
«Tutte le tue sofferenze prendono in Me un valore
infinito»
(Momenti della Passione)
... In me, dentro il mio cuore, vi è un libro enorme,
che non so leggere né comprendere: è scritto a tratti neri; non ne
distinguo neppure una lettera. Questo libro mi fa tremare e mi
impaurisce. Sento però in me una sapienza senza pari, che vede, legge
questo libro e lo comprende. Questa sapienza è Gesù: legge e mi fissa
con sguardi severi chiedendomi i conti. Devo rispondere per le gravi
cose contenute in questo libro immenso che ai miei occhi pare non avere
limiti. Che severità, quella di Gesù! Che giustizia porta con sé! Quanto
mi sento schiacciata! Mi pare di non sopportarne la presenza. Vi fossero
almeno montagne, cielo o anche inferno dove potessi nascondermi!
Tremenda la presenza di Dio, cui devo dare i conti! Mio Gesù, sono la
Tua vittima: ma che conti Ti debbo dare, che soddisfazioni puoi ricevere
da me? Tutto il mio corpo, cuore e anima sono lacerati, disfatti in
sangue. Mi feriscono tante spine inflittemi da mani d'uomo. Gesù e
Mammina cari, fate che le sappia ricevere e sopportare in modo a Voi
gradito. Nelle ultime ore dell'anno, insieme ai miei cari, feci la
consacrazione a Gesù e a Maria, ed ho recitato il « Te Deum » in
ringraziamento di quanto ricevuto da Gesù: sofferenze o gioie e tutto
ciò che volle mandarmi. Chiesi perdono e nuove grazie per me, per quanti
sono cari al mio cuore, per quanti si raccomandano alle mie preghiere e
per tutta l'umanità. Feci e chiesi quanto seppi; e nulla feci né seppi
dire. Vennero le mie tenebre: non soltanto mi avvolsero completamente,
ma mi tolsero perfino tutta la vita dell'anima e del corpo per la loro
intensità. Mio buon Gesù, tutto per Tuo amore... Ieri vennero le
sofferenze dell'Orto: non ero io che le vivevo, ma Gesù: io vi dovevo
partecipare con Lui.
Sentii che un bagno di sangue emanato da Gesù veniva
a lavare le mie iniquità, dava luce a tante tenebre che oscuravano il
mondo, riconciliava la terra con il cielo. Ancora nell'Orto, sentii che
sarei stata spogliata per essere flagellata: lo spogliamento di Gesù
rivestiva me, le Sue ferite venivano a guarire le mie. Mentre gli
apostoli dormivano, Gesù rimase un po' di tempo seduto presso di loro.
Vorrei saper dire quanto Egli amava e, in sì profondo silenzio, quanto
la Sua Anima parlava! Con gli occhi al cielo, parlava al Suo Eterno
Padre. Le stelle filtravano luce attraverso l'uliveto ed illuminavano
l'Orto oscuro. Ma per Gesù non brillavano, non davano luce: né gli
rispondeva l'Eterno Padre. Tuttavia la Sua Anima divina aveva un
linguaggio infinito ed infinito era l'amore del Suo Cuore divino. Quanto
era grande Gesù! Raggiungeva tutti! Amava infinitamente, infinitamente!
Sfinito, con i vestiti inzuppati di sangue, in una tristezza profonda e
quasi senza vita, aspettò e vide approssimarsi la soldataglia con il
traditore. ... Questa mattina sono stata con Lui ai tribunali; ho
sentito la grande, indicibile superbia di coloro che si ritenevano
sovrani: ho sentita l'umiltà e la piccolezza di Gesù. Sapessi
assomigliarmi a Lui! Il Re di tutto, annichilirsi! Che grande lezione!…
Con Gesù ho percorso il Calvario... Raggiunta la cima, sono rimasta in
croce con Lui... È venuto il momento di spirare e Gesù, nella più
estrema agonia, ha affidato lo Spirito al Padre: il Suo grido moribondo
ha echeggiato nel mio cuore come se echeggiasse nel mondo intero... Sono
rimasta come morta per un po' di tempo. Poi è venuto Gesù: - Figlia
mia,... voglio incendiarti nel mio divino Amore, voglio vederti
consumata in esso. Diffondilo nei cuori e nelle anime, incendia il mondo
in una sola fiamma... Molte volte ti ho ripetuto che il mondo è tuo, che
te l'ho affidato; ma oggi vengo a rinnovarti la consegna, come feci la
prima volta: è il primo venerdì dell'anno... Rendendoti simile a Me e tu
essendo mia vittima, non vivendo tu, ma Io, tutte le tue sofferenze
prendono in Me un valore infinito... (diario, 2-1-1948).
... Sono stata coperta da una grande quantità di
miserie, malvagità, crimini vergognosi. Quanta vergogna e quanta
responsabilità nel dover rendere conto a Dio!... Quanto pesa su di me la
giustizia divina!... Se questi mondi di male gravano su di me fino
all'impossibile, un altro mondo infinito, con altra vita infinita,
superiore, infinitamente superiore, vive, bramando solo di attrarre a sé
e trasformare in sé questo mondo di malizie. Io sono malizia e bontà
allo stesso tempo e sono anche vita e morte. Questa vita vuol dare vita
alla morte; questa morte non accetta la vita. O Gesù, come posso
vincere? Mi sento arsa: ho sete del Tuo amore; ho sete di darti anime.
Soffro, sento il dolore, ma non come mio... Ho ansie di amore puro, di
amore pazzo, ma non sono io che amo; io non vivo, io non esisto; io sono
un nulla. Quale dolore logorante! Quanto soffre questo cencio inutile!
Quanto soffre questo cuore che vuole appartenere solo a Gesù,
quest'anima che solo in Lui vuole riposare! Soffro e non so come
resistere... ...Oggi, assetata di dolore, ho preso la croce e con Gesù
ho camminato per le strade dell'amarezza: erano stipate da tutta
l'umanità a cui Gesù ed io con la croce, ci mescolavamo e che, come un
rullo, ci schiacciava continuamente... Quasi sulla cima della montagna,
Gesù univa le sue lacrime alle copiose gocce del suo divin Sangue. Non
avevo mai sentito né visto Gesù piangere come in questo viaggio. Con
rancore si preparavano a spogliarlo e a crocifiggerlo; ho visto uno dei
carnefici, con sguardi infernali, alzare il martello e batterlo con
tutta forza sul chiodo che fissava la Mano divina di Gesù. Si è
ripercosso tutto nel mio cuore: le lacrime di Gesù erano spremute da
quella indicibile durezza e ingratitudine... (diario, 9-1-1948).
Vorrei trasformarmi in pane, vestiti e conforto per
quanti soffrono!
... Voglio praticare il bene; voglio che tutti i miei
atti siano, imbevuti di bontà e dolcezza. Mi opprime la conoscenza dei
poveri che hanno fame e non hanno vestiti per coprirsi. Non sopporto che
i miei simili vivano in afflizione, chiunque essi siano. Il mio povero
cuore, benché cattivo, soffre, si sente mancare per non potere
trasformarsi in pane, vestiti, conforto, gioia e balsamo per quanti
soffrono. Gesù, voglio bene a tutti; voglio consolare tutti per tuo
amore... (diario, 16-1-1948).
Mio Dio, cosa deve mai attraversare [l'anima mia] !
Da sola, senza nessuno, fra tenebre tanto dolorose, non vedrà mai luce,
non sentirà sollievo od appoggio in nessuna guida... Povera anima,
mantieniti salda in Gesù, chiamalo, invocalo in questo viaggio tanto
lungo. - Gesù, se non vieni in mio aiuto, lo sgomento mi uccide. Ma, mio
Gesù quanto è dolce soffrire e morire per Te! Tutto questo è nulla, è
nulla per Chi ci ha amato tanto! -
Viene Qualcuno, non sono io, che, dentro di me, varie
volte raccoglie, in un calice, il sangue che sgorga dalla piaga profonda
del mio cuore, lo unisce alla amarezza della mia anima e lo alza verso
il Padre... ... La morte si sta avvicinando sempre più: viene verso di
me e io cammino verso di lei, giorno per giorno, a grandi passi. Porta
con sé sofferenze inimmaginabili. Quanto più si avvicina ed io ad essa,
tanto più chiaramente vedo il martirio che mi porta. Ma non è a me che
viene a togliere la vita: è sempre all'altra vita che vive in me...
(diario, 23-1-1948).
Sono tanto lontana da Gesù, tanto lontana! Per quanto
io cammini, non riesco a raggiungerlo. Corri, corri, anima mia, corri
senza posa, va senza stancarti in cerca del tuo Signore. Corri fiduciosa
che è tuo e verrà giorno in cui ti unirai a Lui per sempre in un amore
senza fine. - O Gesù, quando verrà il giorno in cui potrò dire: « Gesù
mio, ora so che Ti amo e non cesserò più di amarti; non Ti fuggo mai
più: ora sei mio e io Tua, solo Tua, o Gesù »? Sono affamata; muoio,
muoio soltanto per perdermi in Te e consumarmi solo nel Tuo divino
amore. - La mia croce, la mia amata croce! Io so che soffro, che sono
crocifissa anche se non so comprendere il mio doloroso martirio. Anima
mia, abbracciati a Gesù, abbracciati alla croce e cammina sempre, segui
il tuo Amato; non temere la notte, non temere le spine. Come è dolce
essere in croce, ferita per Suo amore! - Gesù, la mia gioia sia la
croce, la mia dolcezza il dolore: tutto in Te e per Te. -
Il mondo è morte, morte orribile. Il mondo sono io, e
la morte è in me. O morte, come potrà guardarti Gesù? Come potrò dargli
conto di te, delle tue stragi? Che orrore, o mio divino Signore! Ahi, il
mondo, la morte umana, tutta piena di brutture! Sto nuotando in un mare
di ansie e di forti desideri di fare il bene: sono ansie di amare
soltanto Gesù e di beneficare il prossimo. O Gesù, vinci nel mio cuore;
altrimenti cado e non mi rialzo più.
Questo mare enorme, queste onde agitate tolgono al
mio cuore ogni resistenza. Nuotare, nuotare; lottare, lottare, ma senza
ottenere lo scopo di tanta lotta: l'amore di Gesù... (diario,
30-1-1948).
«Il tuo dolore è per le anime più che il sole per la
terra»...
Nel pomeriggio di ieri si innalzò in me una torre: mi
pareva una torre formata dal mondo intero: era molto, molto alta, ma
tanto insidiosa. Un orribile serpente saliva in essa a spirale dal basso
alla cima spargendo sulla terra tutto il suo veleno e non risparmiando
nulla. Io rimasi fra la torre ed il serpente che tentava di avvelenare
anche me. L'anima mia, opponendosi al serpente, si sforzava di togliere
tutto il veleno dalla torre. Quella torre mi indicò l'Orto. Alla mia
corona di spine se ne aggiunse un'altra; alla lancia che sempre feriva
il mio cuore se ne aggiunse una seconda con una spugna: rimasero
accostate al petto quasi in forma di croce. In quel momento sentii
sospiri molto dolorosi e profondi: erano di Gesù. Mi causarono un grande
dolore e squarciarono un Cuore dentro di me che non era mio: vedevo
sgorgarne sangue in grande abbondanza...
