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SOLO PER AMORE
“Quasi una autobiografia”

Capitolo 14
L'azione di Satana, ma Gesù non é assente

Tentazioni

Alexandrina, scelta da Gesù per tanto alta missione e fatta potente nel salvargli anime, non poteva che essere un bersaglio di Satana, da colpire con molto interesse ed accanimento. 

Si ha notizia di un primo intervento nel 1933.

Il 18 ottobre 33 Alexandrina entra tra le “Figlie di Maria”.Nella lettera a p.Pinho del 27 ottobre gli scrive:

Il maligno era quasi per combinare che io non entrassi tra le “Figlie di Maria”. Ma il Signore vinse! L (27-10-33)

Satana fa molti tentativi per impedirle di avere relazioni con p.Pinho.

Signor p.Pinho, vuol sapere cosa mi ha messo in testa quella faccia nera dell’inferno? Che io mandassi a dire a Vostra Reverenza che Lei sarebbe stata la causa della mia condanna e che non ci sarebbero più degli “arrivederci”.(...)  L(14-9-34)

Con insistenza tenta di convincerla che tutto quanto avviene in lei di soprannaturale è frutto della sua fantasia.

Il demonio mi affligge con molti dubbi dicendomi che io invento le cose con la mia testa, e per vanità. Mi ha già fatto piangere: maledetto egli sia!  L (6-8-35)

Tenta più volte di indurla al suicidio.

(...) Il demonio mi dice anche di uccidermi, che lui mi trova un mezzo che non costa niente. Che sto qui a soffrire molto ( è dal 1928 che ha perso la speranza di guarigione) senza alcuna ricompensa. Che il Signore non ha alcun amore per me(...) L (10-1-35)

Satana approfitta anche della morte apparente. ( C 3)

Cominciò a dirmi che era giunto il tempo in cui sarebbero state scoperte le mie menzogne, che si sarebbe venuta a sapere la verità, perché io non sarei morta nel tempo da me indicato.

“Ucciditi, ascoltami! Ti scelgo una morte che non costa nulla.

Se no, che vergogna!”  L (14-5-36).

(Tale morte avverrà il  7-6-36) 

Assalti

(...) Si moltiplicarono gli assalti del demonio, che da mesi andava minacciando.

Nel luglio 37 “lo zoppetto”, non soddisfatto di tormentarmi la coscienza e di dirmi cose eccessivamente turpi, cominciò a sbattermi giù dal letto, sia di notte che in qualsiasi ora del giorno.(...)

Una notte il demonio mi buttò sul pavimento, facendomi sorvolare il letto di mia sorella che era presso il mio  (un materasso steso per terra).

Ella si alzò e mi prese in braccio gridandomi: “Va’ nel tuo lettuccio!”

A stento mi coricò. Ma io mi rialzai bruscamente e mandando fischi.(...) (A, p 42)

La cosa si ripete. Inoltre soffre altri attacchi che la alterano psichicamente.

Soffrivo attacchi due volte al giorno: verso le 9 e le 10 di notte e dopo mezzogiorno, per circa un’ora e più. Durante questi attacchi sentivo in me tutta la rabbia, tutto il furore dell’inferno. Non potevo sopportare che mi parlassero del Signore né della Mammina, nè potevo guardare le loro immagini: sputavo su di esse.(...) Non tolleravo presso di me neppure il mio direttore: lo insultavo, volevo picchiarlo e sentivo contro di lui una rabbia da morire. (...) Rimanevo col corpo paonazzo per i colpi e sanguinante per le morsicature. (...)

Oggi mi piacerebbe che molta gente fosse stata presente, solo perché temano l’inferno e non offendano più Gesù.(...)  (A, pp 43-44) 

P. Pinho è stato presente ad alcuni di questi attacchi. Nella Biografia descrive quello del 7 ottobre 37.

In tali lotte Alexandrina, paralizzata e torturata dai dolori, esausta di forze, pesando circa 33 chili, tentava di farsi a pezzi contro le sbarre di ferro del letto, di mordersi, ecc. tanto violentemente che neppure 4 persone riuscivano a bloccarla del tutto.

