1949

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1949

Fu il dolore ad unirmi di più a Gesù

Fu il dolore, il mio amato dolore, posso affermarlo con sicurezza, ad unirmi di più a Gesù. Furono le lezioni della sofferenza a vincolarmi di più al Signore; ancora adesso, tra i dolori più forti dell'anima e del corpo, è il dolore stesso che facendosi amare mi porta ad amare pazzamente il mio Gesù. Il dolore accende nell'anima e nel cuore il fuoco più ardente, che produce tale sete che solo in Gesù può essere saziata... Con Gesù, anche nel maggiore martirio, passa dolcemente questa vita ridotta ad un soffio...

Giovedì, per tutto il giorno, sopra il cuore e l'anima in profondo dolore, sentii cadere come una rugiada per cui il dolore era più alleviato e restava quasi come separato da me.

Oggi al martirio del Calvario si unì il dolore causatomi dal ricordo della data anniversaria di cui non mi ero ancora sovvenuta: sette anni dalla proibizione fatta al mio padre spirituale [Pinho] di venire qui. ... Ho sentito la dolcezza, l'amore con cui Gesù ha dato la Sua vita. In questo stato d'animo ho desiderato morire io pure... Poco dopo, Gesù, già risuscitato, mi ha chiamato: - Figlia mia... vieni a Me per riposarti; vieni alla fonte del mio divin Cuore: soltanto in Esso ti puoi saziare; solo con questo amore puoi ricevere vita per soffrire di più e addolcire il dolore che tanto profondamente ti ferisce. -

... - O mio Gesù, il tuo amore mi infuoca e già non sento tanto dolore. Il colpo che sentivo ricordando la sofferenza di sette anni fa, mi pare ormai scomparso. -

- Non voglio che tu viva senza dolore, ma ho voluto alleviarlo per prepararti ad altro.

Gli uomini non sempre fanno la mia divina volontà. Ma fui Io a permettere che la tua vita diventasse pubblica affinché si diffondesse per il bene delle anime un po' della mia luce e qualcosa delle mie meraviglie operate in te.

Fatti coraggio! Le tue lacrime di quel giorno, le vostre sofferenze salvarono molte anime... - (diario, 7-1-1949).

« Mio buon padre [Pinho], ... Sono passati sette anni dalla separazione: furono sette anni di doloroso martirio... Questa [sento che] è l'ultima lettera che scrivo di mio pugno... voglio che sia il mio testamento. Andrò in cielo, lo spero, e confido, tra non molto. Resta qui il mio ringraziamento sincero e profondo per il molto che ha fatto alla mia anima. Per grazia di Dio comprendo che è assai grande il mio debito: sulla terra non lo potrò pagare. So la perfezione che lei voleva da questa mia anima assetata di Gesù e quanto la voleva incendiata del suo divino Amore. Gli uomini pensino ciò che vogliono; il mondo dica ciò che gli piace; io dirò sempre che le devo molto, tutto; Gesù e la cara Mammina la ricompensino. Ma io, là dal cielo, dalla mia cara patria, libera dai cattivi giudizi e dalle cattive interpretazioni, prometto di essere fedele, prometto di pagare tutto. Gesù mi darà i mezzi con cui possa estinguere i miei debiti. Ah, mio buon padre, ah, il cielo ove ameremo eternamente Gesù! Non Gli ho mai negato nulla e spero che anche Lui non mi negherà nulla. Avrò molto da mandare sulla terra... » (lettera a p. Pinho, 10-1-1949).

Dentro torri tanto alte, tristi e tenebrose

... Il mio corpo disfatto dal dolore non ha il valore del cencio più immondo, perché non è neppure cencio. Ma la mia anima, o Gesù, non so dove ella vada. Pare che sia dentro torri tanto alte, tanto alte, ma tristi e tenebrose: non sono torri della terra, né torri del cielo; non so cosa siano. Ad ogni istante minacciano di cadere per il vento e la tempesta. L'anima trema sgomenta. Queste torri mi richiamano i grandi castelli antichi: oscuri, pieni di arcate; nessuno può entrare né uscire senza una guida. Le entrate sono tante e situate molto in alto; ho paura di uscirne perché sono sola, senza luce, senza guida. Sono tante le mura attorno a me: mi causano tale spavento che non tralascerei di sentirlo anche se avessi luce e guida. La mia anima vuole sempre gridare al Cielo per chiedere soccorso: - O mio Dio, che sarà di me senza il Tuo sostegno? - Ebbi sette combattimenti con il demonio... Furono molto gravi e dolorosi... I giorni e più ancora le notti sono un martirio dolorosissimo per tutto il mio corpo. Ho sempre tra le mie braccia il crocifisso e la statuetta della cara Mammina: sono la mia forza. Quanto più soffro, tanto più li stringo a me. Gesù e Mammina, non si limitarono a questo, vollero confortarmi in un altro modo. Nella notte dal 12 al 13 mi apparve Gesù; dietro di Lui una enorme croce, di fianco, Mammina Immacolata: era bella, circonfusa di luce, con le vesti splendenti. Anche Gesù non era sofferente ma pieno di luce abbagliante. Erano attorniati da una moltitudine molto numerosa, composta non so da chi. Né Gesù né Mammina mi parlarono; non erano sorridenti, ma neppure mostravano tristezza profonda. Mi fissarono con sguardi teneri, pieni di bontà. Dopo pochi istanti disparvero. Diedero vita alla mia anima; quella luce penetrò molto nel mio intimo; rimasi più forte. Ma questa forza ben presto si piega sotto il peso della sofferenza. È oscurata dalle tenebre, ma sta vincendo. Furono Gesù e Mammina a darmi forza: sono Loro a vincere in me... Lungo il Calvario,... ad ogni passo sembrava che il cuore mi scoppiasse ed il sangue mi salisse alle labbra: il viso era tutto ferito per i colpi contro i lastroni di pietra...

Mi è parso di morire con Gesù; ma questa morte è durata poco tempo.

Egli è risuscitato e mi ha fatto risuscitare: - Figlia mia, mia colomba bianca, bella e pura,... ti scelsi come mia sposa: accettasti, preferisti Me ad ogni altro sposo; ti scelsi per vittima: accettasti, e quale vittima sei stata!... Tutto accettasti senza rifiutarmi nessuna sofferenza... Ti ho fatta potente con il mio potere. Non può forse il padre di famiglia assicurare i suoi beni presso uno dei suoi figli che, per la sua bontà, giudica capace di utilizzarli a beneficio degli altri più miserabili che sprecano tutto a danno della loro salvezza eterna? Ti ho resa potente. Ti ho consegnato i miei tesori. Sono come quel padre e tu sei quel figlio. Ti ho dato i miei beni e tu li stai utilizzando in favore dei miei figli, dei tuoi fratelli che altro non fanno se non azioni di perdizione. Dammi il tuo dolore figlia mia, soccorri il mondo che pecca tanto!... Io vigilo su di te e vigila la mia Madre benedetta. Nei momenti di grande dolore e sfinimento ti onoriamo con la nostra presenza visibile: è la prova del nostro amore verso la nostra figlia più cara. -

- O Gesù, quella moltitudine che ti attorniava, erano forse anime amanti della croce? -

- No. Lo fossero in sì grande numero! Erano le anime salvate dalle tue sofferenze. Alcune sono già nella eternità, altre sul buon cammino e certe di salvarsi. Che grande raccolto! (diario, 14-1-1949).

... Mi trovo nelle stesse torri, ma, giorno per giorno, sempre più nell'interno di esse, senza sentire vita. Quanto più lavoro tanto più vedo che vi è da fare; o meglio: l'Artista che in me lavora non cessa di lavorare; trova sempre da ritoccare. Vede tutto ed io tutto vedo, anche nelle tenebre e nella oscurità mortale in cui mi trovo.

Queste torri sono accerchiate, momento per momento, da nuove torri. Io rimango sempre più nell'interno; non vedo via d'uscita; non so come liberarmene. Sono spaventose: si innalzano sempre più ed io resto dentro di esse. L'anima mia vorrebbe dare un'idea più chiara di che cosa sono queste torri, di ciò che avviene dentro di esse, ma non so; sono tanto grandi, tanto spaziose ed io mi sento tanto compressa tra le loro pareti. Sono pareti che sembrano avere l'antichità di sempre. O mio Dio, non so dire altro; l'affido a Te! Tutto mi causa sgomento: le visite, il giorno, la notte, la vita stessa.

Il cuore e l'anima, molto doloranti, si lanciano serenamente tra tutta questa sofferenza alla ricerca di Dio, loro unico fine. Non Lo trovano; non riposano; continuano il loro viaggio nella speranza di trovarlo e possederlo per sempre. Che viaggio è questo? Non lo so. Sono io e non sono io a vivere e a camminare. Voglio Gesù, solo Gesù! Il Cielo, il Cielo! Lo voglio, ne sento nostalgia. Il demonio lavora tanto; vi sono momenti in cui pare proponga al mio spirito tutto ciò che vi è di male e voglia tutto ciò che è di offesa a Dio. È lui che lo vuole, ma la mia volontà si mantiene ferma a volere l'inferno piuttosto che la più lieve colpa volontaria... (diario, 21-1-1949).