... Udii Gesù dirmi: - Figlia mia, ... lascia che Io
depositi ancora nel tuo cuore il mio amore infinito e tutti i tesori
racchiusi nel mio divin Cuore... - Incominciai a sentirmi grande, tanto
grande che il mio cuore arrivava in cielo. Dissi a Gesù: - Mio Gesù, che
avviene in me? Mi sento tanto forte e tanto grande... - ... Hai in te il
Cielo stesso, figlia cara, e sai perché? Per soccorrere le anime e per
avere forza a portare la tua croce. È col tuo dolore che soccorri:
confida che il tuo dolore è per le anime più che l'acqua per i pesci,
più che il sole per la terra. Soffri contenta: sei potente, la tua croce
è di salvezza... Io fui crocifisso per gli uomini e tu, a mia
somiglianza, sei crocifissa per loro. Sono venuto al mondo per salvare i
miei figli e ho inviato te al mondo perché continui a salvarli... Prima
di te ho mandato la croce di terra come segno che sarebbe venuta la
vittima per essere immolata in favore della terra stessa... (diario,
6-2-1948).
... Il carnevale fu per la mia anima un giorno di
grande tormento: mi costò assai sopportare la nostalgia di alimentarmi.
Sofferenza insopportabile! Con fatica nascosi le lacrime; volevo
sfogarmi, sfogarmi molto: volevo dire che avrei dato una grande somma di
denaro, se l'avessi avuta, per alimentarmi; che, se sapessero quanto
soffro per questa nostalgia, non direbbero che non è vero che non
mangio. Ero tentata di dire ai miei cari: potessi mangiare come voi!.
Fissai il Cuore di Gesù con gli occhi pieni di lacrime. Mi ricordai che
era giorno di tante offese contro di Lui e Gli offrii in riparazione il
sacrificio di tacere e tutto il mio soffrire. O Gesù, o Mammina, è per
Vostro amore e per le anime che io voglio nascondere ogni mio dolore. I
miei sfoghi sono soltanto con Voi. « Mio buon padre [Pinho], ... se vi
fossero più persone che conoscono la vita di Dio nelle anime e la
necessità di luce che le guidi e le sostenga, non mi avrebbero tolto il
mio padre: hanno consumato un vero furto. Gesù li perdoni, dia loro il
cielo: è la mia vendetta. Desideravo ardentemente scriverle per il
compleanno; non mi fu possibile. Sono tante le mie sofferenze: benedetto
sia il Signore! Anche se non ho potuto dettare per lei neppure una
parolina, non tralasciai di fare la Comunione, di soffrire e pregare
affinché lei ricevesse dal Cielo ogni ricchezza, conforto e amore.
Chiesi anche a persone amiche, fra cui alcune veramente sante, di
pregare per le stesse intenzioni: furono i nostri auguri e i nostri
doni. Grazie, mille grazie, per la letterina che ebbe la carità di
scrivermi: fu luce per la mia anima e balsamo al dolore che notte e
giorno mi consuma. Da molto tempo non avevo avuto così grande sollievo.
... E che dirle di più? Quanto più ho da dire, meno posso e so parlare:
vivo in fitte tenebre mentre voglio consumarmi in amore, nell'amore più
puro, perfetto, più intenso che si possa dare a Gesù; e non l'ho! Mi
pare struggermi nel desiderio di fare del bene a tutti ma non faccio
nulla. Non vivo, non soffro, non amo: sono un niente. Ma questo niente
vuole tutto, vuole dare tutto a Gesù; è un niente che vive di ansietà,
un niente che, pur avendo tanti amici e vedendo crescere il loro numero,
si sente tanto solo, tanto solo, senza nessuno, immerso in sofferenze a
non finire... Povera me se lascio di confidare in Gesù, se abbandono le
braccia di Mammina! Cosa sarebbe di questa poverella in tanto abbandono
spirituale?... » (lettera a p. Pinho, 18-2-1948).
Mantenendomi sempre nella pace (Momenti
della Passione)
... Ho in me una cosa sola che mi sostiene: la
fiducia in Gesù. Povera me, se questa mi mancasse, morrei di
disperazione! Egli non si inganna né permette che io mi inganni... Il
mio dolce Gesù non può permettere che io mi inganni, perché io non
voglio ingannarmi... La mia ansia di manifestare il mio dolore non è per
mostrare ciò che soffro: vorrei perfino potere e sapere nascondere
tutto; ma poiché non sono io a soffrire, e lo so che è Gesù, vorrei
rivelare quanto Egli ha sofferto affinché le anime si commuovano e si
decidano ad amarlo... ... La croce, lungo il Calvario, pesava, ma Gesù
non mi lasciava sola: mi accompagnava aiutandomi a portarla. Il viaggio
fu tanto lungo! Non mi è parso di ore, ma di anni, di molti anni. E la
croce gravava su di me sempre; non ne potevo più. Gesù vi ha sottoposto
le sue spalle. È stato Lui il Cireneo del mio Calvario.
In vicinanza della meta sono caduta sfinita e Gesù
con me. Fui crocifissa con Lui: Egli era nascosto in me. Il sangue dalle
Sue piaghe passava alle mie; dal Suo capo santissimo passava al mio il
Sangue colato dalle spine; tutto il mio corpo ferito sentiva le
sofferenze del Corpo di Gesù. Dal suo Cuore divino attraverso il mio,
passava, per estendersi a tutto il Calvario, il Suo divino amore, come
fuoco ardente. Dentro i miei occhi si alzavano al cielo gli occhi
agonizzanti di Gesù. Mi ha attraversato le orecchie il suo ultimo grido
con cui affidava al Padre il suo Spirito... Sono spirata con il mio
Gesù... (diario, 5-3-1948).
... È orribile il mio vivere. Se in mezzo a questo
martirio mi mancasse la pace della coscienza, già da molto mi sarei
disperata... Quando, improvvisamente, sorge tormentosa la tempesta di
dubbi o tentazioni contro la fede, quando l'anima giunge alla agitazione
e alla saturazione piena di timore, viene da non so dove, una soave
dolcezza ed eccola nella consueta tranquillità, nella stessa unione con
Gesù. Quale protezione del Cielo ho su di me! Non so ringraziarne il
Signore... Quando mi pare di essere in procinto di consegnarmi al
demonio,... abbraccio, con l'anima e col cuore, Gesù, Mammina e la
croce; chiudo occhi e orecchie a tutto, sospiro molto, mantenendomi però
sempre nella pace della mia coscienza, illimitatamente fiduciosa che
sono e sarò sempre, totalmente ed eternamente di Gesù. In questo
abbraccio intimo lascio passare gli orrori di tutta la tempesta: sia
benedetto il Signore... (diario, 12-3-1948).
... O Gesù benedetto, fa' che in mezzo a così grande
orrore la mia anima, che è tua, non perda la serenità e la pace; grazie,
Gesù!... Nel pomeriggio di ieri non vi era in me se non dolore e croce.
Io ero bambina e attorno a me vi erano croci in proporzioni alla mia
età; infatti mi sentivo ancora bambina, ma grande di una sapienza che
non era mia. Tutte le croci dovevano essere distribuite, eccetto quella
destinata a me. Io vedevo l'Orto, ma, essendo bambina, mi pareva di
distogliermene e di non soffrirne tutta la grave realtà. Col passare
delle ore, io crescevo in sapienza, in grazia ed in età: grazia e
sapienza che non mi appartenevano. Crescevo, crescevo e in proporzione
della crescita mi si presentavano sofferenze sempre più grandi e
spaventose. Si avvicinava l'Orto. Io mi occupavo delle cose del cielo
come un fedele vassallo che si occupa delle cose del suo re. Il cuore
ardeva d'amore come fuoco che non si spegne mai. Questo amore si
diffondeva sopra tutte le sofferenze che l'Orto mi presentava: sudavo
sangue e sentivo le mie labbra su duro terreno che mi toglieva il
respiro. Il cuore, anche se schiacciato dalla giustizia divina, si
elevava e si univa all'Eterno Padre. ... Oggi, nell'ultima parte del
viaggio al Calvario, ho sentito che il cuore accoglieva Gesù e Mammina
Madre dei Dolori; nelle sue santissime braccia portava Gesù non
sofferente ma già morto ed avvolto nel lenzuolo. Durante le tre ore di
agonia io stavo sulla croce ed il mio petto continuava ad essere asilo
per Mammina Addolorata con Gesù morto... ... Ho udito Gesù: - Figlia
mia, figlia mia! Tu sei per le anime un angelo di pace: sapessi quante
per mezzo tuo hanno ricevuto la pace! Sono migliaia, milioni che per te
sono salve... li mondo persiste nella sua vita di perdizione: salvalo
con il tuo dolore. Dammelo e dammi il tuo amore: sono il prezzo per le
anime. Come è meravigliosa la tua vita, tanto somigliante alla mia! È
per questo che ti faccio piccolina: per renderti a Me simile anche nella
mia infanzia. Erano mie la sapienza e la grandezza che sentivi in te;
erano mie le croci che ti attorniavano, erano croci che lo avevo per
dare alle anime. Ho aggiunto alla mia Passione un po' della mia
infanzia; sei passata attraverso tutto: la mia vita intera ha
partecipato alla mia Passione e morte; aumentavano le sofferenze a mano
a mano che crescevo in età. -
Io ho ascoltato Gesù attentamente ed in quel momento
ho compreso bene che la sua infanzia è sempre stata legata alla
Passione: ho compreso, ma non ho saputo dirgli nulla. Egli ha
continuato: - Figlia mia, ti ho associato oggi più che mai ai Dolori
della Madre benedetta: fu per questo che hai percorso il Calvario con
Lei... - All'improvviso, come scesi dal cielo, mi sono apparsi Mammina e
San Giuseppe. Mammina era in bianco e azzurro; San Giuseppe teneva nella
mano sinistra un grande giglio... Gesù ha aggiunto: - Eccomi piccolo fra
i miei due genitori che tanto amo. - Tra Mammina e San Giuseppe è
apparso allora Gesù; era bellissimo e mi ha detto: - Chiedimi, figlia
mia, quanto desideri in nome di colui che sulla terra è stato il Mio
padre adottivo; chiedi e di' agli uomini che chiedano in suo nome... -
Mammina si è avvicinata, mi ha accarezzato; San Giuseppe si è chinato
verso di me e mi ha lasciato il bel giglio; poi sono scomparsi; è
rimasto solo Gesù, ma non più bambino... (diario, 19-3-1948).
Partecipa ai dolori di Maria (Momenti della
Passione)
Il ricordo del modo con cui ho passato questi giorni
mi fa tremare... Ero ansiosa di amare, bramavo tutto ciò che è puro e
del cielo... ma ero sempre a mani vuote: ero un nulla, un nulla che non
è mai esistito. Che giorni e notti dolorosi trascorsi! Chiedevo perdono
a Gesù e Mammina; chiedevo a San Giuseppe di amarli come lui Li ha
amati. ... Stretta al crocifisso, baciavo tutte le piaghe di Gesù, mi
soffermavo con le labbra sulla piaga del suo divin Cuore come per
riceverne conforto. Sovente mi perdevo tanto in quella Piaga divina che
mi sembrava di aver lasciato il mondo. Nel baciarla supplicavo Gesù di
farmi entrare in Essa insieme a tutta l'umanità. Come soffro nel sapere
che ne è tanto offeso e che non la posso salvare! Sono vissuta sentendo
sempre Mammina Addolorata con grandi pugnali nel Cuore e con Gesù morto
tra le braccia. Sentivo in me i suoi occhi chiusi, il suo capo, le
braccia e le sue gambe fredde, pendenti dal grembo di Mammina. Con
profondi sospiri, Lo copriva di lacrime e di carezze, Gli puliva il
volto ed il corpo santissimo dalla polvere, dagli sputi e dal Sangue.
