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AMORE ALL’UMANITA’
Alexandrina, pur
essendo chiusa entro le mura della sua cameretta, ha il cuore aperto per
abbracciare l’intera umanità con un amore che ne comprende tutti i bisogni e si
dona in offerta totale per il suo bene.
In ogni membro
dell’umanità vede il suo Gesù.
Vorrei consolare e
confortare tutti, vorrei dare gioia a tutti i cuori. Vorrei sfamare tutti gli
affamati, vorrei vestire tutti gli ignudi.
Quanta pena sento per
i poveretti! S (2-3-46)
Però non si
preoccupa solo dei corpi, ma più ancora delle anime, e con un assillo
ossessionante: è tutta dedita a salvarle con il suo martirio di ogni momento.
Non si pentirà mai della sua offerta di vittima per loro.
Una forza
irresistibile mi obbliga a seguire Gesù, a consegnarmi a Lui perchè operi nel
mio corpo in modo che diventi strumento di salvezza per le anime.
E’ questa la mia sete,
questa la mia fame.
Ma io ho una fame più
forte, che mi fa più violenza (mais violentada) . Vorrei portare la luce
del Vangelo, l’amore di Gesù fino ai confini del mondo.
Vorrei, a somiglianza
di Gesù, soccorrere tutti.
Solo così il mio Gesù
sarebbe allietato e consolato.
(sempre Gesù è il suo
movente). S (6-12-46)
Trascorsi alcune ore
della notte sempre in unione con Gesù, nella brama di riceverlo (Eucaristico)
con perfezio-ne e amore e in aneliti insaziabili di fare il bene, di dif-fondere
il bene.
Il mio cuore era come
un fiume che non cessa di versare acqua nel mare notte e giorno senza fermarsi.
Mi sentivo e mi sento stanca perché esso non si ferma, non cessa di avere
aneliti: vuole donarsi, vuole impegnarsi per conforto, sollievo e sostegno di
tutti. Vuole sciogliersi nel bene, solo nel bene.
L’avere queste brame
(d’amore) non può essere rapportato alla mia miseria. Chi sono io? Che bene
posso fare?
“O Gesù, fallo Tu per
me e lascia che io mi nasconda in Te!” S (6-12-47)
Voglio praticare il
bene, voglio che tutti i miei atti ab-biano in sé la bontà e la dolcezza.
Non posso sopportare
che vi siano poveri che hanno fame e che non hanno di che coprirsi. Non posso
sopportare che i miei simili siano in grandi afflizioni, di qualsiasi genere.
Il mio povero cuore,
nonostante sia tanto cattivo, soffre, soffre, muore per non poter disfarsi in
pane, indumenti, conforto, consolazione, gioia e balsamo per quanti soffrono.
“Gesù, Gesù, io amo
tutti e tutti voglio consolare per tuo amore”. S (16-1-48)
Sono tante le brame
che ho di consolare tutti, di soccor-
rere tutti, che darei
il mondo, se lo possedessi, rimarrei io a stendere la mano per chiedere
l’elemosina e infine darei il sangue e la vita purchè non esistessero miserie né
del corpo né dell’anima. S (7-5-48)
Vorrei percorrere il
mondo per asciugare tutte le lacri-me, consolare tutti gli afflitti, vestire
tutti gli ignudi, saziare tutti gli affamati.
Vorrei diffondere
sull’umanità intera, sui corpi e sulle anime, la carità di Cristo.
O santa carità del mio
Signore, quanto sei bella! S(12-11-48)
Uno degli aspetti
dell’amore tra i più difficili da attua-re è quello di perdonare.
La beata
Alexandrina è esemplare.
Non voglio né posso
avere una parola di biasimo contro coloro che mi fanno soffrire. Non mi
dimentico di pregare per tutti e di ringraziare Gesù per tanto che ha da darmi.
(come sofferenze per la redenzione). S (14-12-45)
Nell’attesa di
ricevere una persona che l’ha fatta tanto soffrire e, volendo perdonarle,
invoca aiuto:
“Mio Gesù, fa’ che io la riceva con la bontà e l’amore del tuo
divino Cuore. Dammi la tua umiltà. Fa’ che io dimentichi il dolore che mi ha
causato, come voglio che Tu dimentichi il dolore e l’ingratitudine che io ho
avuto verso di Te.”
