Cominciano ansie di
amore alla sofferenza.
Tante
invocazioni non ottengono la guarigione, neppure un miglioramento nella
salute. Umanamente diremmo: non ottengono nulla! Ma nel disegno di Dio,
quella mancata guarigione non è affatto un nulla: è anzi un fatto molto
positivo poichè rappresenta l'inizio di una lunga e fecondissima ascesa
sulla scala di sofferenze sempre più forti e profonde perché invaderanno
tutto il suo essere, anche nelle sfere morale e spirituale; ma ascesa
che la porterà alla più intima unione con Dio e alla più alta missione:
quella di corredentrice. Un primo miracolo si compie nell'anima di
Alexandrina: non desidera più guarire. Sente che la sua missione è
quella di soffrire e, per amore, fa di tutto per conformarsi alla
volontà di Dio: Siccome non ottenni nulla, morirono i miei desiderii di
guarigione, e per sempre: cominciai a sentire sempre più ansie di amore
alla sofferenza e di pensare solo a Gesù. Inchiodata nel letto, si sente
come prigioniera: le viene spontaneo un confronto con Gesù nel
tabernacolo: Un giorno in cui ero sola, ricordandomi che Gesù era nel
tabernacolo, dissi così: - Mio buon Gesù, Voi carcerato e io pure. Siamo
carcerati entrambi: Voi carcerato per mio bene e io carcerata nelle
vostre mani. Voi siete Re e Signore di tutto; io sono un verme della
Terra. Vi ho abbandonato pensando solo alle cose di questo mondo, che
sono la perdizione delle anime. Ora, pentita con tutto il mio cuore,
voglio ciò che vorrete Voi e voglio soffrire con rassegnazione. Non
venitemi meno, mio buon Gesù, con la vostra protezione! Alexandrina
comprende che Gesù vuole usarla come strumento di salvezza per tante
anime, ossia come vittima che - a somiglianza del Redentore - si immoli
per continuare la redenzione; vuole che segua le orme di S. Paolo che
dice: «Completo nella mia carne quello che Gesù ha lasciato a me da
patire della sua Passione, in favore del suo Corpo, che è la Chiesa».
(Colossesi,l,24)
Si
offre come vittima per la salvezza delle anime.
Senza
sapere come, mi sono offerta al Signore come vittima. Già da molto tempo
andavo chiedendo l'amore alla sofferenza. Il Signore mi concesse tanto
questa grazia, tanto che oggi non scambierei il dolore con tutto quanto
vi è nel mondo. Con questo amore al dolore mi consolavo molto
nell'offrire a Gesù tutte le mie sofferenze: la consolazione di Gesù e
la salvezza delle anime è quanto mi preoccupava di più. Durante i lunghi
30 anni di martirio Alexandrina non avrà mai una esitazione circa la sua
vocazione e mai la tentazione di tornare indietro, di rinunciare; anzi
andrà sempre più avanti nella richiesta di sempre maggiori sofferenze,
con un'ansia crescente di amore. È chiaro che, con questa nuova
disposizione dell'anima, non cerca più delle distrazioni per passare le
lunghe giornate: Andai tralasciando tutte le distrazioni del mondo,
grazie all'amore che avevo alla preghiera; poiché solo pregando mi
sentivo bene, mi abituai a vivere in intima unione col Signore. Quando
ricevevo visite che mi distraevano un poco, rimanevo tutta spiacente e
triste per non essermi ricordata di Gesù durante quel tempo. Il suo
amore a Gesù si manifesta anche attraverso piccoli sacrifici volontari:
Per amore a Gesù e alla Mamma del Cielo facevo piccoli sacrifici, come:
rinunciare a guardarmi nello specchio, pur tenendolo molte volte in
mano; non parlare quando ne avevo desiderio e viceversa; smettere di
dormire alla notte per fare compagnia a Gesù; consentire che le mosche
mi mordessero, ecc.
Suo
fuoco d'amore nella preghiera e sua richiesta di crocifissione.
