che mi hanno lasciato come se il petto fosse aperto... È venuto Gesù: - Ti invita un Cuore di sposo, l'amore di Sposo e di Padre. Sono lo, il tuo Gesù, che ti invito a entrare, attraverso la piaga del mio petto, fino alla fonte del mio divin Cuore; non per bere, perché senza un miracolo non puoi resistere al mio amore, né sopportare la forza del mio Sangue divino; entra, vieni soltanto ad avvicinare le tue labbra a questa fonte; vieni a refrigerarle per saziare la tua sete di amore, la sete che hai di darmi anime. Unisciti a Me: è questo il Sangue che genera i vergini e che dà vita, grazia, purezza e amore. Non intendo soltanto, figlia mia, darti vita e addolcire il tuo dolore, ma voglio dare a te affinché tu dia, voglio dare a te per ricevere. lo sono l'Agricoltore che semina e raccoglie, sono il Giardiniere che pianta e coltiva i fiori. Raccolgo le tue sofferenze in vasi dorati per le anime. Figlia mia, sono come il ricco avaro, mai soddisfatto del suo raccolto. Coraggio, dammi di più: non negarmi nulla. Continuo a chiederti questo duro martirio, questa dolorosa riparazione. Il mondo corre verso l'abisso: è in pericolo di precipitarvi e rimanervi per sempre sepolto. Non posso più trattenere la giustizia dell'eterno Padre. Ecco i sentimenti che ho fatto provare ieri alla tua anima. Sono stanco di richiamare a nuova vita e a riconciliarsi con Me. Povero mondo, se non si rialza: il fuoco divino lo carbonizzerà. E il fuoco che hai sentito venire dal cielo con lo schianto dei tuoni. Erano nubi di castigo quelle nere nubi. Soccorri, soccorri il mondo! Dammi tutte le sofferenze. -

- Gesù, Tu mi parli così: allora non vale nulla ciò che io soffro per l'umanità? -

- Sta' tranquilla... Se non fossero le tue sofferenze, oh,. che sarebbe stato mai del mondo!... Va' a dettare tutto questo; raddoppia il tuo sforzo; donami questo sacrificio...

A somiglianza della mia Madre benedetta, va' incontro al tuo dolore e lascia la fonte del mio divin Cuore... - ... (diario, 30-8-1946).

«Vengo sempre a te come un mendìco» (Momenti della Passione)

Dove mi nasconderò? Come sfuggire alla Tua giustizia, o Signore, se essa cade sopra di me e sul mondo che sento dentro di me, o, per dir meglio, sul mondo di cattiverie che sono io? Che grande pioggia di fuoco mi cade addosso dalle nubi che oscurano me e tutta la terra! Mi sento come impazzita dal dolore: guardo da una parte e dall'altra attorno a me, piena di paura e di sgomento, perché da ogni lato mi si presentano minacce e segni di distruzione. E io sola, abbandonata, timorosa di tutti meno che di Dio". Verso questo Signore Supremo pare che io abbia odio e rancore; sento di volerlo sopprimere con le mie cattiverie e crudeltà. Che dolore e che confusione! Temere tutti eccetto Dio, cui devo dare conto della mia vita tanto maliziosa e vergognosa... Il tempo per tutte le cose è una eternità; è brevissimo invece per comparire alla presenza di Gesù. Ed io sono senza il minimo merito, senza la più piccola cosa gradevole ai Suoi occhi divini...

Vorrei volare al cielo, vorrei potere abbracciare, imprigionare l'umanità intera perché neppure un'anima potesse fuggire da Gesù, abbandonando il cammino della salvezza. E non posso nulla, non vedo nulla. Che oscurità! Oscura la terra, oscuro il cielo! ...