A questo assistemmo in quel giorno. Il demonio la portava a dire bestemmie e parole sconvenienti delle quali non sapeva il significato, come ci dichiarò.

Per arrivare alla assoluta certezza che non stavamo osservando un attacco di isterismo ma un attacco diabolico, ordinammo in latino:

“In nomine Jesu, dic mihi: tu quis es?”

Rispose immediatamenete, senza esitazione alcuna:

“Sono Satana e ti odio!”

Per maggior certezza ripetemmo un’altra volta la frase, sempre in latino, e la risposta fu immediatamente questa:

“Sono io, sono io, non dubitare!”(No C, p 92 port.) 

Due settimane dopo, Alexandrina scrive a p.Pinho:

(...) Mi è venuto un orrore tanto grande per gli attacchi del demonio! (...) Io

voglio soffrire molto molto per amore al mio caro Gesù, ma ora mi pare di non poterne più.(...).

 “Figlia mia, (sente dire da Gesù) sono molti i demoni che ti affliggono, ma sono anche milioni e milioni i peccatori che mi offendono in questo punto.

Coraggio, figlia mia! Costa molto per te l’essere trattata in tale maniera, lo so bene. Ma è ciò che costa che più consola il tuo Gesù. Mi si stringe il cuore nel vederti soffrire così!

Devo dirti, figlia mia, che non saranno molte le lotte: proibirò ai demoni di trattarti così.

Ti voglio più in intimità con me  (a sos comigo), nell’intimo della tua anima. (aggiunge per confortarla, per darle coraggio).Ti voglio tra le mie santissime braccia con la stessa semplicità della bimba tra quelle di sua madre”.  L (21-10-37) 

Con la fine di quest’anno 1937 finiscono questi tremendi attacchi, ma non finisce la sua opera di riparazione.

“Coraggio, figlia mia! Gli attacchi finiscono. Ma i demoni non perderanno un istante nel tormentarti per farti cadere. Abbi fiducia in me: la tua anima ha il candore e il profumo dell’iris e del giglio. (...)

Riposa, figlia mia: è finita la guerra sotto questa forma. Hai vinto tu e con grande vittoria.

I demoni non torneranno a trattarti in questo modo. Ti attaccheranno orribilmente, dolorosamente, ma in modo tale che potrai soffrire davanti a tutta la gente senza che se ne accorgano.” L  (29-10-37)  

P.Pinho conferma:

Le lotte diaboliche con aggressioni al corpo cessarono effettivamente per sempre; mai più fino alla morte il demonio la toccò.

Ma il nemico non disarma e, da allora fino alla fine, combatterà contro l’eroica vittima con tutti i mezzi a sua portata. (No C. p 98 port) 

Contro oggetti sacri

Satana, essendo impedito in quegli assalti, sfoga la sua rabbia in altri modi .

Il demonio vuole che tolga via gli oggetti sacri che ho su di me e il crocifisso che tengo in mano.(...) Vuole che io tolga quegli oggetti che egli odia. L (8-3-35)

Se li odia, vuol dire che a qualcosa servono!

Qualche anno dopo ( non si sa con precisione perché non ne parla Alexandrina nei suoi scritti).

Ne parla don Umberto Pasquale nel suo libro “Alexandrina” (p 140) il demonio le strappa via il crocifisso che tiene appuntato con una spilla sulla camicia presso il cuore. (tale camicia, con lo strappo rammendato si trova, insieme ad altre reliquie, nella casa di Alexandrina). Circa due anni dopo verrà ritrovato sepolto nel giardino.

Tale prezioso crocifisso è custodito attualmente presso il “Gruppo Eucaristico-mariano Beata Alexandrina”, in Gorgonzola. 

Un altro oggetto sacro cade sotto le sgrinfie del demonio: una statuetta di metallo della Mammina, rubatale l’8 12-47 e ritrovata il 21-10-48, sepolta nel porcile. Nel diario si legge:

Ieri mattina mi fu consegnata, essendo stata ritrovata, la piccola statuetta della cara Mammina, che mi era scomparsa l’8 dicembre scorso. Avevo per essa un grande amore. Ho sofferto molto per la sua perdita.