Con quale tenerezza lo faceva! Lo sentii avvolto in un lenzuolo. Provai
il dolore indicibile e senza pari di Mammina, cosciente che poco dopo
sarebbe stata privata del suo Gesù: né vivo, né morto!... Mi parve più
volte di morire sotto questa sofferenza insopportabile per avere Gesù
morto dentro di me! In questo dolore, fra Gesù e Mammina, sentii, non
poche volte, il giglio che San Giuseppe mi aveva dato: fu un balsamo al
mio dolore nei momenti più insopportabili... ... Sul Calvario venne
l'oscurità: la terra si apri, tutti fuggirono; solo anime amiche
rimasero a fare compagnia a Gesù. Ho sentito come se la mia anima mi
abbandonasse: poi sono morta. Rimasi così per parecchio tempo. Quindi mi
sentii rivivere; da lontano filtrava un chiarore che dava luce alla mia
anima. Aspettavo Gesù con ansietà. È venuto e, per tre volte, mi disse:
- Figlia mia! - Vi fu silenzio! Aumentando la luce dell'anima cresceva
l'ansia di possedere Gesù e di avere luce completa. Ripeté nuovamente,
per tre volte, « figlia mia » e segui lo stesso silenzio e la stessa
ansia di maggior luce; luce che mi assicurasse di possederlo
interamente. - Figlia mia, ciò che avviene nella tua anima è opera della
mia scienza divina; è opera delle mie meraviglie; è un'altra prova ch'io
ti rendo simile a Me. Il chiarore che hai veduto lontano è la luce che
la mia morte ha portato al Limbo; l'ansia era quella delle anime che là
Mi attendevano per ricevere il premio e lo splendore eterno del Paradiso
Sono stato Io a salvare il mondo; e tu, a mia somiglianza, col portar la
tua croce, dando la tua vita, continui a salvarlo. Per completare questa
somiglianza e per il bene dell'umanità ti ho fatto sentire il mio Corpo
morto in grembo alla Mia Madre benedetta; ti ho associato ai Suoi
dolori, come Ella si è associata ai Miei. Ella ha aiutato Me nella
salvezza del genere umano ed ora, con te, continua la stessa opera di
salvezza. Come è bello che la figlia assomigli al Padre, la vittima a
Cristo Gesù crocifisso! Figlia mia, in che stato si trova il mondo!
Soccorrilo. Io non voglio che per te ci sia resurrezione voglio che la
tua quaresima continui: il mondo è in pericolo... Tutta la distruzione
che hai visto accadrà quando il bolscevismo, dopo aver tentato di
installarsi nel mondo con mezzi subdoli ne diverrà il padrone; esso
avanza. La distruzione che hai visto è un nulla in confronto a quella
che ci sarà. Si pecca come non mai, e il castigo sarà come non fu mai.
Soccorri le anime, figlia mia, Io sono Padre e castigo per richiamare,
per non punire con la morte eterna. - (diario, 26-3-1948).
Mi aggrappo fortemente a Mammina (Momenti
della Passione)
... E' passato il vigesimoterzo anniversario di
letto; non voglio pensarci. Triste giorno per me [questo anniversario] :
non solo ho constatato che in tanti anni di sofferenza non ho amato Gesù
né Gli ho dato nulla, che non ho approfittato del grande mezzo
concessomi per santificarmi, ma Lo ho anche ferito con il mio brutto
temperamento e con cattiverie. Povera me! Mi causa orrore tanta gente
che viene a visitarmi: che cumulo di brutture viene a vedere! Fa', o
Gesù, che non la scandalizzi. Voglio fare del bene, molto bene a tutti,
voglio consolare e confortare i poveri: in essi io vedo Gesù. È a Sua
imitazione che voglio vestirli, sfamarli, voglio far loro del bene
all'anima e al corpo; non posso sopportare di sapere il prossimo in
necessità: devo soccorrerlo o soffrire quando non lo posso fare. Il mio
cuore è insoddisfatto: quanto faccio di bene è nulla... (diario,
16-4-1948). Ogni minuto che passa, nella mia vita, è una morte in più
per me, per la mia sofferenza, per tutto quanto faccio. Che tenebre, che
morte, Dio mio! Il mondo non mi dà luce: dove potrei trovarla se non in
Te, mio Gesù?... - Manda, o Gesù, in questi miei sentieri così oscuri un
raggio della Tua luce; fa' che in questi abissi terrorizzanti di tenebre
in cui vivo, mi sprofondi per Tuo amore e per le anime. Sovente, quando
mi sento impaurita, li fuggo ma per andarmi a nascondere nel Tuo Cuore
divino o per aggrapparmi fortemente al manto della cara Mammina: « Salve
Regina, Madre di misericordia! O Mammina, mostrami che sei Madre mia ».
L'uragano terrorizza, la tempesta tenta strapparmi dal rifugio di
Mammina, ma io non lascio il Suo manto. Allora sento che Ella mi stringe
al suo petto, mi tranquillizza; e la sua tenerezza addolcisce il mio
dolore. Ho tanta paura. Sono sola; non ho amici; non ho nessuno. Sento
che tutto il mondo mi toglie la vita in modo crudele, con tutte le
barbarie. E io debbo rimanervi immersa; mi hanno legata a lui forti
catene; neppure i maltrattamenti mi inducono a sottrarmi e ad
abbandonarlo. Non so dire altro; ciò che sento non posso né so
descriverlo
...Oggi sul Calvario sentivo tutto il mio corpo
coperto di piaghe. Allo stesso tempo sentivo che il Cuore divino di Gesù
che in me e con me camminava, si apriva da cima a fondo per accogliere
tutta la terra colpevole. Già sulla croce, Gesù continuava ad accogliere
tutto e tutti; perfino il Calvario con la sua crudeltà e insensibilità
ha avuto posto in Gesù. Il suo Sangue, come pioggia, lavava tutte le
iniquità; quanto più Gesù si addossava i crimini e la crudeltà del
mondo, tanto più cresceva la sua agonia, perché responsabile davanti al
Padre... Nel momento di spirare e di consegnare al Padre il suo spirito,
sono usciti dal suo divin Cuore raggi dorati verso il Cuore Immacolato
della Madre addolorata: era il suo congedo da Lei... (diario,
30-4-1948).
« Chi ama Gesù non muore » (Momenti della
Passione)
... Oggi sono andata con Gesù al Calvario: non vi è
stato un istante in cui non mi sia sentita con Lui schiacciata e sempre
trascinata dalle corde. Tutto il mondo Lo feriva dentro di me. Gesù era
soltanto ossa, il suo Sangue era tutto sparso sulle pietre. Anche sulla
croce Egli non era se non uno scheletro insanguinato. Essendo in me,
sentivo che la crudeltà del mondo mi apriva il petto e mi squarciava il
cuore. Un peso schiacciante conficcava profondamente le spine nel capo
santo di Gesù; mi pareva che gli occhi e le orecchie mi si rompessero
per le acute spine. Quanto ha sofferto Gesù per noi! E quanto si è
degnato nell'associarmi al suo dolore!. È venuto il momento di spirare;
Gesù è morto. Il suo Corpo sfigurato e sanguinante è scomparso per me.
Sono trascorsi alcuni momenti in questa morte e separazione. Poi è
venuto Gesù, rischiarando un pochino le mie tenebre, ma non con la luce
di altre volte; però mi ha trasformato l'anima dandomi nuova vita.
- Figlia mia, interrompi il tuo calvario: Io ti
sostengo e ti accompagno. Figlia mia, avanza nelle tue tenebre: ti guido
Io in questa oscurità... La tua sofferenza conduce a Me le anime le
quali si rifugiano nel mio divin Cuore al sicuro come formiche nel
formicaio. Confida! È il tuo dolore che dà loro la vita: le alimenta e
le fa venire a Me. Sei la pastorella angelica del Re divino: pasci
sempre in prato fertile le mie pecorelle...
Farò in modo, figlia mia, sposa amata, che la tua
vita arrivi ai confini del mondo come foglia che il vento trasporta... -
O Gesù, sarei più contenta se mi sgridassi per le mie colpe; avrei molto
bisogno di convertirmi una volta per sempre, di finirla con i miei
difetti; ora basta, non voglio più offenderti! - Non è necessario
rimproverarti più volte, come desideri. Dal tuo pentimento e dalle tue
ansie di perfezione traggo maggior vantaggio per le anime che con i
rimproveri. L'anima piccola, semplice e umile, l'anima che ama, si
avvicina assai più a Me con il dolore che con il timore... - ...
(diario, 7-5-1948). ... Voglio vivere non questa vita che è morte, ma
l'altra vita più pura, più amante e santa; non so viverla, non è mia, ma
è in me: è una vita tanto alta, perfetta, sublime. Voglio aggrapparmi a
questa perfezione, facendo tutto in modo perfetto e non sono capace. Non
so quello che voglio, non so dire quello che il mio cuore e l'anima
bramano: so soltanto che bramano ciò che è del cielo. Non mi sento con
forze per sopportare queste ansie... Ho affidato a Gesù e a Mammina la
mia vita incomprensibile: nella loro sapienza divina che tutto
comprende, me la accettino. Il mio unico compito è soffrire e seguirli
ciecamente. Sia fatta in tutto la volontà del Signore. ... Oggi dalla
prigione sono andata al Calvario. Non comprendo: Gesù sosteneva me e io
Lui. Egli era il mio conforto; e io per Lui non so che cosa ero: una
compagna di dolore, di martirio. Soffrivo in Lui e Lui in me: eravamo di
sostegno l'uno all'altro... Sulla croce, con Lui, sentivo pugnali nel
mio povero cuore in cui passavano i gemiti di Gesù. Durante quei momenti
di agonia Egli è spirato... anch'io mi sono sentita morire. Dopo poco
Gesù mi ha parlato; la sua resurrezione e la sua divina voce non mi
hanno portato luce, ma vita dolorosa.
- Figlia mia, ... chi ama Gesù non muore: vive sulla
terra, vive nella eternità; chi ama Gesù vive per la Grazia e con essa
trionfa nel maggiore eroismo... ... (diario, 28-5-1948).
« Non è il dolore che ti dà la morte, ma l'amore »
« Mio buon padre [Pinho], da due mesi ho ricevuto la
sua lettera: arrivò proprio il 30 marzo. Sia benedetto il Signore per
questo regalo. Ho persino vergogna di avere tanto ritardato a dettare
alcune parole per colui che Gesù ha collocato al primo posto nel mio
cuore; nonostante i sette anni circa di assenza e quasi di silenzio, è
sempre là; non vi è nulla che lo separi da questa unione di anima, nulla
che lo strappi dal mio povero cuore.
