L'azione dello Spirito Santo
Ho perduto il mio maggior tesoro. Ho perduto Gesù, ho
perduto Mammina. Pare, sento come se per me fossero morti. Mi costa
pensare alla triste e dolorosissima separazione di venerdì. Questo
sentimento mi è costato infinitamente di più di quello che si prova
quando si perde e ci si separa da una persona cara. Mio Dio, questo
dolore può essere compreso solo da chi lo sperimenta e dal cielo; alzo
soltanto un lembo del velo e nulla più... Ahimè! Ho perduto i miei
Amori; ma subito la mia fiducia obbligava il mio cuore a dire: « Credo,
credo che non Li ho perduti. Tutto il mio martirio sia a favore delle
anime. Sono la Vostra vittima. Credo, confido di non essere sola ». Ahi,
quanto costa dire « credo » senza credere e « confido » senza
fiducia!... Mi giunsero varie lettere in cui mi si diceva che il vescovo
di Aveiro aveva proibito ai sacerdoti di venire quiz. Che pugnalate
dolorose! La mia anima ha avuto la visione chiara delle conseguenze di
questo ordine. Che umiliazione! Potessi riparare il grande scandalo,
tante cattive interpretazioni! La mia offerta di vittima non viene meno
davanti al Signore. Tutto per Tuo amore! Sia fatta la Tua volontà.
Continua il mio compito di scavatore del sepolcro. Mi sono coperta io
stessa con la terra del mio sepolcro. Sono stata io a coprirmi, a
sparire, a sotterrarmi. Sono tanto in fondo! Mi pare che mi copra tutta
la terra della umanità; i sudori dell'anima continuano, come pure
l'inutilità e la eternità...
Le mie ansie, tanto infinite, non le posso far
comprendere. Voglio nel mio cuore il mondo. Voglio lavare tutti i cuori
e le anime con il mio sangue. Voglio amare Gesù per il mondo intero.
Vorrei morire ad ogni istante sino alla fine dei secoli e ad ogni
momento dare il mio sangue fino all'ultima goccia perché nessun'anima si
perdesse e nessun cuore cessare di amare Gesù. Vorrei, sì, dare sangue e
vita sino alla fine dei secoli per evitare anche un solo peccato... Non
ho sofferto l'Orto. Dirò il meglio possibile ciò che ho sentito. Sul
suolo dell'Orto svolazzava una Colomba; aveva sempre nel suo becco una
goccia che, lasciata cadere a terra, si trasformava in rugiada
fecondatrice. Caduta una goccia, ne appariva un'altra. La rugiada era
del cielo: era una manna che alimentava, dava vita, luce e sapienza. Una
vita in alto, un'altra sulla terra.
La mia anima diventava sapiente, comprendeva tutto
questo, tutto ciò che era del Cielo. Vivevo il mio dolore umano e lo
sentivo nel modo più doloroso possibile.
Nel Calvario di oggi, la stessa Colomba continuava a
volare, a lasciar cadere le stesse gocce che si trasformavano in
rugiada, rugiada celeste, e a dare la stessa luce, la stessa vita di
sapienza. Io, qui in basso, portavo la croce della mia vita di un
martirio indicibile. Non ho visto Gesù, non L'ho sentito; non ho saputo
che è spirato. È venuto Uno che ha unito al mio cuore, alla mia vita
terrena, la vita divina. Quella stessa vita mi era comunicata, come la
iniettasse. È scomparsa la mia vita terrena per vivere l'altra. Il cuore
e l'anima si sono fortificati di più: nel mio intimo avevo più luce.
Gesù allora mi ha detto: - Sono il Signore del mondo, il Signore della
pace, il Signore della fede e della fiducia. Credi! Vivi di fede: è
colloquio di fede. - Credo, credo, Gesù! - Coraggio! Vivi per le anime.
Ricevi le carezze della Madre mia: te le trasmetto perché domani non
verrà a parlarti. - Grazie, Gesù. Da' il mio grazie a Mammina... - ...
(diario, 1-1-1954).
... Nel 1° sabato non ho avuto la visita di Mammina.
Ho sentito nostalgie molto intense, anche se la Comunione di quel giorno
è stata più intima e confortatrice: povera me se Gesù non vigilasse! Il
mio Orto non è quello di altri tempi. La mia vita umana quaggiù rifugge
sempre dall'Orto. Là, a grande altezza, la stessa Colomba lascia sempre
cadere molte gocce che si spandono in rugiada, ma non si accontenta di
questo: porta quelle gocce ai cuori;... va pure alle intelligenze e le
riempie di luce. Come sono grandi la vita ed il lavoro di quella
Colomba!... Oggi svolazzava sul Calvario, come già sull'Orto...
La mia vita umana era morta; ma vi era quella Colomba
che le dava la vita del cielo... (diario, 8-1-1954).
In un bosco incontrai Colui che cercavo
Non so se la mia vita è tramonto del sole, è calar
della notte, o se è notte completa. Io grido. In questa vita senza vita,
in questa notte senza stelle, in queste tenebre spaventose, il mio cuore
e la mia anima gridano al Cielo. Il mio stato è tale che talvolta non so
se vivo, se sono sulla terra o dove mi trovo. Credo, Gesù, nel Tuo
amore! Credo nelle Tue parole! Credo nelle Tue promesse! Credo che non
mi lasci sola! Non mi interessa di non vivere: la mia brama è di morire
a me stessa e a tutto; ma voglio che Tu viva in me e in tutte le mie
cose. Povera anima, smarrita nel bosco senza che sia udito il suo grido!
Povera anima che grida al Cielo con il dubbio che non esista, con il
dubbio che non vi sia un Creatore... Credo, credo, Gesù! Questo mio «
credo » dell'anima e del cuore non cesserà mai. Credo in Te, credo nelle
Tue promesse... (diario, 15-1-1954).
... Sul mio Orto, sul mio Calvario non è mancata la
bianca Colomba in volo. Le gocce di rugiada che emanavano dal suo becco
si spargevano. Ancora una volta ha fatto il suo nido in me. Ma non posso
né potrò dimenticare gli sguardi penetranti che scrutavano tutta la
terra e ogni essere. Questi sguardi vedevano l'inutilità dell'Orto, del
Calvario, lo spreco del Sangue redentore. Erano sguardi divini che
producevano in me indicibile tormento, dolore veramente infinito. Non
potendone più, ho chiesto conforto al Cielo. Gesù è venuto: ha fatto
luce dentro di me e si è ritirato. ... Animata da quella luce, ripetevo:
« credo, credo, Gesù; la mia fede mi dice che sei con me ». Pazza per
trovare il mio Amato perduto, camminavo sempre chiamando: Gesù, Gesù,
dove sei?
Mi trovai in un bosco nel quale incontrai Colui che
cercavo. Vi erano tutti alberi spinosi e siepi con spine penetranti.
Tutto il mio essere era sangue e in sangue trovai tutto l'essere di
Gesù. Camminando davanti a me mi diceva: - Sono qui, sono qui. Vieni
qui, figlia mia, sono qui. - Si sedette come in un eccesso di
stanchezza: i rami spinosi lo trapassavano, il sangue scorreva. - I
peccatori mi perseguitano; non ascoltano la mia Voce. Guarda come mi
feriscono! Infelici se non accolgono la mia chiamata! Infelici se non si
convertono! Salvali, sono tuoi... - Dimenticai me stessa e le spine che
mi ferivano; con molta cura cominciai a liberarlo dai rami spinosi che
ferivano Lui e Lo laceravano. Quando Lo vidi senza spine, mi trovai
sola: era scomparso.
Continuai a cercarlo ripetendo « Gesù, credo, credo!
». Egli venne allora incontro a me: - Colloquio di fede, colloquio di
dolore. Coraggio, mia figlia. Il mondo è tuo perché
lo salvi. Consolami e ricevi la goccia del mio
Sangue... - ... (diario, 22-1-1954).