“O Mammina, per la tua
agonia presso la croce, per i tuoi dolori, fa che io mi comporti in modo da dare
a Gesù tutta la consolazione ed il maggior profitto per le anime!”
La ricevetti con il
sorriso e con la maggior mitezza possibile. Dovetti vincermi, fare molta
violenza su me stessa. Per l’oppressione del cuore, alle volte non potevo
parlare né respirare.
Le feci comprendere il
suo cattivo comportamento e, quando mi chiese scusa e perdono, le dissi:
“Io non chiedo al
Signore che ti castighi; anzi, chiedo che non ti castighi. Voglio dimenticare
tutto come desidero che Egli dimentichi la mia ingratitudine e quella del mondo
intero”.
Il mio cuore si riempì
di compassione per lei e la perdonai con tutta l’anima, vedendo in lei il
Signore. S (13-3-45)
Gesù si lamenta di
coloro che non riconoscono la situazione reale di Alexandrina, (per quanto già
da 2 anni sia stato controllato il digiuno completo in un ospedale per 40
giorni); inoltre hanno allontanato il suo direttore spirituale!
Gesù conclude:
“Devo chiedere loro
gravi conti!”
“Questo no, questo no,
mio Gesù! Te lo chiedo per il tuo amore, te lo chiedo per la tua croce. Non
castigare, non chiedere loro i conti! Fa’che in tutti regni la tua pace, regni
il tuo amore. Non lagnarti più, mio Gesù e permetti che io nasconda le tue
lagnanze”.
“E’ bella, è
incantevole, è grande come Dio la tua carità, figlia mia, perché è la carità di
Dio stesso. Tutto questo mi dà gioia e mi consola. Ma devono essere puniti.
E già con questo sono
castigati: dì tutto, tutto (la obbliga a dettare nel diario).Voglio che tutto
venga alla luce e sia dettato dalle tue labbra. Sarò con te per darti forza e
perchè tu vinca tutto il sacrificio. Avrai tutta la luce dello Spirito Santo a
illuminarti.(...)”S (21-12-45)
Il giorno 11
(febbraio) ebbi una grande tribolazione (venne a sapere che il gesuita Veloso
aveva pubblicato sulla Rivista “Broteria” un articolo in cui la chiama
visionaria !) , una delle maggiori avute nella mia vita. Non sono capace di
esprimere quanto ho sofferto (ricor diamo che il direttore le ha ordinato di
scrivere tutto quanto sente nell’anima). Il giorno 12 ricevetti il colpo (la
conferma che era realtà quell’articolo). (...) Ben lontana dal rivoltarmi, lo
ricevetti, lo abbracciai. Prego e soffro per chi mi ferisce. Perdono come voglio
che Gesù perdoni le mie colpe. Ciò che io non voglio è offenderlo né tralasciare
un istante di amarlo.(...) S (14-2-47)
(...) Sono tanti a
ferirmi, tanti a coprirmi di acute spine. Mi sento schiacciata dal peso di tante
umiliazioni. Ah, se non vi fosse l’amore al mio Gesù, se non vi fossero le anime
(da salvare) io non mi lascerei schiacciare così.
Prego per coloro che
mi feriscono, per coloro che sono ingrati verso di me. Mostro a Gesù il mio
cuore e gli dico:
“Vedi, Gesù, che
desidero per tutti coloro che mi fanno soffrire ciò che desidero per me. Vedi
che sento di non poterne più, ma, anche così crudelmente ferita, non sento nel
mio cuore la più piccola ribellione, il minimo odio contro di loro.
Per tuo amore, perché
si salvino le anime, perdono loro tutto. S (13-12-46)
Un altro martirio
che deve sopportare è il peso delle persone che vanno a farle visita, sempre più
numerose.
La mia natura non può
sopportarle. Devo riceverle, voglio compiere la volontà del Signore, voglio, a
sua somiglianza, amarle e consolarle. Vorrei persino abbracciarle e accoglierle
tutte nel mio cuore, ma non posso, mi causano nausea. Tuttavia le voglio, le amo
tanto come se fossero mie. S (5-8-49)
Molte persone sono
grossolane, certi baci sono alle volte persino ripugnanti. Sentiamo come
reagisce:
Nel ricevere migliaia
di baci dalle persone che mi si accostano, ho deciso di offrirli a Gesù come se
fossero dati a Lui, pregandolo di accettarli come atti d’amore ai tabernacoli,
ad onore e gloria della Santissima trinità e della cara Mammina e di versare
tutto a favore dei visitatori. S (4-12-53)
Di nuovo, forti
accenti di vittima.