Io non scambio l'amore di Gesù con nulla di quanto
esiste o potrà esistere. Dopo Gesù, la Trinità Santissima, la cara
Mammina e san Giuseppe, è lei, tra le creature, ad occupare il primo
posto. Lo permise e lo permette Gesù perché è Lui che la conserva nel
medesimo posto. Il mio silenzio, il mio ritardo non ha se non questa
spiegazione: voglio e non posso. La mia sofferenza è aumentata
moltissimo: mi costa immensamente parlare. Se non fosse lo sforzo di
volontà, io non direi nulla: sono in un martirio di dolori. Quanto
soffro e faccio, sparisce, muore prima di conoscere la vita; così sente
la mia anima. E costa tanto sentire avvicinarsi l'eternità e sentirsi un
niente, senza niente.
La mia vita è una vita senza vita, è un mondo senza
luce. Quanto più sono senza luce più Gesù si assenta e più sfumano in me
le Sue cose, la sua vita divina. Mi permetta anche questo sfogo: sento
come se mai avessi conosciuto Gesù, mai Lo avessi amato, mai avessi
saputo ciò che è la sua vita nelle anime. Quante più ansie ho di vivere
la vita interiore, la vita di Dio in noi, meno la vivo, meno la conosco,
meno la comprendo. Mio Dio, come sono ignorante! Nonostante questo, la
mia anima si mantiene in pace. È una grande grazia di Gesù. Ho persin
detto: ho pace, la pace della mia anima, a meno che io non comprenda ciò
che è la pace di Dio. Ma credo che il Signore non permetterà che la mia
pace sia del demonio perché questa certamente non dà gioia. Io invece,
in mezzo a tante spine, sofferenze, e con una croce tanto pesante, sento
la gioia dell'anima che sorride a quanto viene dalla mano del Signore.
Possa gemere, possono piangere gli occhi del mio corpo, ma quelli
dell'anima sono gioiosi, disposti a ricevere ogni martirio che il Cielo
mi invia. Non mi basterà l'eternità per ringraziare Dio di tutto questo.
Grazie di quanto mi ha promesso di fare in favore della mia anima nel
mio compleanno; Gesù e Mammina l'avranno certamente ricompensata assai.
Il signor dottore [Azevedo], con la sposa e i figli, gradisce i suoi
saluti e mi ha incaricata di ricambiarli; promette di scriverle tra
poco... Aumenta sempre più il numero dei miei amici; anche tra i
sacerdoti. Monsignor Domingos della "Officina de S. José" di Guimaràes
venne a visitarmi; mi è rimasto amico pare che sia disposto a fare in
mio favore quanto gli è possibile... » (lettera a p. Pinho, 2-6-1948).
Continuo a non essere nulla e a non vivere. Tutto il
mio corpo è un poco di polvere disfatta dal dolore; dolore che vive in
questa polvere senza appartenermi. L'anima soffre e unisce il suo dolore
a quello di questa polvere disfatta. Ma questo dolore non è mio né per
me; questo dolore sempre muto non può né sa dire ciò che sente. È dolore
che si estende a tutta l'umanità; non so dire meglio, è dolore, senza
limiti, senza fine. Sento, comprendo, ma non riesco a esprimere, per
incapacità, il peso e la grandezza di questo dolore. Mio Dio, soltanto
con la Tua grazia una creatura umana lo può sopportare.
Sento come se il demonio mi calpesti e porti con sé
il mio povero cuore per darlo alle creature come strumento per
gravissimi peccati. Il maledetto non vuol più saperne di me; vorrebbe il
mio cuore e nient'altro. Ah, come mi sento sua e come egli tormenta il
mio spirito! Soffro molto nel dubbio se la pace che ho in me sia di Dio
o del demonio. Quando il dolore raggiunge il suo apice, sento talvolta
più intensa questa pace dell'anima che fa abbassare il livello del
dolore ma subito viene una nuova spina a ferirmi: e se io non mi
conoscessi, se questa pace non venisse da Dio ma dal demonio? E subito,
senza voler sapere né comprendere a chi questa pace appartenga, mi
lancio in spirito nelle braccia di Gesù e molto aggrappata a Lui Gli
dico: - Ciò che voglio è amarti, mio Gesù e, con la Tua grazia, vincere
il mio dolore. Tu sai bene a chi appartiene la mia pace, e questo basta.
- ... Ieri mi parve di nascere sull'Orto e sul Calvario. Sono nata e
vissuta in essi per amare, lavorare e praticare il bene. Vita e bene
realizzati nella più grande dolcezza! Tutta l'umanità usufruiva di
questo vivere. Ma non fui io a nascere né a vivere né a praticare tutto
il bene. Chi è nato, chi è vissuto, chi l'ha praticato è stata una vita
superiore, sublime, potente e grande come è grande la grandezza di Dio.
Non riesco ad esprimermi meglio. La vita trascorreva ed io crescevo in
sapienza e in tutto, sempre nell'Orto e sul Calvario; di momento in
momento vedevo avvicinarsi sempre più le sofferenze che essi mi
presentavano... Mi parevano dolori infiniti... Questa mattina ho sentito
come se venisse in me un cielo d'amore ed assorbisse in sé tutte le
sofferenze dell'amaro cammino del Calvario. Sapevo che soffrivo un
dolore inimmaginabile, ma quell'amore mi faceva dimenticare le
sofferenze: l'amore vinceva, sebbene mi sembrasse che trascinasse con me
il mondo. Sul Calvario lo stesso amore continuava a coprire tutta la
sofferenza... Gesù mi ha detto: - Figlia mia, non è il dolore che ti dà
la morte, deve essere l'amore che te la dà: sarai da lui consumata; sarà
l'amore che ti dà il Cielo: la Patria dopo l'esilio. Il dolore è grande,
ma è superato dall'amore. Ama, ama, figlia mia, il mio divin Cuore e fa'
che sia amato da tutti i cuori... Nel giorno a lui consacrato non posso
tralasciare di consegnartelo con tutti i tesori ed il suo amore.
Accettalo. In esso vi è tutta l'umanità; rinnovo così la consegna. Non
permettere che si perda il mondo sviato: soccorrilo con la tua
sofferenza, con la tua croce. - Mentre Gesù me lo consegnava o, meglio,
poneva nel mio il suo Cuore, tanto grande come la grandezza di Dio, mi
sono sentita portatrice di un amore infinito e di un mondo di miserie.
Nel ricevere il Cuore di Gesù ho anche avuta luce per vedere,
comprendere e sentire tutto... (diario, 4-6-1948). ... Ieri in mattinata
sentii dentro di me due mari immensi: uno di dolore, l'altro di amore.
Quello d'amore era sul terreno dell'Orto e in esso si rovesciava ma
senza che si esaurisse il mare del dolore; l'amore assorbiva tutto; le
fiamme nascondevano tutto. In mezzo vi era Gesù: era Lui stesso l'amore;
era il mare che non si esauriva nell'inesauribile dolore e lo poteva
contenere... (diario, 18-6-1948).
Voglio essere un nulla per tuo amore!
Ciò che mi causa più avversione e timore è ricevere
le visite e dover dettare ciò che avviene nella mia anima. Io voglio, o
mio Gesù, se così è la tua volontà, vivere senza inquietudine: scarico
tutto su di Te, qualunque cosa avvenga... Voglio essere nelle tue divine
braccia come la bimba nelle braccia della sua mamma. L'oscurità in cui
vivo ha assorbito in sé tutto: il futuro, il presente e perfino il
passato. Nulla sarò, nulla sono, nulla fui; nulla possiederò, nulla
possiedo, nulla possedetti. Gesù, voglio essere questo nulla, perché sei
Tu a volerlo: un nulla per tuo amore; e ti offro questo nulla in cui
voglio vivere sino alla fine della vita, se così Ti piace. Per Tua
grazia fui, sono e sarò sempre la tua vittima. Mi costa immensamente
essere nulla e voler essere qualcosa per dare a Gesù; costa di più che
volergli dare immensamente e non avere nulla da dare.
Sono indicibili e, posso dire, talvolta
insopportabili le ansie del mio cuore nel voler dare: oh, se questo
amore salisse alle maggiori altezze, arrivasse al cielo! Ma, o mio Dio,
come farò a saziare queste ansie se mai avrò, né ho, né ebbi nulla con
cui realizzare i miei desideri? In questa angustia triturante il cuore
piange lacrime di sangue. Che dolore, o mio dolce Gesù! Il demonio non
cessa di circuirmi lo spirito, tenta indurmi alla vanità,
all'attaccamento per le cose del mondo e alla disperazione. Tenta di
insinuare nel mio cuore il desiderio di vedere qui o là qualcosa. Ma per
grande misericordia del Signore la mia anima si conserva in pace; se è
poi vero che io conosco la pace che viene da Dio. Sento di essere
totalmente staccata da tutte le creature e da tutto ciò che è terreno.
Tuttavia il maledetto vorrebbe attaccarmi a tutto, mostrarmi che vi sono
già attaccata e che il mio cuore appartiene a lui. No, sono di Gesù; amo
solo Lui; a Lui solo appartengo; sono Sua nel mio nulla, Lo amo, Lo
amo... - Mia figlia, la tua piccolezza, il tuo nulla aumenta la gloria,
la consolazione e l'amore per Me. Non preoccuparti: quanto più ti senti
nulla, tanto più grande sei ai Miei occhi... - ... (diario, 2-7-1948).
... Che io lo senta o meno, ho fissato la mia dimora
nel Cuore divino del mio Gesù. Nei momenti di maggior disanimo mi sento
là dentro come un uccellino nel nido. Questo sentimento conforta e
risolleva per qualche tempo il mio povero cuore. Ho promesso a Gesù di
sforzarmi di vivere nella semplicità come una bimba e senza nessuna
preoccupazione circa il mio futuro. Venga ciò che vuole; mi curvo e
accetto gioiosamente. Ho scaricato sul mio Gesù il peso di tutte le mie
preoccupazioni ed ho cercato di vivere in tale distacco. Quando lo
sfinimento e la debolezza mi portano a non potere resistere e a dovermi
preoccupare, lancio subito tutto in Gesù e mi sforzo di sviare da me la
preoccupazione come fosse un cattivo pensiero. Sono di Gesù; Gesù è mio;
Egli tutto vince in me. Costa assai vivere così. È necessaria molta
forza, forza del Cielo per mantenere questo proposito... (diario,
9-7-1948).