Non dettai nulla il 29 gennaio né il 5 febbraio
perché non potei. Quanto soffersi in quei giorni!... Il giorno 29 venne
Gesù e mi disse: - Coraggio, figlia mia, nelle tue sofferenze... Questo
martirio doloroso che ti chiedo è per alcuni sacerdoti... -
Il giorno 5, io stavo sfinita tanto avevo lottato
contro il dolore, Gesù mi apparve come « ecce Homo » con un volto
orribilmente agonizzante: - Mia figlia, coraggio! E' con te il Signore
del Cielo e della terra, il Gesù che è tua vita. - Vuoi che prenda animo
nel vederti così? Non posso. A che è servita tanta mia sofferenza? - Il
suo Volto divenne tosto naturale e, con il sorriso sulle labbra,
accarezzandomi, mi disse: - Mia innamorata, hai sofferto affinché lo non
soffrissi; il mondo non ascolta la mia voce... Ricevi la goccia del mio
Sangue, goccia potente perché fortissimo è stato il dolore che ti ha
consumata. Ricevi le tenerezze della Madre mia benedetta: te le porto
per domani, 1° sabato. Ella vuole con Me colmarti in questo anno
mariano'... - (diario, 12-2-1954).
Ha fatto invecchiare la mia pelle e la mia carne ...
Mio Dio, abbi compassione di questa povera anima che
si trova nel più grande abbandono e senza una guida! Nel mio scavare
incessante, madida di sudore, sono nel mio sepolcro ad una profondità
tale che occhio umano non può sondare. Non so cosa faccio, né dove
giungerò. Povera me, dove vado! Che spavento!
Sulla superficie della terra sono come sola al mondo:
è un mondo senza luce, senza un soffio di vita. Sento come una
vecchiaia, come non vi fu né vi sarà mai. È vecchiaia nel corpo e
nell'anima. È una vecchiaia: unisco quasi la testa ai piedi e spazzo la
terra con il volto'. $ stato il corpo ad invecchiare l'anima e a
renderla brutta. Ho lasciato il mondo soltanto quando egli mi ha
lasciata; quando mi ha schernita e sputato in faccia, quando con
schiamazzi e maltrattamenti ha tentato di togliermi la vita. Tutto è
passato, solamente io sono rimasta in questa vecchiaia morta e
imputridita. Non ho quasi pregato per causa delle mie sofferenze, per il
mio doloroso martirio. Sono rimasta quasi completamente dimentica delle
cose del Cielo. Ho detto a Gesù e a Mammina che non era segno del mio
diminuito amore, ma causa del mio molto soffrire. Faccio frequenti atti
di fede: « Credo, Gesù, io credo ». Perdere Gesù e Mammina fu perdere
l'Orto, il Calvario, fu perdere tutto. Cammino di qui e di là; guardo in
un posto e in un altro senza vantaggio e senza incontrare nessuno. In
questo stato dell'anima, sono arrivate le ore 15 di oggi.
Improvvisamente sono rimasta in un mare immenso di naufragio; ho lottato
energicamente con le onde, lanciata nel mare immenso, per afferrare e
portare con me i naufraghi. Avevo bisogno di conforto; ero sfinita per
tanto lottare. È venuto Gesù e mi ha detto in mezzo al naufragio: -
Figlia mia, mare di dolore, mare di sangue, però mare di salvezza per
innumerevoli anime... Esigo da te molto dolore perché i crimini della
umanità esigono molta riparazione... - Detto ciò, Gesù è scomparso ed io
sono rimasta in quel mare in mezzo a tenebre spaventose... (diario,
19-2-1954). Sono ancora grave e, non potendo parlare, detterò soltanto
alcune parole come segno della mia obbedienza. Mio Dio, che ubbidienza
difficile! Sento il dolore, vivo il dolore, ma non so parlare; sono la
più grande ignorante. Sulla terra non riuscirò mai a far comprendere ciò
che soffrono il mio corpo e la mia anima. Vorrei parlarne soltanto per
onore e gloria del Signore e per il bene delle anime. Nella mia tremenda
inutilità e nelle tenebre dense e paurose, io vedo i miei cammini
percorsi, ma tutti segnati di sangue; vi scorre a rigagnoli. È questo
sangue che brilla, è questo sangue che indica la terra che ho battuta,
le spine che ho calcato. La mia vita fu ed è dolore e sangue; ma la
inutilità non mi ha lasciato nulla per il mio Gesù né per le anime che
amo tanto per amor Suo. Sono poverissima, senza nulla. Ho sofferto
molto, molto per ciò che è uscito sul giornale « A voz do Pastor »'. È
un tormento inesprimibile che solo sofferto si potrebbe comprendere. Mio
Dio, almeno soffrissi sola e non soffrissero coloro che mi attorniano!
Quanto Ti devo, Gesù mio, perché mi hai sostenuta! Ho
sofferto, ma senza un momento di rivolta, senza malanimo contro nessuno,
con gli occhi fissi in Te. Grazie, Gesù! Ciò che vorrei è che non
offendessero Te e che non ci fosse scandalo... (diario, 26-2-1954).
...Ieri pomeriggio si impossessò della mia anima uno
sgomento molto grande al pensiero dell'Orto e del Calvario, nel sentire
come mai avevo provato che tutto era inutile, e perduto per me. Era uno
sgomento infernale. Oggi, verso le 15, si è rinnovata questa sofferenza;
gli atti di fede che facevo non giovavano. Ero nel profondo abisso
dell'inferno e soffrivo tutti i tormenti. L'anima guardava verso l'Alto
tentando di vedere Dio: non si rassegnava di averlo perduto. Che
sgomento senza pari!
« Ho perduto Dio per sempre », gridava il mio cuore!
È venuto Gesù, mi ha preso per mano...: - Non hai perduto Dio, figlia
mia, né Lo perderai mai. Riposati qui per tua pace e conforto. Oh,
grande scienza e sapienza di Dio! Sta tutto qui: tu ripari per ogni
qualità di crimini. Sei vittima scelta da Me. Soffri le pene che
dovrebbero soffrire le anime, se tu non le salvassi. La vecchiaia che
hai sentito è quella del mio eterno Padre. Ho agito così per fartelo
comprendere. È il motivo che non vi era sulla terra vecchiaia come la
tua. Egli era in te. Ho voluto che partecipassi di Lui, come di Me e
dello Spirito Santo. Egli si posò su di te con tutta la sua giustizia,
obbligandoti a unire la faccia alla terra, a baciarla per riparare per
tutta la sua materia. Scienza, scienza grande: è solo così la sapienza
di Dio. - Scomparve. Mi rimasero alcuni tenui raggi di luce e la seguii
nell'ansia di ritornare a vederlo. Volevo il mio Gesù per quanto
dolorosi e spinosi fossero i miei cammini (diario, 5-3-1954).
Il culto a Maria e Giuseppe onora Gesù
... La lontananza del mio Signore è grande: mi pare
eterna la perdita di Gesù e di Mammina, la perdita del paradiso. Vivo
anche in una ansietà del Cielo, in un intenso desiderio di fare
scomparire il peccato dal mondo perché Gesù non soffra. Solo in cielo
verrà conosciuto tutto questo e l'ansia infinita che ho di amarlo.
Senza poter pregare, vado ripetendo in spirito: «
Tutto per amarti e farti amare, per salvarti anime, molte anime »... In
questa impossibilità di esprimere la sofferenza, sentii che il Cielo mi
si avvicinò, che l'azzurro del firmamento mi assorbì e trasportò
nell'aldilà, all'incontro di Gesù. Immersa nel Suo amore, presa dalla
Sua mano, udii che mi diceva: - Vieni, sposa amata, riposa qui, nel mio
amore; ricevi nuova vita...