... Sento che il mio corpo non è se non un nulla: il dolore lo ha fatto sparire ed è rimasto in me sempre a farmi soffrire fino all'estremo della sofferenza. E l'anima? Prova anch'essa un dolore grande, più grande di molti mondi: è infinito, giunge fino a Dio. Che cos'è questo dolore? Soltanto Gesù lo sa, solo Lui lo potrebbe spiegare. Io mi lancio o, meglio, l'anima si lancia volontariamente nel mare della sofferenza. Si lancia senza occhi, senza luce, senza sapere nuotare; irrompe tra le tenebre, vi si inoltra sempre più; non ha una guida, non sa dove va, ma cerca e vuole solo Gesù. In questo mare, avvolte nelle onde, sono le torri in cui l'anima è prigioniera. In essa vi sono Artisti che lavorano. Nel sentirsi e vedersi in tali angustie la preoccupazione è grande, grandi sono il martirio e lo sgomento. Chi sarà la mia guida? Chi potrà liberarmi da tutto questo? Solo Gesù, ma soltanto attraverso la morte. Soltanto quando lascerò il mondo, abbandonerò queste torri, uscirò da queste arcate che per adesso non hanno uscite; è ciò che sento.

O mio Gesù, mio Dio muoio per tuo amore... (diario 28-1-1949).

Non posso sopportare che il mio buon Gesù e la mia cara Mammina del cielo siano offesi: vorrei che ad ogni momento cadesse sopra il mio corpo ogni specie di sofferenza ma non vorrei che soffrissero Gesù e Mammina. Ignoro la gravità con cui è offeso Gesù, ma sento che lo è molto. Di tanto in tanto il mio corpo è vittima delle più atroci sofferenze. Sento come se lo trascinassero per terra per ricevere i maltrattamenti e le crudeltà della umanità intera. È un martirio orribilissimo: mi trascinano, mi schiacciano, mi configgono molti pugnali, mi coprono di sputi e di insulti. Povero corpo annientato da così grande sofferenza! In alcune ore soffro in questo modo e in altre soffro non meno orribilmente, schiacciata dal Cielo: pare che il firmamento con nuvole nere scenda fino a me; mi opprime un peso infinito. In quelle nubi odo come lo schianto terrorizzante del tuono che rompe le nubi con lame di fuoco. Mi sento bruciare su legno verde: odo nel fuoco lo scoppiettio delle foglie verdi. Non so perché non rimango sotto questa oppressione. Una forza mi obbliga a porre il mio cuore a servire da sostegno per rialzare il cielo sceso fino a me e a sostenerlo con ciò che vi è dentro nel cuore: amore, ansie di amare senza limiti, ansie di riparare e di dare a Gesù il mondo intero e non so che cosa di più. Il cuore contiene una ricchezza che non è mia e voglio offrire tutto questo al cielo per calmare la sua ira. A poco a poco le nubi salgono e ritorna la calma. Molto presto però la scena si ripete. Non so quasi nulla di quello che si dice contro Mammina; so solo che talvolta, specialmente quando odo qualche parola contro di Lei, il mio dolore è tale da farmi sembrare che la sofferenza del cuore mi faccia scoppiare tutte le vene del corpo. Che ansie! Io vorrei custodirla insieme a Gesù Sacramentato, ma in modo tale che nulla della malvagità e della sofferenza causata loro dal mondo Li potesse raggiungere.

Vorrei essere vittima solo di dolore e di amore, ma vittima immolata in tutti i momenti.

Le mie torri, le torri in cui abito, si sono alzate tanto: mi pare che non possano salire di più. Tutto il mio essere trema: quale paura che esse cadano! Mi pare di essere trasformata nelle pietre stesse o in ciò di cui sono costituite, tanto si sono serrate contro di me... (diario, 4-2-1949).

Io non sono della terra e non sono del Cielo

...Sono tanto fuori del mondo, tanto lontana dal Cielo e sempre più sviata da Gesù. Se mi domandassero ove passai il mio tempo risponderei: - Non so - Perché in verità non so dove va e dove vive la mia anima. Mi pare di essere un soffio che andò a bloccarsi nelle nubi e vi rimase unito nella stessa lotta tempestosa a rompere e ad aprire fenditure, a lampeggiare, a tuonare rumorosamente. Io sono insieme a loro lo sgomento stesso e con loro, nera come loro, corro tanto da sparire; con tutto questo faccio paura e di tutto questo sento paura. O mio Dio, o mio Gesù, che paura indicibile: il Cielo contro la terra! Io non sono della terra né sono del cielo... (diario, 11-2-1949).

... Continuo ad essere coinvolta nelle nubi, in quelle fenditure aperte dal lampeggiare e dal rimbombare dei tuoni. Ahi, Gesù, quanto è terribile il Cielo rivoltato contro la terra! Il cuore è stanco di servire da sostegno al firmamento che viene a schiacciare la terra. Che sarà mai, mio Dio, il giorno della Tua giustizia, il giorno del giudizio universale!?

Le torri della mia abitazione, le torri di cui tutto il mio corpo e la mia anima fanno parte come fossero della stessa massa o della stessa pietra, non si innalzano più; non possono salire di più. Ignoro cosa io sono in esse e ciò che vi soffro. La mia ragione, la mia mente non possono comprendere di più: è dolore, e non so dire altro... (diario, 18-2-1949).

Un Agnello sull'altare del sacrificio (Momenti della Passione)

Giorno per giorno aumenta la mia paura, il mio sgomento per la sofferenza e la vita. Il dover vivere e soffrire mi sbigottisce. Che sarà di me, mio Dio? Abbi compassione della più povera delle tue figlie e della sua nullità: non distogliere lo sguardo da me, vedi il mio abbandono e le mie miserie. Sento di essere il mondo e gli astri. Il primo si muove tutto scosso da terremoti, tra cose spaventose avvolgendo tutto in fuoco e terra.

I secondi continuano ad aprirsi con fenditure di fuoco e rimbombi di tuoni. È una rivolta; è una giustizia vendicatrice: il Cielo contro la terra. Io sono una massa disfatta fra l'una e l'altro. Ciò che io soffro, Gesù solo lo sa... Ieri mattina sentii come se assumessi in me tutta la malvagità umana. Tutto entrò in me: io ero il mondo. Mi causò tale tormento che non sapevo come resistere... Sentivo e vedevo con gli occhi dell'anima, nel mio petto, una pecora posta sulla terra, prigioniera di un groviglio di spine. Io camminavo verso l'Orto, portandola sempre in me... Sul terreno dell'Orto si alzò un altare; un altare di dolore assediato da tutti i martirii. Su di esso vi era, non una pecora tra siepi di spine, ma un Agnello molto mite che riceveva tutto senza dar segni di vita, pur possedendo tutta la vita. Da quell'Agnello uscivano ogni bontà e ardore di fiamme che incendiavano l'altare e tutto il suolo dell'Orto: era Gesù; ho sentito che era Lui. Oh, quanto Egli amava, mentre riceveva tutta la cattiveria e la ingratitudine! In quel momento avvennero cose che aumentarono molto la mia sofferenza. Il demonio tentatore approfittò dell'occasione per tormentarmi. Senza volerlo, vedevo tutto sotto l'aspetto peggiore: la mia agonia fu grande. - Mio Dio, se è possibile, allontana da me questa sofferenza. - Mi unii così all'agonia di Gesù. E aggiunsi subito: - Non la mia, ma la Tua volontà. Non distogliere il Tuo volto da me. O mio Gesù, non lasciarmi sola un solo istante: ciò basterebbe per farmi disperare. - Passai tutta la notte in un mare di dolori. Subito al mattino, nel mio mondo si è innalzato lo stesso altare di dolore attorniato da martirii, con sopra lo stesso Agnellino. E così sono andata al Calvario. Ad ogni dolore questo Agnellino rispondeva con dolcezza e amore. Ardeva in fiamme; tra le fiamme ed il candore della sua grazia, cadeva abbondante il suo Sangue ad irrigare la terra. Si avvicinava la cima della montagna e l'innocente Agnello, sempre sull'altare del patibolo, sapeva che andava a morire e bramava dare la vita. Che amore! Poteva essere soltanto l'amore di un Dio, l'amore di Gesù! Sulla vetta del Calvario, invece della croce, continuava ad esserci lo stesso altare e lo stesso Agnello in fiamme a spargere Sangue.

Avvicinandosi l'ora in cui Gesù doveva spirare, quanto più la crudeltà si accaniva contro l'Agnello innocente, tanto più le fiamme del suo Amore si stendevano su tanta cattiveria e ingratitudine. L'Agnello stava morendo e in quel momento è passato dalla notte al giorno, dalla morte alla vita, abbracciando più intimamente al suo Cuore tutta l'umanità.

È scomparso da me l'altare con l'Agnello e sono rimasta come se non vivessi.

