Una ottima
educazione.
La piccola cresce tra l'affetto dei suoi
famigliari e con una educazione molto sana, che sviluppa l'amore a Dio,
oltre che un giusto timore di Dio, e l'amore al prossimo e abitua ad una
attività intensa sempre indirizzata al bene. Il principale merito è
della madre che, dopo la sua dolorosa esperienza, mantiene sempre una
condotta irreprensibile. Deolinda ha deposto a d. Umberto Pasquale
quanto segue:
«Mia madre
ci ha insegnato a lavorare sin da piccole. La sua carità era conosciuta
da tutti, tanto che il parroco di allora disse: - Quando questa donna
morirà, ne risentirà tutta la parrocchia. - Infatti non vi era ammalato
del paese che ella non soccorresse. Venivano a chiamarla persino di
notte ed ella accorreva perché ne sentiva pena. Assisteva i moribondi;
recitava le preghiere dell'agonia; vestiva i morti. In più, essendo una
buona cuoca, era chiamata per i pranzi nei battesimi e nei matrimoni,
come anche nella canonica in occasione di predicazioni.»
Per quanto
riguarda la vita spirituale della madre, leggiamo la deposizione fatta a
d. Umberto Pasquale dalla signorina Maria a Conceptione Leite Reis
Proença, che sarà maestra in Balasar dal 1932 e che viene
affettuosamente chiamata col diminutivo di Càozinha (ultima parte del
diminutivo Conceiçàozinha, ossia Concettina, quindi Cettina). È intima
amica di Alexandrina: dopo il 1932 le fa visita quasi quotidianamente e
riceve molti dei suoi dettati dei Diarii.
«La madre
di Alexandrina ha riparato in modo edificante gli errori della sua
giovinezza. Anzitutto con la carità verso tutte le persone, che la
conoscevano come donna di grande cuore; poi con una vita di intensa
pietà. Si alzava prestissimo. Ogni giorno verso le 5 del mattino entrava
in chiesa, di cui aveva la chiave. Quando iniziava la S. Messa, ella già
da due ore era in ginocchio davanti al Santissimo. Così fece sino a che
le forze glielo consentirono.»
Alexandrina, già per natura generosa e ricca di doti, assorbe questi
buoni principii. Sentiamo lei stessa:
Mi ricordo
che a quella età di 4 anni avevo in casa una zia ammalata, che morì di
cancro. Mi chiamava a cullare il figlioletto, primo frutto del suo
matrimonio: servizio che facevo con tutta la sollecitudine, sia di
giorno che di notte. Già a quella età amavo la preghiera: infatti
ricordo che mia zia mi chiedeva di pregare per lei, al fine di ottenere
la sua guarigione.
Attrattiva
verso il cielo e le cose belle.
Alexandrina, nata in condizioni particolarmente dolorose e abituata a
considerare le tante sofferenze che la circondano, sente svilupparsi una
forte attrattiva verso il cielo. Nell'Autobiografia leggiamo:
Verso i 4
anni mi mettevo a contemplare il cielo e domandavo ai miei se avrei
potuto raggiungerlo collocando uno sull'altro tutti gli alberi, tutte le
case, tutti i fili dei rocchetti, le corde ecc. Siccome mi dicevano che
neppure così vi sarei arrivata, rimanevo triste, nostalgica perché mi
attirava là non so che cosa.
Questa
attrattiva verso il cielo è il germe di una tendenza che si svilupperà
in modo straordinario facendo di Alexandrina non solo una contemplativa,
ma una grande mistica. E a quel Cielo arriverà; ma nel corso della vita
comprenderà che le «cose» da mettere in pila per giungervi sono soltanto
sofferenze e dolori di ogni genere, insieme a tanto amore. Ma
Alexandrina sente in sé svilupparsi contemporaneamente una grande
sensibilità per tutte le cose belle della Terra.
Avevo 6
anni quando, di sera tardi, mi intrattenevo per molto tempo a vedere
cadere su di me innumerevoli petali di fiori di tutti i colori: parevano
una pioggia minuta. Questo si ripeteva molte volte. Vedevo cadere questi
piccoli petali, ma non comprendevo nulla: forse era Gesù che mi invitava
alla contemplazione delle sue grandezze.
Si
sviluppa il carattere volitivo, coraggioso e artistico.
Alexandrina gode di tutte le sue attitudini che sente in sé crescere e
che accoglie come doni del Signore. Di qui si sviluppa un carattere
vivace, gioioso, scherzoso, attivo, che le attira la simpatia delle
compagne, le quali però vengono soggiogate dalla sua forza di volontà. È
piena di vitalità: ecco il suo slancio nel correre, nel giocare col
cerchio, nell'arrampicarsi sugli alberi, il suo godere nel saper stare
in equilibrio sulla cima dei muretti di cinta, dove cammina più
volentieri che sulla strada. La madre la chiama «capretta»; le dice: -
Tu morirai qualche giorno fatta a pezzi come un'anfora! - Gioisce al
chiaccherio della limpida acqua del ruscelletto che scorre presso casa,
sulla riva del quale si intrattiene sovente a lavare, essendo molto
amante della pulizia in ogni suo aspetto.
