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SOLO PER AMORE
“Quasi una autobiografia”

Capitolo 13
Cooperatrice salesiana

Finalmente un aiuto!

Proprio nel giugno 44, quando la Commissione esaminatrice emana il verdetto negativo, si trova in San Miguel das Aves presso Balasar il salesiano don Umberto Pasquale , per predicare un triduo. Sente alcuni sacerdoti che sparlano di Alexandrina. Ne rimane triste e decide di studiare quel fatto tanto eccezionale.

Il 21 giugno il medico Azevedo accompagna da Alexandrina don Pasquale, il quale si ferma tre giorni per studiare il Caso. Resta subito colpito dalla elevatezza spirituale della martire. Compresa la sua grande sofferenza, le promette di ritornare. Tornerà in luglio e altre volte nell’estate.

Alexandrina si sente compresa e si apre a questo salesiano che diventerà il suo secondo direttore. Questi la ritiene subito degna di essere associata alla

Famiglia salesiana e la iscrive tra le Cooperatrici. Il diploma di Cooperatrice Salesiana porta la data del 15 agosto 1944. Alexandrina volle tenerlo nella sua cameretta per poterlo contemplare sovente.

L’8 settembre 44 don Umberto accetta decisamente la direzione spirituale di Alexandrina. Subito il giorno seguente Alexandrina in estasi sente che Gesù approva:

“(...) Unione  pura, unione santa, unione divina sulla Terra e in Cielo.

Dà, figlia mia, a chi ben lo merita (don Umberto) il mio ringraziamento e quello di Maria, il mio amore e quello di Maria”. S (9-9-44) 

In questo settembre la Comunità dell’Istituto Salesiano di Mogofores, fondato e diretto da don Umberto, sente per parecchi giorni ad intermittenza delle ondate di un profumo finissimo, indefinibile.

In un’estasi, del 27 settembre, Gesù dice ad Alexandrina:

“Dì al mio caro padre Umberto che il profumo è profumo divino: è il profumo delle tue virtù. Dico questo perchè egli ne ha bisogno per il suo studio”.  S (27-9-44) 

Don Umberto studia con grande passione. Ordina che vengano raccolti appunti, foglietti con scritti di Alexandrina o suoi dettati e ne fa l’inizio del Diario, intitolato “Sentimentos da alma”, e darà ordini di proseguirlo. La devota martire obbedirà fino alla fine, con sacrificio sempre più gravoso.

Il nuovo direttore prende contatti con p.Pinho, e scrive una Relazione molto dettagliata sul Caso Alexandrina , firmata in data 10/10/1944, che è naturalmente contraria al Parere emesso dalla Commissione, il 16 giugno 44 (vd.C G , Appendice I,3 p. 784 ss).

Il giorno 11 la dà al dott. Azevedo, che incontra in casa di Alexandrina, da consegnare all’Arcivescovo.

Subito dopo, si sente oppresso da angoscia, da vera paura, pensando alle conseguenze del suo atteggiamento contrario alla Commissione, quindi anche all’Arcivescovo! Teme la reazione dell’Arcivescovo, e quindi anche del proprio Ispettore.

Ha bisogno urgente di raccoglimento, di preghiera profonda. Con la scusa di recitare il rosario, si congeda da Alexandrina e si ritira, si rifugia in un fitto bosco di alti eucalipus, alla periferia di Balasar...

Subito il giorno seguente, in un’estasi di Alexandrina, Gesù dà la risposta.

Vediamo come.

In quella mattina il parroco ha urgenza di partire, quindi porta ad Alexandrina l’Ostia consacrata, ma non ha tempo di dargliela: accende le candele sul tavolino e, per non perdere il treno, vi depone l’Ostia dicendo:

“C’è qui il Signore a farti un po’ di compagnia.

Verrà qui il signor p Umberto a dartelo”.