Poco dopo è venuto Gesù: - Figlia mia, saldo sostegno della giustizia di mio Padre, vittima della umanità... amami e fammi amare... È per mezzo tuo che voglio essere amato... Riparami per tanti sacrilegi e crimini: il tuo dolore ha raggiunto il massimo, non perché il mio amore abbia limiti, ma perché ti amo come può essere amata da un Dio una creatura umana... Mia figlia, ... fa' che lo sia amato, consolato e riparato nella mia Eucarestia. Di' in mio nome che a quanti si comunicheranno bene, con sincera umiltà, fervore e amore per sei primi giovedì consecutivi e passeranno un'ora di adorazione davanti al mio tabernacolo in intima unione con Me, prometto il cielo.

Di' che onorino attraverso l'Eucarestia le mie sante piaghe... Chi al ricordo delle mie piaghe unirà quello dei dolori della mia Madre benedetta e per loro ci chiederà grazie spirituali o corporali ha la mia promessa [che saranno accordate], a meno che siano di danno alla loro anima. Nel momento della loro morte verrà con Me la mia Madre santissima per difenderli... - (diario, 25-2-1949).

« II dolore della vittima deve assomigliare al dolore di Gesù »

La mia vita e tutte le cose sono uno sgomento per me. Ma è sgomento che consente all'anima di conservarsi nella unione e nella pace di Dio. Soffro, mio Gesù, Tu lo sai bene, ma la sofferenza ha per me più dolcezza del miele. Molte volte cado sfinita e anzi mi pare di non resistere, ma questa sofferenza è resa soave dalle ansie ardenti di soffrire di più per Gesù, di dargli tutte le anime. Immersa in questi desideri ed ansie indicibili, tutte le sofferenze del mondo mi sembrano poche da offrire al mio Gesù.

Il cuore grida continuamente, addolorato, senza vita; grida senza avere nessuno, senza un rifugio ove posarsi, ma il suo grido è sempre colmo di fiducia e molto ansioso di maggior martirio... La morte viene incontro al mio cuore; egli vuole lasciarla entrare.

Le mie torri, le mie pietre, la mia massa continuano ad essere alla stessa altezza: non possono salire di più. Io stessa, fusa in esse, mi sforzo di alzarle per salire in alto, più verso Dio. Il mio sforzo è nullo, o lo sento nullo; sono imprigionata e non posso uscirne. Vorrei voli per volare fino al cielo, ma la prigione è tale che non mi lascia volare.

Non ho vita, non ho esistenza per giungere al mio unico e vero fine: Dio, solo Dio.

- Gesù, Mammina, vedete che non ho più nessuno. Porgetemi le Vostre mani benedette!

... Sento il mondo che mi maltratta con tutte le sue malvage invenzioni. Ogni momento muoio per loro causa e ogni momento vivo per riceverle.

- O mio Gesù, sono la Tua vittima!... Gesù si avvicinò all'Orto e io con Lui. Con Lui pregai e sudai sangue e con Lui dentro di me sentii il Cuore aperto come se fosse il mio: attraverso il cuore davo passaggio a tutta la umanità e con Gesù dicevo a tutti: - Io sono il cammino, la verità e la vita. - Come era bello tutto ciò tra tanto dolore! Gesù è divenuto strada per i viandanti ed è la vita... (diario, 4-3-1949).

... Mi sfuggono gemiti e sospiri occulti; quando voglio soffocarli e nasconderli è già tardi. All'esterno tutto pare gioia; all'interno tutto è dolore e lacrime: sono lacrime ansiose, ma di ansie che non so esprimere. Sono lacrime di dolore ma al tempo stesso di pace. Godo soffrendo così... - Vieni, figlia mia,... vieni al tuo Gesù che veglia su di te e ti sostiene; vieni, sono la tua guida... vieni a sollevarti dal tuo sfinimento, a riposare in Me e a prendere nuove forze. Coraggio! La mia frase « dammi dolore » ha un grande significato: è tanto profonda, esce tanto dall'intimo del mio divin Cuore, che senza una mia grazia ti causerebbe più terrore che la voce di Dio agli Israeliti; senza un mio miracolo Mi diresti, come loro a Mosè: «Gesù, non posso udire la Tua voce».

- Dammi dolore, mia figlia; ma questo dolore deve essere tanto profondo e doloroso quanto lo è il mio. Il dolore della vittima deve assomigliare al dolore di Gesù.

Mia figlia, ti ferisco per non distruggere eternamente i peccatori. Quanto soffro per i crimini della umanità!... Di' presto al mio caro Pontefice che preavvisi il mondo della tremenda giustizia che lo aspetta... - (diario, 18-3-1949)...

La mia stanchezza nel trattenere il mondo

... Il 30 marzo cominciai a sentire come se la mia vita stesse sulla superficie della pelle... Questa vita pone in me come una luce solamente verso l'esterno; nel mio intimo non vi è vita né luce né nulla, neppure ceneri mortali: fu tutto consumato. Che nuovo martirio per me! Nulla di ciò che appare fuori è conforme con quanto avviene dentro. Continuo col martirio di trattenere il mondo molto a stento, mentre cammino verso la morte che corre verso di me con tutti i supplizi. ... Udii Gesù dirmi: - Figlia mia, abbi coraggio, non voglio che tu dubiti un solo istante di ciò che avviene in te, della mia vita divina in te ... - ... (diario, 1-4-1949).

Oh, la mia stanchezza nel tenere stretto il mondo! Oh, il mio scoramento nel vederlo sfuggire! ... È martirio da disperarsi senza la grazia del Cielo questa morte che io sento unita al soffio di un'altra vita che passa sulla superficie della mia pelle come una brezza che scorre sempre. Non posso resistere [tra] questa morte e questo soffio di vita. Io non sono degna che questo soffio passi in me: che vita, di quale grandezza! Ha occhi che vedono tutta la terra e tutto il cielo: non posso consentire che questi sguardi vedano il cumulo delle mie miserie, il mio nulla, la mia morte. Chi sono io perché tali sguardi passino attraverso a me? O mio Dio, sento necessità di dire tanto, di dire tutto di questi sguardi, di questa vita e non so dire nulla! Sono sempre nelle mie torri spaventose, sempre le stesse pietre, la stessa massa... ... Il mio corpo sembra un cencio insanguinato, disfatto dal dolore, che va di strada in strada, di città in città, attraverso tutta l'umanità a pulirla da tutte le macchie. Non so chi maneggia questo cencio che è tutto sangue, ma sangue che pulisce e non sporca... ... Venne Gesù, mi diede vita e disse: - Figlia mia,... mi tieni nel tuo cuore con tutta la mia vita reale, con tutta la mia vita divina. Vengo a comunicartela perché tu non dubiti della tua vita che è solo mia. ... La tua vita, quanto avviene in te, è una lezione per il mondo; è la vita che più assomiglia alla vita di Cristo. È Cristo nei tuoi sguardi, sulle tue labbra, nei tuoi pensieri, nel tuo cuore e nella tua anima. È Cristo che vive ed agisce in tutti i tuoi movimenti, in tutto il tuo vivere... perché l'opera redentrice, l'opera di salvezza continui. - ...

Apparve a questo punto la Madre dei dolori, con un manto violaceo... - Mia figlia, vengo a confortarti in questo giorno anniversario per la liturgia della Santa Chiesa in cui il mio divin Figlio ha modificato in te la sua santa Passione, affinché tu la continuassi profondamente e misticamente nascosta; vi ha aggiunto il tuo digiuno come richiamo all'umanità per attirarla al suo divin Cuore con tale meraviglia.

Ti copro con il mio manto di tristezza, di dolore, affinché con questa testimonianza, attraverso i tempi tu possa essere invocata per tutti i dolori dell'anima e del corpo. Quando sarai in cielo ti invocheranno come martire dei dolori per conforto e balsamo dei dolori umani. - ... (diario, 8-4-1949).

... Come è stato tremendo il dolore di questi giorni! Mi pareva di impazzire. Avevo in me ogni tormento ed amarezza, senza nessuno con cui sfogarmi, senza una guida per mia luce e conforto. I miei sguardi rivolti a Gesù e a Mammina dicevano Loro tutto il mio patire... ... Sentii come se avessi sulle mie spalle il manto di Mammina. Quel manto tristissimo rivestì tutto il mio essere di ogni tristezza e mi unì profondamente al dolore della cara Mammina: mi sentivo una cosa sola con Lei e volevo soltanto consolarla con ansie fervorose. Le mie torri molto antiche ed invecchiate sono come coperte di muschio nero. Tutto mi porta al nascondimento, alla oscurità, alla morte...

Tutto mi porta a morire di sgomento. Mio Dio, volere amare e darmi a Colui che mi ha amato tanto e mi ha dato tutto e non avere nulla se non miseria! O mio Dio, mio Gesù, abbi compassione di me! Ieri, giovedì [14 aprile], fu il vigesimo quarto anniversario del giorno in cui Gesù mi ha legata a questo letto di dolore. Lo ricordai tanto. Sentii di non avere dato nulla a Gesù dopo tanti anni di martirio... Sul Calvario udii Gesù: - Mia figlia, scuola di tutta l'umanità! Quanto essa deve imparare qui: scuola della vita di Cristo, scuola della scienza dell'Altissimo. Qui imparano i piccoli, i grandi, gli ignoranti ed i sapienti. È in questa scuola che si impara a soffrire e ad amare.