Devo camminare tanto sola, senza nessuno
(Momenti della Passione)
... Sto per ricevere un secondo colpo nella mia vita
spirituale. Lo sentirò profondamente come il primo? Gesù, si faccia la
Tua divina volontà: sono la Tua vittima. Quanto più sento la ferita di
questo colpo e l'abbandono completo di coloro che mi sono più cari,
tanto più sento che devo passare su tutto e cercare Gesù, solo Gesù. Ma
costa tanto cercarlo e non incontrarlo e dover camminare così, tanto
sola, senza nessuno! O mio Dio, quanto piangono gli occhi dell'anima e
quanto sanguina di dolore il mio povero e freddo cuore! Talvolta non
posso contenere in me, perché non ci stanno più, i desideri illimitati
di consolare tutti e far del bene. Voglio rallegrare e sono triste io
stessa; voglio confortare e dare e non conforto e non do. Sento di non
far niente, di essere una vita inutile. ... Era già notte ed io, senza
sapere come, mi sentii attirata anima e corpo verso il duro suolo
dell'Orto. Prostrata colà, sentii forti contorcimenti; mi si lacerarono
le vene, sudai sangue in tremenda agonia. Vidi subito una lunghissima
strada coperta di robusti grovigli di spine: tutte quelle spine dovevano
ferirmi. Il mio buon Gesù fece comprendere e vedere alla mia anima con
una luce molto chiara, che quelle spine dovevano ferire, attraverso i
tempi sino alla fine del mondo, non me ma il suo Cuore divino. Mi
piacerebbe sapere esprimere meglio l'illimitatezza di quella strada
spinosa e il modo con cui Gesù era ferito, ma non so; seppi soltanto
vedere e comprendere. Rimasi in quel dolore angoscioso e spaventoso...
Oggi sul Calvario, tutto era morte, morte che si estendeva al mondo
intero. Tutto era tenebre; solo Gesù poteva dar luce... Dal suo Cuore
divino si riversavano sul mio cuore alcuni raggi luminosi che mi
trafiggevano. Gesù pareva in una nuvola bianca e io mi sentivo in
paradiso: tutto era amore; il mio cuore si saziava in quei raggi: erano
il suo alimento ed erano balsamo a tutto il dolore. Ho trascorso un po'
di tempo immersa in quel dolce paradiso. - Figlia mia... senza il tuo
dolore non si sarebbero salvate le anime... - Dietro Gesù stava una
strada piana di cui vedevo il termine molto luminoso e pieno di verde. -
Figlia mia, questi raggi del mio amore sono per dare conforto e vita al
tuo cuore e serviranno come balsamo al tuo soffrire. Vedi questa strada?
È la distanza che ti resta da percorrere: è feconda e piena di luce. -
Detto questo, uscirono dal mio cuore i raggi e cessai di vederli nel
Cuore del mio amato Gesù. Nelle sue divine mani apparvero grandi rami di
spine; Gesù mi avvolse con essi il corpo e aggiunse: - Fatti coraggio,
figlia mia! Anche se i sentieri sono appianati, devi ancora essere
ferita da queste spine: qui e là ti feriranno. Ma non temere: il cammino
è ormai breve.... Non ti ho abbandonata. Sono sempre stato in te e al
tuo fianco. Confida, figlia mia; non dimenticare che Io sono rimedio per
tutti i mali e non lascio mai l'anima sola, abbandonata a se stessa...
... (diario, 23-7-1948).
... O mio Dio, come sono sola! Dove sono andati
l'appoggio ed il conforto che io sentivo da parte di coloro che hai
unito a me tanto profondamente e hai collocato nel mio cuore? Sii
benedetto per la croce che mi dai. O mio buon Gesù, io voglio continuare
a vivere senza preoccupazioni di ciò che verrà e dovrò soffrire. Voglio
continuare a scaricare su di Te il peso di tanti pensieri, vivendo
sempre e soltanto di fiducia. Ma quanto sono fragile! Sopraggiungono
momenti di inquietudine e mi preoccupo. Appena rientro in me, volgo a Te
i miei sguardi e Ti affido la mia vita con tutto il suo soffrire...
Gesù, accetta, per la salvezza del mondo, il sacrificio che sto facendo
nel dettare i sentimenti della mia anima... L'amore di Gesù e la santa
obbedienza vincono... (diario, 30-7-1948).
Solo Tu il mio tutto
... Con i miei sguardi fissi nel Cuore di Gesù o nel
crocifisso vado mormorando: « Gesù! Solo Gesù! » e anche: « Mammina,
Mammina, mostrami che sei Madre; di' a Gesù che sono soltanto sua, che
voglio solo Lui, che sono la Sua vittima! ». Quando dico così è grande,
profondo, indicibile il martirio dell'anima mia. Ma pur non sapendo,
penso che verrà dal Cielo conforto e sollievo ad addolcire il mio dolore
per rianimarmi a camminare con la croce lungo i sentieri oscuri e
spinosi da cui non vedo uscite... (diario, 6-8-1948). ... Non credo a me
stessa. Mi pare tutto una bugia e per maggior sacrificio sento non
esservi proprio nessuno al mondo che mi creda. Ho paura, una terribile
paura, di restare sola, per l'abbandono e l'oscurità in cui mi trovo. O
mio Gesù, dove sono andati i miei amici? Che me ne hai fatto di loro?
Sei Tu, o Gesù, sei solo Tu dalla mia parte, come Ti ho chiesto? Grazie,
sii benedetto. Io non immaginavo che mi costasse tanto l'essere Tu, solo
Tu il mio tutto, il mio unico e nulla più. Ma confido, con la Tua
grazia, ch'io continuerò sempre a dire: « Gesù, Tu e solo Tu », pur
sentendo di non avere più nessun altro come amico. ... Sono senza luce,
senza guide; non so come potere camminare... (diario, 20-8-1948). ... Se
quanti mi visitano vedessero in me quello che io vedo ne avrebbero paura
e non verrebbero. Sono morte e miseria nauseante...
... Voglio volare da Gesù e non posso, voglio vivere
la vita di amore, di perfezione, di carità e non sono capace. In me
tutto muore prima di vivere. Mi resta la fiducia. Confido e spero nel
mio Gesù, contro tutto... Non voglio la mia gioia, voglio quella di
Gesù; non voglio essere lodata dalle creature, ma voglio che esse, tutte
unite, lodino il Signore per tutto e per sempre. Soltanto Lui lo
merita... Sento che perdo tutto: i miei amici cari, la famiglia, tutto;
mi sento sola. Non importa: voglio solo Gesù... (diario, 27-8-'48).
Una lettera testamento
« Mio buon padre [Umberto], fin da piccola mi è
sempre piaciuto essere fedele alle promesse, perfino nelle minime cose.
Anche oggi lo faccio, ma non più con la prontezza di altri tempi perché
le mie forze non me lo consentono, e ciò mi è sovente causa di grande
sofferenza. Siccome però sto al mondo non per fare la mia volontà ma
quella del mio Gesù, eccomi a compiere ciò che promisi un anno fa. Mi
perdoni la colpa del tutto involontaria. È certamente l'ultima lettera
che le scrivo di mio pugno perché persino l'obbedienza sta cessando in
me di fare miracoli. Sia fatta la volontà di Dio e si compia in me
sempre e in tutto. Dopo aver chiesto luce e forza al Cielo, voglio
dirle, mio buon padre, che questa mia ha lo scopo di felicitare e
salutare: colui che ha fatto tanto nelle ore più tragiche della mia
vita; cose che non dimenticherò mai. Dopo averla felicitata con la anima
e col cuore, prometto che il giorno primo settembre, suo compleanno,
farò la Comunione, soffrirò e pregherò perché Gesù e la sua Madre
benedetta le diano le migliori benedizioni e grazie e la facciano sempre
più santo colmandolo di amore per le anime. Mio buon padre, quando penso
alla mia vita, al mio calvario, all'abbandono in cui mi trovo, e se, sì
o no, Gesù mi vorrà sola, proprio sola, senza avere presso di me un
sacerdote che mi comprenda, il mio cuore si oscura e rimango come priva
di speranza. A stento nascondo le lacrime e talvolta non ci riesco. Ciò
non vuol dire che non accetto con la gioia dell'anima anche questo
colpo, il secondo colpo spirituale, se Gesù con esso mi vuole ferire.
Può credere, mio buon padre, che questa mia lettera è come un
testamento: dopo il mio primo padre è lei il secondo padre, ad avere
posto nel mio cuore. Sono i due padri per i quali prego di più, che sono
più uniti alla mia anima e mi comprendono meglio. Padre mio, io non sono
degna di avere come guida della mia anima sacerdoti tanto sapienti e
santi. Sarà per questo che Gesù consente che gli uomini li mandino tanto
lontano? Non so! O povera me! Io non sono niente; non sono ciò che
dovrei essere; sono peggio del niente; vado oltre il niente, molto
oltre! Mi piacerebbe, mio buon padre, sapere dire ciò che sento,
l'orrore che questo mi causa e come mi sento indegna di tutto e di
tutti. Ma non ne sono capace, e non potrò esserlo mai. Addio! Non
dimenticherò mai il grande bene, il grande appoggio dato alla mia anima.
La ricordo sulla terra, la ricorderò in cielo. Molte grazie. Deolinda
invia saluti, auguri e promette preghiere... » (lettera a d. Umberto,
30-8-1948).
« Mio buon padre [Pinho], ... le mie sofferenze si
sono aggravate tanto! Non so che cosa Gesù potrà ancora spremere. Ho il
corpo tutto bendato, sento che le ossa si disfano. L'unica mia gioia:
soffrire per Gesù. Non mi importa che già durante questa vita il mio
corpo si dissolva, se questa è la Sua divina volontà. Ciò che voglio è
amare soltanto Lui. Non voglio perdere un momento di sofferenza; voglio
che sia utilizzata in favore delle anime: le anime che sono costate il
Sangue preziosissimo di Gesù...
Se nel corpo soffro molto, non soffro meno
nell'anima. Quali fasi sto attraversando, padre mio! Non sono io, non
vivo io; non vi è, né vi fu luce; non ho mai sofferto, non soffro, né
soffrirò; non ho mai dato, né darò nulla a Gesù. Io sono un niente, un
grande niente, un niente che mi spaventa. Sento questo, ma la ragione mi
dice il contrario; però il peggio è che questo stato dell'anima non
ascolta la ragione. La mia oscurità non mi lascia vedere né comprendere
nulla. Mi resta solo la fiducia in Gesù... Voglio vivere senza
preoccupazione e scaricare tutto su di Lui. Cerco di farlo. Mi abbandono
nelle braccia della divina Provvidenza senza pensare quello che soffro o
soffrirò... Volontà del mio Gesù, io ti voglio, ti amo, non ti cambierei
per nessuna cosa. Per quanto grandi siano i dolori del corpo e
dell'anima, sento nel mio intimo una grande pace, la pace che viene da
Dio... Sento di non avere nessuna creatura, tra coloro che mi sono più
care, che possa consolarmi. Gesù, solo Gesù! Gli ho detto tante volte
che voglio solo Lui: sono stata esaudita... Dirlo non costa; ciò che
costa è provarlo. Lui, solo Lui, deve essere soltanto Lui. Io non voglio
altro. Se ho Gesù, che altro mai posso desiderare? Mi pare di non
averlo, né di appartenergli, ma la pace della mia anima mi dice il
contrario. Mio buon padre, vuol sapere? Il reverendo d. Umberto è
chiamato in Italia. Ne sento già la mancanza. Anche se non mi poteva
confessare, mi consigliava e incoraggiava nel mio calvario. Mi
comprendeva molto bene. Dopo il colpo ricevuto per lei, è questo il
colpo che mi ferisce di più. Me ne resto con p. Alberto e il parroco.
