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CAPITOLO II
L'umanità non ascolta

L'umanità non ascolta 

“…invece di voltarmi la faccia mi voltarono le spalle . Questo è il popolo che non ascolta la voce del Signore suo Dio, nè accetta la correzione...” (Ger. 7, 24-28)

 

“…rattristato per la durezza dei loro cuori…” (Mc 3,5)

       

«Voglio anime! Le vedo fuggire. Il mio dolore è infinito...»

 

§ 1°- Aexandrina impersona l'umanità peccatrice

 

«Vieni al tuo Dio, al tuo Signore che ti ha creata per sé.»

Quale voce tanto triste e piena di tenerezza! Io, come se non lo udissi, lo lasciavo abban­donato e correvo pazzamente verso i piaceri del mondo.

Quale dolore, quale tristezza, quella di Gesù!

«Basta, basta, figlia mia! La tua iniquità è ver­gognosa, è nauseante.

Dove corri con questa marcia tanto affrettata? Verso l'inferno.

Esso ti aspetta a porte aperte...

Cambia strada! E' questa che percorri nella corsa tempestosa delle passioni che ti conduce là. Férmati, férmati! Non fare più un passo sulla strada della perdizione: non è questa che ti ho scelta.»

Il Signore non poteva più sopportare la mia indifferenza e la mia durezza.

Egli mi chiamava, ma io fuggivo, non volevo udirlo, non cambiavo vita.

Di più: volevo respingerlo lontano, molto lontano.

«Non sei più mia figlia! Mi hai disprezzato e hai preferito Satana a me: a lui appartieni.

Ti sei venduta per i piaceri e le passioni. Disgraziata vendita, triste preferenza: disgra­ziato il figlio che vende suo padre per accondi­scendere alla carne, ai suoi appetiti!»

Sentivo che mani immonde mi stringevano la gola e il Signore mi diceva:

«Satana è il tuo Signore! Hai espulso me perché ti possedesse lui. Egli vuole installarti corpo e anima nella sua dimora che è l'inferno: sei degna di esso. Le tue passioni sregolate te lo hanno fatto meritare.

Convértiti! Ascolta la voce del tuo Dio: lascia­mi di nuovo prendere possesso del tuo cuore affinché tu possa essere degna della mia dimora celeste, affinché io ti possa installare là.»

Io rimasi sempre nella disperazione, ma senza voler udire la voce del Signore.

Egli, molto contristato, singhiozzava amaramente nel mio cuore.

«Vieni, séguimi! La mia via è difficile, ma non vi è altro che ti prenda se non il mio amore e, di tanto in tanto, trovi dolcezza. In quella della perdizione ti prendono la melma, il fango, i tuoi appetiti, le passioni disordinate: è perché tu ti dànni.

Rialzati, séguimi!»

L'afflizione che io sentivo non era per la paura del Signore che mi sgridava, perché era uno sgridare con dolcezza: sgridava come chi invita.

Mi causava una tremenda afflizione il dolore che il mio Gesù sentiva per la durezza del mio cuore: io non mi muovevo al pentimento; vole­vo restare nelle tenebre, avvolta nella melma e nel putridume.

«Non vedi che per te diedi tutto il mio sangue e la vita? Fu morte in croce e in mezzo a sofferenze le più atroci... Preferisci un vile piacere, soddisfare le tue passioni, alle tenerezze del tuo Dio che ti ha creata, che ti ama tanto? Preferisci l'inferno o il Cielo?

 

§ 2° - Gesù rivolge le sue lagnanze ad Aexandrina, come a sua sposa e vittima riparatrice

 

«Io chiamo le anime.

Mi voltano le spalle, non vogliono udire la mia voce.

Le lascio in balia delle passioni. »

Ma tu implorami tanto, che ancora ne soccor­rerai molte.

Vivi nei miei tabernacoli; invocami per i pec­catori.

Il      mio Cuore sta nei tabernacoli angosciato: io chiamo i peccatori in tutti i modi: infelici! Sono sordi alla mia voce divina, sono ciechi alla luce del loro Dio.

Io piango perché i peccatori dormono nel peccato e grido notte e giorno: svegliatevi, riai­zatevi, uscite da lì!

Ma non mi odono: è sonno mortale. Hanno continuato la loro vita di crimini sul­l'onda sregolata delle passioni.

Le anime tiepide non si sono infervorate.

Le anime che mi amavano si sono arrestate nel loro amore.

Io sono triste, sono triste, figlia mia: è grande, infinita la mia tristezza, e così il mio dolore.

Ho freddo, sono gelato: è caduto su di me il gelo dei cuori tiepidi; sono cadute su di me le onde delle passioni e dei vizi.

Che rivolta, che rivolta contro il Cielo: l'ini­quità contro Dio, i figli contro il Padre!

E' necessario, è urgente porre termine alle tempeste dei vizi.

Povero mondo, povero mondo! Non ascolta la voce del suo Dio, non accoglie la richiesta di Gesù.

Venite a me, amatemi! Non peccate più! Presto, presto! Questo invito è di Gesù, presto, presto...

Ah, per quanti questo invito arriva troppo tardi! Ho chiamato, ho invitato, ho preavvisato in tempo. Quanti e quanti hanno già ricevuto la giustizia di mio Padre! E perché? Perché non hanno prestato attenzione alla voce divina, all'invito del Cielo.