Ieri, nell'Orto, sentii in modo così forte la giustizia divina da sembrarmi che il Suo peso aprisse la terra: io vi rimasi sprofondata. Attorno a me era mare; sbattevano contro di me onde furiose, come io fossi il molo... Oggi... [Gesù] camminava con una pesante croce sulle spalle che diffondeva luce ed illuminava la terra. lo sentivo che Gesù voleva abbracciare, nell'intimo della Sua Anima, quella croce tanto pesante. Molte volte, intimamente, Egli ne baciava le sofferenze che gli causava: quanto amore in quei baci! Quale lezione mi ha dato Gesù! Sapessi imitarlo, abbracciando e baciando la croce che Egli mi dà, portandola con amore simile al Suo! Più tardi, dall'alto della croce, ho sentito nell'anima uno, scroscio di flagelli; non perché i carnefici mi percuotessero in quel momento, ma perché desideravano farlo. Gesù, nel mio petto, alzò gli occhi all'Eterno Padre; già quasi moribondo per il dolore angoscioso causato da quelle cattive intenzioni, ha mormorato: - Padre Mio, mi costa l'ingratitudine, ma perdona loro: ignorano che lo sono Tuo figlio. - Mammina, ai piedi della croce, ferma come una statua di dolore, quasi moriva col Suo Gesù. Ho sentito nell'anima i Suoi occhi agonizzanti disfatti dalle lacrime e come se quelle lacrime colassero nel mio cuore. Poco dopo è venuto Gesù: - Figlia mia, bianca colomba, coraggio ancora un poco!... Vengo sempre a te come un mendico, vengo per chiedere. L'ora è grave; grave è il pericolo! Accetti quanto ti sto per chiedere? Guardami bene, ripara per Me. Non ho più il Cuore; gli uomini l'hanno annientato con le loro iniquità, l'hanno distrutto con il dolore [procuratomi]. Vedi il mio Corpo come è ridotto. - Ho veduto Gesù senza Cuore nel petto. Il suo Corpo divino non era [neppure più] uno scheletro: non aveva né carne né ossa, pareva un guscio vuoto. I Suoi occhi divini, senza brillio, si scioglievano in lacrime. Piena di compassione, ho alzato verso di Lui le mie mani: - Mio Gesù, chiedimi tutto: accetto tutto, ogni dolore. Ma dimmi, che ne è del Tuo Cuore, della Tua bellezza, del Tuo amore? Come puoi amare così? Gesù mio, Ti amo, sono la tua vittima. Voglio soffrire tutto, nella certezza e nella ferma fiducia che Tu mi aiuti a soffrire, che non mi abbandoni... Non voglio vederti soffrire, e voglio che Tu perdoni all'umanità. A che cosa Ti hanno ridotto! Perché, essendo Dio onnipotente, Ti sei lasciato ferire così? - Tranquillizzati, figlia amata; lo ti amo e posseggo amore per amarti; ho Cuore, ho Corpo, ho tutta la Bellezza: ma era questo lo stato in cui gli uomini mi avrebbero ridottose se fosse stato possibile. Guardami, contempla ora la mia Bellezza ed il mio Cuore divino, pieno di amore: è stata la tua accettazione generosa, sono stati i tuoi atti di amore! Ripetimi molte volte che Mi ami e che sei la Mia vittima. - Ho visto allora Gesù tutto amore e bellezza; ho sentito che mi ha avvolta con l'amore del suo divin Cuore, ma, ormai senza lacrime, ha aggiunto: - L'ora è grave; è necessaria, figlia mia, è urgente una riparazione; senza di essa, tra pochi giorni, si perderebbero eternamente sei sacerdoti, tra quelli che più Mi offendono... - Tutto ciò che vuoi, Gesù: sono la tua vittima... - ... (diario, 6-9-1946).

Una lettera per la natività di Maria

... Il giorno 8, compleanno di Mammina, fu un giorno di dolore...

Le scrissi una lettera di mio pugno: una forza mi obbligava mentre un profondo dolore mi compenetrava tutta e mi rattristava per non saper dire nulla di ciò che volevo e per non amarla come desideravo. Quanta nostalgia ho sentito per la festa del Cielo! Deposti ai Suoi piedi santissimi la lettera, i fiori e le candele, cantai, ma con molto sacrificio! Il mio canto mirava a lodarla e a nascondere il mio molto soffrire... (diario, 13-9-1946).

« Mia cara Mammina del cielo, io mi rallegro per il Tuo compleanno, so che non sono degna né atta a farlo per la miseria, l'infedeltà e le ingratitudini verso Gesù Tuo amatissimo Figlio e verso di Te. Che miseria, la mia! Tuttavia non devo scoraggiarmi perché, proprio per questo, sono più degna della compassione di Gesù e di Te che sei Consolatrice degli afflitti e Madre dei peccatori. Abbi pietà di me perché sono la peggiore. Mammina, un altro anno è trascorso e sono ancora in questo esilio. Quando arriverà la mia Patria? Tu vedi la mia pena e la mia nostalgia. Un anno fa non supponevo che oggi sarei stata ancora qui, né che avrei avuto colpi così duri. Ma sia fatta la Volontà di Gesù. Mammina, fra un anno sarò ancora qui o sarò in cielo a cantare le tue lodi? Spero e confido. Però accetto con gioia i disegni di Gesù. Non voglio la volontà mia; voglio soltanto Gesù. Fa', o dolce Mammina, che in questo giorno benedetto muoiano per sempre il mio io, il mio orgoglio, il mio amor proprio, la mia volontà e tutti i miei difetti. Non voglio che trascorra la giornata senza rinnovare la donazione della mia verginità e purezza, anche se il demonio mi dice sovente che non sono più vergine, e altre cose. Regina delle vergini, abbi pietà di me. Sono Tua, o mia dolce Mamma. Conserva per Te il mio corpo, la mia anima e tutto il mio essere. Insegnami ad amare Gesù ed amalo per me. Siccome non so salutarti e ne sono indegna, chiedo a Gesù,. alla Trinità santissima, a San Giuseppe Tuo sposo, agli Angeli e a tutto il Cielo, di farlo per me. Dammi, o Mammina, il tuo amore, la benedizione e il perdono. Benedici coloro che mi sono più cari e il mondo intero.. Accetta, in forza del Tuo amore, questi fiori e questi lumi._ Sono la più indegna delle tue figlie, la povera Alexandrina, 8-9-1946 »