Poveretti, in nome del Signore mi perdonano i peccati. Come è buono Gesù
che ha tanto da darmi. ... Preghi per me, per carità, mio buon padre,
che sono tanto sola... È stato qui in predicazione il reverendo Alvaro
Dias del seminario di Braga, che faceva parte della commissione dei
teologi. Mi visitò tre volte. Mi pare che non sia rimasto male
impressionato della mia sofferenza. Non so cosa risolveranno, se pure
risolveranno qualcosa.
Sono qui nelle braccia di Gesù e di Mammina... »
(lettera a p. Pinho, 13-9-1948).
Visita di congedo
... Ieri, in mattinata, soffrivo tanto senza saperne
il perché. Sentivo come se il cuore e l'anima dessero sangue per lavare
il mondo. Alcune ore dopo ricevetti il secondo colpo spirituale: mi
congedai da colui che Gesù ha messo al secondo posto nel mio cammino,
quale guida e sostegno della mia anima. Ero senza Comunione; egli [d.
Umberto] andò a prendere il mio Gesù perché avessi più forza per il
colpo che avrei ricevuto. Pochi minuti dopo lo vidi partire. Nel vedermi
piangere tanto mi disse: - Sia fatta la volontà di Dio! - Risposi: - È
vero! Ma la volontà di Dio non ci ruba il cuore. - Ed egli rispose: - Ma
dà forza. - Lo so che la dà. Se in queste ore mancasse la forza di Gesù,
ci sarebbe da disperare. - Coraggio, Alexandrina! Pensi a Gesù che ha
nel cuore! - E' vero! Egli non resta malcontento di me per le mie
lacrime. Le paghi Lui ciò che ha fatto per me; io non so e non posso. -
Sono state le mie ultime parole. Parlavano però le mie lacrime che ho
offerto come atti d'amore per i tabernacoli. Sfogandomi poi con Gesù Gli
dicevo che si compisse la sua volontà. Ma, o mio Dio, con che dolore
dell'anima glielo dicevo! Mi sentivo tanto sola, in un abbandono totale.
Senza volerlo, ricordavo il primo colpo ricevuto, la cui ferita non si è
ancora cicatrizzata. Sentivo cantare lontano; notavo tanta allegria,
mentre io avevo il cuore sanguinante; l'anima soltanto sorrideva alla
croce; molto calma e serena, tra le lacrime, benedicevo il Signore. Non
so come né donde, venne dall'alto verso il mio cuore un raggio dorato di
luce che attraversandomi si divise in molti raggi splendenti: fu per il
mio cuore alimento e vita. ... Oggi ho osato dire a Gesù: - Tu mi dici
di amarmi tanto e io non so amarti né soffrire per Te con perfezione. Ti
hanno rattristato le mie lacrime di ieri? - No, figlia mia; le lacrime
rassegnate sono lacrime di amore. Non piansi anch'Io sulla tomba di
Lazzaro, su Gerusalemme e tante altre volte? Poteva esservi imperfezione
in Me? Abbi coraggio. La tua vita è tanto alta, misteriosa e sublime.
Confida! Tutto entra nei miei piani divini: sono questi i sentieri degli
eletti del Signore. Sia che gli uomini facciano o meno la mia volontà,
lo scrivo diritto su linee che non lo sono. Nella tua vita permetto
tutto per maggiore splendore e grande gloria mia... - ... (diario,
24-9-1948).
« Sempre in croce con Me, sempre con Me
nell'Eucarestia »
Parla, o Gesù, con le mie labbra! Sii la forza del
mio cuore! Non ho più forze per proseguire: mi sento sfinita. Salgo la
montagna del calvario ma impotente di arrivare lassù. La vista di quella
cima mi fa cadere a terra. Mi sento sola come non mai. Quanto è
doloroso, triste e amaro il mio abbandono! Ho dato a Gesù tante lacrime:
lacrime rassegnate, offerte a Gesù come atti di amore. Spero con ciò di
non averlo rattristato perché non ne posso più. Ciononostante bramo la
sofferenza e sento che quanto più Gesù mi ferisce tanto più, umilmente
prostrata ai suoi piedi, farò presso di Lui come fa il cagnolino che
battuto dal suo padrone si stende a terra mansueto a leccargli i piedi.
Prostrata davanti al mio Signore, voglio bagnarglieli di lacrime di
pentimento e baciarglieli in segno di riconoscenza per avermi resa tanto
somigliante a Lui e aiutata nel mio calvario. Anche se Gesù fosse con me
un carnefice, non cesserei di soffrire per Lui ed amarlo; anche se
sapessi di essere la creatura meno amata da Gesù o non amata affatto, io
non mi rabbuierei, non per questo tralascerei di amarlo e di soffrire
tutto per Lui. Egli è il mio Signore, il mio creatore; è morto per me.
Voglio amarlo, voglio amarlo: soffrire e amare o morire. Quanto soffro
per umiliazioni, dolori, sacrifici, è un nulla che io Gli do, è un nulla
che Gli offro... ... - Io sono l'Artista divino e nel tuo nulla lo
realizzo il capolavoro più meraviglioso. Faccio in te quanto è possibile
fare in una creatura umana... È nella tua piccolezza, nel tuo nulla che
mi consolo, è nel tuo nulla che opero meraviglie; è con il tuo abbandono
[a Me] che lo dimentico l'abbandono in cui gli uomini mi lasciano nella
mia Eucarestia; è con la tua oscurità che do luce alle anime. Dammi il
tuo nulla, dammi il tuo dolore, figlia mia, e non temere... - Mio Gesù,
la volontà è pronta, ma la mia povera natura sente di non poterne più.
Ma se il mio nulla Ti è gradito, accettalo subito insieme alla mia
miseria. Mi vergogno di tale offerta, ma non ho altro. - ... (diario,
1-10-1948).
... Questa mattina nell'ansia di amare Gesù molto e
bene e di soffrire tutto per Lui, mi sono preparata a riceverlo nella
Comunione... Ero immersa nel dolore e nella tristezza e sono rimasta
così un po' di tempo anche dopo averlo ricevuto. Gesù ha indugiato a
parlarmi, ma non me ne sono preoccupata. - Mio Gesù, chiedo il tuo
amore, la grazia di soffrire bene e di non peccare mai... - Mentre
parlavo così, ho cominciato a sentirmi un'altra: non ero io. Sono
rimasta immersa in Gesù, mi sentivo nella stessa Ostia con Lui. Ho udito
la sua voce divina dirmi: - Figlia mia, sempre in croce con Me, sempre
con Me nella Eucarestia. La croce è redenzione, l'Eucarestia è amore...
Voglio, figlia cara, che tu parli della croce, dell'amore alla
sofferenza perché è di lì che viene la salvezza. Parla dell'Eucarestia,
prova dell'amore infinito: è l'alimento delle anime. Di' alle anime che
mi amano che vivano unite a Me durante il loro lavoro; nelle loro case,
sia di giorno che di notte, si inginocchino sovente in spirito e a capo
chino dicano: « Gesù, Ti adoro in ogni luogo ove abiti sacramentato; Ti
faccio compagnia per coloro che Ti disprezzano, Ti amo per quelli che
non Ti amano; riparo per quelli che Ti offendono. Vieni al mio cuore ».
Questi saranno per Me momenti di grande gioia e consolazione. Quali
crimini si commettono contro di Me nella Eucarestia! Sono orribilmente
più offeso in questo sacramento di amore da quelle anime che si dicono
pie e dai sacerdoti che dai grandi peccatori: questi commettono grandi
sacrilegi per la grande ignoranza, mentre gli altri con conoscenza del
male che fanno. Ripara, figlia mia; vivi la vita della croce, vivi la
vita dell'Eucarestia. - ... (diario, 2-10-1948).
II conforto della solitudine
... Sento il mio corpo come uno scheletro immerso
nelle onde del mare delle mie tenebre; avanza senza vita, inerte, nel
mare tempestoso della oscurità. In me sento il mio nulla... Quanto costa
vivere sola in tanto abbandono, in questa immensità di sofferenze!... Mi
pare di avere il corpo avvolto da grovigli di spine, dalle quali non
posso districarmi, come le pecorelle impigliate con la loro lana nelle
spine. Mi sento anche legata da catene di ferro rovente: sono catene del
demonio; sento nell'anima i loro effetti; sento contro di me il suo
furore. O mio Dio, con quali forti tentazioni mi assale! Viene a me con
enormi dubbi contro la fede... Quanto ho da lottare per non dargli
ascolto e non offendere il mio Gesù! Continuo ad avere grande ripugnanza
per le visite, fastidio e, a volte, persino orrore. Quando sono sola col
mio Gesù è tale il mio raccoglimento che l'anima ne trae un grande
conforto... ... - Soffri con gioia. Ti prometto che non starai qui molto
tempo; il cielo ti è vicino. Non avrai più sulla terra né consolazione
né gioia. Con ciò non voglio dire che non avrai più motivi che ti
possono dare gioia, ma il tuo stato d'animo non li accetterà. E sai
perché? L'anima che ha raggiunto le sfere più alte ha sofferto da parte
mia un taglio totale; le basto Io solo, solo per Me sospira, gioisce
soltanto in Me e nelle mie cose. Tutto ciò che avverrà ti lascerà
indifferente... Sulle tue labbra avrai il Mio sorriso, nel tuo cuore il
dolore del mio divin Cuore. Non potrai cessare di soffrire come non
cesserai anche di amare. - O mio Gesù, io so che con la tua Grazia potrò
vincere tutto. Non lasciarmela mancare, perché io possa soffrire tutto e
sopportare il mio nulla. - La luce dello Spirito Santo ti illumina
sempre e più facilmente vedi ciò che sei e tutta la tua miseria.
Gioisci, figlia mia. Non è vero che la vista umana, quanto più forti e
luminosi sono i raggi del sole e più li fissa da vicino, non vede, non
può sopportarli? L'anima che sale, che sale fino ad avvicinarsi a Me,
vede che non è nulla, che non ha nulla, e che solo in Me può riposare.
Appóggiati sul mio divino Cuore, ripósati un po' in Lui. - ... Voglio
che la tua vita, il resto della tua vita sia, a mia imitazione, tutto
amore e dolcezza. Voglio che tu faccia ciò che farei Io se oggi
camminassi per il mondo. Imitami, attrai a Me la folla di anime cui
permetto di venire presso di te. Disimpegna la tua missione. Non puoi
andare a cercarle tu, esse vengono incontro a te ... - ... (diario,
15-10-1948)
Una lettera « alla mia Deolinda »
« Sono triste, molto triste, perché non ho nulla da
offrirti in questo giorno del tuo compleanno. Però, come Gesù si
accontenta dei nostri buoni desideri, sono certa che tu, a Sua
somiglianza, accetti la mia buona volontà come un ricco dono. Non so
perché ho sentito forti desideri di scriverti alcune righe. Non è per
dirti che ti voglio molto bene, perché tu lo sai che i nostri cuori si
amano e si sono amati sempre; non è per felicitarmi con te, perché l'ho
già fatto stamattina; non è per dirti che ho fatto la Comunione, prego e
soffro per te in questo giorno; lo sai che da molti anni lo faccio.