Io sono il Maestro che insegna nel tuo cuore. La tua vita è una lezione di tutta la mia vita, della mia vita di Passione. Voglio, figlia mia, che in te non termini questa quaresima; voglio il tuo martirio continuo. E sai perché? Per soccorrere le anime, per aiutare il mondo bruciato dalle passioni... - (diario, 15-4-1949).

Come in una culla di morte

In questo santo tempo di Pasqua ho sofferto molto profondamente, immensamente. Non so esprimermi. Ho avuto delle ansie quasi insopportabili, una fame, ma fame dell'anima: una fame che sento non essere mia. Volevo mangiare la Pasqua con tutta l'umanità, volevo possedere tutti e che tutti mi possedessero e si trasformassero in me. Parlo di me, ma non di me perché sento che né questa fame né questi sentimenti mi appartengono. Non è la mia vita che ha queste esigenze, ma bensì quella vita, quel soffio che scorre attraverso di me. È una vita tanto grande, infinitamente grande: è vita del cielo e della terra. O mio Dio, io non sono degna. Io non posso contenere tanta grandezza, tanti e così intimi desideri pieni di ansie. O Gesù, sii la mia forza, la forza del mio soffrire!... (diario, 22-4-1949).

Lasciami volare al cielo, lasciami volare a Te, mio Gesù! Fu in un profondo dolore che, spontaneamente, mi sfuggì dal cuore questa invocazione. Io non voglio chiedere il cielo perché ho promesso a Gesù di accettarlo quando vorrà darmelo. Ma l'annientamento è tanto, il martirio è talmente doloroso che, senza il consenso dello spirito, il cuore, quasi volendosi staccare dal corpo e volare a Dio, erompe talvolta in questo grido. Nel mondo non si trova bene, non può più abitare qui; la sua aspirazione è Gesù, soltanto Gesù. Non so ciò che dico, perché non sento vita; non vedo il cammino che batto perché in me tutto è tenebre, spaventose tenebre. Sento che sono dondolata in una culla di morte, sulla morte fangosa di tutta l'umanità. Questa morte di corruzione causa tanto dolore al mio cuore; è tale il rancore, e la crudeltà con cui è trattato che pare mi sia strappato dal petto insieme a tutte le vene che daranno una pioggia per bagnare il mondo. Mio Dio, quale tormento per il mio corpo e la mia anima! Come mi sento annientata sotto il peso di questa sofferenza!... ... Venne Gesù, mi diede vita, ma vita dolorosa e mi disse: - Figlia mia, nel pantano del mondo non può regnare altro che la morte: è la culla nella quale ti senti dondolata. Sono stati il peccato, le iniquità a causare questa morte. Ove è morte, è dolore; ove è morte non vi è luce. Sei vittima, figlia mia: la vittima fedele e veramente immolata non può avere altro vivere. Vieni al mio divin Cuore a prendere conforto e vita, a riposare come il contadino che a notte si riposa per le sue fatiche; questi non riposa molto tempo per ritornare subito al suo lavoro faticoso; e sempre così fino a che veda il frutto del suo lavoro. A te però, figlia mia, non avviene qui sulla terra come al contadino: il frutto della tua vigna ti attende nella eternità; soltanto là lo vedrai con chiarezza, alla luce splendente di Dio. Riposa, riposa, mia sposa! Prendi conforto per il tuo dolore in questi momenti celesti. - ... (diario, 29-4-1949).

... Continuo ad essere dondolata nella culla morta sul mondo morto. La culla si muove con difficoltà, tanto è corrosa. E il mondo morto si spacca in crepacci, in abissi putrefatti nei quali ad ogni momento corre il pericolo di sprofondare. Culla e mondo immersi nella medesima corruzione. Mi pare che il mio corpo si decomponga: ho nausea di me, non posso guardarmi. O mio Dio, che morte! Sono morta! È morto il giorno, morto il sole, è morto tutto ciò che aveva vita. Il cielo si è chiuso, si è coperto con forti chiudende: si è separato dalla terra. Non può avere con essa legami: non può diventare putridume in cui si è trasformato. O mio Dio, non so dire né dimostrare ciò che l'anima vede, ciò che sente succedere tra il Cielo e la terra: che contrasto, che rivolta contro Dio! Il mio Gesù ed il Suo Eterno Padre non sopportano di vedere ciò che avviene qui! Quanto soffrono Gesù e Mammina! Come si sforzano per sostenere la giustizia divina! Mi prendono con sé per formarne puntelli. Non ne posso più perché Gesù non ne può più. Che posso io senza di Lui? Io sono un niente e senza Gesù non posso niente...

... - Abbi coraggio, la morte che senti è la morte del mondo: sono i peccatori, con le loro anime morte, che si precipiteranno e affonderanno nell'abisso della morte eterna.

... Continuerai a darmi lo stesso martirio doloroso per amor Mio e per il povero mondo tanto criminoso e tanto in pericolo? - Mio Gesù, non so se soffro molto o se mi pare solamente di soffrire; ho i miei dubbi. Tuttavia, se continui a darmi le tue grazie, Ti prometto di soffrire ciò che Tu vuoi. - Non rattristarmi, figlia mia, non dubitare di Me né di alcuna delle mie parole. Il tuo dolore è grande tanto quanto una offesa fatta a Me ... - ... (diario, 6-5-1949).

Ricevo tutti per amore di Gesù

« Mio buon Padre [Umberto], le sembrerà che mi sia dimenticata di lei, ma non è vero. Giammai! Sarei ingrata se lo facessi; le prometto di ricordarla sempre: sulla terra e in cielo. Il motivo del nostro ritardo è la nostra vita: le mie sofferenze sono moltissime; le visite sono sempre la mia, la nostra croce, il mio tormento. Padre buono, se non fosse per amore di Gesù, della cara Mammina e delle anime, non so cosa avrei già fatto: mi nasconderei ove non potessi più essere veduta. Non so dirle lo stato della mia anima: è dolorosissimo. Ansie, sete insaziabile di amore, ma senza amare; è una morte completa, totale di tutte le cose. Sento l'abbandono di tutti, anche se non è vero. Cammino in questa oscurità mortale senza appoggio, senza guida. Vado fidente nelle braccia di Gesù e di Mammina senza sentire che mi portano. La mia speranza è questa: non posso essere abbandonata dal Cielo, perché confido solo nel Cielo.

Accetto tutto ciò che il Signore mi dà, a qualsiasi prezzo, con l'unico fine di compiere con perfezione la Sua volontà; ma non so dove sia questa perfezione che bramo tanto. Mi sento la più imperfetta che si possa immaginare. Preghi per me, padre mio; io faccio altrettanto per lei. Deolinda ed io non possiamo dimenticare le ore che passò qui con noi. Ore tanto amare, ma che lei ha cercato di addolcire. Andrà in Brasile, verrà in Portogallo, rimarrà costì? Vi sono tanti che la desiderano qui. Mio Dio, cosa è mai il mondo! Tutti la salutano, specialmente Deolinda. Ella è sempre la « brontolona dei tempi ormai passati... » (lettera a d. Umberto, 6-5-1949).

È tale il rigore della giustizia di Dio, è tale il suo peso che mi schiaccia, da spremermi dagli occhi e da tutti i sensi il veleno nauseante e vergognoso che avvelena tutta l'umanità. È da me che esce: è un veleno che racchiude tutte le malizie ed è su di me che piomba il castigo di tutte le iniquità... La culla mortale che mi serve da letto dondola di tanto in tanto. La terra morta su cui si trova è aperta da vulcani dai quali pare escano fuoco e tormenti infernali. Presso la bocca di quei vulcani si odono gemiti di anime, ruggiti di demoni che pare mi strappino il cuore [per portarlo] là. O mio Dio, in che pericolo mi trovo! Il mio corpo è morte e nello stesso tempo è un inferno. Quanto è spaventosa la giustizia divina, e io non posso sfuggirle! ... In mattinata ho camminato verso il Calvario in un silenzio indicibile. Nel mio cuore le labbra di Gesù erano serrate... Il silenzio di Gesù diceva tutto: parlava il suo Cuore pieno di amore; era come un libro che quanto più si sfoglia tanto più vi si trova da leggere. Era un libro d'amore: solo in cielo, alla luce divina potrà essere letto e compreso. Sulla cima del Calvario ho continuato ad accompagnare spiritualmente i riti di Fatima anche senza volerlo: volevo con tutta la volontà soffrire con il mio Gesù... ... Nel pomeriggio di oggi sono stata sorpresa nell'apprendere che la mia mamma è molto ammalata. È venuto il medico; dopo averla visitata, egli mi ha ordinato di chiedere al Signore di migliorarla in salute almeno fino a domani perché io potessi dettare e mia sorella scrivere ciò che Gesù mi aveva detto. Mi è costato assai: l'ho fatto per obbedienza... Ho detto a Gesù: - Io Ti dico tutto quello che il medico mi ha ordinato. Lo faccio per obbedire. Fa' ciò che Ti darà maggiore onore e gloria, qualsiasi cosa mi costi. - Grazie al Signore, il giorno dopo mia madre stava già molto meglio. Sia benedetto! Ma soltanto oggi, martedì, possiamo terminare lo scritto. Questo sacrificio sia per amore di Gesù e di Mammina e tutto in favore delle anime... (diario, 13-5-1949).