«Io non soffro se non in te» (Momenti della Passione)

... Questa settimana ho ricevuto Gesù Eucaristico una sola: volta. La fame che sento di Lui è quasi disperazione... Senza il Suo alimento divino mi sono indebolita tanto che non posso più rialzarmi... Qualsiasi tentativo di conforto da parte di coloro che mi sono cari non raggiunge l'effetto: rimane subito sepolto con me. Mio Dio, tutto muore, eccetto il peccato. Ahi, come sento il mio corpo corrotto e disfatto in piaghe nauseanti! Che mostro abominevole frutto del peccato! Che pietra dura,, che mondo di iniquità! Sento come venute dal cielo bombe che esplodono su di me, che incendiano e distruggono tutto questo mondo che sono io, o di cui mi sento portatrice. - Gesù, non ne posso più. Sento di non poterne più. Vieni in mio aiuto; conduci con Te la cara Mammina. Poiché non può giovarmi il conforto della terra di cui ho tanto bisogno, non venirmi meno con quello del Cielo... - ... Scesi da una grande scalinata per andare all'Orto, o vi discese Gesù in me; era già notte. Che dolore provò Gesù nel congedarsi da Mammina! Che triste separazione! Egli sapeva benissimo che poche ore dopo Ella avrebbe voluto abbracciarlo, prenderlo tra le braccia, guarirgli le ferite e non avrebbe neppure potuto confortarlo con le sue dolci parole di Madre. Dopo salii un'altra scala con le mani legate, quasi sfinita: salivo sotto una scarica di bastonate e calci, con il volto coperto di sputi.

Fui condotta alla presenza di uomini severi, dal carattere cattivo, seduti in trono come re. Sentii lo schiaffo e, più di una volta, echeggiò nell'anima il canto del gallo. Che notte! Che dolore! Che tristezza profonda! Ma l'amore, le ansie di salvare il mondo superavano tutto. Oggi ho cominciato a sentire la sofferenza del Calvario soltanto quando giunsi alla cima: stavo proprio perdendo la vita. Mentre mi spogliavano, le risa di scherno sono state tali che echeggiavano per tutto il Calvario; mentre venivo inchiodata furono tali gli strappi che ebbi l'impressione di restare con il tronco senza braccia né gambe: tutto il corpo pareva smembrato; il dolore è stato così forte che senza un miracolo sarei morta subito. L'amore ferveva dentro al cuore, mentre continuavano l'agonia e la invocazione al Padre. Che sete ardente! Era Gesù che ardeva d'amore nelle ansie di aprire il cielo alla povera umanità; e questa rimaneva nel suo stato di odio, di colpe e freddezza. Che differenza tra Gesù e gli uomini! Sono rimasta molto tempo in questa dolorosa agonia...

E’ venuto Gesù, mi ha proteso le sue divine Braccia; ho sentito come se Egli mi tirasse fuori da un grande abisso di dolore, da un sepolcro senza fondo. - Vieni qui, figlia mia... Riposa dentro il mio divin Cuore; coraggio! Prendi forza da Me, rialzati dalla tua sfinitezza... Va' a ricevermi nella Comunione: è il tuo Angelo custode che ha l'onore di darmi a te ... - ... (diario, 20-9-1946).

... - Mia figlia, mia figlia amata, quanta malizia! Il mio divin Cuore, come sul Calvario, non ha un soldato solo a squarciarlo con la lancia: sono ora milioni e milioni i peccatori che mi feriscono. Soffri e ripara, soffri per amore: è Gesù tuo Sposo che te lo chiede. - ...

... - Il mondo mi crocifigge continuamente, ma non sono Io che soffro; mi sono rivestito di te; è Cristo in te. Dalla lancia è aperto il tuo cuore; è la tua testa che è coronata di spine; sono feriti i tuoi piedi e le tue mani; è flagellato il tuo corpo; sei tu la vittima immolata, la vittima del Re divino. Ti ho creata per il dolore e per la riparazione, ti ho creata e fatta strumento di salvezza per le anime. Io non soffro se non in te, mia vittima amata. Coraggio! Sono la tua Guida; ti ho promesso di essere il tuo direttore, non ti vengo meno. Coraggio, il tuo cielo si avvicina... . ... (diario, 27-9-1946).

Il mio povero corpo su dure assi (Momenti della Passione)

... Senza pensarci e senza averlo combinato, proprio nella data anniversaria della mia prima Passione [3 ottobre 19381, il mio povero corpo, tutto bendato, fu posto su dure assi. Nonostante questo, aumentò sempre più la mia sete di dolore e di amore.