Perché allora ti voglio scrivere? Lo sa Gesù. In verità è per
ringraziarti per la tenerezza, le attenzioni, il sostegno, la compagnia
che mi hai fatto nel mio tanto triste e doloroso calvario. Quanto
abbiamo sofferto insieme! Quante lacrime, quanti sospiri soffocati,
quante tristezze nascoste! Solo Gesù le può contare. Egli soltanto
conosce i nostri desideri di soffrire per Lui e per le anime. E tu,
sorellina cara, con che amore delicato hai circondato il mio letto
durante questi lunghi anni di martirio! Mio Dio! Sei stata prigioniera
con me, compagna instancabile di quasi tutti i giorni, di quasi tutta la
mia vita di sofferenza. Perdonami le mie impertinenze; perdona tutte le
mie colpe verso di te. A volte sono stata cattiva, ho mancato di
pazienza. Ti ho afflitta tanto. Che Gesù mi perdoni e tu perdonami.
Questo mio desiderio di scriverti è per lasciarti sulla carta il segno
della mia profonda gratitudine, il grazie più sincero per quanto hai
fatto e farai ancora in mio favore sino alla fine della mia vita, che
sento non essere lontana perché il male aumenta; per questo motivo non
devo perdere tempo finché Gesù, in forza della santa obbedienza, mi
consente di scrivere: il che non sarà per molto tempo. Ma non
affliggerti perché dal cielo ti sarò amica. Ti pagherò come paga Gesù:
il cento per uno. Sta' certa che ti assisterò in tutto. Ho fiducia che
Gesù me lo lascerà fare perché Gli piace tanto che noi siamo grati verso
chi ci fa del bene E tu me ne hai fatto tanto! Quanto mi consolano
questi ricordi. Piango senza volerlo. Porta con pazienza e amore la tua
croce di ogni giorno per consolare e per riparare di più e meglio Gesù e
Mammina. I loro Cuori soffrono tanto: abbine compassione! Sii sempre
come lo sei stata, amica della mamma: le dobbiamo molto per la santa
educazione che ci ha dato. Fa' quanto potrai per il padrino e le cugine
Laura e Massimina e non dimenticare Gioacchino Sii sempre grata e
amabile verso coloro che ci sono cari e cui dobbiamo tanto. Perdona
tutti i nemici. E poi? Molto coraggio! Per la Grazia di Dio il cielo è
per noi. Là ameremo molto Gesù e Mammina » (lettera a Deolinda,
21-10-1948).
Una statuetta della Madonna
... Ieri mattina fu ritrovata e mi fu consegnata la
piccola statuetta della cara Mammina che era scomparsa l'otto dicembre
scorso. Le ero molto affezionata e soffrii tanto per la sua perdita.
Quando la riebbi tra le mani la coprii di baci, la strinsi al petto: non
so dire ciò che provai; non ne sentii gioia ma apprezzai di vederla e di
riaverla. I miei occhi non poterono indugiare a contemplarla per molto
tempo; il cuore era angosciato dal dolore: in che stato era mai!. Alcuni
momenti dopo sentii come se tutto l'inferno e tutti i demoni piombassero
sulla mia anima; sentivo in essa i ruggiti e gli ululati dei maledetti e
avevo la sensazione che me la dilaniassero insieme a tutto il corpo.
Passai così alcune ore; si svolse un combattimento, seguito tosto da
altri tre. Furono orribili le parole e la malizia del maledetto: quanto
è spaventoso il peccato!... Venne Gesù a separarmi dal demonio...
- ... Coraggio, figlia mia, ... non Mi hai offeso,
confida in Me ... Figlia mia, la tua vita muta e morta parla e dà vite.
La tua vita, il tuo amore alla croce, il tuo amore alla sofferenza
parlano. La tua vita insegna di più che i sacerdoti e i dottori della
Chiesa; il tuo martirio converte più anime che migliaia, milioni di
sacerdoti. É per questo che l'inferno ti odia. - ... Satana è molto
rabbioso contro di te in quanto si vede sfuggire le anime perché tu
ripari ed esse non saranno condannate... Vorrebbe portarti alla
disperazione; poiché non ci riesce, si accanisce. Lo obbligai Io a
restituirti la statuetta della Madre mia che da lui fu rubata nel giorno
della Immacolata Concezione. Sai perché? Ti ricordi che durante la
novena gli proibii i combattimenti con te? Irritato, tentò di vendicarsi
asportandola con i suoi denti. Non gli permisi di tenerla più di un
momento senza che la dovesse lasciare, tanto ne era scottato... I suoi
ruggiti che hai udito erano segni della sua rabbia; il dolore che hai
provato nel vederla così profanata è il dolore del Cuore immacolato di
Mia Madre per le bestemmie e le eresie contro di Lei e contro di Me ...
- ... (diario, 22-10-1948).
Sento ansie indincibili di amare e di soffrire
(Momenti della Passione)
Sento di essere il mondo in procinto di cadere in un
abisso di perdizione senza fondo. Mi sostiene un filo sottilissimo. Mi
sento stanca per lo sforzo di non cadere in questo abisso che contemplo:
una forza insensata mi obbliga quasi a lanciarmi in esso e un'altra che
viene da non so dove mi trattiene. Mi sento come se le mie braccia
fossero alzate al cielo a servire da ostacolo per sostenerlo. Quanto è
pesante! Non grava solo sulle braccia ma schiaccia tutto il corpo che è
disfatto. Non mi posso guardare, né osservare questo mondo che sono io
stessa: sento di essere di nausea perfino al Cielo. Gesù non può
guardarmi. L'anima mia vede il suo Viso santissimo rivolto dal lato ove
io non sono; Lo sento triste e piangente. Gesù, mio dolce Gesù, non puoi
stare di fronte alla mia miseria, alla mia immondezza... Il demonio
vuole vincermi e portarmi alla disperazione; mi pare di non appartenere
se non a lui. Tutta la mia vita, tutto il mio soffrire è stato inutile
per me. Talvolta non riesco quasi a convincermi che sono sulla terra: mi
pare un eccesso di pazzia vivere senza sentire vita. In tutto questo
sento ansie indicibili di amare e di soffrire... (diario, 29-10-1948).
... Che ore, che giorni, che vita tanto angosciosa!
Mi sento sola, abbandonata e senza volontà di volere una guida, una luce
che mi mostri il cammino. O no! Non voglio più nulla. Sia viva o morta,
forte o sfinita, sto nelle braccia di Gesù e di Mammina: voglio solo la
volontà del mio Signore: questo è tutto per me... Quando la mia anima è
sfinita, nei momenti più tristi e dolorosi, sono sul punto di dire a
Gesù « non ne posso più »; ma, riflettendo a ciò che sto per dire, non
giungo a completare la frase; sgorga allora dal mio cuore un impulso
fortissimo che mi obbliga subito a gridare: - Posso, posso, mio Gesù!
Posso tutto con la Tua grazia. Dammi ancor più dolore, se Ti piace, e
dammi insieme l'amore, la Tua grazia e la Tua forza. Spero in Te solo.
Conto soltanto su di Te!... -
All'aurora di ieri mi sono vista e sentita camminare
verso l'Orto, dall'Orto al Calvario; ma camminavo sola. Tutto era spine,
pietre e inciampi nei miei sentieri. Che dolore indicibile! Fra le spine
perdevo la carne e il sangue. Durante quasi tutto il giorno, mentre
camminavo dolorosamente, cadendo ora qua ora là, si riversava sopra di
me una grande quantità di sangue: fu come una pioggia che mi accompagnò
in tutto il viaggio. Questo sangue fu la mia forza, la mia vita. Da
ultimo già camminavo ginocchioni, camminavo con amore. Quanto più salivo
verso il Calvario, tante più ansie e più sete avevo di raggiungerlo. Il
sangue cadeva sempre: era bagno salutare per la mia anima. Io non so,
ma, per gli effetti che: sentivo, penso che fosse il Sangue di Gesù...
(diario, 5-11-1948)...
Dio me li ha dati, Dio me li ha presi
« Mio buon padre [Umberto], ho ricevuto la sua
lettera: ringrazio. Che l'abbia apprezzata assai lo deve immaginare,
nonostante che io senta di non gustare né stimare nulla. Tutto ciò che è
del mondo passa: ci è di giovamento solo quello che è di Gesù. Ma io,
purtroppo, non so= giovarmi né delle creature né di Gesù. È ciò che
sento. Se le creature, coloro che mi sono cari, sono lontani, molto più
lontano per la mia anima è Gesù. Mio buon padre, quanto sono sola, che
abbandono il mio! Sono sola e bramo di essere sola; non voglio scegliere
più nulla: sono in mano del Cielo; faccia di me ciò che vuole. Lei sente
ancora nostalgia? Non mi meraviglio. Nonostante che a me paia di non
averla, credo che lei l'abbia e anch'io. Sovente soffro perché mi pare
di non averla. Io voglio Gesù; solo Gesù. Mi pare di correre pazza in
cerca di Gesù, senza ottenere mai di raggiungerlo. Che follia nel mio
cuore! È folle di amore e non ama; vuole amare e non sa amare. Se
potessi trovare in qualche parte del mondo un po' di amore per amare il
mio Gesù consentirei di lasciarmi trascinare per i capelli pur di
possedere l'amore che io sospiro. Sento che non vivo e non posso vivere
senza amare. Mio buon padre, non posso pensare alla grande distanza che
mi separa da coloro che il Signore ha destinato a guidare la mia anima.
Sia benedetto per la croce che mi ha dato. Dirò con Giobbe: "Dio me li
ha dati, Dio me li ha presi"... o lo ha permesso. Continua la mia croce
e nella mia anima la sete di essa è sempre maggiore. Vado facendo più o
meno quello che lei mi ha ordinato. Non le nascondo che a volte avrei
voglia di sospendere tutto e starmene sola in Gesù e Mammina. Mi manca
lei per le pagelline e le immagini: il popolo continua a chiedermele.
Quando mai il Signore mi porterà in cielo? Sono satura del mondo. Soffro
molto per Gesù e Mammina perché sono tanto offesi i loro Cuori
santissimi. Per quanto faccia, appartengo sempre al mondo dei peccatori.
... Sono quasi le ore 22 e noi, le due povere di Cristo, siamo qui a
compiere il nostro dovere [diario] ...
Vorrei dire molto, ma non posso, non sono capace. Il
mio cuore si estende fino lì come foglio di carta a parlare con lei... »
(lettera a d. Umberto, 8-11-1948).
« Eccoti il manto della Madre dei dolori »
... La morte di Gesù oscurò il calvario della mia
anima. Rimasi così un po' di tempo. Egli venne poi con nuova luce e
nuova vita. Nelle Sue divine mani portava un manto colore del cielo,
ornato di oro e pietre preziose: - Figlia mia, eccoti il manto della
Regina delle vergini, della Madre dei dolori, della Consolatrice degli
afflitti e dei tribolati. È il manto della Immacolata, della Madre
Ausiliatrice, conforto di tutti i mali. Vengo in Suo nome. È regina del
cielo e della terra: desidera l'umanità intera all'ombra del Suo manto;
vuole che tu, a Sua somiglianza, copra tutti i figli suoi e che, con la
stessa premura, dolcezza, amore materno, li conduca al Mio Cuore divino.