Appena il parroco se ne fu andato, una forza venuta non so da dove mi obbligò ad alzarmi.(Era semrpe paralizzata! Si ripete qui il miracolo avvenuto nel giardino del signor Sampaio durante il 4° viaggio ad Oporto )

Mi inginocchiai davanti a Gesù, mi chinai verso di Lui: il mio viso ed il mio cuore non erano mai stati tanto vicini a Lui. Che felicità, la mia! Godere tanto da vicino l’oggetto della mia follia d’amore!

Gli confidai molte cose mie, di tutti i miei cari, del mondo intero.

Mi sentivo ardere in quelle fiamme divine.

Anche Gesù mi parlò:

“Ama, ama, ama, figlia mia! Non avere altra preoccupazione che quella di amarmi e di darmi anime. Dove c’è Dio c’è  tutto: vittoria, trionfo!”

Chiesi agli angeli di venire a lodare Gesù cantando con me. E cantai sempre fino a che fui obbligata dal signor p.Umberto a tornare sul letto.

Presa dall’amore divino e infiammata in esso, feci la santa Comunione.

Dopo alcuni momenti, Gesù mi disse:
“Sono meraviglie, sono prove date da me. Dì, figlia mia, al mio caro p.Umberto che fui io a permettere tutto.

Da parte mia più nulla è necessario. Ora è necessario lottare, lottare, combattere con gli occhi fissi in Me. La Causa è mia, è divina.

Poveri uomini che immolano così le mie vittime! Povere anime che feriscono così il mio Cuore divino!

Mi consolo nell’amore di questa mia colomba innocente, di questa vittima amata”.  S (12-10-44) 

Due lettere di riconoscenza

Alexandrina non si sente più totalmente sola, essendo entrata nella Famiglia salesiana. Si sente aiutata a salire il suo calvario sempre più doloroso. Alla fine di questo ottobre scrive una lettera ai sacerdoti e una ai novizi del Collegio di Mogofores.

Balasar, 30/10/1944

Solo Dio è grande!

Eccellentissimi e reverendissimi signori padri,

per tutti loro, l’amore più ardente di Gesù e della Mammina e tutte le ricchezze del Cielo.

Tengo presenti tutte le intenzioni che loro mi hanno raccomandate e li faccio partecipi delle mie povere preghiere e sofferenze. E’ un dovere di gratitudine da parte mia: non faccio nulla di più.

Mi sento tanto felice e tanto ricca per l’appoggio che ho in loro!

O mio Dio, non sono più sola! Ho chi mi aiuta a salire il mio tanto penoso calvario.

Con tutto il cuore e l’anima dico: Gesù e la cara Mammina li ripaghino di tutto e diano loro tutte le ricchezze del Cielo: ricchezze di virtù, di grazie per attirare con esse le anime al Cuore divino di Gesù.

Non ne posso più. (Alexandrina fa lo sforzo enorme di scrivere di suo pugno, anzichè dettare.).

Sempre uniti in Terra e in Cielo!

La benedizione ed il perdono per questa che implora preghiere, molte preghiere!

La povera Alexandrina Maria da Costa

 

Balasar, 30/10/1944

Viva Gesù!

Miei cari Novizi e Salesiani di codesta Casa.

Vorrei scrivere ad ognuno, ma non posso: mi mancano le forze.

Siccome ho da compiere il dovere di ringraziarvi per le sante preghiere che avete fatto per me, lo faccio a tutti insieme. Gesù e la Mammina vi ripaghino per tanta carità. Imploro dal Cielo per tutti le benedizioni e le grazie del Signore.

Desidero solo che occupiate nel Cuore divino di Gesù il posto che occupate nel mio, perché così potrete ricevere tutto. Gesù è tanto ricco! E io ho voi tutti tanto dentro al mio cuore! E’ per questo che vi voglio così nei Cuori di Gesù e di Mammina.

Un “molte grazie” a tutti coloro che mi hanno scritto. Potete essere certi che Gesù vi concederà quanto desiderate per la vostra santificazione e per la salvezza delle anime.

Confidate! Confidate! Gesù sarà sempre con voi!

Contate sempre su di me sulla Terra e poi in Cielo, dove vi aspetto.

Per carità, pregate per me!