Il mio medico, sempre caritatevole, dopo avermi preparato il mio duro letto mi disse qualche parola di conforto; lo ringraziai di cuore, ma le sue parole volarono lontano come non fossero dirette a me. Da questa sofferenza passai a quelle dell'Orto. Su quel suolo nudo e duro tremai di spavento: pareva che le mie sofferenze sprigionassero scintille e formassero fiamme che mettevano in ebollizione il sangue fino a rompere le vene. Sentii una sete infinita d'amore! E fu in questo fuoco che offersi al Padre il calice di sangue... Sentii poi come se mi cadessero nell'anima le lacrime di mia sorella quando alla fine della mia prima Passione fisica seppe che si sarebbe ripetuta in tutti i venerdì. Mi sentivo come fossi una persona che non accetta conforto né parole amichevoli, come se in casa nostra fosse morto qualcuno. Provavo l'afflizione, la tristezza e le lacrime di tutti i miei cari... (diario, 4-10-1946).

Cerco di vivere sempre nel più intimo della mia anima. E come vivo io? [Spiritualmente] in ginocchio, a mani giunte, capo inclinato ad adorare, ad amare la Trinità Santissima. Adoro e amo soltanto con i miei desideri; per la mia miseria non posso fare di più.

Potessi far sì che tutte le anime vivessero la vita intima con questo tesoro Divino: Lo adorassero e L'amassero!... Continuo a stare sul mio duro letto, con grandi desideri di baciare e abbracciare queste assi. Quanto più mi costa per il dolore che mi consuma, tanto più me ne ricordo: Gesù è stato peggio di me sul duro legno della croce con il Suo Corpo santo tutto piaghe. Il mio corpo è legato; mi costa sopportare le bende. Ma anche Gesù fu legato e trascinato da rudi corde: ha sofferto, innocente, per amor mio. Perché non devo soffrire anch'io che sono colpevole?

- Voglio soffrire, voglio amarti, mio Gesù. - Questi pensieri danno coraggio alla mia povera anima... (diario, 5-10-1946).

Bevo incessantemente al Cuore di Gesù
(Momenti della Passione)

... Mi sento fortemente attratta a bere ad una fonte; non cesso di bere un solo istante. La mia oscurità è tale che vivo come non avessi gli occhi, né mai li avessi avuti, né conoscessi la luce. Ciononostante, senza consolazione, sento che quella fonte sei Tu, o Gesù; sento che è nel tuo Cuore divino ch'io bevo senza interruzione ed incessantemente, con le mie labbra, quasi fossero un innaffiatoio, bagno la terra e tutti i suoi abitanti. Non posso tralasciare di bere né di innaffiare. Tuttavia mi sento morire di sete e di fame. E soffro pure perché le anime non approfittano di questo alimento che viene dal cielo... Venne Gesù: - Vengo ad alimentare la tua anima, come Medico divino e a dare al tuo corpo quello che il medico della terra non può darti: il mio divino Sangue, il mio divino Amore, perché tu viva e dia vita alle anime. (diario, 18-10-1946).

Sono come un naufrago che si sprofonda nel mare. Navigo nel profondo di questo mare senza fine, non con le mie forze perché non ho più vita, ma trasportata dalle acque. Di tanto in tanto questo naufrago che è il mio corpo viene alla superficie a ricevere vita, per riimmergersi subito e morire nuovamente. - Gesù, mio caro Gesù, se non ci fossi Tu, col Tuo amore, se non ci fossero le anime, io non sarei vittima, non soffrirei tanto. È per Te, luce e forza del mio dolore, che io soffro. È per tuo amore che, gioiosamente, consento al dolore di consumare il mio corpo. - Che tempesta tremenda! Da ogni lato vengono contro di me le furie tempestose dei venti, i quali tentano strapparmi rabbiosamente le radici che mi sostengono. Ora più che mai mi sento sola, abbandonata da tutti. Ma non è soltanto l'abbandono: sento che tutti i miei amici, tutti coloro che mi hanno lasciata, hanno gli stessi dubbi miei, gli stessi timori di essere ingannati. Soffrono tutti per causa mia; sono tutti ciechi della mia cecità, mentre io non voglio ferire Gesù, né voglio che gli altri Lo feriscano per causa mia. - Gesù, non consentire che io Ti inganni, né che inganni nessuno. Il mio unico fine sei Tu: il tuo amore e la salvezza delle anime. -

Nonostante questa lotta continua, non posso cessare di bere, sono obbligata ad andare a quella Fonte, che mi pare sia il Cuore di Gesù. Mi sento obbligata a bere per dare la stessa bevanda alle anime. Il mio cuore non riposa. Potrà essere saziato soltanto quando possiederà Gesù. Quando mai Lo avrò eternamente? ... Non tardò Gesù a venire, a scuotermi dalla morte, a darmi vita: - Mia figlia, porto sicuro, arca di salvezza... tutti coloro che ti visiteranno saranno salvi, se non abuseranno di questa mia promessa conducendo una vita di peccato e di offese contro di Me. E dopo la tua morte tutti i peccatori che si raccomanderanno a te o ti verranno raccomandati, saranno pure salvi...

Come è bella e gloriosa la tua missione! Quanto ti ha arricchita Gesù! Che grande prova di amore per il mondo!... - ... (diario, 25-10-1946).