“O mio Gesù, confido
in Te: sono la tua vittima. (...) E’ per amore che mi lascio immolare, è per Te
e per le anime che tutto accetto. Costa molto soffrire, o mio Gesù, ma costa
molto di più a Te vedere le anime andare all’inferno. Dammi la tua forza
benedetta: con essa non temo il sacrificio”. S (7-11-44)
“O mondo, o mondo,
senza volere appartenerti, senza voler amarti, ti amo follemente, ti voglio ad
ogni costo. Non posso lasciarti, o mondo caro, senza vederti salvo, interamente
salvo. S (25-1-45)
Vorrei presentarmi a
tutti i governanti delle nazioni per chiedere loro la pace, che si riconcilino
gli uni con gli altri. ( siamo nel marzo 45, infuria la 2° guerra mondiale) Ma
vorrei una pace fatta di perdòno duraturo perché non si ripetano più i medesimi
disordini. Quante volte sento un’ansia tanto grande di fare questo, che mi pare
di volare presso di loro. Per ottenere questa riconciliazine non sottrarrei il
mio corpo ai più grandi supplizi e sacrifici che mi portassero, strascinandomi
di nazione in nazione, a fare ciò che vi è di più arduo.
Vorrei prendere in
mano il Cuore santissimo di Gesù e poter dire loro: “Guardate come è ferito!
Sono i vostri peccati che lo feriscono così”. S (6-3-45)
Voglio amore, voglio
amore, voglio amore da dare al mondo affinchè esso tutto ami Gesù. (...) Lo vedo
fuggire: fugge da questa terra in un altro luogo, in un luogo di perdizione! S
(12-4-45)
Mi preoccupa tanto la
salvezza del mondo! Non posso sentire Gesù tanto ferito. (E’ sempre solo Gesù il
suo centro di gravità), S (21-6-45)
Nei seguenti pezzi
si sente che rivive i sentimenti di Gesù.
Sentivo forti aneliti
a dissolvermi in fuoco divino e in quell'amore immergere i cuori e le anime. S
(27-9-44)
Io vorrei dare la
vita ad ogni momento: mi sento obbli-gata a spirare e a perdere tutto per
salvare tutti.
Ah, il mondo mi fugge!
Quale agonia causa questa fuga al mio povero cuore! Voglio darmi a lui con il
cuore aperto per mostrargli quanto lo amo e quanto lo voglio.
Non mi vuole, mi
respinge! Il mio sangue è da lui calpestato.
Nulla di più posso
fare perchè sia salvo! S (5-6-45)
La montagna mondiale
di miserie permane nel mio cuore; e questo, piagato, sta aperto con una grande
ferita.
Il dolore del cuore
non può affrontare la malizia. Gli sguardi dell’anima non possono tollerare di
vedere tanti crimini. Le ansie non possono essere maggiori: ansie di darmi al
mondo, di soffrire e morire per lui. Lo amo con la massima follìa.
Amo, ma non il mondo,
non le sue attrattive. Amo le anime che vi abitano. E’ per loro la mia follìa
d’amore.
Che dolore tanto
grande! (...) S (14-6-45)
Alexandrina fa un
accorato appello a tutta l’umanità e le proclama il suo amore.
Vorrei negli ultimi momenti ( di vita)
poter parlare al mondo:
“Muoio per tuo amore, perché sei figlio di Gesù, muoio per darti la vita. Dopo
tanto che ho sofferto per te, ri- marrai soddisfatto di vedermi morire?
Cesserai di calunniarmi, di
perseguitarmi, di lasciarmi abbandonata?
Ma anche così, giuro che ti amo, giuro
che vado da Gesù ad intercedere per te. Ti giuro che ti voglio nel medesimo
posto in cui voglio essere io.
Amo quelli che mi amano, amo i giusti e
i peccatori, amo tutti quelli che mi feriscono perché in tutti vedo Gesù e tutti
amo per amore a Gesù.