È il mondo che ti martirizza, che ti succhia il
sangue, che ti toglie la vita: il mondo perduto... Lotta, lotta, soffri,
soffri! - Il Signore scomparve. Una montagna nera, spaventosa, che
giungeva al cielo, mi separò da Lui. Appoggiata alla fede e nelle ansie
di amore, salii finché giunsi alla cima. Riuscii a scavalcarla e a
passare al di là e trovare nuovamente Gesù: - Mia figlia, vittima
dell'umanità, questa è montagna di vizi, crimini ributtanti;
distruggila, calpestala, schiacciala con il tuo martirio come la Madre
mia benedetta calca e schiaccia la testa del serpente... Fa', mia
figlia, che Ella sia amata e Le sia data ogni lode e culto... - ...
(diario, 12-3-1954).
... Gesù è venuto, secondo il solito, a comunicarmi
la Sua vita. Era accompagnato da San Giuseppe... Gesù mi ha detto: - Ciò
che fai alla mia Madre benedetta e al mio padre putativo, lo fai a Me
... - ... (diario, 19-3-1954).
Ventinove anni di letto
... Non potrò mai dire cosa sentì la mia anima nel
giorno 27 marzo, dodicesimo anniversario del mio digiuno completo. Una
fame molto forte, infinita, ma non fame di cibo. Era come se avessi il
petto ed il cuore aperti e venisse il mondo verso di me, come onde del
mare; quante più onde avevo ricevute, tante più ne venivano e tanto più
andavo incontro ad esse e tanto maggiore era l'ansia di possederle. La
umanità era il mare e tutto quel mare era mio e poteva essere contenuto
nel mio petto e nel mio cuore. Ho sofferto amaramente, infinitamente,
perché tutto quel mare non entrava in me. Ho sofferto sola, in
silenzio... (diario, 2-4-1954).
... Trascorsi l'anniversario dei miei 29 anni di
letto [14-41925]. Non so dire i tristi ricordi portati da questa data,
anche se con gli occhi al Cielo accetto tutto gioiosamente e voglio
soltanto la volontà di Gesù... Ho vissuto giorni e ore nella mia
vecchiaia eterna e nel compito di scavatore, abbandonandomi fiduciosa
nelle braccia di Gesù tramite Mammina, senza minimamente sentire di
essere da Loro accolta. Questa notte sono stata male, con le più grandi
sofferenze del corpo; non ho potuto dormire. Così mi è stato possibile
accompagnare Gesù dalla prigione ai tribunali. Quanto agonizzava la mia
anima! L'ho accompagnato anche stamani, ma ero ribelle: chiedevo la Sua
condanna. Sono stata io a dargli la morte. Questa stessa mattina, una
visita di persona raccomandata è venuta ad aumentare il mio calvario: mi
ha lacerato il cuore accennando ad un punto che è il maggior tormento
della mia vita. Ho pianto molte lacrime, proprio molte; ma tutte avevano
un fine: andare a Gesù. Solo Tu, mio Dio, sai quanto fu grande il mio
dolore. Nell'intimo del cuore gridavo costantemente « basta, basta! » e
con le labbra dicevo: « Gesù, non basta; tutto ciò che vuoi; sono la Tua
vittima ».
Mio Dio, come può essere, se ciò che vale è quello
che viene dall'intimo del cuore e non quello che dicono le labbra? Io
non volevo che il cuore parlasse e gridasse in quel modo: volevo che
dicesse ciò che dicevano le labbra, perché questa era la mia ansia;
questo soltanto è ciò che voglio. Non ho altro volere se non quello di
Gesù. Non ero io che parlavo così nel cuore; non so chi era che diceva «
basta! ». Quanto mi è costata questa lotta! In questa agonia mortale, è
venuto Gesù. Mi ha chiamata. L'ho soltanto udito, non L'ho visto. -
Vieni, figlia mia, incontro al tuo Gesù! Abbi coraggio, non dubitare che
sono lo. Io ti ho scelta, lo ti ho preparata rendendoti simile a Me...
Non ti ho detto lo: « Soffri, soffri, lascia che ti umilino e calunnino
»? Ricorda ciò che dissero di Me. - (diario, 16-4-1954).
... Quanto mi costa il sentirmi dire che chi mi
visita resta scomunicato! O Gesù, sia tutto per Tuo amore e per la
salvezza delle anime! Le visite mi causano sgomento: mi pare sentirne
nausea. Allo stesso tempo vorrei abbracciare tutti e averli nel mio
cuore. Ma tale scomunica danneggerà queste anime?! Non sono qui per la
loro rovina, ma per Tuo amore, mio Dio, e per immolarmi per loro. Non
dico altro su questo perché non mi sento... (diario, 23-4-1954).
Ho nel cuore un libro voluminoso
« Mio buon padre [Pinho],
... ho veduto la sua fotografia presa ultimamente: mi
ha rattristata il vederla tanto magro; interrompa il lavoro, è
necessario che lei riposi molto! Laura, che di tanto in tanto mando a
Oporto dai suoi familiari, mi ha detto che anch'essi sono
impressionati... Lavorino quelli che hanno più salute. E ora, che dirle
di più? Se le forze e la mia ignoranza mi consentissero, non la finirei
mai... Quanto bisogno avrei di lei, per aprirle la mia anima, per
mostrarle un libro di innumerevoli pagine che ho nel cuore! È un libro
che si potrà comprendere e leggere tutto solamente nella luce della
eternità.
In esso sono scritte le ansie di darmi, di consumarmi
nell'amore di Gesù e di condurre a Lui le anime, tutte, proprio tutte.
Non posso consentire che se ne perda neppure una sola. Impazzisco giorno
per giorno, momento per momento, per Gesù e per loro.
La mia sofferenza è inaudita, il dolore nel sapere
che Gesù è offeso è infinito. Quanto parla questo libro! Che io muoia
ogni momento; che io dia il mio sangue sino all'ultima stilla, sino alla
fine dei secoli, ma che non sia offeso Gesù, che le anime non vadano
all'inferno... E dopo questo, dopo tanti dolori ed amarezze, non trovo
nulla in me, mi sento derubata di tutto, senza possedere nulla da dare a
Gesù, per consolarlo e ripararlo e per la salvezza delle anime.
L'inutilità è stata crudele verso di me.
Devo vivere di fede e di speranza, ma sovente non ho
il coraggio di dire a Gesù che credo, come Egli mi ordina tante volte! I
colloqui del venerdì sono solo per me: sono colloqui di dolore e di
fede; ma mi sembrano illusione. Gesù appare e si nasconde e io rimango
come se Lui non venisse; mi rimane appena nell'anima un po' di conforto,
ma per poco tempo. Anche se nascosto, è sempre Gesù che vince in me.
Ho sempre sete di soffrire di più per Lui, di dare la
vita per Suo amore e per le anime.
Il Cardinale non si stanca di mandarmi benedizioni e
parole di conforto; quanto mi è amico! Così pure il canonico Cruz,
segretario dell'arcivescovo: venne qui giorni or sono e, dopo avermi
confortata molto, mi disse di essere dalla nostra parte e di
rappresentare l'arcivescovo. Anche se i nemici sono rabbiosi, sono molto
più numerosi gli amici e Gesù veglierà su chi vive soltanto per Lui.
Giungerà la nostra ora. Confidiamo, padre, confidiamo. La separazione
voluta dagli uomini non è valsa a nulla: Gesù ha unito ancor più le
nostre anime. Come sono grandi le cose di Dio! Come è infinito il Suo
potere! Sia benedetto!... » (lettera a p. Pinho, 2-5-1954).
... Nell'abisso del mio scavo devo ripetere il mio «
credo »; non posso cessare di ripeterlo... « Credo, Signore, che vivo in
Te e per Te! Credo che Ti amo, pur senza la minima consapevolezza di
amarti. Sono Tua, sono Tua! ».