...Ieri notte Gesù soffri immensamente l'agonia dell'Orto dentro di me: il terreno era duro duro; nulla lo rammolliva, neppure il Sangue di Gesù. Sentii che Gesù piangeva...: le la-

crime all'inizio non erano di sangue, ma poco dopo sì: queste lacrime anticipavano le gocce di sangue che ore dopo sarebbero colate dalle profonde ferite delle spine.

Mentre sentivo queste lacrime con tutte le sofferenze del [prossimo] Calvario, tutti i rami degli ulivi tremavano e si scuotevano come per un forte vento; anche Gesù tremava di spavento. Dopo alcuni momenti mi sentii come fossi uscita da un sepolcro; la pietra che lo chiudeva era lì a fianco; uscivo gloriosa per trionfare su tutte le sofferenze. lo ero il sepolcro ed ero Gesù. Questa visione di gloria che sentii anticipata non mi diede nessun sollievo... Oggi, durante tutta la mattinata, la mia anima vedeva costantemente Gesù: camminava con la croce sulle spalle e quasi sempre proseguiva con il viso voltato a fissare la sua Madre benedetta che Lo seguiva... La sua agonia della croce (e io con lui) si svolgeva nella maggiore tristezza, nell'oscurità di spirito e nel più completo abbandono... Nuovo sentimento, nuova visione dell'anima: ho visto Gesù trionfare su tutta la terra, il cielo che si apriva ad illuminare come un sole la stessa terra.

Ma Gesù non è uscito dal suo dolore e le sue grida perdurarono fino a che spirò...

Poi è venuto: - Figlia mia, vita e luce delle anime, luce di tutto il mondo, messaggera di Gesù e di Maria! Sì, messaggera di Gesù e di Maria perché i nostri Cuori sono talmente uniti che sentiamo il medesimo dolore, le stesse ansie, gli stessi desideri e lo stesso amore: ciò che chiederai a nome Mio, chiedilo anche a nome Suo. Chiedi, sposa amata, orazione, orazione, penitenza, molta penitenza. E a gran voce fa' che si chieda! Di' che il Mio Eterno Padre esige riparazione, molta riparazione... - ... (diario, 1-11-1946).

Quel mistero dei Pane e del Vino (Momenti della Passione)

Che lotta da agonia per la mia anima! Mi trovo fra la vita e la morte...

Gesù ha permesso che in tanta sfinitezza ed agonia di spirito venisse qualcuno [d. Umberto] a sollevarmi con parole di incoraggiamento, lasciandomi più forte per alcune ore. Venne poi il demonio con nuove arti e nuovi mezzi per farmi cadere... Mi fece apparire la mia vita perduta, tutta piena di inganni, le mie confessioni mal fatte...

Ieri notte non giunsi all'Orto: rimasi nella Cena con gli Apostoli e con Gesù. Avevo molto impressi nella mia anima due sguardi: quello di Gesù e quello di Giuda: che differenza! Quello di Gesù molto dolce diffondeva amore; quello di Giuda era sfigurato e disperato. Sentivo in me anche i loro due cuori: quello di Gesù colmo di bontà e di sante attrattive, quello di Giuda colmo di rancore e di odio. Sentivo in me anche la lingua di Giuda: ardeva di fuoco infernale ed aveva appena mangiato il Pane e bevuto il Vino, benedetti da Gesù. Vorrei essere capace di descrivere lo sguardo di Gesù rivolto al Cielo al momento della benedizione. Vorrei che tutti conoscessero quel Mistero del Pane e del Vino trasformati nel Corpo e nel Sangue del Signore: prodigio mirabile! Che abisso insondabile di amore! Nonostante mi sentissi immersa in esso, non lo comprendevo sì da saperlo spiegare; potevo sentirlo; solo in Cielo Lo comprenderò pienamente. Quanta luce, quanto amore pervadeva tutti: Gesù, gli Apostoli e me! E tutto questo in me!... Il traditore scese le scale, disperato, per andare a consegnare Gesù. Gesù, con il suo sguardo divino, vedeva tutto; sentiva il bisogno di piangere, ma non pianse; nascondeva il suo dolore, sorridendo teneramente ai suoi Apostoli... (diario, 15-11-1946).

«Un silenzio prolungato dice tutto»

«Mio buon padre [Umberto], ho sofferto tanto: ho molti conati di vomito; il mio corpo e assai più l'anima soffrono molto. È venuto d. Alberto: se non fosse per l'assoluzione, sarebbe stato meglio che non fosse venuto. Ha tentato di obbligarmi a fare alcune domande a Gesù. Ho pianto molto in sua presenza; gli ho detto che non obbedivo... In quei momenti mi è parso di essere abbandonata da tutti; senza l'aiuto del Signore, mi sarei disperata. Dopo avermi tormentata assai, certo involontariamente, mi ha dato ragione, ma i dubbi e il dolore sono rimasti... » (lettera a d. Umberto, 22-10-1946).

... - O mio Gesù, non so come dare quella risposta. Non la comprendo. -

- È molto chiara, figlia mia. Il silenzio è sempre eloquente quando non vi è nulla da dire. Un silenzio prolungato dice tutto, dà tutta la luce: è con questo silenzio che l'anima comprende ed ha luce per rinunciare a quello cui non deve essere attaccata. Coraggio, molto coraggio!... - ... (diario, 2-11-1946).