Ma il
fuoco del suo amore si sente specialmente nel suo modo di pregare; e fa
del suo vivere una continua preghiera. Per quanto la preghiera sia una
cosa personalissima, pensiamo bene di riportare qui quanto diceva
Alexandrina nella sua preghiera quotidiana, come esempio edificante. Al
mattino iniziavo le mie preghiere con il segno di croce e, pensando
subito a Gesù Sacramentato, facevo la Comunione spirituale (vedi
cap.20, n. 17)
e dicevo questa giaculatoria: «Sacro Cuore di Gesù, è per Voi questo
giorno.» La ripetevo per tre volte, poi continuavo: - La vostra
benedizione, Gesù! Voglio essere santa! O mio Gesù, benedite la vostra
figliolina che vuol essere santa! - Dicevo anche: - Sia lodato il
Signore!... Mi benedicano le tre Persone della Santissima Trinità e
anche Maria Santissima, San Giuseppe e tutti gli angeli, i santi e le
sante del Cielo! Che le benedizioni del Cielo scendano su di me, e nulla
avrò da temere. Sarò santa: sono questi i miei più ardenti desiderii. -
Recitavo tre volte il «Gloria Patri». Poi offrivo (come membro
dell'Apostolato della Preghiera) le azioni della giornata: «Vi
offro, o mio Dio, in unione...»; poi recitavo un «Padre nostro», un «Ave
Maria», un «Gloria», «Sacro Cuore di Gesù che tanto ci amate, fate...» e
il «Credo». Poi continuavo: - O mio Gesù, io mi unisco in spirito, in
questo momento e da questo momento per sempre, a tutte le Sante Messe
che di giorno e di notte vengono celebrate sulla Terra. Gesù, immolatemi
con Voi ogni momento sull'altare del Sacrificio; offritemi con Voi
all'Eterno Padre per le stesse intenzioni per le quali Voi stesso vi
offrite. Alexandrina continua nella preghiera in cui appare anche la sua
devozione al Sacro Cuore e alla Madonna, che, come abbiamo già visto,
chiama affettuosamente «Mamma». Voltata verso la Mamma le dicevo: - Ave
Maria, piena di grazia! Io Vi saluto, o piena di grazia! O Mamma, voglio
essere santa! O Mamma, beneditemi e chiedete a Gesù che mi benedica! - E
mi consacravo a Lei così: - Mamma, Vi consacro i miei occhi, i miei
orecchi, la mia bocca, il mio cuore, la mia anima, la mia verginità, la
mia purezza, la mia castità, la purezza e la verginità di… Accettate,
Mamma! È vostra: siete Voi lo scrigno sacro, lo scrigno benedetto della
nostra richezza. Vi consacro il mio presente e il mio futuro, la mia
vita e la mia morte, tutto quanto daranno a me, tutte le preghiere e le
offerte che faranno per me. O Mamma, apritemi le vostre braccia
santissime, prendetemi tra le stesse, stringetemi al vostro Cuore
santissimo, copritemi col vostro manto e accettatemi come vostra figlia
molto amata, molto cara e consacratemi tutta a Gesù. Chiudetemi per
sempre nel suo divino Cuore e ditegli che Lo aiuterete a crocifiggermi
in modo tale che nel mio corpo e nella mia anima non rimanga più nulla
da crocifiggere. O Mamma, fatemi umile, obbediente, pura, casta
nell'anima e nel corpo: fatemi pura, fatemi un angelo! Trasformatemi
tutta in amore, consumatemi tutta nelle fiamme dell'amore a Gesù! - Come
sarà esaudita totalmente nella sua offerta di vittima
crocifissa,crocifissa proprio in tutto il suo essere fisico, morale,
spirituale! Ma sarà anche esaudita nella sua aspirazione ad essere tutta
trasformata in amore, e tutta consumata in quel fuoco divino. A questo
punto della sua preghiera subentra il pentimento con la richiesta di
perdono, fatta tramite Maria. - O Mamma, chiedete perdono per me a Gesù.
Ditegli che io sono il figlio prodigo che torna alla casa del suo buon
Padre, disposta a seguirlo, ad amarlo, ad adorarlo, ad obbedirgli e a
imitarlo. Ditegli che non voglio più offenderlo. O Mamma, ottenetemi un
dolore tanto grande per i miei peccati, che sia tale il mio pentimento
da diventare pura, da diventare angelo! Pura come rimasi dopo il mio
battesimo, affinché per la mia purezza io meriti la compassione del mio
Gesù e di riceverlo sacramentalmente tutti i giorni e di possederlo per
sempre in me sino all'ultimo respiro. - Quanto segue, mette bene in
evidenza la particolare devozione di Alexandrina per Gesù Sacramentato,
chiuso nei tabernacoli, e il suo ricorso alla Madonna come mediatrice. -
Mamma, venite con me ai tabernacoli, a tutti i tabernacoli del mondo, in
ogni parte e luogo dove abita Gesù Sacramentato. Fategli la mia umile
offerta. Oh, quanto Gesù rimarrà contento per l'offerta più povera, più
miserabile, più indegna! Ma, presentata da Voi, quanto valore acquisterà
presso il vostro e mio caro Gesù! O Mamma, voglio andare da un
tabernacolo all'altro a chiedere grazie a Gesù, come l'ape di fiore in
fiore per succhiargli il nettare. O Mamma, voglio formare una roccia
d'amore attorno ad ogni luogo dove Gesù abita sacramentato, affinché non
vi sia nulla che possa introdursi attraverso a questo amore per andare a
ferire il suo Cuore santissimo, rinnovando le sue piaghe santissime e
tutta la sua santa Passione. Mamma, parlate Voi nel mio cuore e nelle
mie labbra, rendete più fervorose le mie preghiere e più valide le mie
richieste! - Poi si rivolge direttamente a Gesù, nel cui Cuore vuole
perdersi inebriata d'amore. - O mio caro Gesù, io mi consacro tutta a
Voi. Spalancatemi il vostro Cuore santissimo: lasciate che io entri in
quel Cuore benedetto, in quella fornace ardente, in quel fuoco ardente!