« Mio buon padre [Pinho], ...ogni giorno pensavo di darle notizie, ma la mia croce è tanto grande che non posso disporre di me per niente. Il Signore va sempre contro i miei desideri. Per consolarlo mi sottometto a tutto. Mi piacerebbe star sola e in silenzio, ma mi è impossibile per la maggior parte del tempo: è moltissima la gente che viene a trovarmi e le mie sofferenze sono enormi. Ecco il motivo del mio ritardo...

Io non voglio sfuggire alla croce, diversamente mi nasconderei in un buco per vivere sola con Gesù; so che Egli vuole questa sofferenza e, fiduciosa nelle sue promesse circa la salvezza delle anime, con il sorriso sulle labbra ed il cuore sanguinante, ricevo e consiglio, secondo la mia ignoranza, tutti quelli che vengono a me. Non sto qui per soddisfare i miei desideri ma quelli di Gesù. Cerco di non perdere la mia unione con Lui nella Eucarestia e con i miei tre Amori: il Padre, Figlio e Spirito Santo...

... Il 17 maggio ci fu la visita pastorale in parrocchia. Mentre l'arcivescovo somministrava la Cresima, l'arciprete di Póvoa che l'accompagnava venne a visitarmi Parlammo lungamente. Nel congedarsi mi domandò cosa poteva fare per me. Ignorando cosa intendesse, gli domandai se per l'anima o per il corpo. Egli mi rispose: - Per il corpo. - Gli aggiunsi che non mi manca nulla ecc.

- E per l'anima vuole qualcosa? - Vorrei il mio direttore. - Quale? - Padre Pinho. -

- E ne ha bisogno, ne ha bisogno! Il Signore glielo darà. - Gli chiesi di baciare per me la mano dell'arcivescovo. Mi ha scritto di aver trasmesso le mie richieste. Ma quelli di Braga ritardano tanto. È martirio per noi tutti, nevvero, caro padre? Speriamo fiduciosi... » (lettera a p. Pinho, 24-5-1949).

L'anima mia è triste fino a morirne (Momenti della Passione)

... Mi pare che il Cuore di Gesù sia nel mio e dal Suo si riversi al mio l'immensità del suo dolore, il suo martirio infinito. Posso sopportare a stento il raro ma tanto pesante dondolio di quella culla morta: pare che scuota il mondo. È un segnale per risvegliarlo, ma esso non si sveglia, non si alza dal sonno, dalla morte del peccato. Ogni scossa è come tromba per avvisarlo. Potessi almeno bussare alla porta di tutti i cuori, gridare a tutte le anime di risuscitare alla Grazia e all'amore di Gesù! Ma chi sono io? Sono niente, non posso fare niente. Devo soffrire questo martirio, felice se lo saprò sopportare. Devo soffrire questo fuoco divoratore nell'interno delle mie torri e l'oppressione di essere una cosa sola con quella massa, quelle pietre, quel fuoco... Ieri, giorno dell'Ascensione, questa vita che passa attraverso di me come soffio soave visse maggiormente del Cielo, unendosi a tutte le lodi di gloria, tutta immersa in un solo amore: quello di Dio. Ma io mi mantenni nella stessa morte, non mi mossi verso l'alto; sapevo che quel soffio di vita che mi compenetrava ed era mio si trovava con tutta la corte celeste immersa nello stesso amore celeste: un gaudio infinito, un mare infinito. Non fui capace di seguire quella vita, di uscire dalla mia morte... (diario, 27-5-1949).

... Nel pomeriggio di ieri mi pareva di avere due cuori: uno sentiva le ingratitudini usate contro Gesù; l'altro quelle usate verso di me; le mie mi facevano sentire di più quelle di Gesù: quanto più sentivo le mie, tanto più a fondo comprendevo la ingratitudine che soffriva il Cuore di Gesù traboccante di bontà. Mi appariva come un grande libro; per quanto mi affannassi a sfogliarlo, non giungevo alla fine delle sue pagine.

Più tardi sentii i maltrattamenti contro il Cuore e tutto il Corpo santissimo di Gesù: il Cuore era tagliato da spade, il Corpo calpestato da piedi malvagi e immondi.

Rimasi nell'Orto; si avvicinò Giuda con i soldati e per baciare Gesù, per catturarlo. Gesù stette muto durante tutto il triste tragitto. Ma il suo divin Cuore parlò sempre: era un libro eterno, il libro dell'amore. Io non lo leggevo ma lo comprendevo. Il mio divin Maestro in quel momento mi fece comprendere tutto, tutta la grandezza del Suo infinito amore. Stamattina ho fatto subito compagnia a Gesù, ma una compagnia morta: non ho potuto parlargli né provargli che Lo amavo. Come morta, ho percorso con Lui il cammino del Calvario. Ma la sua lezione di amore, la comprensione che mi ha data, mi ha servito lungo questo viaggio. Mi pareva che il suo divin Sangue scorresse per tutta la terra e in ogni luogo lasciasse scritta la parola « Amore ». Vorrei che Mammina, che gli angeli parlassero per me e mostrassero la grandezza di questo amore. Sì, è stato l'amore che si è esteso da un polo all'altro del mondo. È stato l'amore che ha obbligato Gesù a prendere la croce, a salire al Calvario sotto una scarica di battiture con tutte le carni lacerate... (diario, 17-6-1949).

I miei giorni sono terribili. Quante volte sono ricorsa al Cielo! Quante volte, abbracciata al mio crocifisso, ho invocato il dolce nome di Gesù, della cara Mammina! Che settimana di lotta! Non so come si possa soffrire tanto. Dico di non sapere, ma so: è Gesù che continua a soffrire in me la sua Vita, la sua Passione santa. Non lo dubito.

La mia tristezza era molto dolorosa, profonda. Non erano le mie labbra che parlavano; non so chi parlava nel mio cuore ripetendo « l'anima mia è triste fino a morirne ». Quando udivo questo, non ero io a dirlo, sentivo veramente la tristezza, ma tristezza mortale. Mi richiamava la tristezza di Gesù, ciò che ha sofferto e soffre e Gli dicevo: - Accetta, mio Gesù, la mia tristezza per allietarti; accetta il mio dolore per addolcire il Tuo. - Sento di avere un letto di spine per il mio corpo e un altro uguale per il cuore; né l'uno né l'altro si possono liberare dalle spine. Sono spine che mi servono da letto e spine che mi coprono. Sono tanto ferita e tanto impigliata in esse; sono come inchiodata sulla croce, senza possibilità del minimo movimento. Mi trovo come un uccello che volava e glielo hanno impedito: tra queste spine, non posso volare neppure verso Gesù. Tutto il mondo è tenebre, e tenebre sono fuori del mondo. Che terribile abisso! Le onde agitatissime di un mare immenso di tenebre cadono su di me con la furia della più terrificante tempesta. Queste onde vengono verso le mie torri, si scagliano con violenza, sia dentro che all'esterno di esse, da una parte e dall'altra, minacciano distruzione. Sono onde, ma non spengono il fuoco in cui ardono...

Ieri, a misura che le ore passavano, la stessa voce degli altri giorni ripeteva, sempre dentro di me: « l'anima mia è triste fino a morirne »... L'anima piangeva assai, ma bramava la morte: solo morendo avrebbe dato la vita a tutta l'umanità. ... - Figlia mia, mia cara figlia,... alla superficie del tuo cuore vivi tu, nell'intimo vivo Io. Il mio Cuore è fuso con il tuo. Io vivo la vita divina, la vita di amore; ma la ferita, il dolore causatomi dai peccatori è là nell'intimo e traspare nell'amore. Per questo tu senti la grandezza del mio amore divino, la gravità delle offese, le ansie e le tenerezze del mio amore infinito; provi nausea per tante miserie e allo stesso tempo senti di essere la miseria stessa, il veleno di tutto. Sei vittima; possiedi il mio divin Cuore; senti ciò che Esso sente; senti la tua miseria e la miseria umana. E perché abbia questi sentimenti e tale martirio, ho fuso nel tuo il Mio Cuore. Non meravigliarti di non saper vivere: questa vita non è tua; non ti ho scelto se non per necessità urgente della umanità... (diario, 24-6-1949).

« Metti la mano nella piaga del mio Cuore »

Il mio letto, il mio letto di spine è stato anche letto di fuoco. Queste spine penetrano, feriscono e bruciano al tempo stesso... Che spine, che fuoco è questo, mio Gesù? Oh, che sofferenza! E' il tuo divino amore che trionfa, è lui che mi obbliga a cercare nella croce la mia delizia: solo soffrendo sto bene... Talvolta sono indicibili, insopportabili le ansie di amore, le nostalgie per il Cielo... Vorrei veder tutto il mondo ardere in vive fiamme di amore che arrivassero sino al cielo... ... - Mi consoli con le tue ansie. ... Ricevi, figlia mia, il tuo alimento, la goccia del mio Sangue divino,... Fiore eucaristico, bianca colomba, compagna dei miei sacrifici, confida... Fortunata l'anima che accetta la croce e l'abbraccia; ... fortunata la vittima scelta per accogliere il Sangue del suo Signore; fosti scelta da Me perché Lo custodissi in te, perché attraverso a te fosse dato alle anime... - (diario, 15-7-1949).