O mondo, addio! Non essere più ingrato,
non peccare più!
Io vado a Gesù, ma continuo a vegliare
su te.” S (1-11-45)
Non vuol neppure sapere per chi espia
con il suo mar-tirio. Gesù le dice:
“Accetto il dolore per la tua
umiliazione, e sai perchè? Perché tu soccorra certe anime prossime a cadere
nell’
inferno. Soffrirai molto. (...)”
Vidi che Gesù stava per dirmi chi erano
quelle anime. Intervenni subito:
“Gesù, Gesù, non dirmi chi sono! Basta
che lo sappia Tu. Ti offro le mie sofferenze perchè Tu le applichi come ti pare.
E’ maggior tranquillità per la mia anima. Posso soccorrerle ugualmente, nevvero,
Gesù?”
“Sì, sì, mia grande eroina: più grande è
la prova del tuo amore e di più valore è il tuo dolore: dare senza deside-rare
di sapere a chi!” S (28-3-47)
Gesù la conforta prospettandole il
valore del suo martirio.
“Guai al mondo senza di te! Guai al
mondo senza il tuo martirio! La tua sofferenza vince il Cuore di Dio: il tuo
martirio è di redenzione.
Io farò che tu abbia tutto il potere
sulle anime. Quali meraviglie, quali grandi trasformazioni Io opero in loro per
mezzo tuo! Quali grandi prodigi dopo la tua morte!
Hai tutto il potere sulle anime e sei
potente sui demoni. (...) Lotta e vincerai; combatti e non temere nulla.
Coraggio, o scrigno ricchissimo, mare
immenso delle meraviglie di Gesù”. S (30-5-47)
“Figlia mia, figlia mia, vittima cara al
mio Eterno Padre, puntello saldo del suo braccio, della sua giustizia divina, se
non fosse per la tua offerta (di vittima) , se non fosse per le anime, già da
molto tempo canteresti in cielo le glorie del Signore.
Il mondo, le anime, sono ingrate, sono
crudeli. Tu sei stata generosa, tu sei stata innamorata folle di loro per amore
a Me, lo so bene ed è stata accettata la tua offerta, la tua intercessione.
Chiedi, chiedi, figlia mia, chiedi per amore al mio divin Cuore che i cuori si
infiammino nel mio amore. Chiedi che spariscano dalla faccia della terra tanti e
tanti crimini, crimini luridi che sfidano la giustizia del Signore! (...)” S
(5-12-52)
Alexandrina salva le anime perché le
ama, ma soprat-tutto perché sono di Gesù, che è il suo Tutto.
“O mio Signore, a Te mi consegno. Cosa
vuoi che faccia?
Aumenta il mio martirio. Fa’, Gesù, che
aumenti in me anche il tuo divino amore!
Ho fame del mondo, voglio bene a tutto
il mondo per consegnartelo, senza volere nulla di quanto è suo. Non voglio nulla
del mondo perché lo aborrisco, lo odio: è bugiardo, mi porta al peccato.
Voglio solo le anime, tutte le anime
perché sono tue, Gesù”. S (20-2-48)
(ricordiamo il “da mihi animas,
cetera tolle” di San Giovanni Bosco)
Ho sete di darmi, di consumarmi
nell’amore di Gesù, di consegnarmi tutta al suo servizio: non riposare
neppure un istante senza fare del bene alle anime. Ho fame, una fame
divoratrice, una fame infinita di chiuderle tutte nel mio cuore per introdurle e
chiuderle così per sempre nel Cuore divino di Gesù. S (11-7-52)
Ho fame e sete infinite, insopportabili.
Voglio darmi, darmi a tutti i cuori, a tutte le anime.
Voglio darmi in modo tale che quei cuori
siano il mio cuore e le anime siano la mia anima. Voglio vivere in essi, voglio
possederli; voglio che siano una sola vita: la mia vita.
Parlate, angeli e santi del cielo,
parlate per me, dite voi il dolore infinito che penetra tutto il mio essere;
dite la grandiosità di questa fame, di questa sete perché io non so parlare di
tale grandezza, di tali sentimenti. (sono i sentimenti di Gesù!). S (6-2-53)
“Gesù, Gesù, amo, amo, amo tanto le
anime! Le amo perchè sono tue, le amo e vedo in loro il mio Signore, il mio
Padre, il mio Creatore.