Il mio sepolcro, quanto parla nel profondo silenzio
della morte! Non è a me che parla, ma al mondo ". Non è conversazione di
giorni, ma di tutto il tempo. Sento che parla, che dà luce e vita, ma a
me niente: non odo, non comprendo niente... Nulla ho detto, nulla so
dire; e il mio libro infinito vuol parlare. Io sono il suo leggio`...
(diario, 28-5-1954).
L'ovile è il Cuore di Gesù
... Che nostalgia dei primi sabati, dei colloqui con
Mammina!...
Perdere tutte le cose divine, dopo aver perduto le
umane; perdere ogni conforto ed appoggio del Cielo, dopo aver perduto
ogni conforto ed aiuto della terra! Sto scavando in una profondità che
mi spaventa... Sostenere nelle mie mani anche solo l'attrezzo mi
affatica il corpo e l'anima, mi causa un grande sfinimento. Il corpo,
disfatto dal dolore, risente anche del dolore dell'anima... Vedo il
sepolcro, quel sepolcro che mi ha nascosta, quel sepolcro che la morte
ha voluto e che le tenebre e la morte stessa continuano ad esigere.
Attorno ad esso vi è un giardino fiorito; dentro, morte e tenebre;
fuori, vegetazioni, gigli rigogliosi, vita che vive e fa sopravvivere
sempre. Nulla di questo è mio; mie sono la miseria e la inutilità... Oh,
quanto vuol parlare ed espandersi il libro del mio cuore! Come sono
infinite le mie ansie di amare Gesù e di farlo amare e di consegnargli
l'umanità intera! L'inutilità soffoca tutto e mi ruba persino questo
libro.
Il mio Calvario, il mio Orto, tanto pieni di agonia,
sono da me calpestati e dimenticati. Non li vivo, perché mi pare che
nulla di essi fu per me.
O mio Dio, confido in Te! Credo, Gesù, credo!
Mammina, soccorrimi!
Così camminai oggi verso la cima della montagna,
mentre la terra si apriva in grandi crepacci. Qui mi inghiottiva e colà
mi respingeva per inghiottirmi nuovamente.
Credo, mio Dio, credo. Alla mia agonia e morte venne
a prendermi Gesù: - Vieni, figlia mia, dammi la tua mano. - Aprendo un
ovile, ma questo ovile era Gesù, guidandomi sempre per mano, mi fece
entrare e mi disse: - Vieni a Me; abbi coraggio! lo sono il tuo Gesù. -
Sempre sostenuta dalla mano del Signore, all'entrata dell'ovile, che mi
pareva Lui, cominciarono ad entrare una dopo l'altra, pecore nutrite;
tutte avevano un posto e non finivano mai di entrare. - Ecco, mia
figlia, queste pecorelle sono le anime che le tue sofferenze conducono a
Me. Non so dire come rimasi: ero fuori di me.
- Se è così, come credo, io voglio rimanere sulla
terra e soffrire sino alla fine del mondo. - No, figlia mia, il tuo
cielo è vicino. Però continuerai lassù la tua missione; le anime, quelle
pecorelle nutrite, continueranno a salvarsi come se tu soffrissi - ...
Gesù collocò nelle mie mani un vaso; questo vaso era
pieno di una semente che non ho riconosciuto; sul vaso spiccava come una
pigna; da ogni squama della pigna usciva una fiamma, e tutte unite
formavano una sola fiamma. - Semina sulla terra, figlia mia, questo
seme. È la Mia semente: arricchiscine le anime; accendi nei cuori questo
amore. È il Mio amore. Soffri, soccorri il mondo. -
Gesù disparve, il vaso pure; rimasi sola tra le
tenebre... (diario, 4-6-1954).
... Mio Dio, quanto è affamato il mio cuore! Potranno
saziarlo soltanto i cuori e le anime di tutta la terra. Esso è tanto
grande, tanto grande! È più grande del mondo. Che gioia, o Gesù, se il
mondo intero vi entrasse!... Il cuore si apre come un vulcano di fuoco
che vuole incendiare il mondo. Mio Dio, quanta necessità di parlare di
questo vulcano di fuoco e farlo comprendere!... Aumentano il martirio
del corpo e il martirio dell'anima... Ma il mio sepolcro alla superficìe
sembra parlare; la vegetazione, questo giardino di cui già vedo la fine,
è sempre più fiorito. Il silenzio della morte parla, il giardino si fa
più distante e i fiori ognor più belli e numerosi... Venne Gesù...: -
Figlia mia, il tuo cuore è mio; è mio e lo sarà sempre... Le anime di
cui sei vittima lanciano il loro cuore al mondo, al fango; lo consegnano
a satana; disprezzano il mio Sangue, i meriti del Calvario. Le tue
sofferenze vanno a ricuperarle dagli artigli di satana; le portano ad
approfittare nuovamente del mio Sangue e le fanno venire al mio Cuore...
-
... Mentre dicevo a Gesù « credo, credo » non Lo
vedeva né L'udivo...
Regnava la morte che mi portava a ripetere sempre «
credo, credo! ». Incontro a questo mio « credo » è venuta di nuova la
Vita: il mio Gesù mi ha alzata dalla morte. Nelle Sue mani aveva un
giglio ed una palma; mi ha posto tutto nella mano destra... - Giglio,
simbolo di candore e purezza; palma, simbolo del martirio. Sono doni di
Gesù. Sei martire del Portogallo, sei martìre dell'umanità intera... -
... (diario, 11-6-1954).
Impasto del Cielo con la terra
... Verso le 15, improvvisamente si uni in tal,modo
il Cielo con la terra che mi fece ricordare ciò che da bambina vedevo:
l'impasto che fa il panettiere nel cilindro. Che movimento aveva quella
ruota che miscelava tutto! In una stessa massa, il Cielo e la terra.
Passai poi ad un'altra regione: tutto era tenebre spaventose; la mistura
di quella massa era sempre nello stesso movimento. Gesù non veniva, non
veniva; ho sofferto sola. Non avevo appoggio. Dicevo sempre « credo,
credo! ». L'ho udito: - Mia figlia, chiedimi ciò che vuoi, come vuoi.
Leggo nel tuo cuore. So che tutto è per amore mio. Non hai peccato, non
Mi hai rattristato. Questo impasto è simbolico: è l'impasto avvenuto sul
Calvario, il Cielo con la terra. Sono stato lo che ho dato vita alla
terra stessa, dando per essa la Mia vita. Ora [quell'impasto] ha un
altro significato: scende il Cielo alla terra per punirla, castigarla a
causa dei suoi crimini. Fa' presto, figlia mia, non tardare a
comunicarlo al Papa... Si faccia penitenza, grande penitenza, si faccia
orazione fervorosa e con tutto l'amore... - Gesù, perdono; Gesù,
misericordia! Soccorrimi! Credo in Te! Soccorrimi, io muoio di sgomento.
-
- Coraggio, rialzati dallo sfinimento. Ricevi la
goccia del mio divino Sangue... - ... (diario, 23-7-1954). ... Il mio
Orto e il mio Calvario furono vissuti e sofferti al primo piano della
casa. Ero un vermiciattolo che camminava, camminava sotto il peso di
tutta la terra. Nel piano superiore, piano di godimento, di piaceri, di
pazzie vergognose, vi erano finestre dappertutto; da tutte usciva il
massimo veleno, ma neppure un pensiero verso la vita del primo piano.
Dal Cielo veniva tutta la giustizia di Dio che passava e penetrava in
ogni luogo del primo piano, e veniva a schiacciare il verme che si
trascinava ad ogni costo. Ripetevo il mio « credo », ma il dolore e
l'agonia erano tali che mi pareva ripetere sempre « credo » e « non
credo » allo stesso tempo.
- Gesù, mi affido a Te: sono la Tua vittima. - Venne
Gesù; alzò da terra questo povero verme, fece luce, luce molto chiara e
splendente... Mi disse: - Vieni, figlia mia; alzati; esci dalla morte,
esci dalle tenebre. Contempla la luce, ne hai bisogno. Tu non sei verme,
sei vittima... Riposa qui, mia sposa prediletta... Coraggio! Sei vittima
del mondo in vizi, del mondo in guerra! Come è misteriosa la tua vita!