Sono la povera Alexandrina Maria da Costa.  (Ld, vol.2°) 

Don Umberto ha fatto un dono ad Alexandrina inserendola tra i cooperatori salesiani; ma anche un gran dono alla Famiglia salesiana arricchendola di una perla tanto preziosa. 

Vietata a don Umberto la direzione di Alexandrina

Nell’estasi del 12 ottobre 44 Gesù aveva confermato chiaramente la sua approvazione alla direzione di don Umberto, ma aveva anche prospettato le difficoltà : “Ora è necessario solo lottare, lottare, combattere con gli occhi fissi in me”.

Le ostilità non si fanno attendere. Subito il giorno 27 novembre 1944 il parroco comunica ad Alexandrina che è proibito a don Umberto di esserle direttore!

Ma già giorni prima Alexandrina ne ha il presentimento:

Che giorni angosciosi! Guardai indietro; non vidi il passato: tutti i sentieri che  ho calcato sono scomparsi. Mio Dio, quale distruzione!

Davanti a me, una spaventosa montagna. Impossibile, non posso scalarla! Né posso retrocedere neppure un passo.

Di colpo mi sentii cadere in ginocchio. Con le mani giunte e gli occhi rivolti in alto, invocai i nomi di Gesù e di Mammina. Gridai, gridai dall’intimo della mia anima. Il mio grido non saliva alla cima: si perdeva tra le rocce della montagna, si immergeva nel mio sangue e nelle mie carni lacerate dalle spine, per morire lì con me.

L’agonia dell’anima aumentò: non potevo più gridare.

Non sentendo nessun aiuto, il cuore, per il dolore, batteva con tanta forza che mi pareva proprio di essere sul punto di perdere la vita.

Oh, è ben dolce morire per Voi, mio Gesù!

O amarvi, o morire. Soffrire, soffrire per darvi anime! (...) S (14-11-44) 

Satana ne approfitta per tormentarla di più  (circa l’azione di Satana, vd.avanti, C  14)

Tornarono gli attacchi del demonio. Questa notte venne con tutta la rabbia ed il furore. Mi tormentò davvero! (...)

Mentre danzava e sghignazzava mi diceva:

“Guarda: il p.Umberto e il medico (Azevedo,  suo cireneo!) non tornano qui: furono proibiti di venire qui”.  E aggiungeva cose turpi.

Talvolta il demonio dice anche la verità! Già da alcuni giorni avevo il presentimento che il reverendo signor p.Umberto era stato proibito di venire qui.

La lotta si prolungò per molto tempo. Il demonio faceva tale rumore che era più forte di quello di una tempesta. Mi spaventava. Ero stanca per tanto lottare.

Appena potevo, invocavo Gesù e Mammina e dicevo loro:

“Non voglio, non voglio peccare!”

Venne Gesù in mio aiuto. Disse al demonio:

“Allontanati, maledetto! Va’ all’inferno, lascia la mia vittima: sono già soddisfatto della sua riparazione”.

Egli fuggì spaventato. Di tanto in tanto guardava indietro, in rivolta contro Gesù. Rimasi tanto triste! (...)  S (15-11-44) 

L’eroica Alexandrina riesce ad oltrepassare l’atroce burrasca che si scatena nel profondo, arrivando al perdono e alla fiducia in Gesù quando detta una lettera per don Umberto.

Mio reverendo padre,

Le scrivo questa per dirle qualcuna delle molte cose che ho nell’anima. E’ già da molti giorni che io sento la seguente impressione che mi fa soffrire tanto: mi pare che Lei abbia ricevuto la proibizione di venire qui!

Mio Dio, che tempeste io sento là lontano! Soffro sola per non rattristare mia sorella. (...) Poveri uomini che mi rubano le guide datemi dal Cielo!

(...) I miei desideri sono che il Signore non castighi né chieda conto a quelle persone che mi fanno tanto male. Che il Signore li perdoni! Poveretti, non capiscono di più.

Se io non darò a Gesù quanto esige da me, la colpa è loro perché mi hanno rubato chi mi insegnava ad amare Colui che non è amato e mi aiutava a salire il mio tanto doloroso calvario. (...)