Gesù, Gesù, mi costa molto il soffrire.
Sai bene che molte volte sento di non poterne più. Ma sono tali le brame del mio
cuore, sono tanto forti, tanto forti che mi obbligano a dirti: -Se vuoi che io
soffra fino alla fine del mondo, sono pronta, mio Gesù, sono pronta.- Ciò che io
voglio è evitare, evitare la perdita delle anime; ciò che io voglio, ciò che io
voglio, Gesù mio, è consolarti, allietarti giorno e notte, giorno e notte senza
perdere un solo istante”. S (5-12-52)
La mia brama, la mia follìa d’amore per
le anime non cessa. Mai labbra umane né intelligenza umana potran-no dire,
descrivere questa mia brama.
Voglio tutti i cuori, tutte le anime
riunite in un solo pugno, in una sola massa, in una sola vita, in un solo amore
che è l’amore a Gesù e tutto voglio introdurre e chiudere nel suo divino Cuore.
Questa brama mi darebbe la morte se Gesù
non mi conservasse la vita. Questa ansia, in un grido d’amore, si diffonde ed
echeggia nell’umanità intera:
“Le anime sono di Gesù: voglio le anime
per Gesù!” S (20-8-54)
La sua follìa
d’amore per le anime le fa superare ogni possibilità umana, con un evidente
aiuto divino. Infatti, già nel 1953 l’afflusso dei visitatori era enorme.
Alla fine del
diario S (15-5-53) Deolinda appone la seguente nota:
Il 9 maggio ha ricevuto quasi 2000 persone (scorrevano come un fiume presso il
suo letto –come per es. i visitatori della Sindone a Torino -
) Ha parlato 4 ore e mezza al mattino; ha avuto un
intervallo di 45 minuti e nel pomeriggio ha parlato 5 ore di seguito. (...) Le
abbiamo domandato: “Sei stanca?” Ha risposto:
“Sarei in forze per
riceverne altrettante. Devo logorarmi, devo dare tutto il mio sangue al Signore,
devo dire che lo amo, ma dall’intimo verso gli altri (mas de dentro para
fora). Devo gridare che amo Gesù. Devo dargli anime, molte anime”.
Povera la mia anima che grida
schiacciata sotto il peso del dolore! Che tormento spaventoso!
La mia sete è ardente: ho sete di tutti
i cuori, ho fame di tutta l’umanità. (vive ciò che sente Gesù) E’ solo nel
darmi, nel darmi infinitamente e nel possedere infinita-mente che io sto bene.
Solo così potrei dire: amo e sono
riamata. S (29-8-52)
Il mio cuore si
consuma come cera che si liquefa, ma senza mai cessare di consumarsi.
Oh, la nausea per le
anime, la ripugnanza per loro e l’ansia che mi viene di introdurle tutte nel mio
cuore! Mio Dio, che follìa d’amore, che follìa! Sto sempre a consumarmi, sempre
a tentare di abbracciarle, sempre con il tedio di averle da respingere. Ma il
cuore le ama tanto, parla loro, si apre e fa echeggiare la sua voce per tutta
la terra fino a distruggere le rocce.- S (16-7-54)
Chiudiamo questo
capitolo con la sua solenne promessa:
“HO PASSATO LA MIA VITA A SOFFRIRE
E PASSERO’ IL MIO CIELO
AD AMARE E A PREGARE
PER VOI, PECCATORI !”
S (25-7-47)
Teniamo presente
che da 4 anni vive in digiuno totale di solidi e di liquidi e che Gesù
le aveva detto circa 6 mesi prima, il 28-6-46, che la sua fame è segno
della fame che Lui stesso soffre:
“Non sai che Io soffro questa fame e questa sete notte e
giorno?”
E ci riuscirà. Sarà
missionaria fino ai confini del mondo senza uscire dalla sua cameretta.
Già nell’anno 1979, grazie al salesiano don Liviabella, sono usciti in
lingua giapponese pezzi dei suoi scritti che formano il libro di don
Pasquale dal titolo “La Passione di Gesù in Alexandrina”: e altri che
formano una “Via crucis”.
Qui troviamo un’analogia con Santa Teresina che senza
uscire dalle mura del Carmelo di Lisieux divenne missionaria.
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