Quando la rividi, la coprii di baci, me la strinsi al petto. Non so dire cosa sentii in me: non sentivo gioia, ma avevo tanto piacere di rivederla e di possederla di nuovo.

I miei occhi non potevano indugiare a contemplarla per molto tempo, il cuore  mi sanguinava di dolore: come era deturpata!

Alcuni momenti dopo sentii come se tutto l’inferno, tutti i demoni venissero sulla mia anima. In essa sentivo i ruggiti e l’ululare dei maledetti e sentivo come se me la dilaniassero furiosamente insieme a tutto il corpo.(...)

Più avanti nello stesso diario è riportata la spiegazione di Gesù (sentita in estasi):

“La rabbia di Satana contro di te è grande perché si vede sfuggire le anime.(...)

Egli vuole portarti alla disperazione. Siccome non ci riesce, si dispera lui.

Io l’ho obbligato a restituirti la statuetta della Madre mia, che da lui ti era stata rubata nel giorno dell’Immacolata Concezione. Sai perché? Ti ricordi che durante la novena gli furono proibiti i combattimenti contro di te? Egli, arrabbiato, tentò di vendicarsi: la portò via coi suoi denti.

Io non gli permisi di poterla tenere un momento senza doverla deporre: si scottava di più che con il fuoco stesso dell’inferno.

Permisi questo per dare alla statuetta maggior valore, perché suscitasse maggiori ricordi. (...) Erano le sue urla, era la sua rabbia che tu sentivi e udivi quando ti venne consegnata.

Il dolore che tu provasti nel vederla in tale stato è il dolore che il suo santissimo Cuore sente per le bestemmie e per le eresie proferite contro di lei e contro di me. (...)  S (22-10-48) 

Un oggetto sacro usato per amore

 Gesù pure si serve di un oggetto sacro, ma per darle conforto, oltre che di altri mezzi, come aiuti da angeli, comunioni fatte misticamente.

Riportiamo questo episodio, in cui trionfa l’amore.

Da anni avevo l’abitudine di tenere sempre al mio fianco e, principalmente di notte, tra le mie braccia un crocifisso.

Fu nel periodo in cui non lo avevo che mi apparve al fianco quello che stava appeso alla parete.

Tra lunedì e martedì (il diario è del venerdì), ancora di notte, mi riapparve il crocifisso della parete sul petto, tra le mie braccia, sotto le coperte come se fosse stato collocato lì. Questo mi impressionò: mi pareva un sogno. Ne parlai con tutta naturalezza, senza pensare affatto di scriverne. (Ma viene obbligata a scriverne e a domadarne a Gesù il significato).

“O Gesù, accetta il mio sacrificio! Io vorrei e non vorrei, ma devo ubbidire: domandarvi il significato della venuta della vostra immagine di Crocifisso sul mio petto”.

Gesù sorrise dolcemente. Si sedette, mi prese in grembo, fece reclinare il mio capo sul suo divino Cuore e mi disse:

“Voglio che tu mi parli senza timore e con tutta semplicità. Non voglio che tu abbia volere né volontà: volere ciò che io voglio è fare la mia volontà.

Fu molto semplice la ragione che mi portò a staccarmi dalla parete e a venire a te: il Crocifisso vuole essere sempre unito alla crocifissa.

E non posso, figlia mia, privare la mia immagine delle tue carezze, dei tuoi atti d’amore.

La mia Passione viene rinnovata ad ogni momento. Ricevendo le tue carezze, il tuo amore, le mie sofferenze scompaiono, mi dimentico dei crimini e uso compassione verso i peccatori.(...)

E’ una luce in più che io aggiungo a tante altre che ho posto nella tua vita e che formerà col passare dei tempi un sole splendente per le anime in tutto il mondo.

Tu sei e sarai sempre la luce dell’umanità. S (16-6-50)

   

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