Davanti a tali prodigi gli uomini si fermano, restano accecati, ma sono
pochi quelli che si lasciano vincere ed illuminare dalla luce. Beati
questi! Che gloria attende i grandi mistici che sostengono e portano a
Me le anime! Coraggio! (diario, 30-7-1954).
Interrogatori su interrogatori ... Gesù non si
accontenta dei tormenti indicibili del corpo e dell'anima; permette che
vengano gli uomini con interrogatori ed interrogatori, che accetto
gioiosamente con lo sguardo al Cielo, offrendoli per amore di Gesù e
delle anime. Rispondo come Gesù mi ispira, ma poi, da sola con Gesù che
mi fa comprendere tutte le cose, il cuore sanguina nel dolore e
nell'agonia sotto il peso delle umiliazioni, mentre nel mio intenso
amore vado ripetendo: « Grazie per tutto, mio Gesù! Tutto Ti dia gloria
e onore; sono la Tua vittima ». Ma il dire questo, sentendo la mia
inutilità, la perdita di Gesù, di Mammina, di tutto il Cielo, dubbiosa
su tutto il mio vivere, quanto costa! Per avere presente il dubbio di
mentire a me stessa e a tutti, non sarebbero necessari i dubbi degli
altri. Anche solo il mio sentimento così doloroso e tremendo mi fa
agonizzare. Ma voglio darmi alle anime e mi umilio davanti a loro. Non
riesco ad ammettere di essere visitata, tanto è grande la miseria che
sento in me... (diario, 6-8-1954).
« Mio buon padre [Pinho], ... Padre mio, spero che
quando riceverà questa mia, avrà già ricevuto quella del medico, nella
quale egli spiega ciò che sta avvenendo e anche il mio stato di salute
"; se non è giunta, non ritarderà. Il dott. Sebastiano Cruz, segretario
dell'arcivescovo, è venuto 8 giorni or sono e mi ha incoraggiata molto.
Poco mancò che mi tuffasse in cielo `. È con noi, è un sostegno valido.
Il giorno 8 di questo mese è venuto un gesuita: ne sono rimasta
meravigliata. Mi ha domandato se conosco p. Pinho; gli ho risposto di
sì; mi ha detto che è nipote del vescovo di Funchal [Madeira], che è già
stato costi a Baia e ultimamente in Africa. Mi ha fatto varie domande,
cui ho risposto come mi ha ispirato il Signore. Non so se è venuto qui
spontaneamente o se portava "acqua nel becco". Mi ha raccomandato le sue
intenzioni e io ho fatto altrettanto.
Non mancano curiosi che vengono ad interrogarmi anche
da altre diocesi. Il Signore mi dà sempre luce per rispondere. E se Egli
è con me, chi contro di me? Venisse anche il mondo intero, non devo
temere. Oh, se Gesù venisse a prendermi per il Cielo! Provo molte ansie,
ma non posso abbandonare le anime; però in cielo continuerà il mio
compito, finché vi saranno anime sulla terra... » (lettera a p. Pinho,
13-8-1954).
« Obbedienza al Papa! Obbedienza alla Chiesa »
... Mi sono apparsi Gesù e Mammina in grandezza
naturale: i Loro vestiti ed il manto erano color viola; i Loro volti
tristissimi mi hanno causato il più profondo dolore. I Loro Cuori
mandavano luce che mi faceva vedere tutto. Erano trafitti da lance; da
essi sgorgava abbondante Sangue, ma Sangue bollente come acqua che nella
pentola gorgoglia. Non posso descrivere la mia afflizione. Volevo
raccoglierlo: ho steso i miei vestiti per radunare e conservare tutto il
Sangue divino; con esso bagnavo il mio petto: volevo custodirlo tutto in
me. - Figlia mia, stiamo contemplando il mondo. Guardiamo il Portogallo,
guardiamo le nazioni. Che corruzione, che malvagità, che veleno!
Ho invitato tante volte attraverso le tue labbra a
venire al mio divin Cuore, con un completo cambiamento di vita. Ho
invitato Io, ha invitato la mia Madre benedetta; non siamo stati
ascoltati. - ... Invita, figlia mia, invita, figlia nostra - dicevano
Gesù e Mammina contemporaneamente... - Soccorri il mondo! Parla alle
anime. -
- O Gesù, farò ciò che mi ordini: dammi Tu la forza.
Mammina, sii sempre con me. Perdonate, perdonateci! Ancora una volta,
misericordia per il mondo. -
- Invita, figlia mia: dal tuo invitare, dal tuo
soffrire, l'umanità riceve molto, riceve molto il tuo Portogallo.
Orazione, penitenza, obbedienza al Papa, obbedienza alla Chiesa! -
- Aspetta, Gesù! Chiedi all'Eterno Padre che attenda;
prometto di chiedere per Te al mondo la penitenza, la preghiera continua
e la purezza delle anime. -
Mentre facevo queste richieste, i miei cari Amori
sono scomparsi. Sono rimasta nella mia amarezza a sentire il dolore e
l'amarezza dei Loro Cuori e l'amarezza del Papa... (diario, 13-8-1954).
...Improvvisamente venne dall'Alto una luce che mi
fece vedere in modo chiaro Gesù e Mammina. Come erano tristi!
Piangevano; erano coperti entrambi con manti di azzurro scuro. - O Gesù,
o Mammina, non sopporto la Vostra tristezza. - Figlia mia - disse Gesù -
siamo in tre nello stesso dolore: il mondo corre verso l'abisso.
Orazione e penitenza!
Vi sia purezza! Attenzione alla Chiesa! II Papa
raduni i suoi vescovi e questi i loro sacerdoti. Attenzione alla Chiesa!
Incominci la Chiesa [a purificarsi] perché non scenda la giustizia del
mio Padre. - ... Mammina mi porse un ramo dicendomi: - Eccolo, è nelle
tue mani l'ulivo, simbolo di pace... Come il Mio divin Figlio ti ha
arricchita di tante cose e di titoli, così Io ti do con Lui in più il
titolo della pace. Il Cielo vuole e dà al mondo tutti i suoi mezzi di
pace. - Gesù aggiunse: - Figlia mia, è per mezzo tuo che l'umanità tutto
riceve. Accoglierà questo invito, supremo appello del Cielo?
Dio o satana? A chi vuol servire? Chi vuole amare?
Parla alle anime, figlia mia. Coraggio!... - ... (diario, 20-8-1954).
« Vi sia tutta la vigilanza nella Chiesa »
...Improvvisamente apparve Mammina Addolorata: aveva
sulle braccia Gesù morto. Me Lo pose in grembo, mi accarezzò leggermente
e si sedette al mio fianco. I miei sguardi non si staccavano da Gesù
mentre udivo Mammina.
- Accetta, figlia mia, come ho fatto Io sul Calvario.
A Me hanno dato Gesù, morto per l'umanità. A te do l'umanità, morta per
il peccato; ma in essa vi è sempre Gesù: vedilo in tutte le anime,
contemplalo in tutti i peccatori, nell'umanità intera. Accetta le mie
spine; soffri, figlia, soffri; abbi coraggio. Io non ti abbandono,
insieme al tuo Gesù. Sei la prediletta del Cielo. - O Mammina, aiutami!
Mi viene a mancare tutto. Voglio consolarti e dare a Gesù tutte le
anime. - Ella, senza un sorriso, senza una carezza, disparve, e così
Gesù morto. Rimasi nella maggiore angustia ripetendo il mio « credo » e
il mio « confido »... (diario, 3-9-1954).