... Il letto delle mie spine arde sempre: il fuoco penetra fin dove esse arrivano. Mi sento tutta ferita... Non vi è nulla del mio essere che non sia consumato dal fuoco... Tutti i miei sensi continuano ad essere il veleno della umanità... Le mie torri continuano ad essere incendiate da fuoco distruggitore; solo di tanto in tanto mi fanno sentire il loro vigore; esse sono come un corpo che va perdendo la vita di momento in momento... - Figlia mia, sai chi ti chiama e perché? È il tuo Gesù che ti invita a mettere la mano nella piaga del suo Cuore divino. Vieni e contempla le mie divine piaghe. - Forzata, non so come, fui obbligata a mettere la mia destra nel costato di Gesù e di lì nella piaga profonda del suo divin Cuore. Vidi che era grande, immensamente grande: era proprio un mondo.

Questo invito di Gesù mi intimorì e Gli dissi: - Tu mi inviti a mettere la mano nel Tuo divin Cuore come hai fatto con l'apostolo Tommaso? Questo mi rattrista: è forse perché dubito di Te?... Ma io credo, credo che sei il mio Gesù, credo anche nelle tenebre e nel dolore; non permettere che io dubiti; non voglio darti dispiacere. - Mi soffermai con la mano in quella piaga mondiale; da essa usciva verso il mio petto un sole dai raggi dorati; dalle piaghedei piedi salivano e da quelle delle mani scendevano verso di me altri raggi uguali, ma meno numerosi. Al di sopra di Gesù vi era una colomba bianca, con le ali distese che lasciava cadere su di noi una pioggia di raggi di luce. Così io potevo vedere meglio le piaghe del mio Gesù. Era tanto bello! Su Gesù e su di me pareva vi fosse il cielo; ma Gesù era il Cielo stesso: tutto luce, tutto amore. - Non ti deve rattristare, figlia mia, il mio invito a mettere la tua mano nel mio divin Cuore: è perché tu veda che in questa piaga immensa vi è posto per tutta l'umanità. Voglio che tu faccia entrare qui tutte le anime... Sei signora di questa piaga, di questo Cuore, con tutte le sue ricchezze: distribuiscile, arricchisci le anime; le amo tanto! Questo amore tanto intenso è così poco corrisposto! Consolami, vittima e sposa mia. - Io volevo consolarlo e non sapevo come: il mio dolore era profondo; Glielo offersi... (diario, 22-7-1949).

... Non cerco di comprendere la mia vita, ma, mio Dio, cerco e voglio fare solo in tutto la tua volontà. Mi sento trascinata e calpestata da tutta l'umanità; sento la giustizia del Signore su di me; sento il mio letto di spine che brucia, tra fiamme di cui non vedo la fine. Tutto il mio essere è compenetrato da questo fuoco e, nonostante sia così bruciata, i miei sensi hanno sempre tanto veleno che non contagia solo l'umanità intera ma, se esistessero, potrebbe avvelenare milioni di mondi. Che veleno, mio Dio! Che veleno di morte eterna! Le mie torri sono là diritte, ardono nel fuoco che nulla risparmia; hanno perduto ogni vigore; esistono, ma pare diano segno della loro esistenza soltanto di secolo in secolo. Mio Gesù, non so dire altro, tanto grandi sono la mia oscurità ed ignoranza...

... Passai all'Orto, ma un orto mondiale. Dovetti associarmi a Mammina: attirava a Sè il mio cuore. Questo intuiva e sentiva il Suo dolore, come Ella intuiva e sentiva tutto il dolore del Suo Gesù. Il Suo Cuore mormorava tra profondi sospiri: - Figlio mio caro, quanto soffri! - Lacrime copiose scendevano sulle Sue guance santissime.

Gesù soffriva in grande agonia per le sofferenze che lo attendevano e per quelle di Mammina. Cuori tanto uniti! Dolori in un solo dolore!... (diario, 29-7-1949).

« Quanto belle tu fai molte anime! »

... Sono piena di paure: sono i visitatori che mi causano questo martirio; mi si avvicinano come se venissero da tutto il mondo. La mia natura non li può sopportare. Devo riceverli: voglio compiere la volontà del Signore. A Sua imitazione voglio amarli, consolarli; vorrei perfino abbracciarli e accoglierli nel mio cuore. Ma non posso, mi nauseano. Ciononostante, li voglio, li amo tanto come se fossero miei...

Sono ben lontana dall'essere perfetta, dall'usare con tutti la carità di Gesù. Aiutami, o Signore, convertimi, fa' che assomigli al Tuo divin Cuore! Bramo di amarti e di amare il mio prossimo... - Mio Gesù, sei certamente triste per me: ho tanti e grandi difetti. Non leggi nel mio cuore? Senza volerlo aborrisco le visite e al tempo stesso le amo.

Vorrei chiederti il permesso di non dettare più nulla: sono satura di tanti scritti. -

- Confida! Tutto questo è vita mia in te. Per causa del peccato dovrei aborrire le anime; ma no, le voglio per Me; voglio salvarle.

Ti ho messa sui miei sentieri perché le conduca a Me. Scrivi ancora per qualche tempo. Non chiedere; aspetta odini. Tutto nella tua vita è mezzo di salvezza... (diario, 5-8-1949). ... Io soffro molto ed ancor più per non poter soffrire maggiormente. Ciò che soffro non mi basta; non mi soddisfa... Mio Dio, come riparare la tua Giustizia divina? Accetta i meriti infiniti di Gesù, la Sua Passione e Morte uniti ai dolori e alle lacrime della cara Mammina... io non ho nulla da darti: soffro e non soffro nulla. Vorrei avere sofferenze infinite per riparare un Dio infinito. Guarda, o Gesù che tutto comprendi, il dolore e l'agonia della mia anima... Ieri pomeriggio... ho sentito come se l'anima piangesse nella massima tristezza ed amarezza, non solo su una città, ma sul mondo intero. Mentre l'anima piangeva, le lacrime tentarono uscire dagli occhi del corpo e scendermi sulle gote; mio Dio, che dolore! Mi sono vinta, ho nascosto le lacrime e non ho pianto. La mia agonia non era soltanto sul terreno dell'Orto: agonizzavo in tutta l'umanità. Durante la notte mi unii il più possibile a Gesù; in questa unione ho percorso il cammino del Calvario... - Figlia mia, per un mondo di dolore un mondo di amore; il tuo dolore è mondiale, si estende a tutta l'umanità. Per essa soffri ma per mezzo tuo il povero e ingrato mondo riceve il mio amore: è attraverso a te che glielo do. Ti do amore per le anime; pace, conforto e luce per il tuo cuore. Dovrei cessare di essere Dio, mia sposa cara, se non ti dessi la mia grazia, la mia forza, tutte le mie ricchezze, tutto il mio amore per il tuo così grande martirio... Coraggio!... Quanto è bella la tua anima e quanto belle tu fai molte anime! - O mio Gesù, vedi come sono piccola, vedi il mio dolore; vedi che io sono niente e Tu sei tutto... Io vorrei piangere ai Tuoi piedi le mie miserie e colpe. Perdonami, Gesù, e perdona al mondo! - Vi è motivo per le lacrime: tu sei vittima; l'ora è grave. Le famiglie, le spiagge, i casinò, i cinema sono nella febbre di crimini innominabili. Le mie chiese sono vuote, le anime fuggono da Me; non si avvicinano ai miei tabernacoli e, tra quelle che lo fanno, poche ci vanno con le debite disposizioni, poche Mi amano. Dammi dolore, dammi riparazione... - ... (diario. 26-8-1949).

... Passai il giorno 7 [settembre] senza Comunione: sentii con molta sofferenza la mancanza di Gesù. Giunse il giorno 8, festa della Natività di Mammina: da dodici giorni Le preparavo un mazzo spirituale di piccole cose, mortificando me stessa e i miei desideri. Pensavo di presentarglielo per mezzo di Gesù, perché soltanto Lui sa e può darle cosa degna di Lei. Mentre facevo questi piccoli sacrifici fissavo il Cuore di Gesù dicendogli: - Te li consegno. - Ero certa che Egli, con la Sua sapienza e con il suo valore infinito, Le avrebbe preparato un mazzo molto bello. Fin dal mattino L'ho cercata e Le ho fatto gli auguri; mi sono consacrata a Lei e Le ho detto: - Mammina, mostra che mi sei Madre. Non lasciarmi senza Comunione in questa tua festa. - Umanamente, nulla mi rallegrò quel giorno: in ogni istante vi fu in me la morte. Era già tardi quando venne un sacerdote che mi confessò e andò a prendermi Gesù. Il mio corpo soffriva orribilmente. Appena Gesù scese nel mio povero cuore, l'anima visse una vita nuova, non di godimento completo, ma di maggior luce e conforto. Chiesi allora a Gesù di dire tutto a Mammina; soltanto Lui sapeva darle ciò che il mio cuore desiderava. Il corpo continuò a soffrire il doloroso martirio, ma l'anima poté godere di maggiore amore, soavità e pace... (diario, 9-9-'49). ... Mio Dio, mio Gesù, mi pare che sono un essere inutile. Ecco la Tua schiava, la Tua vittima. Non sono capace di bene e sono capace di tutto il male... A Gesù, ai miei Amori tanto cari, che darò? Nulla, all'infuori di ansie di amarli: essere pura e perfetta in tutti i miei atti, avere nel cuore soltanto la carità di Gesù verso tutti; ma anche questo non è mio, è soltanto Suo. Povera me, sono nulla, non esisto.