Chiudetelo, mio buon Gesù, lasciatemi tutta dentro al vostro Cuore
santissimo; lasciatemi dare lì l'ultimo respiro, inebriata nel vostro
divino amore, bruciata nelle fiamme d'amore! Non lasciatemi separare da
Voi sulla Terra, se non per unirmi a Voi in Cielo per tutta l'eternità.
Gesù, vado ad invitare la Mamma. E Lei che Vi parlerà per me. Vado e
ritorno subito; va bene, mio Gesù? - Ave, Maria, piena di grazia, io Vi
saluto, o piena di grazia! Mamma, venite con me ai tabernacoli, venite a
coprire d'amore il mio Gesù. Offritegli tutto quanto avverrà in me,
tutto quanto sono solita offrirgli, tutto quanto si possa immaginare,
come atti d'amore per il Signore Sacramentato! - Dicevo tre volte: «Sia
lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo
Sacramento'. E facevo la Comunione spirituale già descritta. A questo
punto dicevo alla Madonna quanto segue, perché Lei lo ripetesse per me
al suo amato Figlio. Quello che Maria è incaricata di dire a Gesù è il
seguente cantico di lode, che ricorda il «benedicite».
Cantico di offerta ai tabernacoli.
O mio
Gesù, io voglio che ogni dolore che sento, ogni palpito del mio cuore,
ogni mio respiro, ogni secondo che passerò, siano atti d'amore per i
vostri tabernacoli. Io voglio che ogni movimento dei miei piedi, delle
mie mani, delle mie labbra, della mia lingua, ogni aprirsi e chiudersi
dei miei occhi, ogni lacrima, ogni sorriso, ogni gioia, ogni tristezza,
ogni tribolazione, ogni svago, dispiacere, contrarietà, siano atti
d'amore per i vostri tabernacoli. Io voglio che ogni lettera alfabetica
delle preghiere che io reciti o che oda recitare, ogni parola che io
pronunci o che oda pronunciare, che io legga o oda leggere, che scriva o
che veda scrivere, che io canti o oda cantare, siano atti d'amore per i
vostri tabernacoli. Io voglio che ogni bacio che Vi dò sulle vostre
sante immagini, su quelle della vostra e mia cara Mamma, dei vostri
santi e sante, siano atti d'amore per i vostri tabernacoli.
O Gesù, io
voglio che ogni goccia di pioggia che cade dal cielo sulla terra, che
tutta l'acqua che il mondo contiene, offerta a gocce, che tutta l'arena
del mare e tutto quanto il mare contiene, siano atti d'amore per i
vostri tabernacoli. Io Vi offro le foglie degli alberi, tutti i frutti
che possono avere, i fiori offerti petalo per petalo, tutti i granelli
di sementi di cereali che possono esserci nel mondo e tutto quanto
contengono i giardini, i campi, i prati e i monti: offro tutto come atti
d'amore per i vostri tabernacoli.
O Gesù, io
Vi offro le penne degli uccelli, il loro gorgheggio, i peli e le voci di
tutti gli animali, come atti d'amore per i vostri tabernacoli.
O Gesù, io
Vi offro il giorno e la notte, il caldo e il freddo, il vento, la neve,
la luna e il suo chiarore, il sole, l'oscurità, le stelle del
firmamento, il mio dormire, il mio sognare, come atti d'amore per i
vostri tabernacoli.
O Gesù, io
Vi offro tutto quanto il mondo rinserra, tutte le grandezze, le
ricchezze e i tesori del mondo, tutto quanto avviene in me, tutto quanto
sono solita offrirvi, tutto quanto si possa immaginare, come atti
d'amore per i vostri tabernacoli.
O Gesù,
accettate il cielo, la terra, il mare, tutto, tutto quanto vi è
contenuto, come se questo «tutto» fosse mio e io di tutto potessi
disporre e tutto offrirvi, come atti d'amore per i vostri tabernacoli.
Primi fenomeni mistici.
Nello
slancio di queste preghiere Alexandrina sperimenta i primi fenomeni
mistici, come la levitazione e un forte calore che supera il normale.
Nell'Autobiografia, dopo questi canti di offerta, leggiamo: Mentre
facevo queste offerte al Signore, mi sentivo elevare, non so come; e
sentivo nel medesimo momento un calore rovente che pareva bruciarmi. Mi
pareva cosa strana perché erano giornate di freddo e, meravigliata,
osservavo se il mio corpo sudasse. Mi sentivo abbracciata interiormente,
cosa che mi stancava assai.
Programma di vita.
A questo
punto dell'Autobiografia Alexandrina sintetizza sotto forma di
ispirazione tutto il suo programma di vita: Non ne ho la certezza, ma
deve essere stato in uno di questi momenti che sentii la seguente
ispirazione del Signore: "soffrire, amare, riparare". Alexandrina medita
molto sul suo programma di vita. Vuol fare la volontà del Signore e
chiede quale sia. Ogni volta si sente ripetere: soffrire, amare,
riparare. Tale programma di vita si delinea in Alexandrina così
chiaramente e i fenomeni mistici di cui al paragrafo precedente si
manifestano in lei prima del suo incontro col direttore spirituale p.
Pinho: è dunque evidente che non è suggestionata da lui a seguire la via
di vittima riparatrice.