...Nella notte dal 7 all'8 ho vegliato; non ho potuto
dormire. Dopo le due, perché prima non ne avevo avuto le forze né la
disposizione, ho incominciato a presentare gli auguri a Mammina. Che
povertà! Non avevo nulla da darle, né Le sapevo parlare. Le ho rinnovato
l'offerta di tutto il mio essere: è stata una consacrazione completa; Le
ho offerto i cuori e le anime di tutta l'umanità... - Mammina, vorrei
meritare tanto in questo giorno da potere strappare dal purgatorio tutte
le anime, affinché possano oggi stesso salire al cielo, darti tutta la
gloria e l'amore... Accetta il mio sacrificio di non ricevere Gesù
Sacramentato, se per caso non verrà un sacerdote a darmelo. - Queste
offerte non furono mie: in tutto il giorno ho lottato, per il vuoto
indicibile della mancata Comunione, contro una fame di Lui
insopportabile. Ricordavo al vivo la richiesta di 20 anni fa [1934]: del
mio corpo, di tutto il mio corpo per essere crocifisso...
Senza fede, senza sentirla, e senza sentire il
dolore, salii la montagna: non fui capace, nel mio intimo, di ripetere
il mio « credo » e di fare un atto di amore. Volevo dire con il pensiero
« credo, mio Gesù » ma era una cosa tanto vaga che non giungeva al
Cielo: ciò che nasce alla superficie, non vale nulla. Avevo bisogno di
dirlo dal profondo, ma non fui capace, tale era la mia sfinitezza. Con
molto ritardo venne Gesù: pareva non venisse più; che separazione
tremenda! Venne, ma non portò luce, però mi rialzò e mi parlò con
dolcezza e con amore. - Figlia mia, sposa cara, sono Gesù; rialzati,
abbi coraggio; vieni a Me... I tuoi, figlia mia, sono sentimenti
simbolici; il tuo allontanamento da Me è l'allontanamento delle anime.
Come possono dire di credere in Me se peccano come se Io non esistessi?
Come possono dire di amarmi, nei loro peccati e vizi, rinnovando giorno
e notte la mia Passione? Sentimenti simbolici: leggete e comprendete,
maestri delle anime! Ripetimi il tuo « credo »; dimmi che Mi ami, sposa
cara. Coraggio!... -
... - Ricevi la goccia del mio Sangue divino, la vita
che ti dà vita per parlare alle anime. Abbi coraggio, abbiate coraggio.
Tu spargi rugiada celeste, semini semente divina. È per mezzo tuo che Mi
do al mondo. Parlo attraverso le tue labbra. Sta sorgendo qualcosa di
sgradevole; ma non è nulla in paragone del bene. È il demonio rabbioso
che vuole bruciare la semente divina; ma insisterà invano. Si faccia
preghiera, si faccia penitenza! Incominci la Chiesa! Oh, quante cose
deve correggere e perfezionare! Le Case religiose, le Case religiose;
frati e suore che non vivono la vita dei loro fondatori. Incominci la
Chiesa! Incominci la Chiesa! Vi sia tutta la vigilanza nella Chiesa. Si
risollevi il mondo verso di Me. Coraggio, figlia, ripara!... Consola il
mio Cuore divino e quello della mia Madre benedetta. Noi siamo con te.
Ripeti il tuo « credo ». - Gesù fuggì da me. Mentre si assentava Gli
dissi ancora: - Fa' di me ciò che vuoi; Ti raccomando le mie richieste:
perdona al mondo, perdona sempre. (diario, 10-9-1954).
Mi pare di essere mangiata
Non so come potrò sopportare la mia vita tanto triste
e dolorosa. Io non voglio dubitare della protezione del Cielo, perché
mai, nelle ore più amare e difficili, mi è mancato il conforto. Ma ora,
mio Dio perdonami, ora ho la tentazione viva, molto viva che l'eternità
non esiste. Temo di vacillare. Lotto per ripetere il mio « credo »,
lotto per pensare che il Cielo mi attende, lotto per ricordare tutte le
verità, perché, secondo il mio sentire, è tutto una falsità.
Mento a me stessa e agli altri: è falso, falso tutto
il mio vivere. Signore, come trionfare? Anche con la sensazione di non
essere sincera nella mia professione di fede, devo credere e confidare.
Spero, spero in Te. Mi pare che il mio cuore diventi sempre più
sensibile al dolore e a tutto quanto succede. Non dovrei soffrire per le
calunnie che sollevano contro di me. Come possono gli altri credere,
quando io stessa non credo? Non dovrei soffrire per i dubbi che hanno a
mio riguardo, perché io stessa li ho tutti, tutti. O Gesù, o Mammina,
solo Voi mi potete aiutare... Gesù, cosa avverrà ancora? E quando
arriverà il cielo, tanto immeritato? Mi pare che non posso più
attendere, non posso aspettare più, non posso soffrire di più. La
volontà è pronta, sempre pronta per darsi al Signore, ma la natura
sgomentata, non può, non può più. Si ripetono in me tutte le sofferenze.
La visione del mondo, la visione delle anime, mi causano un dolore
infinito. Mio Dio, sono la Tua vittima. Siccome non posso, riassumo così
ciò che avviene nella mia anima. Entro subito nell'Orto e nel Calvario,
che ho vissuto in una amarezza indicibile. Sono sempre la stessa massa
con la terra. Sento sempre i miei nervi scongiungersi e in più una cosa
somigliante sofferta anni or sono: l'essere cioè mangiata lentamente,
con la differenza però che allora era il mio corpo ad essere divorato da
vermi ed uccelli, ora invece è divorata l'anima: costa assai di più. In
questa sofferenza non fui capace di ripetere il mio « credo » né di
ricordarmi di ripeterlo, tanto era il mio martirio... (diario,
17-9-1954).
... Un po' prima delle ore 15 la mia anima fu rosa da
tutte le qualità di animali. E, quasi avesse vene, le laceravano e ne
succhiavano tutto il sangue. Dolore e tormento infiniti; dolore che non
so esprimere; tormento che la mia ignoranza non mi consente di spiegare.
In questa angustia, è venuto Gesù: - Mia figlia, Gesù
non è amato, il Signore non è servito. Le anime non amano il mio divin
Cuore; il mondo non serve il suo Dio. Ama se stesso, serve satana. Sei
stata scelta da Me, scelta dal Cielo. La tua vita è la mia Passione
continua... La tua passione è passione mistica, ma è tale che racchiude
tutta la mia santa Passione. Vieni e riposa... - (diario, 24-9-1954).
... Avvicinandomi alla cima della montagna, tutte le
belve sono venute a divorarmi l'anima, a succhiarle il sangue e, non so
come, non so chi rimaneva in grande numero attaccato alle sue fibre. Ho
ripetuto con difficoltà il mio « credo »; ho tentato parecchie volte e
l'ho ripetuto poche. È venuto Gesù e, in un impulso d'amore, mi ha dato
più forza e mi ha parlato così: - Vieni, figlia mia! Io sono con te. È
con te il Cielo con tutta la forza. - In quel momento dalla piaga del
suo divin Cuore è uscito un lampo così grande con raggi tanto luminosi
che fecero risplendere tutto. Poco dopo, da tutte le sue Piaghe divine
sono usciti raggi che mi hanno trapassato i piedi e le mani; dal suo
Capo sacrosanto veniva verso il mio un « sole » che mi ha trapassato il
cervello.