Mi piacerebbe essere medicina per tutti i mali, soccorso per tutte le afflizioni, gioia per tutte le tristezze; tutto questo per amore di Gesù e delle anime; e non posso fare nulla! Sono convinta che Gesù lo fa per me in tutto quello che sarà di onore e gloria per il bene delle anime stesse... (diario, 16-9-1949).

« Avvolgi col mio Rosario il mondo intero »

Notte angosciosa, notte di martirio per me. Soffrii contenta: quanto più dolore, tanto più unione con Gesù... Dopo la Comunione... udii Gesù: - L'anima che desidera amare Me sopra ogni cosa, che vuole seguire Me, non cerca altri cammini se non quelli che conducono a Me, per quanto dolorosi e spinosi essi siano; è un'anima pura, innamorata, è un cuore ardente che non ha altre ansie se non amare Me e compiere la mia divina volontà. Confida, figlia mia: sei tu quest'anima innamorata, pura, questo cuore ardente che vuole solo ciò che lo voglio... L'umanità è pazza nei piaceri: che cumulo di iniquità! I sacerdoti, i miei discepoli, tanto indegni discepoli dai quali Io tutto speravo, Mi offendono sacrilegamente. Dammi riparazione per le anime. Tu pure conosci alcuni di coloro che sono sull'orlo dell'inferno; ti dico chi sono. - Pietà di me, pietà per loro, o Gesù! Consentimi di dirti, se non Ti dispiaccio, che non vorrei sapere chi sono: soffro con la stessa volontà, Ti do tutta la sofferenza che esigi da me, ma preferirei dartela senza sapere per chi... Ti rattristo forse? - Non rimango triste, anzi con ciò Mi consolo. Questo tuo atto eroico e puro è già grande riparazione per quegli infelici. - ... Venne poi Mammina: aveva un manto bianco e dorato. Mi prese tra le braccia, mi accarezzò, avvolse attorno alle mie mani il Rosario che pendeva dalle Sue e così pure la croce del Rosario, dopo averla baciata: - Figlia mia, Io sono la Vergine del Rosario: gioisco quando vedo che tu ne consigli la recita di almeno una terza parte, per onorarmi. Continua a farlo: è devozione di salvezza. Il mondo agonizza e muore nel peccato. Voglio preghiera e penitenza. Avvolgi, figlia mia, in questo Rosario coloro che ami e che sono tuoi: anch'Io li amo e Gesù pure; avvolgi chi si raccomanda alle tue preghiere; avvolgi il mondo intero, in un mazzo, come Io ho avvolto te; stringilo al tuo cuore come Io ti ho stretta fra le braccia... - ... (diario, 1-10-1949) (primo sabato).

Quanta innocenza perduta! (Momenti della Passione)

... Ieri, con l'anima più schiarita ed il dolore più addolcito, cominciai a sentire e a vedere, con gli occhi dell'anima, i preparativi per la Cena di Gesù. Sentivo che si eseguivano i miei ordini. Io stessa dovevo essere la vittima, l'agnello immolato, l'unico e vero cibo di quella cena. A notte rimasi a tavola con Gesù e gli apostoli nel grande locale. Come Giovanni sentii che appoggiai il mio capo sul petto di Gesù; sentii quella unione, quell'amore che Gesù e Giovanni sentirono in quell'ora. In un istante fui come trasportata nell'Orto. Il cumulo delle sofferenze formò nel mio petto una grande montagna: era tanto alta da toccare il cielo. Il cuore si aprì, la incendiò, la coprì di amore... Questa mattina... ho presa la croce, l'ho abbracciata, sono andata verso il Calvario. Quella tremenda montagna, grande come se fosse l'intero mondo, è caduta su di me e io, oppressa da questa, ho proseguito il cammino, marcandola con il mio sangue.

Dopo due ore di croce ho sfondata, ho spezzata la montagna: mi pareva di trionfare su di essa... Gesù è spirato; ha regnato la morte, la morte che ha dato ogni vita...

Alcuni momenti dopo L'ho visto trascinato per strade oscure da una enorme moltitudine di sconosciuti... ... - Sai chi Mi maltratta e ferisce? Sono i peccatori, con tanti modi di peccare... Mi trascinano vecchi e giovani, grandi e piccoli. I fanciulli, i fanciulli, le pupille dei Miei occhi, oh, quanto sono trascinati al male! Quanta innocenza perduta! Come sono offeso dai piccoli con malizia e cattiveria! Chiedi, chiedi che si raccomandino in mio nome tutta la cura e la vigilanza per i fanciulli. Oh, il mondo, dove è incamminato, povero mondo, che cosa lo aspetta!

Gesù parlava e singhiozzava... Rimanemmo noi due uniti in profondo silenzio, ma io con un dolore di morte nel cuore... (diario, 7-10-1949).

... A volte sento necessità di gridare tanto forte affinché il mio grido echeggi nel mondo intero. Questo grido è tanto doloroso che sento come se piangessero tutto il mio corpo e tutta la mia anima. È un grido di avviso all'umanità. Io vorrei salvare il mondo intero...

Ieri passai la giornata con poche ore di sollievo: tutto era dolore; in me tutto piangeva ed io pure volevo piangere sul mondo. Non avevo vita, ma ero unita ad un'altra vita che è sempre vissuta, vive e vivrà eternamente. Il mondo impazzito, nella massima agitazione e nell'onda delle sue passioni, si rivolta contro questa vita. Io tremo e mi pare che con me tremi tutta la terra. Ero nell'Orto, bagnata di sangue, bevevo tutto il calice dell'amarezza e, senza volerlo, ripetevo in me: « la mia anima è triste fino a morirne »...

... In tutto il viaggio del Calvario non ho sentito la presenza di Gesù. Ma lassù, già issata sulla croce, ho sentito come se Gesù si rivestisse del mio corpo: Egli mi comunicava le Sue piaghe, spine e lacrime. E Mammina, presso la croce, univa le Sue alle lacrime di Gesù. Nei Loro Cuori lo stesso dolore, le stesse ansie di accogliervi il mondo intero, rivoltato e crudele. Quanto amavano! ... Che amore infinito!... (diario, 14-10-1949).

« Quanto il mondo è beneficato da te! »

...Ieri pomeriggio sentivo che andavo attorno al mondo: volevo entrare in esso... Piangevo sopra di lui; le mie lacrime erano soltanto di amore e compassione...

- Figlia mia, l'altare della vittima è di dolore e di amore: ti consuma il dolore e ti consuma l'amore. Non pensare che Io ti chieda soltanto dolore: lo voglio accompagnato dall'amore... Come è grande la tua missione, come è bella e sublime la missione delle anime, dell'amore al mio divin Cuore, all'Eucarestia! Figlia mia, quanto il mondo è beneficato da te! - O mio Gesù, quale ripugnanza io ho per coloro che vengono a farmi visita... Che stanchezza! Mi pare di non poterne più. - Figlia mia, forse che Io non avrei ragione di aborrire la maggior parte dei miei figli? E tuttavia li amo come di più non si può amare. Se tu non avessi ripugnanza, non avrebbe valore il tuo vivere. Non vedi che facendo solo ciò che piace non saresti vittima, vittima grande, vittima amata? Coraggio! Confida in Me: tu stai facendo tutta la mia divina volontà. Il tuo vivere è la fase più difficile di una vittima... - ... (diario, 21-10-1949).

... - ... Figlia mia, ripeti sempre la preghiera che ti ho insegnato tanti anni or sono: « O mio Gesù, io credo che sei presente in me; io Ti adoro e confido che non mi abbandoni un solo istante ». ... Ripetila con tutto il cuore... È un atto di fede e di fiducia. Sono con te, sempre con te. Quando te la insegnai sapevo già la fase dolorosa, la più dolorosa che avresti dovuto attraversare. Coraggio. Ti ho già detto che l'altare della vittima è altare di dolore e di amore... - ... (diario, 28-10-1949).