« Mio buon padre [Pinho], passa il tempo ed il dolore aumenta. Quanto più il tempo vola, tanto più sento nostalgie, desideri, ansie di aprirle la mia anima... Lei può farsi un'idea di quanto soffre la mia povera anima.

Mi vedo afllittissima per causa di d. Alberto. Le mie confessioni sono rare e brevissime. Egli trascorre il suo tempo presso di me a parlarmi di altre anime e ad ordinarmi di domandare certe cose al Signore. Ho dovuto concludere col dirgli "Non obbedisco, non obbedisco!"... Mi sono messa a piangere; in quei momenti mi sono sentita abbandonata: non sono caduta nella disperazione, ma solo per grazia di Dio... Vedendo le mie lacrime e accorgendosi che il mio cuore veniva meno, mi ha assicurato che non mi avrebbe più ordinato di fare domande al Signore. D. Umberto mi ha scritto che è stato un bene quanto è avvenuto perché, diversamente, quel tormento sarebbe continuato; e mi raccomanda di non prendermela. Ma ciò mi affligge non poco. Su questo punto avrei tanto da dire: d. Alberto ha di buono la santità, ma io devo sopportare tutto il resto. Non voglio essere ingrata; diversamente non so cosa avrei fatto... » (lettera a p. Pinho, 21-11-1946).

Nuovi esami medici

Nuovi esami, altre spine, croce più pesante. Potrò soffrire oltre? Sì, lo posso, con la grazia del Signore... Quando mai il mio corpo non sarà più esaminato dai medici? Quando finiranno tante umiliazioni e il dispiacere di essere motivo di sofferenza per chi ha fatto tanto per me? Per non risentirne, sarebbe necessario non avere cuore.

Meno male che approfitto di tutto questo per offrire qualcosa a Gesù...

La notizia di un nuovo esame mi ha lasciato un grande ed amaro abbattimento, ma non come gli altri esami; infatti questo annuncio mi fece vedere lontano, molto lontano, un nuovo orizzonte lieto e luminoso... Non so come raggiungerlo, ho paura, tanta paura di arrivare là: mi vengono incontro da ogni parte tante belve". Quell'orizzonte luminoso non è per me, ma io devo arrivarvi: per me c'è tristezza e dolore; dentro di me sento la morte... (diario, 8-11-1946).

... Venne il giorno 24. All'alba mobilitai il Cielo a intercedere per me presso il trono di Dio: avevo molta paura. Nella Comunione mi abbandonai nelle braccia di Gesù e di Mammina per soffrire e per amare in Loro con una donazione totale; non tralasciai di chiedere forza ed aiuto. Passarono ore senza che sentissi conforto dal Cielo...

Ho fatto il possibile per celare la mia paura ed il mio dolore affinché i miei non soffrissero. Quando giunsero coloro che temevo, prima ancora di vederli, tentai di trarre un lungo respiro, ma il mio cuore non aveva la forza: che momento senza vita!

Mi indicarono Mammina dicendomi: - Coraggio! La fissai balbettando: - Mammina, aiutami! - La paura scomparve; sentii nuova vita. Durante tutto l'esame fui forte, quasi dimentica che stavano esaminandomi. Di tanto in tanto l'anima mia voleva erompere in cantici di lode al Signore. I dolori, quasi insopportabili, li offersi spesso a Lui. Dico insopportabili perché mi costarono assai; Gesù non dà mai dolori che non si possono sopportare. E quando sono per Suo amore, Egli dà la forza: è Lui che soffre in noi. Quando i medici se ne andarono, rimasi subito sfinita e incominciai a sentire gli effetti del doloroso esame. Ma l'anima, per quasi un'ora, rimase forte e tentava di cantare al Signore... (diario, 26-11-1946).

In quale stato doloroso è rimasto il mio corpo dopo gli esami medici! E quante sofferenze dell'anima si sono inasprite ed aggiunte a quelle che avevo! Ho continuato a sentire in questi giorni le spade che mi feriscono il cuore. Sento il rancore di chi tenta infiggermele e la rivolta di alcune anime che non vogliono ricredersi: sono forzate a cedere e non vogliono; sono come il re che non vuole cedere il trono`. Quanto soffre per questo la mia anima! Vorrei dire di più su questo punto ma non so spiegarmi. Vorrei fuggire e nascondermi agli occhi di tutti per starmene sola: ne ho tanto bisogno... I miei amici oh i miei cari amici! mi pare proprio che vengano da me forzatamente, e che non siano più gli stessi. Tuttavia confido. O mio Gesù, rimani almeno Tu e fa' che quando mi sento sfinita, non Ti offenda mai, mai! Sono caduta in una sfinitezza tale che non sopporterei più nessun esame; non resisto più; muoio sotto la paura e le umiliazioni.