Se le proibiranno di scrivermi e di ricevere mie lettere, La prego per i dolori della Madonna di non affliggersi: non soffra per causa mia! Obbediamo ciecamente! Gesù supplirà in tutto e mi userà misericordia.

Non mi dimentichi, per carità. Nessuno può proibirci di pregare l’uno per l’altro, né di amare il Signore.(...)  L”  (17-11-44) 

Don Umberto fa leggere al suo Ispettore, don Carrà, alcuni diari di Alexandrina, in uno dei quali è detto che Satana sghignazza contento perchè don Umberto è impedito di andare da lei. Don Carrà rimane scosso e scherzando dice:

“Non voglio prestarmi a far contento Satana! Come Ispettore posso andare a trovare un’ammalata e posso condurre con me chi voglio”.

Così, il giorno 13 gennaio 45, Alexandrina riceve l’inaspettata visita.

Ma Alexandrina non ne trae alcun conforto!

Lo aspettavo, eppure lo ricevetti freddamente: tutto mi era indifferente. Lo guardavo e alle volte mi pareva di non vederlo, come non fosse realtà. Era un carcerato uscito dal carcere, venuto a visitare un cadavere che gli apparteneva. O dolore, o amarezza, o tenebre spaventose!

E’ ormai tardi per darmi gioia, è ormai tardi perché la mia povera anima possa ricevere consolazione. (...)  S (16-1-45)

Dopo una notte passata in un mare di dolori del corpo e dell’anima e con assalti del demonio, Alexandrina si sente dire da Gesù:

“(...) Fatti animo, mia amata! Traggo dalla tua agonia tutta la consolazione per me: la tua morte dà la vita alle anime. ( in quanto vittima riparatrice). Non ti lasciai sentire consolazione dalla visita del mio caro p.Umberto, né a lui di vederti consolata: fu per trarre tutto il profitto per le anime. Fu perché gli uomini vedano ciò che è l’anima abbracciata alla croce e salda nell’amore a Gesù, e perché non interpretino le cose dal lato dell’entusiasmo.(...)”  S (16-1-45) 

Tanto più indispensabile diventa l’assistenza di don Umberto dal febbraio 1946, con l’esilio di p.Pinho! Don Umberto fa di tutto per darle il maggiore aiuto possibile.

Le diffamazioni contro il Caso di Balasar continuano, alimentate da un articolo del gesuita p.Veloso, pubblicato sulla Rivista “Broteria” nel gennaio 1947, nel quale Alexandrina viene chiamata “visionaria”.

Come conclusione: don Umberto verrà rimandato in Italia definitivamente!

La partenza avverrà nel settembre del 1948. Ma Alexandrina avverte la cosa molto prima. Nel diario del 23 gennaio 48 si legge:

Mio Dio, cosa mai deve attraversare la mia anima! Quali tenebre tanto dolorose! Tutta sola, senza nessuno! Non vedrà mai luce; non sentirà nessun sollievo né appoggio in nessuna guida, chiunque sia, da qualsiasi parte venga incontro a queste tenebre.

Povera anima! Mantieniti salda in Gesù: chiamalo, invocalo in questo viaggio tanto lungo!

“O Gesù, se non venite in mio aiuto, lo sgomento mi uccide.

Ma ah, mio Gesù, quanto è dolce soffrire e morire per Voi! Tutto questo è nulla, è nulla per Chi ci ha amato tanto! S (23-1-48) 

Nel luglio 48 don Umberto accenna vagamente ad un suo trasferimento in Italia: Alexandrina detta nel diario:

Sono tante le spine che mi feriscono: dalla testa mi arrivano ai piedi, mi penetrano il corpo e l’anima (...)

Sto per ricevere un secondo colpo nella mia vita spirituale. Sarà tale, mio Gesù, da riceverlo io in profondità come il primo? (l’allontanamento di p.Pinho)  Sia fatta la vostra divina volontà! Io sono la vostra vittima.