Circa il primo lampo e i raggi che uscivano dal Suo
divin Cuore, Gesù mi ha detto con tutta chiarezza: - Mia figlia, a
somiglianza di santa Margherita Maria, voglio che tu accenda nel mondo
questo amore per Me tanto spento nel cuore degli uomini. Accendilo,
accendilo! lo voglio dare il mio amore agli uomini. Voglio essere da
loro amato. Essi non me lo accettano e non Mi amano. Per mezzo tuo
voglio che questo amore sia acceso in tutta l'umanità, come per mezzo
tuo fu consacrato il mondo alla Mia Madre benedetta. Fa', sposa amata,
che si diffonda nel mondo intero l'amore ai Nostri Cuori. - Ma come,
Gesù, come fare? Se non lo accettano da Te, gli uomini, come lo
riceveranno per mezzo mio? - Con il tuo dolore, figlia mia! Soltanto con
il dolore le anime rimangono attaccate alle fibre della tua anima e poi
si lasceranno incendiare i cuori nel Mio amore. Lascia che questi raggi
delle Mie Piaghe divine penetrino nelle tue piaghe nascoste, nelle tue
piaghe mistiche. Lascia che il Mio balsamo le addolcisca, come anche le
spine del tuo capo. Tu non vivi la vita del mondo, anche se sei nel
mondo. Vivi la Mia Vita divina... (diario, 1-10-1954).
Rosario ed Eucarestia »
... Quanto più dico, più necessità io sento di dire;
ma il libro del cuore si chiude per essere letto soltanto alla luce
della eternità ... Ho avuto ieri un regalo di Gesù; l'ho accettato come
venuto dal cielo: una lettera del mio padre spirituale. Ha compreso bene
lo stato della mia anima e a tutto ha dato risposte confortanti, piene
di sapienza.
Fu un conforto per la mia anima immersa in tanto
soffrire. Fu un conforto per il mio Orto e anche oggi per il mio
Calvario. Senza vivere per Gesù, senza volere nulla da Lui, ho camminato
con più energia; a metà viaggio sono caduta nella sfinitezza. Volevo
aggrapparmi al Cielo, ma non v'era nulla cui aggrapparmi. Ho ripetuto il
mio « credo » con molta difficoltà. Dicevo a Gesù il mio « credo », «
spero » e « confido »; però mi pareva una costante bugia. La mia anima
veniva meno; tutto il sangue succhiato e le sue fibre servivano da
legame per molte cose, per molti qualcuno che ad esse si aggrappavano...
È venuta la Mamma del Rosario; aveva nelle mani la corona del Rosario
che terminava con una grande croce dorata. Mi ha avvolto con la corona
le mani e mi ha collocata sul cuore la croce... - Vieni, figlia mia,
andiamo a salvare il mondo; andiamo à convertire i peccatori. Sul tuo
cuore ho collocato questa croce per farti sentire che è croce di
salvezza; abbracciala: dolore e croce. Nelle tue mani ho avvolto la
corona; parlane, parlane... Parla alle anime della Eucarestia; parla
loro del Rosario; di' Che si cibino del Corpo di Cristo e dell'alimento
della preghiera del mio Rosario quotidiano... - ... (diario, 8-10-1954).
... Sentii tanto, tanto la croce che Mammina aveva
colloceto sul mio cuore. È la croce del cuore! Sento anche molto la
corona del Rosario che mi ha avvolto nelle mani: sono catene che mi
imprigionano. Che tristezza non poter pregare! La poca preghiera che
faccio è tanto distratta e senza fede. Dopo aver perduto Gesù e Mammina,
sento che sto qui nel mondo a fare nulla. Una tremenda tentazione
vorrebbe persuadermi: dal momento che l'eternità non esiste, che faccio
qui, senza godere e sempre a soffrire?...
Così sono salita al Calvario, senza fede, senza
credere nella éternità, e in tale tentazione sentivo di volermi
suicidare; mi pareva di volere liquidare la vita senza vita, in
qualsiasi modo. Con fatica chiamavo Gesù e Mammina, ripetendo Loro il
mio « credo »; nelle tenebre dell'agonia e della morte ho voluto
ripeterlo e non ho potuto.
È venuto Gesù, a voce alta e con dolcezza: - O mia
figlia, la tua riparazione è per quelli senza fede, per i senza-Dio, per
gli increduli. Ripari la maestà divina per tutto e per tutti. Sei stata
scelta per la missione più nobile e più difficile... La tua missione è
simile a quella della santa Chiesa: sempre combattuta, mai vinta sino
alla fine dei secoli. La tua vita, la mia divina causa, sempre
perseguitata, ritardata; ma vincerà, trionferà sino alla fine dei secoli
e poi per tutta l'eternità... (diario, 15-10-1954).
... Gesù mi pose in mano la croce che pendeva dalla
corona del Rosario: questa volta, non rimase avvolta nelle mani, ma
distesa e aperta; qualcuno dal lato opposto la sosteneva. Gesù si pose
in mezzo alla corona aprendola sempre più e disse: - Tieni nelle tue
mani la croce; stringila forte al cuore. L'umanità intera rimarrà dentro
al rosario. Parla alle anime; parla loro del Rosario e della Eucarestia.
Rosario, Rosario, Rosario! Eucarestia, il Mio Corpo, il Mio Sangue!
L'Eucarestia con le Mie vittime: ecco la salvezza del mondo!... -
Allora, senza sapere come, fui elevata molto in alto. La croce che avevo
in mano rimase dietro di me come io vi fossi crocifissa. Il mio cuore
diventò un vaso che custodiva sangue. Si alzarono due scale che
appoggiavano sui bracci della croce: quella a destra era la scala del
Rosario, quella a sinistra, della Eucarestia. A metà di questa, un mazzo
di spighe bionde e due grappoli di uva.
Le anime vi salivano in fretta, riempivano tutta la
larghezza delle scale; passavano dai bracci della croce dentro il vaso
con il sangue. Lì si bagnavano, poi volavano in alto ed entravano in
cielo. Quanto sarei contenta se tutti vedessero questo! Gesù mi disse: -
Figlia mia, la tua vita è una predicazione continua: quando parli,
quando sorridi, quando piangi e gemi sotto il peso più gravoso della
croce. È esempio per i grandi e per gli umili, per i sapienti e i
dottori della Chiesa. Il tuo dolore porta anime al Rosario, alla
Eucarestia. Per il tuo dolore salgono le due scale di salvezza: dolore e
sangue, dolore e croce, croce di salvezza... - ... (diario, 29-10-1954).
« Quanto ti è debitore il mondo! »
La mia crisi continua: non posso parlare. Tento di
riferire le parole di Gesù: il suo colloquio con me. Il mio viaggio al
Calvario è stato molto doloroso; il cuore straziato dal dolore ha
sofferto immensamente. Tutto il mio essere era un mondo di corruzione e
di crimini; tutto il mio essere era morte e questa morte pareva
mescolata alla terra e da essa trasportata sulla cima del Calvario. Oh,
segreti di Gesù! Quanto ho sofferto!
Con tutto lo sforzo ho ripetuto il mio « credo », i
miei atti di fede e di fiducia, senza sentire nulla di vero in me. E’
venuto Gesù: - Mia figlia, coraggio! Ti senti corruzione e miseria
perché sei vittima. Ti senti mondo perché ti immoli per il mondo. Senti
il dolore infinito perché la tua vita è legata alla Mia. Sei sulla terra
e non senti se non dolore... Dimmi, mia figlia, che altro vuoi sentire,
se tu non vivi del mondo, ma di Dio, soltanto di Dio? Senti il dolore
perché sei vittima; senti il dolore perché fu ed è il dolore opera di
riscatto e di salvezza. Alla pentola che è sul fuoco, ora in ebollizione
con acqua gorgogliante, ora fredda e gelata, senza fuoco, non importa
bollire, non le importa di essere fredda: essa non sente niente, svolge
la sua missione al servizio dell'uomo. Tu, a sua somiglianza, sulla
fornace divina sei a servizio di Dio e delle anime. Meraviglie, misteri
insondabili di Dio! - ... (diario, 5-11-1954).