Prendine cura, dà loro il tuo amore, il tuo dolore, la tua immolazione e
il tuosacrificio. Fa' ciò che Ella farebbe se vivesse ora sulla terra. -
Rivestita con il manto che Gesù aveva collocato sulle mie spalle mi
sentivo umiliata e confusa. Uno stuolo di angeli parve scendere su di
me: due di essi si avvicinarono a Gesù e gli consegnarono una corona;
Gesù la pose sul mio capo: - È la corona della Madre mia santissima.
Rinnovo ciò che è già stato, fatto da tempo. Sei regina dei dolori,
regina delle vittime, regina dei peccatori: soccorrili, soccorrili!
Che momenti, che tempi tanto gravi! Guai se il mondo
non si converte presto, se non si affretta a venire a Me! - Dal manto e
dalla corona venivano molti raggi dorati i quali, come frecce, mi
penetravano nel cuore. L'amore, l'umiliazione e la confusione me lo
facevano palpitare afflittivamente. Volevo nascondermi da Gesù e perfino
dagli angeli.
- O Gesù, ho tanta confusione e vergogna che non so
cosa dirti: Tu ti servi di ciò che vi è di più miserabile e più
insignificante. Mammina è rimasta senza manto e senza corona?
Portagliela, portagliela e dille che La amo e dalle per me il Tuo divino
amore. - Gesù sorrise dolcemente e disse: - Forse che Ella non può avere
il suo manto ed essere incoronata allo stesso tempo che lo sei tu? Se
sapessi quanto consola il Cuore di Dio l'umiltà e la semplicità della
sua sposa! - ... Gesù mi tolse il manto e la corona e scomparve...
(diario, 26-11-1948).
Ho sempre bisogno della forza del Cielo, per potere
continuare a dire qualcosa di ciò che avviene nella mia anima: dico
qualcosa perché so dire poco di ciò che mi avviene; non mi mancano solo
le forze fisiche, ma anche la capacità. La mia anima sembra un bimbo che
vuol dire tutto, ma non avendo l'età, non può parlare; sembra un mondo
che comprende tutto, ma che neppure a gesti può, né sa esprimersi.
Quanto brama di dire il suo dolore! Vuole sfogarsi ma allo stesso tempo
si sente soffocata; è obbligata a tacere, a trattenere in sé i suoi
gemiti, a soffrire in silenzio. Benedetta croce, che solo Gesù conosce!
Solo Lui sa la follia dell'anima per la sofferenza... La sofferenza
acuta e dolorosa del corpo mi porta a non poter pregare, a non potermi
unire intimamente al mio Gesù Eucaristico, alla mia Trinità adorabile,
come tanto sospiro. Non posso fare il più piccolo sforzo per attuare
questa unione. Nella mia unione con Dio non vi è nulla, come in un
circuito chiuso ma privo di energia elettrica. A intervalli, quando
rifletto su questa vita tanto inattiva, in me si accende un fuoco e
sorgono ansie di amore e di unione con Gesù che non riesco a sopportare.
Hanno tale intensità rispetto alla mia mancanza di forze che finisco per
cadere nello stesso stato di prima e per rimanere nella stessa
indifferenza, vivendo soltanto unita mediante quel circuto elettrico
senza corrente. È vita senza vita, è amore senza amore... (diario,
10-12-1948).
Volontà del mio Dio, come sei bella, quanto ti amo!
Se potessi avere ancora sulla terra qualche gioia,
cosa impossibile per quanto vedo e sento da tutto l'insieme, essa mi
verrebbe da un ordine di non dettare più nulla di ciò che avviene nella
mia anima. ... L'anima gioisce di tutto perché in tutto vuole e accetta
la volontà del Signore. Invece non so cosa siano i momenti di gioia:
anche nelle più piccole cose in cui potrei trovarla, non parlo già delle
grandi, Gesù interviene a ferirmi con tagli profondi. Voglio soltanto la
croce; solo questa io amo perché Gesù me l'ha data. Tutto il resto è
morte, morte totale. Sia fatta la volontà del Signore! ... Volontà del
mio Dio, come sei bella, quanto ti amo!... ... Il mio martirio
dell'anima e del corpo continua e a tal punto da non lasciarmi unire
intimamente alla mia Trinità adorabile, a Gesù Eucaristico, come tanto
desidero. Mi pare di vivere in questa unione per abitudine, non per
amore... Solo quando mi vengono le forti ansie di amore a Gesù, che mal
posso sopportare, mi sento anche di vivere in questa unione con la
maggiore perfezione e il più puro amore.
Ma passano questi momenti e torna a regnare la morte,
lasciando vivere solo il dolore.
Ieri sentii Gesù sofferente in tutto l'Orto e il
Calvario; ed io fuggitiva per una vita intera, senza approfittare delle
sofferenze e dei meriti del mio Gesù: non ascoltavo i Suoi inviti, i
Suoi richiami; fuggivo da Lui, mi schivavo dal suo Divino Sangue. Oh,
che dolore quello di Gesù! Sentivo in me la ferita profonda del suo
Cuore divino. Al calare della notte, una pioggia di sangue cadde su di
me per alcune ore: era Sangue di Gesù, non potevo sfuggirgli... (diario,
17-12-1948).
Mi offersi vittima per l'ammalata
... Mi costa ricordare la scena dolorosa del giorno
20. Alle 13,30 entrò nella mia camera un caro figliolo del mio medico
con la notizia che la sua mamma si trovava in punto di morte. Non so
come rimasi: volli farmi forte; desideravo confortarlo e non sapevo in
che modo. Avendogli domandato se poteva attendere un po' e avutane
risposta affermativa, chiesi di accendere lampada e candele: tutti i
presenti si inginocchiarono. Offersi a Nostro Signore il mio corpo e la
mia anima come, vittima per l'ammalata; misi in moto tutto il Cielo.
Negli intervalli in cui rispondevano alle mie preghiere, io dicevo
mentalmente al Signore: - O Gesù, lasciala ancora qui, perché possa
allevare i suoi figli. Dammi la prova del tuo amore! - -
Tranquillizzati, figlia mia! Non muore. Confida in Me! Te lo affermo.
Non ti nego ciò che mi chiedi. Confida nell'amore misericordioso del mio
Divin Cuore... Dammi prova della tua fiducia! - La mia anima fu
illuminata da chiarissima luce; ogni volta che io insistevo, udivo la
voce tenerissima di Gesù che mi confermava: - Non muore. Te lo dice il
tuo Gesù. - Terminata la preghiera, dissi al ragazzo desolato che la
mamma non sarebbe morta, che confortasse tutti.
Continuai a pregare. Passarono le ore; volevo dire le
giaculatorie abituali ma non potevo. Gesù mi ripeteva le parole che ho
riportato sopra. Incominciò la lotta con il demonio: egli mi mostrava la
desolazione di quella casa e la ribellione di tutti contro di me; mi
presentava alla immaginazione che il figlio giunto a casa aveva trovato
la mamma morta, che tutte le mie preghiere erano state inutili. Il
maledetto sghignazzava facendo smorfie. La mia anima si sentiva forte;
perdurava in essa quella luce che Gesù le aveva dato; questo durò
soltanto per tutto il pomeriggio e parte della notte; poi rimasi nella
più grande desolazione ed oscurità (diario, 24-12-1948).
Per coloro che si amano in Gesù non vi sono distanze
« Mio buon padre [Pinho], mi hanno letto pochi minuti
fa la sua lettera: grazie! Gesù e Mammina la ricompensino. Se dicessi
che ebbi grande gioia mentirei; quelle gioie non esistono per me. Ma
molto intimamente mi ha resa forte un'altra gioia superiore a questa:
l'anima si è rallegrata, volando dall'abisso delle sue tenebre alla
superficie a gustare un po' di luce. Quanto è buono e misericordioso
Gesù con la più povera e indegna delle sue figlie! Egli ha tanti mezzi
per animare e confortare un'anima; ma con me ora ne usa raramente. Mio
buon padre, non so come così sola e senza vita possa salire il mio
calvario tanto doloroso... Quando Gesù mi parla, ripete molte volte: -
Dammi dolore, sempre più dolore... - E io voglio darglielo, ma non Gli
do nulla...
Ho sete di dare, di darmi, di abbandonarmi in Lui,
perdermi in Lui. Non vorrei saper fare altro se non amare il mio Gesù:
Gesù della Eucarestia, Gesù crocifisso, il Cuore di Gesù; io voglio
amare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; e unire ad essi Mammina. O
quanto voglio amarli e vivere in una unione inseparabile! Non voglio
sapere nulla del mondo, non attaccarmi a nulla, né ad alcuna creatura.
Gesù mi ha accontentata: amo coloro che mi sono cari e non amo nessuno.
Gesù, solo Gesù!... D. Umberto è andato in Italia; mi ha scritto e mi
dice che verso febbraio partirà per il Brasile e che farà il possibile
per incontrarsi con lei. Gli mando l'indirizzo Se ne avrò la forza,
detterò oggi stesso alcune parole per lui... » (lettera a p. Pinho,
22-12-1948).
« Mio buon padre [Umberto], per mezzo di Suor Rina
della Caparica [Lisbona] ho ricevuto la sua lettera; grazie, grazie! È
proprio vero che Gesù ad un piacere unisce subito un dispiacere, e così
non posso gustare nessuna dolcezza. Sia benedetto mille volte! Quando ho
saputo che lei sarebbe andata in Brasile, il mio cuore, già tanto ferito
e sanguinante, restò più addolorato e più sanguinante. Sia fatta la
volontà del Signore! Sia solo Lui il mio sostegno, la mia guida, la mia
luce, il mio amore. Tutto mi fugge e sempre più lontano. Mi abbandono al
mio Gesù e in Lui cammino; da sola non posso. Ma voglio che tutti
obbediscano, anche se io dovrò soffrire le conseguenze delle obbedienze
di coloro che sono legati alla mia anima. L'appoggio umano fugge e
quello divino sembra andare ancora più lontano. Rimango sola in tanto
dolore, in grandi tenebre; non so come si possa vincere... Si vince
perché Gesù è la forza invisibile, è l'amore che non abbandona i suoi
figli, anche i più piccoli e miserabili come me...
Ho ricevuto una lettera da Baía [da p. Pinho] ; ho
risposto oggi; dice che vuole mandarle un libro che ha pubblicato sul
Cuore di Maria... Il dottore ha avuto la sposa moribonda: è a Oporto in
una clinica. Il Signore gliela lascia. Preghiamo tutti... Grazie per
aver ricordato ai Salesiani di Oporto di inviarmi immagini... Deolinda
ringrazia di cuore delle premure per la sua salute; poverina! Ha così
poco tempo per curarsi. È un peccato che lei non sia qui a tenerla su di
morale, non solo per qualche ora, ma per molti giorni e anni.
E io? Continuo sempre nel mio doloroso calvario. Le
sofferenze aumentano, ma, grazie a Dio, aumentano pure le ansie di
soffrire di più. È la mia unica gioia sulla terra: soffrire per Gesù.
Liete e sante feste alla sua famiglia e al suo parroco... ... A quanto
pare non la rivedrò se non in cielo, nevvero? Volontà del mio Dio! Ma
per coloro che si amano in Gesù, non vi sono distanze... » (lettera a d.
Umberto, 22-12-1948).
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