Quanto più sento questo colpo a ferirmi e l’abbandono completo di tutti coloro che mi sono cari (è solo una sua impressione, per soffrire di più), tanto più sento che devo, passando sopra a tutto, avanzare nella ricerca di Gesù, solo di Gesù. (...) S (23-7-48) 

Solo Dio resta

Il congedo definitivo avviene il 24 settembre 48.

Ieri mattina soffrivo tanto tanto, senza saperne il perché. Sentivo come se il cuore e l’anima dessero sangue per bagnare il mondo.

Alcune ore più tardi ricevetti il mio secondo colpo spirituale: mi congedai da colui che Gesù ha messo al secondo posto nel mio cammino, quale guida e sostegno della mia anima.

Ero senza Comunione. Egli andò a prendere il mio Gesù perchè avessi più forza per il colpo che stavo per ricevere. Pochi minuti dopo, lo vidi pronto per partire. Nel vedermi piangere molto mi disse:

“Sia fatta la volontà di Dio!”

Risposi: “Va bene, ma la volontà di Dio non ci toglie il cuore”.

Egli mi rispose: “Ma dà forza”.

“Sì, lo so che la dà: se in questa ora mancasse la forza di Gesù, ci sarebbe da disperare”.

“Pensi che ha Gesù nel suo cuore!”

“Sì, ce l’ho; ma Egli non rimane triste per le mie lacrime.

Il Signore la ripaghi di ciò che ha fatto per me: io, da parte mia, non so e non posso”.

Furono le mie ultime parole. Rimasero a parlare le mie lacrime, che offrivo ai tabernacoli come atti d’amore.(...)  S (24-9-48) 

Ora rimane solo un filo di collegamento epistolare. Ecco alcuni frammenti.

Dalla prima lettera spedita a don Umberto in Italia :

Mio buon Padre,

ricevetti la lettera di vostra riverenza per la quale la ringrazio con tutta l’anima e tutto il cuore (...)  Tutto quanto è del mondo passa.

Solo quanto è di Gesù ci dà profitto. Ma io, povera me, né dalle creature né da Gesù sento di trarre profitto. (è anima-vittima).(...)

Che abbandono, il mio! Sono sola , e desidero ardentemente di stare sola. Non voglio scegliere più nulla: sono consegnata al Cielo. Faccia di me ciò che gli parrà.(...) Voglio Gesù, solo Gesù. Mi pare di correre pazza alla sua ricerca, senza riuscire mai ad acciuffarlo. Che follia d’amore quella del mio cuore! E’ folle d’amore, e non ama! Vuole amare e non sa amare! (...)

Mio buon padre, non posso pensare alla così grande distanza che mi separa da coloro che il Signore aveva dato alla mia anima. Benedetto sia Lui, con la croce che mi ha dato! Dirò come il santo Giobbe: “Dio me li diede, Dio me li tolse...o lo permise”.(...)

Vado facendo più o meno ciò che vostra reverenza comandò (dettare il Diario, i “Sentimentos da alma”) (...)

Chiedo perdono e la carità di benedirmi.

Sono la povera Alexandrina Maria da Costa. 

La corrispondenza prosegue con altre 7 lettere, sempre più diradate; l’ultima è del 13-1-53. 

Si vedranno ancora una volta, di sfuggita, quando don Umberto, di ritorno in Italia dal Brasile dove era andato per una campagna catechistica, farà sosta a Balasar.

E’ il 23 ottobre 53, proprio venerdì. Arriva don Umberto alle 15.15 e allora comincia l’estasi della Passione, che solitamente cominciava alle 15; così può assistervi fin dall’inizio. ( da una testimonianza diretta della sorella di don Umberto, Alida, che era presente). E’ una delle estasi con un canto (fenomeno che si è verificato in alcune estasi del 1953).

La mattina seguente quel santo sacerdote celebrò la S.Messa: pareva più un angelo che un ministro del Signore.

Nulla di questo mi consolava: tutto serviva per farmi scomparire sempre di più nell’abisso della mia miseria, del mio nulla. S (23-10-53)

Ad Alexandrina è riservata solo sofferenza!

Non si vedranno più, su questa Terra.

   

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