Mi piaceva
molto lavorare: riordinavo la casa, trasportavo legna e facevo altri
servizi casalinghi.
Si prende
cura con amore dei fiori dell'orto, per portarli poi in chiesa alle
zelatrici che adornano l'altare della Madonna e anche perché li ama
tanto, come ama ogni creatura. Qui è già in germe quell'amore che
diventerà tutto il suo stesso essere. Ama anche la musica, per la quale
ha buona disposizione: canta per le strade e canta in chiesa.
Ricordo
ancora il luogo dove cantai per la prima volta la prima quartina di una
lode alla Madonna e le parole della stessa. Mi ricordo con quale
entusiasmo cantavo le lodi alla Madonna e ricordo persino il primo canto
che intonai in chiesa: «Vergine pura, la tua tenerezza...»
Il
temperamento si sviluppa forte, volitivo, senza timore di alcun
ostacolo. Mentre è al pascolo con la sorella, rincorre, senza
esitazione, una cavalla per impedirle di andare a danneggiare un campo
coltivato:
Questa mi
buttò a terra urtandomi con la testa: io restai sotto di lei ed essa, di
tanto in tanto, mi raspava il petto sopra il cuore con una zampa, come
chi gioca; si drizzava, nitriva e tornava a fare la stessa cosa; fece
così alcune volte, ma non mi fece alcun male. Le mie compagne si misero
a gridare ed accorsero varie persone che rimasero stupite nel vedermi
uscire illesa dal divertimento dell'animale.
Non esita
ad attraversare un torrentello in piena:
Una volta
andai a fare visita alla mia madrina di battesimo e dovetti attraversare
il torrente Este, che aveva una forte corrente, tanto che muoveva le
pietre che servivano per il guado. Senza badare al pericolo a cui mi
esponevo, attraversai il torrente su quelle pietre e l'acqua mi portava
via. Scampai per miracolo alla morte, come pure mia sorella, che mi
accompagnava.
Alexandrina amava questa sua madrina e quando ella morì, ebbe il suo
primo grande dolore. Non aveva ancora 7 anni. Il carattere coraggioso,
intrepido, le fa meritare il titolo di "Maria-maschietto". La sua forza
di volontà la rende, alle volte, restia nell' obbedire. Per esempio
quando inizia a frequentare la scuola di catechismo:
Cominciai
a dimostrare un grande difetto: la testardaggine. Un giorno andai al
catechismo in chiesa ed il coadiutore del parroco, p.Antonio Matias, mi
indicò il posto che dovevo prendere tra le bambine della mia età. Ma,
siccome io ero in compagnia di altre più grandi, volli prendere il posto
tra queste. Per quanti allettamenti usasse il reverendo, e mi offrisse
immaginette, non fui capace di cedere al suo ordine. Giorni dopo, il
reverendo mi convinse e cominciò ad essermi molto amico e mi riparava
persino dalla pioggia sotto il suo cappotto, dalla casa alla chiesa e da
questa alla casa. Mi ricordo che ero molto testarda.
Quanto uso
della virtù dell'obbedienza avrebbe dovuto fare nel corso del suo lungo
martirio! E quanto imparò ad apprezzarla, persino ad amarla! Proseguendo
nell'Autobiografia, Alexandrina vuol mettere in evidenza un altro
difetto. Sentiamola:
Quando mi
trovavo in chiesa, mi mettevo a contemplare le statue dei santi; ma
quello che mi piaceva di più era ammirare le immagini della Madonna del
Rosario e di San Giuseppe perchè avevano dei vestiti molto belli e io
desideravo averne di uguali a loro. Non so se era già l'inizio della
manifestazione della mia vanità: volevo avere i vestiti così perchè mi
pareva che sarei stata più bella con quei vestiti.
Leggendo
l'Autobiografia si nota che Alexandrina si preoccupa sempre di mettere
in evidenza i suoi difetti. Infatti dice:
Trovo in
me sin dalla più tenera età tanti difetti, tante cattiverie che, come
quelle di oggi (1940) mi fanno tremare. Sarebbe mio desiderio vedere la
mia vita, subito fin dal principio, piena di cose molto gradite al
Signore e di amore per Lui.
«Se poi li
cerchiamo questi chiamati difetti e cattiverie, a ben poco si riducono»,
scrive il suo primo direttore spirituale, p. Pinho, nella biografia «No
Calvario de Balasar». E il lettore stesso se ne renderà conto leggendo
la presente biografia.