La sete di amore per Gesù non cessa; il desiderio di dargli anime è più forte di me; non so però che fare per conquistarle a Gesù... Gesù mi ha sorriso pieno di dolcezza e di bontà e mi ha detto: - I tuoi amici non vengono forzati, ma per amore. Sono lo che permetto questa tua impressione per restare Io solo in te. Sono lo che ti do queste tenebre, perché tu non veda il potere e le meraviglie che ti ho dato. Lo faccio perché non vi sia in te nessuna ombra di vanità. Sapessi quanto ti sostengo e quanta cura mi prendo di te!... Coraggio! Io vinco gli uomini. Vengono umiliati coloro che si esaltano ed esaltati coloro che si umiliano. Io vado e resto con te a vincere le tue tenebre, il tuo martirio ed il tuo abbandono. Farò che tu non comprenda mai le mie meraviglie, abbreviando i miei colloqui; ma ti amo, ti amo, figlia cara! - ... (diario, 29-11-1946) 6'.

Ciò che vale è amare Gesù

... Una forza irresistibile mi obbliga a seguire Gesù, a donarmi a Lui perché egli si serva di me come strumento di salvezza per le anime. È questa la mia sete, la mia fame. Ma con intensità ancor più forte vorrei portare la luce del Vangelo, l'amore di Gesù fino ai confini del mondo. Vorrei portare conforto a tutte le anime; vorrei sfamare tutti gli affamati e vestire tutti gli ignudi; a somiglianza di Gesù vorrei soccorrere tutti'. Soltanto così il mio Gesù sarebbe rallegrato e consolato... (diario, 6-12-1946).

... - O mio Gesù, io voglio soffrire, ma sapere che in tutto faccio la Tua divina Volontà. Se volessero che io mi alimentassi mediante iniezioni, che dovrei io fare? -

- Sta' tranquilla... Non ti alimenterai più sulla terra. Il tuo alimento è la Mia Carne; il tuo sangue è il Mio divino Sangue... Non voglio che tu usi medicine, alle quali possano attribuire potere di alimentazione. Questo ordine è per il tuo medico: sarà lui che prende la tua difesa'. Voglio che continui ad aiutarti con tutta la sua vigilanza. È grande il miracolo della tua vita... - (diario, 7-12-1946).

... Prego per coloro che mi feriscono per coloro che sono ingrati verso di me. Mostrando a Gesù il mio cuore Gli ripeto: - Gesù, Tu vedi che a tutti coloro che mi fanno soffrire auguro ciò che desidero per me. Vedi che non ne posso più; anche così crudelmente ferita, non sento la minima ribellione verso di loro. Perdono loro tutto per Tuo amore e perché si salvino le anime. Se non avessi la Tua grazia, li offenderei come offendono me, tanto sono miserabile: poveretta me, senza di Te!... -

Dal giorno 6 all'11 è stato l'ottavo anniversario della mia prima uscita di casa per essere esaminata ': essere giudicata senza avere commesso nessun crimine! Che tristi ricordi! Quante lacrime nascoste, quanti sospiri occulti! Gesù avrebbe tanti motivi per lamentarsi di me e non dice nulla; il mondo invece mi giudica a modo suo. Chi potrà vincere, mio Dio? Soltanto Tu conosci il motivo della mia accettazione della croce, della mia croce amata che non cambierei con tutte le grandezze e le ricchezze del mondo. Gli onori del mondo non valgono nulla. Ciò che vale è amare Gesù... (diario, 13-12-1946).

La visita di un carmelitano

... Venne un sacerdote ad interrogarmi sulla mia vita. Mi costò molto rispondergli, ma lo feci senza turbarmi. Mi rivolse parole di grande conforto che mi incoraggiarono. Non so come ringraziarne il Signore. Mi sono sentita tanto piccola: piansi; le lacrime non furono di dolore, perché non v'era motivo; ma non furono neppure di gioia, perché Gesù non me la concede: furono lacrime di fortezza; l'anima era forte. Quando il sacerdote si ritirò, io lodai Gesù e Mammina e Li ringraziai. Intanto si levò in me una tremenda tempesta che portò la più fitta nebbia, la notte più nera: tutto sfumò ben presto e io perdetti tutta la fortezza. Quelle parole di tanto conforto rimasero sepolte, sparirono e non affiorarono più alla mia mente. Abbracciai la mia croce. Lo vuole Gesù! Sia benedetto... (diario, 20-12-1946).