Già cadde la giustizia e più ancora cadrà. Già milioni di peccatori sono stati castigati e altri milioni di peccatori stanno per esserlo.

Io voglio un mondo di grazia, di purezza e di amore. Il mondo non dà retta alle mie richieste.

Voglio anime, voglio anime!

Le vedo fuggire. Il mio dolore è infinito...

Quanto è bello, quanto è bello il Cielo, figlia mia!

Parlane alle anime: di' loro quanto devono soffrire, quanto devono evitare il peccato ed amare il mio divin Cuore per meritarlo. E' bello il Cielo, figlia mia, oh, come è bello!..

Con quale dolore, con quale pena io dico che il Cielo è bello, perché i miei figli, i miei cari figli non vogliono goderlo! La mia tristezza è grande, il mio dolore è infinitamente grande: i miei figli, i miei cari figli non vogliono il Cielo, non vogliono godere di me!

Le passioni, le passioni sregolate li portano al rifiuto di un Cielo bello, di un Cielo trionfante, di una eternità di gaudio.

Parla alle anime, mia colomba bella, istruiscile nelle cose del Signore; metti nei loro cuori l'orrore per il peccato, quanto più ti è possibile. Parla loro, parla loro del mio amore. Di' loro che le voglio per me...

 

(da un’estasi cantata) «Vieni, figlio mio, prendi la tua croce. Vieni, figlio mio, segui i miei passi. Vieni a chiedere perdono al tuo Gesù, al tuo Gesù, al tuo Gesù!»

«Chiamo, invito, ma il mio invito non è accet­tato.

Chiamo, voglio perdonare, ma i peccatori, il mondo intero, non accetta il mio perdono!»

 

Finiamo con 4 frammenti di dialogo tra Gesù ed Alexandrina.

«O figlia mia, se il mondo si affrettasse, se i peccatori si convertissero, se vi fosse un rinno­vamento di vita, quante anime riceverebbero il perdono, quanti castighi sarebbero risparmiati a questa povera umanità!

Ma no, non c'è da sperare. Che incendio di vizi, che mare agitatissimo di passioni!

E non odono affatto la voce del loro Dio, non prestano affatto attenzione a Colui che chiama, che chiama ed avverte con amore di padre.»

«O Gesù, continuate ad avvertire sempre! Guardate solo alla vostra misericordia infinita!

Io ho molta pena per Voi; non Vi posso vedere soffrire; ma le anime, le anime, ah, se si perdono eternamente! Le amo tanto perché in loro vedo solo Voi.»

 

Improvvisamente si illuminò il luogo dove mi trovavo.

Davanti a me apparvero Gesù e la Mamma tenendosi per mano. Staccarono le mani ed entrambi, con gli occhi fissi al Cielo, mi addita­rono con la mano destra i loro Cuori che aveva­no visibili al centro del petto - scena che mai più dimenticherò - Tanto il Cuore di Gesù quanto quello della Mamma erano cerchiati di molte spine dalle quali cadevano molte molte gocce di sangue.

La mia ansia di raccogliere nel mio petto tutte quelle gocce di sangue era infinita.

O Gesù, Mamma, non voglio che cada al suolo neppure una di queste gocce di valore infinito!»

Gesù parlò: «Figlia mia, ti abbiamo additato i nostri Cuori sofferenti, così sofferenti per farti comprendere la crudeltà degli uomini, la gravità dei loro crimini.

Fissiamo il Cielo per mostrarti che stiamo anche noi chiedendo all'Eterno Padre l'allonta­namento della sua giustizia e ancora una volta la misericordia ed il perdono per l'umanità.» (siamo nell'agosto del 54)

 

Non può più essere trattenuta la giustizia del Signore. Affréttati, figlia mia, a diffondere il messaggio di afflizione di Gesù.

Che l'umanità si prostri con fervore davanti all'immagine della Regina del Cielo, della Regina del mondo, chiedendole che sia ancora una volta la Regina della pace, la Signora della vitto­ria.»

«O Gesù, io sono confusa. Farò quello che mi ordinate, ma temo che non mi crederanno.»

«Anche a me molti non hanno creduto e molti mi hanno denigrato, pur sapendomi risu­scitato e vittorioso.»

 

Mi apparve Gesù insieme alla Mamma, in grandezza naturale. I loro vestiti e il manto viola scuro, i loro volti tristissimi e i loro aspetti pure tristissimi mi causarono la più profonda, la più grande agonia...

«Figlia mia, stiamo contemplando il mondo; guardiamo il Portogallo, guardiamo le Nazioni:

che corruzione, che iniquità, che veleno crimi­noso!

Ho tanto chiesto, ho tanto invitato, attraverso le tue labbra, a venire al mio divin Cuore in una completa emenda di vita! Ho chiesto io, ha chie­sto mia Madre benedetta: non siamo stati ascol­tati!»

Prostrata davanti a Gesù e alla Mamma, chie­si loro: «Aspettate, Gesù, aspettate, Mamma! Alzate le vostre mani divine verso l'Eterno Padre, sostenete per altro tempo la sua giustizia! Lasciate che il Portogallo, l'umanità facciano penitenza!...

Gesù, Mamma, perdonate, perdonate... Dimenticate le nostre ingratitudini. Perdonate ancora una volta!»

«Chiedi, figlia mia! Chiedi, figlia nostra! Chiedi, chiedi, chiedi!» dicevano Gesù e la Mamma nello stesso tempo, mentre mi accarezzavano.

    

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