«Voglio anime eucaristiche»

... Desideravo fare la Comunione: soltanto la venuta di Gesù nel mio cuore tanto indegno e vuoto poteva tranquillizzarmi e soddisfarmi. Venne infine e scese subito nella mia indegna abitazione. Poco dopo trasformò la mia anima in luce, incendiò il mio cuore e mi disse con dolcezza: - Figlia mia, perla preziosa che adorni le pissidi della mia Eucarestia! Io voglio cuori ardenti, anime eucaristiche che Mi diano riparazione e consolazione nelle mie prigioni di amore. Ne ho poche che si avvicinano a Me con la purezza e i sentimenti di cui sono degno. Oh, quanto soffro! Mio fiore eucaristico, tu mi ami e mi consoli... - (diario, 5-11-1949).

... - Confido, mio dolcissimo Gesù, che invisibilmente Tu mi aiuti. -

Voglio che la mia fiducia giunga fino a questo: non temere nulla, nulla; tutta la mia vita, tutto il mio soffrire riguarda Gesù e non me... Sul Calvario non L'ho veduto spirare ma ho sentito la morte nella mia anima... Poco dopo ho udito la voce di Gesù: - Figlia mia, ... è il Crocifisso del Golgota che ti ama tanto; e perché ti ha tanto amata ti ha resa simile a Sé con la crocifissione reale... Ha fatto di questo tuo calvario un altro calvario di salvezza. Sei contenta di questa prova di amore del tuo Gesù? -

... - Sì, Gesù, sono contenta con la tua divina volontà; solo essa mi dà gioia. Ma temo di me stessa, sempre timorosa di me. Che Tu mi lasciassi avvicinare a Te per riceverti nella sacra Eucarestia, sarebbe già molto, tutto... ma comunicare con me e parlarmi,... arricchirmi di tante altre grazie, o Gesù perdonami, mi costa credere che Tu possa fare questo in me, tanto povera, tanto nulla, solo piena di miserie. - È proprio dell'anima pura, piccola, umile l'essere vera sposa di Gesù... - ... (diario, 11-11-1949).

«Se ti chiedessi la mamma, me la daresti?»

... Ho passato la giornata di ieri come se dormissi sul suolo dell'Orto. La mia giornata non rappresentava un giorno, ma una vita di molti anni; ma ero là senza lasciarlo trasparire. Verso sera vidi la croce che doveva essere mia e su di essa non vi ero crocifissa ma nell'incrocio dei due bracci vi era il mio cuore: lo vidi solo per un momento, ma sentii che visse in croce dal momento che ebbe vita. Ardeva d'amore per la terra; sembrava che la riscaldasse con quell'amore; e con tutta dolcezza la chiamava a sé. Si alzò una tempesta furiosa contro quel cuore che io sentivo essere mio e fu tale la sua violenza che il mio corpo dalla testa ai piedi fu come investito di spine che lacerarono tutto il mio essere fino all'anima. Rimasi tutta in sangue, in profonda agonia: fu questo il mio Orto... Questa mattina, quando mi preparavo alla Comunione, Gesù nella sua bontà mi ha preparato un nuovo calvario: il peggioramento di mia madre, che mi ha sorpreso. Temendo di restare senza di lei, per quanto rassegnata, ho pianto molte lacrime; il cuore ha sanguinato: per tutto ho lodato il Signore. Camminavo verso il Calvario e sentivo che Gesù camminava dentro di me e nel suo divin Cuore portava anche Mammina... Ho visto Gesù morto nelle braccia di Mammina; ho sentito la tenerezza con la quale Ella Lo stringeva al Suo petto. In questo dolore di morte ho sentito che io pure morivo. Alcuni momenti dopo è venuto Gesù, mi ha dato nuova vita: - Figlia mia, è qui Gesù che viene a prendere per Sé il tuo dolore, il frutto della tua sofferenza per offrirlo all'Eterno Padre. Abbi coraggio... - Mio Gesù, mi sento un'altra... Mi sento avere l'amore e la grandezza del Cielo; il dolore è scomparso. - Figlia mia cara, è stato l'amore che ti ha curato. Tu hai la grandezza del Cielo in te, non soltanto in questo momento, ma sempre. - Però, Gesù mio, non la sento sempre; se la sentissi come ora, non mi costerebbe soffrire; non avrei paura della sofferenza perché saprei cosa darti e saprei di soffrire con perfezione... Ma io non so soffrire, nevvero? Tu sei triste perché piango? - No, figlia mia! Anch'Io ho pianto; mia Madre pure. So tutto. Dimmi, se ti chiedessi la tua mamma, me la daresti volentieri? - Do, do, mio Gesù; ma non Te la do senza lacrime; non posso; questo non lo prometto. - Nel chiedere la guarigione di mia mamma mi sentii costretta, non so come, a dire: - O Gesù, se non nuoce alla salvezza della sua anima, lasciamela ancora un po'; dammi più sofferenze; scaricale su di me e alleggerisci lei; se [questo] non è per il bene della sua anima, sono disposta a perder tutto [anche lei], ma che sia salva la sua anima. Ciò che voglio, o Gesù, è che Tu la porti direttamente in cielo: su questo non transigo. - Chiedi, chiedi, figlia mia, nulla ti sarà negato, purché non pregiudichi le anime. Ti prometto che quando chiamerò tua madre a Me la porterò direttamente in cielo. (diario, 2-12-1949).

Gesù mi faceva vedere il presente e il futuro

Vorrei nascondere bene il mio dolore per compiere meglio la volontà di Gesù; ma mi è molto difficile, tanto è forte e acutissimo. Almeno in queste righe devo mostrarlo e dire che soffro. Se non fosse il dolore, nulla avrei da dire: è il dolore che vive e parla. In me e in tutte le mie cose sento la morte. Ma il dolore è tanto vivo, acuto e penetrante, che si insinua in tutto il mio essere: corpo, cuore, anima. Se la mia ignoranza lo lasciasse parlare, giungerebbe molto lontano, si stenderebbe sul mondo e gli mostrerebbe la sua vita di martirio. Le labbra no, ma il cuore e l'anima emettono sospiri, gemiti profondi, che spero giungano sino a Te, mio Dio. Ma il mio spirito ripete sovente: - Tutto per Gesù! Tutto per Tuo amore, tutto per le anime! - Non so cosa sento in me: so che è un martirio penoso: odio il mondo, odio me stessa; sento una rivolta contro di lui e contro di me. Non voglio e voglio, e devo volere castigarlo e castigare me stessa con tutta la giustizia. Questa giustizia è in me, pesa su di me e non è mia. È tanto grande, tanto infinita; mi pare la giustizia di Dio. Sono io che debbo essere castigata e punita; la mia cattiveria, il mio veleno, mi pare si opponga contro Dio; mi sento armata di grossi pugnali e di tutti gli strumenti di martirio per ferire lo stesso Gesù, lo stesso Dio. Sento anche un grande rancore contro di Lui: mi pare di odiare l'amato Signore. Sono ignorante, non so dire nulla, mi sento come una principiante che parla del suo dolore: il mio calvario! Benedetto sia il mio calvario e benedetto sia Gesù: è opera Sua.

... Questa mattina portavo il Calvario nel mio cuore: non mi faceva sentire questa o quella sofferenza, ma tutte le sofferenze... Sulla cima della tormentosa montagna sono rimasta in croce e vi era pure Gesù. Egli mi faceva vedere il presente ed il futuro, ma solo riguardo al dolore del suo divin Cuore, solo riguardo all'ingratitudine del mondo contro di Lui: non vi sono parole che possano esprimere tali angosciose sofferenze. Gesù, solo amore per amare; il mondo, solo malvagia crudeltà per ferire... I sospiri del Cuore divino di Gesù passavano attraverso il mio, me lo facevano dolere tanto: la causa di questi sospiri era la visione completa di ciò che sarebbe stato il mondo fino alla fine dei secoli... È venuto Gesù, mi ha dato vita, ma non mi ha dato luce, né mi ha tolto il dolore del cuore... - Figlia mia, sei nelle tenebre per togliere i peccatori dalle tenebre eterne. Io non voglio che tu veda in te la mia luce, la mia grazia, la mia grandezza, l'onnipotenza, gli effetti della mia Vita divina, ma che il mondo veda e comprenda che è la Sapienza divina a lavorare nella tua anima, per il bene delle anime, che è l'Amore divino a mostrarle il cammino, la verità, la vita... Ti ho scelta, figlia mia, ... per questi tempi in cui la malizia umana ha raggiunto il suo culmine e non cessa di sfidare la giustizia del Mio Eterno Padre. Sono venuto a questo calvario a prendere la riparazione che una vittima può dare al suo Signore. Dammi il tuo dolore, figlia mia, nascosta nella mia grandezza. - O mio Gesù, Ti do il mio dolore, il mio povero dolore che in sé nulla vale. Lo unisco sempre ai dolori di Mammina e Te lo offro mediante le Sue mani; aggiungi i meriti della Tua Santa Passione; presenta questo valore infinito all'Eterno Padre. Chiedigli Tu perdono per il mondo; chiedi che non lo castighi ora, che aspetti la sua conversione. Digli di mandare su di noi la Sua misericordia, l'amore, il perdono e non la giustizia. O mio Gesù, accetta il dolore che ora prova il mio povero cuore, la mia tristezza e l'abbandono: tutto per tuo amore e per la salvezza del mondo... - ... (diario, 16-12-1949).

      

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