« Mio buon padre [Pinho] ... Passò di qui un padre carmelitano' che tre anni fa venne in Portogallo da Roma dove era professore di ascetica e di mistica, cose che io ignoro. Dopo una conversazione di quattro ore e mezza partì dicendomi: - Stia tranquilla; può stare tranquilla: in tutto ciò che mi ha detto non ho colto una parola che sia contro il Vangelo né contro la dottrina di Santa Teresa d'Avila e di San Giovanni della Croce. Conosco la mistica e l'ascetica come il pane quotidiano. Le sono sincero. Sono già stato scelto per esaminare altri di questi casi e mi sono messo contro, ma qui no: sono anzi in suo favore. Viva in molta umiltà, viva sempre come ha vissuto. Le sue sofferenze sono pietre preziose per la corona che l'aspetta. Più tardi parlerò. Dica pure la mia opinione a d. Umberto. - Mi incoraggiò molto. Piansi lacrime di conforto. A prima vista pareva una persona molto austera. La mia vita è colma di umiliazioni e contraddizioni. Tuttavia il numero degli amici non diminuisce, anzi aumenta; ciò nonostante, mi sento sempre più sola: è questa la mia sorte. Tante volte dico a Gesù: - Spogliami di tutto, svuotami di tutto per riempirmi di Te: solo di Te, sempre di Te, eternamente di Te! - Soffrissi sola, non mi costerebbe tanto; ciò che più mi pesa è che soffrono con me coloro che mi circondano. Così vado avanti implorando giorno e notte il Cielo per averne aiuto, abbracciata al mio crocifisso e alla cara Mammina, in attesa di giorni migliori e, infine, il paradiso... » (lettera a p. Pinho, 13-2-1947).

Una lettera a Gesù Bambino

... Procurai di preparare a Gesù Bambino, con i miei atti d'amore, sacrifici, orazioni e tutte le sofferenze più intense, una « culla soffice », degna della Sua nascita... Volli scrivergli di mia mano e fargli l'offerta totale di me stessa... Con quale sacrificio! e' Quale sfinitezza!... Scrissi così: « Al mio caro Gesù Bambino del presepio.

Ti scrive la tua figlioletta Alexandrina, che viene a Te per apprendere le Tue lezioni. Sii il mio Maestro... Dolce e caro Gesù, vengo ad adorarti umilmente prostrata e a consegnarmi interamente a Te per morire qui, in questo momento, a me stessa e al mondo. Lo voglio, Gesù, per vivere interamente di Te, per darti la prova, non dell'amore con cui Ti amo, perché è così poco, ma di quello con cui vorrei amarti. Ascoltami, Gesù, mio Amore. Per ottenere ciò che tanto brama il mio povero e freddo cuore fa' che i miei occhi non vedano se non Te, che le mie orecchie non odano se non le cose del cielo; che la mia lingua e le mie labbra non si muovano se non per parlare di Te, delle Tue cose e delle Tue lodi; che il mio cuore non abbia altri sentimenti che non siano se non amore e dolore: amore per amarti, dolore per consolarti e riparare. Sì, o Gesù, fa' che quanto si dirà di me, sia a lode o disprezzo, io lo consideri come se non detto di me: che io resti come un cadavere che non parla, non ode, non sente. Più ancora; voglio dirti di più: voglio farti un atto di rassegnazione alla morte e un atto di rinuncia. Se i medici con i loro esperimenti abbrevieranno i giorni della mia vita, io accetto contenta e perdono loro di tutto cuore. Rinuncio anche alle ansie e ai desideri circa la realizzazione delle Tue divine promesse [circa il ritorno di p. Pinho `I; non voglio sapere né pensare se si realizzeranno: se il mio direttore verrà o no prima della mia partenza per il cielo.

Voglio ciò che Tu vorrai, o Gesù: la Tua volontà, la Tua gloria, il Tuo amore. Solo Te, mio Gesù! Tu sai quanto costi tutto questo al mio cuore 69; lo sento frantumato. Mi lascio schiacciare, annientare solo per amore. Accetta i brandelli di questo cuore per ornare i tuoi vestitini come fossero oro il più puro, pietre le più preziose. Accetta quanto ho sofferto, sentito e fatto durante la tua novena, come materasso e cuscino soffici al posto della paglia.. Ciò che vorrei darti, chiederti, dirti, Te lo dica il mio cuore! Riempimi di Te: colma di Te coloro che mi sono cari ed il mondo intero. Siimi Amico affinché non mi manchino le forze per compiere fedelmente la donazione che Ti ho fatto. Tu vedi quanto soffro! Per Tuo amore si salvino le anime. Perdonami. Dammi la Tua Grazia, il Tuo Amore con quello di Mammina. Sono la Tua povera Alexandrina, Tua indegna vittima. » (Natale, 1946).

Ho atteso l'ora della Sua nascita: allo scoccare della mezzanotte, ho fatto accendere davanti al presepio due candele in Suo onore e Gli ho letto la lettera: leggevo e piangevo. Poi Gliel'ho collocata sulla paglia ai Suoi piedi». Senza sapere ciò che volevo, senza sapere parlare, Gli ho detto: - Gesù, prendi il mio cuore: che esso Ti dica e chieda tutto senza che io stessa sappia ciò che Ti dice e chiede; che esso Ti ami tanto quanto vuoi, senza che io stessa sappia che Ti ama. Accetta tutte le spine che mi feriscono e trasformale in rose per adornare il Tuo presepio. Rimasi poi molto tempo a contemplare Gesù, quando le lacrime me lo permettevano. Non ho parole per dire la mia oscurità, tristezza e amarezza, ma contemporaneamente la mia tranquillità e pace. In questa pace mi sono addormentata per qualche tempo, fino all'alba... (diario, 27-12-1946).

      

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