... A lato di Gesù apparve la cara Mammina, la Mamma
Addolorata. Gesù Le lasciò il posto e scomparve: - Mia figlia cara,
soffro infinitamente con Gesù per i peccati del mondo. Accetta le mie
spine, lasciamele collocare nel tuo cuore, soffri e così consolerai il
Cuore della Madre e il Cuore del Figlio. - Accetto tutto, Mammina, per
darti gioia. -
In un attimo la Mammina Addolorata si trasformò nella
Madonna del Carmine con Gesù Bambino in braccio; e allora continuò: -
Parla alle anime, mia figlia, di' loro che ogni cosa chiesta a Gesù in
Mio nome e in nome delle anime del purgatorio, anche la stessa
conversione dei peccatori, sarà loro concessa. - Il Bambino Gesù si
mostrava irrequieto sulle braccia di Mammina; voleva venire a me.
Mammina l'accontentò. Venne tra le mie braccia. Egli, molto piccolo, mi
baciò, mi accarezzò ed abbandonandosi sul mio petto mi disse: - Mi
permetti di rimanere qui? - O Gesù, in modo visibile no; ma nel mio
cuore, sì, sempre! Non allontanarti da me. - Rimasi sola. Scomparve
insieme a Mammina e io gridai Loro: - Amo Gesù, amo Mammina. Credo,
credo eternamente! - In questo colloquio, senza consolazione, il mio
credo era sempre più bugiardo... (diario, 12-11-1954).
Se non miglioro [di salute], dovrò desistere dalla
mia obbedienza [di dettare]: non per disobbedire, ma perché non posso
obbedire. Dovrò soffocare tutto dentro di me; mi sfogherò soltanto con
Gesù; soltanto Lui sa il mio sacrificio a parlare, perché non posso, e
il mio sacrificio a tacere. Il cuore è colmo fino a traboccare... Anche
senza fede, offrii sempre le mie lacrime a Gesù... (diario, 26-11-1954).
Il tabernacolo, il rosario, la vittima
... - ... Sei violetta nascosta, anche se il tuo
nome, la tua vita percorrono già il mondo. Le vere grandezze, l'opera
mia, il mio lavoro divino in te saranno veduti e compresi soltanto dopo
la tua morte, alla luce della eternità. Quante meraviglie! Questo per la
tua corrispondenza e la tua fedeltà. Il mondo, come ti è debitore!...
Riposati qui e parliamo delle Mie cose, del Mio
amore. - Apparve un altare. La porta del tabernacolo era aperta. Nella
pisside c'erano le Ostie bianche. Gesù si sedette a fianco dell'altare e
mi fece sedere dall'altro lato. Non vidi su che cosa sedevamo. Gesù posò
sull'altare la Sua mano e su di essa il Suo capo santo; la stessa cosa
fece fare a me. La mia mano destra rimase unita alla Sua mano sinistra.
Dal tabernacolo, da quelle Ostie così bianche uscirono raggi più
splendenti del sole e passarono tra noi. Gesù, pieno di dolcezza, mi
disse: - Mia figlia, gioiello eucaristico, lo sono lì nel tabernacolo,
in quell'Ostia pura, in Corpo, Anima e Divinità, come sono qui. Parla al
mondo di questo amore. Di' agli uomini che si avvicinino a Me. Voglio
darmi a loro. Molte volte, tutti i giorni se è possibile. Vengano con
cuore puro, molto puro e assetato. Se verranno al tabernacolo con le
dovute disposizioni e reciteranno il Rosario, o la sua terza parte,
tutti i giorni, non occorrerà altro per allontanare la giustizia di Dio.
Il Rosario, il tabernacolo e le mie vittime, la vittima di questo
calvario, sono sufficienti perché al mondo sia dato il perdono e la
pace. Chi viene al tabernacolo vive puro; chi vive all'ombra della Mia
Madre benedetta, vive della Sua purezza. E così l'umanità vive la vita
nuova, pura e santa da Me raccomandata tante volte da questa cameretta.
- Scomparve questa visione e io rimasi nelle tenebre a ripetere il mio «
credo »... (diario, 10-12-1954).
«Mio buon padre [Pinho], inizio questa lettera e non
so quando la finirò, tanto acuta e prolungata è la crisi che attraverso.
È vergognoso rispondere solo oggi alla lettera ricevuta due mesi fa,
nella quale mi faceva i rallegramenti per quei giorni mai dimenticati:
l'inizio della mia crocifissione e del nostro doloroso calvario. Per
tutto sia benedetto il Signore! Grazie, grazie! La sua lettera mi ha
procurato un conforto che da tempo non sperimentavo più. Il vedere che
il mio padre ha compreso così bene lo stato dell'anima mia rispondendomi
a tutto con tanta chiarezza, mi ha rialzata dalla mia sfinitezza, mi ha
fortificata e rallegrata nel Signore. La crisi che attraverso è sempre
orribile per l'anima mia. Se avessi soltanto quella del corpo, la
sopporterei meglio; ma così mi disanimo, temo e tremo, sgomentata per la
perdita di Gesù e di Mammina, per le tenebre che mi rubano ogni luce.
Dico a Gesù che credo, e penso essere vera la mia falsità. Gesù mi
ordina di ripetere molte volte la parola « credo ». A me pare di
mentirgli, perché non posso credere. Non ebbi mai tentazioni tanto
terribili contro la fede. Non credo in Dio, nella eternità, nel cielo e
nell'inferno. Ecco il pensiero tremendo: muoio, e tutto finisce. A che
mi serve questa vita di sofferenza? Meglio sarebbe uccidermi o non
essere nata. Separarmi da Deolinda e da tanti che mi sono cari e non
vederli più, mio Dio, mio Dio! Però il maggior tormento è di non vedere
Dio nella eternità', di non poterlo amare perché non esiste. L'eternità
che io vivo è morta, è putrefatta. Povera vita, povera eternità senza
Dio! Nuovo martirio nell'anima mia: essa è come un gambo di lino già
sfruttato; a queste fibre insanguinate il mondo viene a succhiare tutto
il mio essere... Non ho più sangue né vita da dare loro. L'anima si
stanca e muore di sgomento. Essa poi ha una fame infinita che viene ad
aumentare il tormento del mio corpo. Questa fame dell'anima mi causa
nostalgia della alimentazione: ho nostalgia di ogni alimento e,
sentendomi sazia, sento un vuoto che solo il mondo può colmare. Padre
mio, non posso né so esprimermi meglio. Non rimanga triste. Io dico che
non ho fede e che non credo, ma credo in tutto. Sono sentimenti
tremendi: Gesù deve avere compassione di me. Sono come posata sulla
punta di una lancia, dicendo « credo », « non credo »; « vi è Dio » e «
non c'è »; « esiste l'eternità » e « non esiste ». Mi trovo all'estremo
limite del più grande pericolo: perdere Dio o possedere Dio. Cado tutta
ferita dalla lancia, ma cado verso il lato in cui vi è Dio che veglia su
di me; cado dalla parte in cui esiste l'eternità. Penso di non averlo
offeso sin qui con la disperazione. Egli ha vigilato su di me col darmi,
nell'intimo, la pace: ho una pace tanto profonda che non mi pare mia.
Credo però che lo sia. Gesù, in un'estasi, mi ha detto che questo che
sento nell'anima è il mondo, sono le anime, le quali, vedendo già gli
orrori dell'inferno, mi si aggrappano alle fibre dell'anima, mi
succhiano tutta per non perdersi; mi ha detto poi che la fame infinita è
Sua. Però le tenebre sono tanto grandi, il tormento è tanto doloroso che
mi induce a non credere in nulla. « Ma credo, Gesù! Ti giuro che credo!
».
Immagini che non mi sono confessata dal 10 del mese
scorso ed oggi ne abbiamo 13. Che grande abbandono! Non esservi chi mi
dica una parolina! Non mancano sacerdoti che vengono a visitarmi, ma io
non ho il coraggio, né il temperamento per dir loro ciò che avviene
nella mia anima. Se ci fosse lei, o con la sua presenza, o con lo
scritto, non mi lascerebbe così per tanto tempo. Lei solo mi capisce
veramente. Dopo Gesù, è a lei che devo tutto... » (lettera a p. Pinho,
13-12-1954).
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